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9.0/10
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Prima recensione in assoluto! Spero possa essere utile per chiunque voglia approcciarsi a leggere il manga, sia interessato a farlo o voglia avere un parere generale (anche se ovviamente, sempre e comunque soggettivo).
Inizialmente, spinto da curiosità, ho deciso di dare un'occhiata all'anime (che per altro ho praticamente divorato).
La storia mi ha conivolto ed entusiasmato profondamente, e cosi non ho potuto far altro che iniziare la lettura del manga.
Che dire...
Sul piano grafico, e quindi del lavoro "pratico", i disegni sono ben curati - sebbene, comunque, pur se in minima parte e solo in alcune tavole, elementi come alcune scelte prospettiche o anatomie, effettivamente, non siano convincenti al 100%, anche perchè credo sia una conseguenza stilistica della mano dell'autore, e li sta anche al gusto del lettore.
Le ambientazioni sono ricche di dettagli, sia per ciò che riguarda la natura, i personaggi, gli animali e gli oggetti inanimati.
Cosa fondamentale, trattandosi di una lavoro incentrato sui vichinghi, anche la dinamica delle scene di lotta e delle battaglie appare impeccabile, molto conivolgente, e presenta il giusto grado di adrenalina, sangue, violenza e colpi di scena.

Sul piano narrativo l'opera è moooolto ben costruita, mostruosamente coinvolgente, gli eventi svolti si susseguono con un ottimo ritmo alternato di introspezione e feneticità.
La storia fa riferimento a dei ben precisi periodi storici e delle ben precise culture - vedi, ad esempio, il fatto che i personaggi sono quasi tutti costruiti sulla base/fanno riferimento a personalità storiche realmente esistite - ma ovviamente tutto ciò avviene in una chiave romanzata la quale però non compromette un ottimo risultato finale per ciò che concerne la componente del "convincimento" del lettore...
Anzi.
Più progredisce la storia, più essa stessa migliora.
E qui sta anche il punto forte di questo lavoro di Yukimura: l'evoluzione psicologica e caratteriale dei personaggi, specie il protagonista.
Quest'ultimo appare praticamente irriconoscibile, sotto tutti i punti di vista, se si fa un paragone col Thorfinn (questo il suo nome) del prologo, col Thorfinn, ad esempio, del capitolo 120.
Quello che mi ha sorpreso è stata la capacità dell'autore di conferire una trasformazione radicale, ma comunque eseguita, in modo non frettoloso ed irruento, ma lento, riflessivo, introspettivo, elaborato e anche sofferto.

In conclusione, un'opera che merita sotto tutti i punti di vista, soprattutto se siete dei lettori accaniti e appasionati. Molto, molto consigliata.