Recensione
Quanto segue è esposto con la speranza di aiutare chi legge a decidere se guardare o meno "Code Geass". Sostanzialmente scrivo pensando a quello che io avrei voluto leggere per fugare tutti i dubbi che ho covato per qualcosa come 10 anni, prima di decidermi a dargli una chance. Il motivo è semplice: visivamente "Code Geass" mi ha sempre respinto come mai era successo prima d'ora. Quindi armato di pazienza, complice anche un certa dose di noia (e la presenza di CG nel catalogo Netflix), alla fine mi sono deciso. Ultima premessa: la seguente recensione è relativa solo alla prima serie, non avendo ancora visionato la seconda e trattandole come due cose distinte, perché, a conti fatti, lo sono.
Quindi andiamo con ordine.
In soldoni la trama tratta di un presente ucronico in cui la realtà geopolitica ha preso una strana piega: il Sacro Impero di Britannia governa un terzo del mondo grazie alla sua superiorità militare, trattando come suoi vassalli tutti i paesi conquistati. Tra questi vi è anche il Giappone che, sconfitto, viene declassato a colonia denominata "Area 11". Qui britanni e giapponesi convivono mantenendo però una netta distanza sociale: i primi godono di tutti i diritti e sono generalmente considerati di nobile lignaggio mentre i secondi, gli sconfitti, vengono discriminati e rappresentano la manovalanza spesso segregata in ghetti. In questo scenario si muove il protagonista Lelouch, un giovane britanno che, suo malgrado, si troverà coinvolto con le forze indipendentiste adoperando il Geass, un potere donatogli da un patto stipulato con una misteriosa ragazza di nome C.C.: tale potere gli consente di controllare mentalmente le persone, costringendole a fare quello che desidera per un determinato lasso di tempo. Così Lelouch, mosso da motivi personali di vendetta verso l'impero di Britannia e forte del suo nuovo potere e di un acuto intelletto, inizia a manipolare le forze indipendentiste adoperando tutti i mezzi a sua disposizione, muovendosi dietro una maschera chiamata Zero e valicando progressivamente ogni limite morale.
Prima di scendere nel merito di storia, tematiche e personaggi, è di centrale importanza parlare dell'estetica dell'anime. D'altronde ho esordito dicendo che è stato proprio questo elemento a frenarmi per una decade. Ebbene dopo la visione dei 25 episodi mi duole confermare le mie impressioni iniziali: visivamente "Code Geass" è banalmente un brutto prodotto. Sia chiaro che chi scrive è un grande ammiratore delle CLAMP, collettivo che ha seguito il character design dell'anime. La mia formazione in chiave cultura pop giapponese è passata attraverso l'amore per "Chobits", "Sakura", "Rayearth", "Tokyo Babylon" e tanto altro, e quindi non ho mai fatto fatica ad adattarmi alla loro estetica peculiare, se vogliamo di classica matrice shojo. Ma "Code Geass" è riuscito dove nessun altro anime era arrivato. Le forme spigolose e i corpi ipertrofici, oltre ai capelli attaccati con la colla sulle teste dei malcapitati e una caratterizzazione visiva anonima non riescono proprio a darmi pace. Viene anche riesumato il sempiterno fetish tutto giapponese sull’immaginario della nobiltà europea: personaggi con chiome bionde, portamenti regali, abiti con merletti e vestiti vittoriani che però stridono nella loro realizzazione pacchiana e scialba. Il mecha design è generico, posticcio, sgraziato, che fa sembrare i Knightmare (nome dei robot) dei giocattoloni plasticosi che puoi trovare invenduti alle edicole di paese. Non aiuta neanche la palette di colori estremamente piatta, ombre e luci con stacchi nettissimi, fondali abbozzati e anonimi. Lato animazioni c’è il minimo indispensabile, l’asticella non sale mai sopra la sufficienza nemmeno nelle scene principali. Un vero peccato perché è chiaro, guardando gli artwork delle CLAMP, che il problema non risiede del design originale, ma nella sua trasposizione animata.
Per quanto riguarda le tematiche, "Code Geass" pare aver subito in maniera massiccia le fascinazioni e suggestioni di molti suoi illustri predecessori. Non sbagliava infatti chi cercava di “vendermelo” come il figlio illegittimo di "Evangelion" e "Death Note".
