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8.5/10
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Qualche giorno fa m'è tornata in mente la prima e miglior opera di Tatsuya Egawa, il quale nel corso degli anni ha fatto un percorso artigianale tutto fuorché iperbolico.

Cominciamo dall'inizio e riassumendo: siamo nei primi anni '80 e Rumiko Takahashi ha già pubblicato perle come Lamù, Rumic World e Maison Ikkoku da qualche anno; il suo tratto e lo stile di disegno ricercato, cristallino e che trova negli acquerelli il tocco di poeticità che fa innamorare milioni di appassionati oltre, ovviamente, alla straordinaria capacità delle sue storie di raccontare (mondi di fantasia con personaggi sia inediti e originali sia presi dal folklore nipponico, vuoi leggende o racconti con un background storico oppure slice of life dai toni maturi) dimostrano al mondo che l"appellativo di "regina dei manga" assegnatole quasi subito e che verrà riconfermato con ogni sua opera (tranne alcune eccezioni di medio livello, ma mai infimo) è meritatissimo, e le stesse qualità le permetteranno di divenire una delle più prolifiche e poliedriche artiste del panorama fumettistico giapponese.
Cosa c'entra questo con il "nostro" mangaka?

Beh, Egawa (così come Akemi Takada per Madoka Ayukawa, nell'anime Orange Road di Izumi Matsumoto), rende omaggio (tra l'altro e non solo) a uno dei personaggi più iconici della Maestra, cioè: Kyoko Otonashi, per il personaggio femminile principale di Be Free!: Keiko Okano. Questa è più una curiosità e una chicca feticistica da appassionati, perché so che vi aspettate questo da me, quindi vi accontento! Del resto una blanda trama, comunque, l'accennerò più avanti cercando di non fare nessuno spoiler.
Però, ciò che più conta è un altro e fondamentale aspetto con il quale spero di attirare maggiormente la vostra attenzione: il sensei Egawa è stato il maestro di quel Tohru Fujisawa, "nomignolo" da niente nell'ambiente fumettistico che amiamo, autore, diversi anni dopo, di Shonan Junai Gumi (1990), Bad Company (1997), GTO (1997), ecc. ecc... robetta da niente, va! Proprio quest'ultimo, come assistente e allievo di Egawa, ha avuto modo di apprendere e ispirarsi al meglio al suo sensei!
Al contrario di Egawa e della sua parabola discendente, però, il percorso di Fujisawa è stato iperbolico e pieno di successi e fumetti uno più meritevole, importante e prezioso dell'altro, contenutisticamente soprattutto, ma non solo... È finita qui?
Assolutamente no, perché adesso dopo il mirabolesco preambolo arriva il bello e l'opera di cui voglio parlarvi! "Be free!" (il punto esclamativo fa parte del titolo) è l'anima, l'ispirazione, il mezzo plagio - direi anche: "grazie al cielo" - proprio delle opere più importanti che, in seguito, pubblicò Fujisawa!
Scioccati?!
Fareste bene a esserlo e vi capirei! Potremmo dire che il manga in questione è una commistione e un pot-pourri della propria successiva opera, il succitato "Golden boy" e di "GTO" di Fujisawa; sicuramente migliore della prima e peggiore della seconda di queste, ma comunque un precursore e archetipo di entrambe! "Akira Sasanishiki, colui che un giorno diventerà ministro dell'istruzione", è una didascalia che ci ricorda e riporta ad altre più celebri che, di certo, avrete riconosciuto!
Il protagonista di "Be Free!", edito per la prima volta nel 1984, è un ragazzo di 23 anni, biker (motociclista) e professore, ex membro di gang di cui era capo e con la quale spadroneggiava in città che, deciso a mettersi la testa a posto, passa all'insegnamento. Il suo approccio con le studentesse è sì, forse, volto a una filosofia che porti come risultato a un amore verso lo studio, ma meno platonico del corrispettivo e più famoso Eikichi Onizuka tanto da finire, spesso, a letto con le proprie studentesse. Il che suggerisce e spiega il "vietato ai minori di anni 18" sulla prima della sovraccoperta. Il suo approccio all'insegnamento è anticonvenzionale, pragmatico, "sudicio", brutale, ma con l'intento di portare a casa sempre un risultato che aiuti a riflettere non solo gli alunni della propria classe ma, soprattutto il lettore. Il suo orientamento alla vita al di fuori del contesto scolastico è mirato alla libertà; da qui il titolo dell'opera che è quasi un comando. Eppure Akira non è un poco di buono, nonostante molte sue azioni potrebbero farlo detestare a chi si fermi a un giudizio di pancia - istintivo quindi -; ha un cuore e una morale che alternano luci e ombre, scheletri nell'armadio, segreti ma anche azioni coraggiose o sensibili che lo rendono umano e ricco di complessità psicologica. Il suo amore per la collega Keiko lo renderà disposto a qualunque cosa ed, nel suo percorso verso questo obiettivo, empatizzare con lui non sarà né difficile né impossibile.

Alcuni capitoli sono esagerati ed essendo un manga che, d'altro canto, fa della comicità una sua carta (vincente o meno lo decida il gusto personale), si potrà comunque passare sopra a scene e incontri (o scontri) a volte piuttosto forzati, ma che rivedremo in maniera simile proprio nei suddetti "Golden Boy" o "GTO".
Nonostante l'improvviso e probabile senso di straniamento di chi legge, tutto riacquisirà un senso e una logica nel finale e, di conseguenza, una seconda rilettura dell'opera porterà un gradimento e un valore aggiunto di comprensione e di giudizio, a chi vi si appresterà.
Nella parte centrale, come nel suo lavoro successivo, incentra la progressione della storia in una critica sociale didascalica, pungente, ma anche da saper cogliere verso la società giapponese di quegli anni e, soprattutto come ci si può immaginare, sul sistema scolastico troppo rigido e gerarchico del paese del Sol Levante.

Un'opera che ha ispirato moltissimi mangaka e fumetti di tantissimi autori successivi, di qualità non più raggiunta dal suo stesso autore che, infatti, nonostante il maggior successo e fama di "Golden boy" - nonostante questa sia un'opera godibile solo per meno di metà dei volumi, in quanto poi diventa un trash ed ecchi senza senso e, soprattutto, con un finale indegno - ha avuto un percorso carrieristico di lento declino.

Un'ultima curiosità è che in tutti i volumi ci sono omaggi e citazioni, per chi ha una cultura approfondita e attenta dei manga del tempo, ad altri disegnatori e autori della sua stessa casa editrice, cioè la Shueisha, come: Hiroshi Motomiya o Katsuhiro Hotomo! La consiglio vivamente a chiunque ami il collezionismo, la storia dei manga, GTO o le opere del Maestro Tohru Fujisawa che, quasi tutte, si ispirano a quest'opera semisconosciuta ma che meriterebbe molto più rispetto, lustro e popolarità.

Il disegno ha i suoi alti e bassi, ed essendo la prima opera di Egawa è comprensibile che il suo tratto fosse ancora sporco e ingenuo, ma comunque godibile.
Non è un capolavoro ma, per essere stato il capostipite di manga e mangaka successivi che gli devono tanto, o tutto, merita - secondo me - un 8 pieno!

ESCANOR