Recensione
Violet Evergarden
6.0/10
Se dovessi definire questo anime in poche parole, direi: tanto potenziale, ma non realizza. Ammetto che non ho letto le light novel, quindi non so se lì invece rende meglio, ma, visto il risultato qui, diffido.
La trama si svolge alla fine di una sanguinosa guerra tra gli stati di Nord e Sud, nella fattispecie seguiamo le vicende del Leidenschaftlich (regione meridionale) nella sua capitale in ricostruzione dopo gli scontri: Leiden. Protagonista della faccenda la Violet del titolo, un'ex soldato della regione del Sud; particolarità della suddetta: era un soldato infante.
Violet è un'orfana traumatizzata addestrata come killer, presumo dall'impero di Garalick (Nord), visto che non si parla di bambini soldati nel Sud, ma non viene mai spiegato nulla in proposito. Questa viene salvata accidentalmente dei soldati della regione del Sud e viene circa adottata dal Maggior Gilbert Bougainvillea, che finisce per continuare ad utilizzare la ragazzina nel suo battaglione. Una scelta molto forte, a mio avviso, il militare non solo le insegna a leggere e scrivere e prova a darle una parvenza meno selvaggia e ferale, ma si pone anche come bussola emotiva per la ragazzina-arma, eppure decide di portarla di nuovo in guerra, invece che allontanarla. L'avrà fatto perché temeva che il PTSD la mettesse in brutte situazioni senza di lui in giro? Sadismo? Chissà...
Allora, qui devo confessare, mi aveva proprio intrigato: l'idea della bambina killer usata come arma dall'esercito apriva scenari narrativi notevoli, oltre che svariati intrighi emotivi ed eviscerazioni psicologiche, e sì, francamente cercavo, pur nella trama romantica filosofica, magari distorta dai reciproci drammi, un attimo di attenzione per il benedetto PTSD e traumi associati; peccato che tutto questo non avvenga. Ci sono spunti, sussurri qua e là, ma sono rumori di fondo che non prendono piede in modo serio, cosa che debilita l'intensità della storia stessa.
L'intreccio segue il dopoguerra ed è infarcito di flashback, cosa funzionale come scelta narrativa, se non fosse che lo spettatore finisce per essere più attaccato ai momenti del passato rispetto al presente. Si vuole sapere di più di Gilbert, dell'attaccamento ossessivo che la ragazzina ha per questa discutibile figura venerata, di più di quell'ultima battaglia dove lui le aveva preventivato un prossimo allontanamento dal suo battaglione. Insomma, troppo presi da qualcosa che non ci sarà poi su schermo in modo estensivo.
Vedere Violet post-guarigione dall'ospedale in cui le hanno impiantato delle protesi per via della perdita delle braccia e vedere come si muove in una società che si sta ricostruendo non prende molto. La presenza dell'ex commilitone di Gilbert che si occupa ora della ragazza aiuta in qualche modo minimale il gioco di confronto "normalità post-guerra" vs "solo modalità guerra", e francamente tutta la faccenda delle ragazze bambole dell'ufficio postale che scrivono lettere in nome e per conto è grazioso, ma distorce il background di struttura della protagonista. Se si è emotivamente deficienti e l'empatia non è cosa chiara, le cose dovrebbero vedersi in un lavoro che richiede entrambe, invece Violet eccelle, e senza fare un solo giorno di terapia.
Che dire? La sequela di esperienze "umane" che fa nel suo lavoro di doll, che dovrebbe essere la chiave di crescita di Violet, non poggia su un terreno solido, e i mille successi che questa ottiene con soggetti dalla personalità non proprio semplice sono un po' come l'aspetto della protagonista: troppo perfetto. Io due cicatrici sul bellissimo viso gliele avrei messe, pur lasciandola bellissima, se era proprio cosa imprescindibile.
Concludo la parte storia dicendo che poggiare l'evoluzione emotiva della protagonista anaffettiva a caccia del significato delle parole "Aishiteru" ("Ti amo"), dette dal suo adorato Maggiore, non trattando il come supera il trauma della guerra e del mostro che è stata resa è un po' uno spararsi nei piedi.
Il comparto tecnico è sicuramente il cavallo da battaglia di questa serie, i disegni sono bellissimi. Il character design è davvero notevole, i volti sono dettagliati e non si vedono le file di facce uguali, i fondali sono assolutamente mozzafiato e le animazioni fluide e piacevoli. La colonna sonora è veramente molto bella e opening ed ending sono davvero graziose. Questo il vero motivo per cui riesce ad andare a casa con la sufficienza, nonostante il potenziale di trama buttato.