L’opera è una chiara reinterpretazione del Giappone post WW2 in cui il popolo nipponico, “evirato” militarmente e psicologicamente, ha ormai perso la propria dignità e la voglia di metterla in discussione. In questo contesto si muovono il britanno Lelouch e il suo migliore amico, il giapponese Suzaku, che trascinano gli eventi incarnandone il senso: fino a che punto il fine giustifica i mezzi? Lelouch infatti vuole distruggere l’ordine dell’impero dall’esterno, manipolando i nemici e facendosi scudo dei propri amici ed alleati anche a costo di sacrificarne le vite. Dall’altro Suzaku vuole combatterlo dall’interno, ricostituendo il potere dell’impero dalle fondamenta senza inutili spargimenti di sangue: una dicotomia che porterà inevitabilmente i due personaggi allo scontro. Il senso tragico delle loro scelte, in costante antitesi, è palpabile e cresce con l’andare avanti della storia, portando lo spettatore ad interrogarsi quale sia la parte giusta, ma anche e soprattutto a chiedersi se effettivamente ce ne sia una. Da questo punto di vista "Code Geass" si prende molto sul serio, riuscendo bene nella durezza di alcune scelte narrative, una durezza che viene messa molto alla prova dai numerosi e inutili filler “slice of life” disseminati per tutti e 25 gli episodi. Avremo quindi puntate in cui ci sono cruenti spargimenti di sangue, altri in cui bisogna inseguire un gattino o organizzare una festa scolastica. Alcuni in cui Lelouche è un freddo e spietato calcolatore, altri in cui arrossisce per stupide battute a doppiosenso. Un ritmo altalenante che va a rovinare non poco l’esperienza ma soprattutto la credibilità nella coerenza dei personaggi che sembrano quasi dimenticare i drammi vissuti poco prima. Anche il potere di Lelouche, il Geass, che inizialmente era ben definito nei suoi limiti di utilizzo, viene strumentalizzato dagli sceneggiatori per virate narrative poco credibili e non viene mai veramente approfondito nei suoi risvolti etici, grattando solamente la superficie di quello che sarebbe potuto essere un utilizzo molto più stratificato. Ad una analisi concreta questo (il Geass) è un MacGuffin utile solo a rendere il personaggio di Lelouche, già assurdamente intelligente, ancora più potente evitandogli tutti quei chiari limiti “umani” che appesantirebbero il suo agire.
Parlando invece dell’implementazione dell’elemento mecha, questo non trova alcuna giustificazione nell’economia dell’opera. Che questi siano mecha o carri armati c’è davvero poca differenza, in quanto il loro essere tali non ha reali implicazioni in termini di trama o tematiche. Il mecha è da sempre, quando utilizzato cum grano salis (cosa che "Code Geass" vorrebbe far intendere), un ottimo veicolo di concetti dalle implicazioni più disparate, che siano queste etiche o filosofiche. In "Gundam" assume per la prima volta il ruolo di “Real Robot” arma militare, in "Evangelion" è uno strumento di trascendenza divina, in "Gurren Lagann" è una manifestazione dello spirito combattivo del suo pilota, in "Ghost in the Shell" uno spunto per esplorare i limiti biologici dell’essere umano. Il Knightmare “CodeGeassano” è un banale robottone fine a se stesso: persino i limiti strutturali che lo regolano non vengono mai esplicitati all’interno dell’anime, che non fa altro che farcire i suoi mecha con aleatori power up mai veramente esplicati. Anche il Lancelot, il mecha più riconoscibile pilotato da Suzaku, non si capisce bene come funzioni, perché sia più potente degli altri, quali siano i suoi punti deboli, quali le implicazioni del suo utilizzo e i suoi limiti. Vi è una banalizzazione tale che porta a intendere sempre con largo anticipo l’esito degli scontri, visto che questi si basano su banali rapporti di forza. Da questo punto di vista manca completamente una base per un patto narrativo tra opera e spettatore, lasciando a quest’ultimo il compito di subire passivamente il senso di questi robot. A spezzare questo patto definitivamente ci pensano le strategie assurde di Lelouch che pare sempre 10 puntate avanti rispetto ai suoi nemici.
