logo GamerClick.it

-

Giudicare un manga che ha la bellezza di cinquant'anni non è un'impresa da poco, se non si è cultori di genere; e sfido chiunque a definirsi tale senza pensarci due volte. «Samurai Executioner», peraltro, i suoi anni se li porta bene, anzi, benissimo; pertanto è facile limitarsi a dire: "Wow raga questo manga è una bomba, una vera perla, è proprio così...". Anzi, direi che è fin troppo comodo.
I manga che ho acquistato e che mi hanno fatto imprecare sono qualcosa come il triplo di quelli che, invece, ho [lontanamente] apprezzato. Mi sono costati soldi, spazio [in casa] e tempo; tre aspetti difficili, se non impossibili, da recuperare. Per questo, nel giudicare «Samurai Executioner», non ho intenzione di urlare al capolavoro e basta, bensì di essere realista. Dunque partiamo da qui: questo non è un manga per tutti.

«Samurai Executioner» è un po' il piatto elaboratissimo, speziatissimo e particolarissimo che trovi in un ristorante di lusso e che scegli di ordinare: di certo, non lo prendi alla cieca. Perché, sì, potrebbe rivelarsi una bomba, contenere un mix di ingredienti magnifici, esotici, iconici; che ti fanno esplodere le papille gustative... Oppure potrebbe essere buono, a giustificarne il costo elevato, ma non farti impazzire. Però, a quel punto, perché hai scelto di spendere tanto, per un piatto che non trovi eccellente?

Il manga tratta le esecuzioni del ronin Asaemon Yamada, giustiziere al servizio dello shogun. Nei suoi 14 volumi, per un totale di 54 capitoli, osserveremo la filosofia del giustiziere; di un personaggio, in questo caso, attraverso il quale siamo spettatori del Giappone che lo circonda (siamo nel periodo Edo); della criminalità, dei metodi opinabili delle forze di polizia e dei comportamenti alquanto insoliti del tempo.
Il disegno, in questo caso, è un buon alleato, perché, contestualizzato con il momento storico in cui il manga è stato realizzato (sottolineo l'importanza di questa precisazione), rappresenta molto bene il protagonista e un po' meno i personaggi di contorno, per i quali, nella maggior parte dei casi, l'autore non sembra intenzionato a farci provare un particolare amore. I dettagli sono talvolta molto poveri, talvolta ricchi, specie (per non dire: "solamente") quando raffigurano il protagonista; mentre i capitoli sono tutti sconnessi tra loro.
L'unica critica che rivolgerei al manga, in questo scenario, è l'estrema perfezione del protagonista, che ha sempre una soluzione a tutto, anche la più complessa o meno ortodossa, che gli viene sempre in mente in una frazione di secondo; anzi, gli è venuta in mente ancor prima che gli si presentasse il problema. Ahimé, in un'epoca in cui l'onore e la burocrazia ostacolano anche il più semplice e lineare dei gesti; in cui si viene giustiziati per ogni sciocchezza e non puoi fare un passo perché rappresenta chissà cosa, una mente a tratti così austera e a tratti così flessibile, senza un'adeguata giustificazione, o comprovata crescita personale, non la trovo credibile.

Come anticipato, il manga non è vittima della propria età: non si può negare che regali una lettura piacevole; ma non stiamo neanche parlando di un capolavoro senza tempo che soddisfi qualsiasi lettore. «Samurai Executioner», ahimé, non è altro che un giornalino; un volume che tanti anni fa avresti acquistato nel tempo libero e dopo il quale, se soddisfatto, avresti acquistato il seguito, magari diversi giorni dopo. Forse, provando un particolare amore nei confronti del protagonista, lo avresti terminato. Io, invece, ho avuto la bella idea di acquistarlo per intero, forte della mancanza di critiche a proposito. Per me non lo si può definire un manga perfetto, o un'opera d'arte immancabile nella propria libreria (se non, forse, solo per un collezionista), perché il manga, semplicemente: non racconta una storia. Non c'è neanche un filo logico, alla base, che scandisca il passare del tempo, o un evento che si ripercuota; un dettaglio che mostri la crescita del protagonista, che perfetto era nel primo volume e perfetto è rimasto nel quattordicesimo. Di conseguenza, di personaggi, al di fuori di Asaemon Yamada, praticamente non ce ne sono, tranne un membro di polizia che apparirà più avanti ma che, a mio avviso, non ha assolutamente le carte per poter catturare l'interesse del lettore, e nemmeno sembra provarci.

Insomma, leggere 14 volumi o leggerne uno (o due) non fa differenza; anzi, consiglierei a chi vi fosse interessato di leggerne giusto i primi due, perché non c'è davvero nulla, a fine lettura, che ti faccia urlare per la soddisfazione, o che ti lasci qualcosa impresso, al di fuori di alcune sequenze, immagini, o pensieri, in parte trapelati dal protagonista. Se siete amanti del genere, collezionisti, o che so io, ve ne consiglio tranquillamente l'acquisto, ma se state cercando una storia, o un'avventura degna di nota, sappiate che qui, a mio avviso, non la troverete.