La trama si svolge alla fine di una sanguinosa guerra tra gli stati di Nord e Sud, nella fattispecie seguiamo le vicende del Leidenschaftlich (regione meridionale) nella sua capitale in ricostruzione dopo gli scontri: Leiden. Protagonista della faccenda la Violet del titolo, un'ex soldato della regione del Sud; particolarità della suddetta: era un soldato infante.
Violet è un'orfana traumatizzata addestrata come killer, presumo dall'impero di Garalick (Nord), visto che non si parla di bambini soldati nel Sud, ma non viene mai spiegato nulla in proposito. Questa viene salvata accidentalmente dei soldati della regione del Sud e viene circa adottata dal Maggior Gilbert Bougainvillea, che finisce per continuare ad utilizzare la ragazzina nel suo battaglione. Una scelta molto forte, a mio avviso, il militare non solo le insegna a leggere e scrivere e prova a darle una parvenza meno selvaggia e ferale, ma si pone anche come bussola emotiva per la ragazzina-arma, eppure decide di portarla di nuovo in guerra, invece che allontanarla. L'avrà fatto perché temeva che il PTSD la mettesse in brutte situazioni senza di lui in giro? Sadismo? Chissà...
Allora, qui devo confessare, mi aveva proprio intrigato: l'idea della bambina killer usata come arma dall'esercito apriva scenari narrativi notevoli, oltre che svariati intrighi emotivi ed eviscerazioni psicologiche, e sì, francamente cercavo, pur nella trama romantica filosofica, magari distorta dai reciproci drammi, un attimo di attenzione per il benedetto PTSD e traumi associati; peccato che tutto questo non avvenga. Ci sono spunti, sussurri qua e là, ma sono rumori di fondo che non prendono piede in modo serio, cosa che debilita l'intensità della storia stessa.
L'intreccio segue il dopoguerra ed è infarcito di flashback, cosa funzionale come scelta narrativa, se non fosse che lo spettatore finisce per essere più attaccato ai momenti del passato rispetto al presente. Si vuole sapere di più di Gilbert, dell'attaccamento ossessivo che la ragazzina ha per questa discutibile figura venerata, di più di quell'ultima battaglia dove lui le aveva preventivato un prossimo allontanamento dal suo battaglione. Insomma, troppo presi da qualcosa che non ci sarà poi su schermo in modo estensivo.
Vedere Violet post-guarigione dall'ospedale in cui le hanno impiantato delle protesi per via della perdita delle braccia e vedere come si muove in una società che si sta ricostruendo non prende molto. La presenza dell'ex commilitone di Gilbert che si occupa ora della ragazza aiuta in qualche modo minimale il gioco di confronto "normalità post-guerra" vs "solo modalità guerra", e francamente tutta la faccenda delle ragazze bambole dell'ufficio postale che scrivono lettere in nome e per conto è grazioso, ma distorce il background di struttura della protagonista. Se si è emotivamente deficienti e l'empatia non è cosa chiara, le cose dovrebbero vedersi in un lavoro che richiede entrambe, invece Violet eccelle, e senza fare un solo giorno di terapia.
Che dire? La sequela di esperienze "umane" che fa nel suo lavoro di doll, che dovrebbe essere la chiave di crescita di Violet, non poggia su un terreno solido, e i mille successi che questa ottiene con soggetti dalla personalità non proprio semplice sono un po' come l'aspetto della protagonista: troppo perfetto. Io due cicatrici sul bellissimo viso gliele avrei messe, pur lasciandola bellissima, se era proprio cosa imprescindibile.
Concludo la parte storia dicendo che poggiare l'evoluzione emotiva della protagonista anaffettiva a caccia del significato delle parole "Aishiteru" ("Ti amo"), dette dal suo adorato Maggiore, non trattando il come supera il trauma della guerra e del mostro che è stata resa è un po' uno spararsi nei piedi.
Il comparto tecnico è sicuramente il cavallo da battaglia di questa serie, i disegni sono bellissimi. Il character design è davvero notevole, i volti sono dettagliati e non si vedono le file di facce uguali, i fondali sono assolutamente mozzafiato e le animazioni fluide e piacevoli. La colonna sonora è veramente molto bella e opening ed ending sono davvero graziose. Questo il vero motivo per cui riesce ad andare a casa con la sufficienza, nonostante il potenziale di trama buttato.