In questo pantagruelico mix di pietanze composto da eventi politici, poteri ambigui, lotte tra robot ed eventi scolastici, si ritaglia anche l’elemento misticheggiante. Infatti la natura del Geass e della sua custode/deus ex machina C.C. rimangono costantemente in secondo piano, lasciando intendere che gli eventi sono solo preparatori per qualcosa di più grosso che neanche il protagonista Lelouch è in grado di prevedere. Anche in questo caso però la fascinazione per simboli e suggestioni tanto care ai fan di "Evangelion" non trovano una reale sostanza narrativa, perché oltre a non venire mai esplorati non hanno un reale impatto negli eventi. O banalmente, poco interessano. A questi è collegato il villain della storia, lo stoico Imperatore di Britannia, anch’egli elemento di sfondo che si riserva di avere un ruolo più attivo nella seconda stagione come probabilmente avverrà per C.C. Altri elementi secondari vengono disseminati nel corso della serie, alcuni anche interessanti come le implicazioni legate all’utilizzo della droga “refrain” o l’abuso del Geass, ma queste vengono purtroppo dimenticate in fretta a favore degli eventi principali.
Code Geass pare voler prendere tanti elementi qua e là facendo una macedonia di temi ed eventi, sviscerandoli tutti ma non eccellendo in nessuno. Come detto sopra la componente action - mecha vuole scimmiottare "Gundam", ma fallisce nell’esecuzione e nella credibilità delle sue dinamiche. Ha la componente cervellotica in chiave "Death Note" ma senza realmente convincere per ragionamenti o strategie proposte. Diversamente da "Evangelion" la componente mistica non intriga, non cattura e funge solo come spiegazione fumosa per questioni poco approfondite. L’elemento slice of life da classica commedia scolastica stona con il resto dell’opera per tematiche o ritmo e infine la rivalità tra i due protagonisti, Lelouche e Suzaku, non raggiunge mai una profondità psicologica tale da creare una vera tensione tragica come in "Berserk" per Guts e Grifis.
Parlando dei personaggi, questi sono monodimensionali, funzionali agli eventi trattati, ma con una caratura classica da stereotipo di genere. Avremo quindi il protagonista Lelouch, intelligente, carismatico e crudele, ma mosso dalla vendetta in opposizione all’amico Suzaku nobile di cuore, ma tormentato dai fantasmi del passato. Il cast di comprimari è formato, al solito, dall’amica innamorata di Lelouch ma che non riesce a confessarsi; la presidentessa esuberante che vuole tenere il gruppo intatto; l’amico senza cervello che è innamorato della presidentessa; l’alleato pezzo di pane che si fa manipolare come vuole; la soldatessa tsundere innamorata ma forse no; la cattiva britanna forte e dura e via così. I personaggi paiono quindi muoversi su binari legati dalle loro motivazioni univoche, senza mai particolari cambi di prospettiva degni di nota. Fanno il loro compito, lo fanno bene.
Ma se c’è una cosa che mi ha infastidito, questa è la componente che difinirei “cringe”. Ogni movimento, ogni risata, ogni apertura di mantello di Lelouch mi provocava inevitabilmente un formicolio dietro la schiena per quanto fosse imbarazzante. I siparietti slice of life sono chiaramente riempitivi, fanno minutaggio, e a meno che non abbiate 10 anni vi annoieranno e metteranno a disagio. Il fanservice non aiuta (e qui chi come me ha ingurgitato quintali di anime sa bene di cosa parlo) e forse sarà la veneranda età vicino agli “enta” a rendermelo tanto indigesto. Persino le fasi “filosofiche” sono trattate con molta superficialità, con buona pace per tutti coloro che sciorinano Pirandello per due frasi sulle maschere.
In definitiva ritengo che "Code Geass" sia un buon anime introduttivo per neofiti, o per chi cerca qualcosa di leggero e in cui sicuramente potrà trovare almeno qualcosa di suo gradimento, vista la mole non indifferente di temi trattati (la maggior parte a metà). Sull’aspetto visivo mi rendo conto sia una questione puramente personale, anche se conoscendo il panorama anime non faccio troppa fatica a coglierne i problemi. Anche lato sonoro è davvero molto dimenticabile. Quindi ricollegandomi a questo detto all’inizio, se avessi letto questa recensione probabilmente non mi sarei cimentato nella visione di questo anime, essendo ormai passato da tempo attraverso tutti quei grandi classici che nel corso della mia disamina ho citato. Comprendo bene il successo di "Code Geass" in quanto anime puramente commerciale con velleità filosofiche, ma se posso permettermi di dare un consiglio a chi stoicamente è arrivato fino a qui vorrei dire: se volete studiare le maschere pirandelliane leggetevi direttamente Pirandello.
Quindi andiamo con ordine.
In soldoni la trama tratta di un presente ucronico in cui la realtà geopolitica ha preso una strana piega: il Sacro Impero di Britannia governa un terzo del mondo grazie alla sua superiorità militare, trattando come suoi vassalli tutti i paesi conquistati. Tra questi vi è anche il Giappone che, sconfitto, viene declassato a colonia denominata "Area 11". Qui britanni e giapponesi convivono mantenendo però una netta distanza sociale: i primi godono di tutti i diritti e sono generalmente considerati di nobile lignaggio mentre i secondi, gli sconfitti, vengono discriminati e rappresentano la manovalanza spesso segregata in ghetti. In questo scenario si muove il protagonista Lelouch, un giovane britanno che, suo malgrado, si troverà coinvolto con le forze indipendentiste adoperando il Geass, un potere donatogli da un patto stipulato con una misteriosa ragazza di nome C.C.: tale potere gli consente di controllare mentalmente le persone, costringendole a fare quello che desidera per un determinato lasso di tempo. Così Lelouch, mosso da motivi personali di vendetta verso l'impero di Britannia e forte del suo nuovo potere e di un acuto intelletto, inizia a manipolare le forze indipendentiste adoperando tutti i mezzi a sua disposizione, muovendosi dietro una maschera chiamata Zero e valicando progressivamente ogni limite morale.
Prima di scendere nel merito di storia, tematiche e personaggi, è di centrale importanza parlare dell'estetica dell'anime. D'altronde ho esordito dicendo che è stato proprio questo elemento a frenarmi per una decade. Ebbene dopo la visione dei 25 episodi mi duole confermare le mie impressioni iniziali: visivamente "Code Geass" è banalmente un brutto prodotto. Sia chiaro che chi scrive è un grande ammiratore delle CLAMP, collettivo che ha seguito il character design dell'anime. La mia formazione in chiave cultura pop giapponese è passata attraverso l'amore per "Chobits", "Sakura", "Rayearth", "Tokyo Babylon" e tanto altro, e quindi non ho mai fatto fatica ad adattarmi alla loro estetica peculiare, se vogliamo di classica matrice shojo. Ma "Code Geass" è riuscito dove nessun altro anime era arrivato. Le forme spigolose e i corpi ipertrofici, oltre ai capelli attaccati con la colla sulle teste dei malcapitati e una caratterizzazione visiva anonima non riescono proprio a darmi pace. Viene anche riesumato il sempiterno fetish tutto giapponese sull’immaginario della nobiltà europea: personaggi con chiome bionde, portamenti regali, abiti con merletti e vestiti vittoriani che però stridono nella loro realizzazione pacchiana e scialba. Il mecha design è generico, posticcio, sgraziato, che fa sembrare i Knightmare (nome dei robot) dei giocattoloni plasticosi che puoi trovare invenduti alle edicole di paese. Non aiuta neanche la palette di colori estremamente piatta, ombre e luci con stacchi nettissimi, fondali abbozzati e anonimi. Lato animazioni c’è il minimo indispensabile, l’asticella non sale mai sopra la sufficienza nemmeno nelle scene principali. Un vero peccato perché è chiaro, guardando gli artwork delle CLAMP, che il problema non risiede del design originale, ma nella sua trasposizione animata.
Per quanto riguarda le tematiche, "Code Geass" pare aver subito in maniera massiccia le fascinazioni e suggestioni di molti suoi illustri predecessori. Non sbagliava infatti chi cercava di “vendermelo” come il figlio illegittimo di "Evangelion" e "Death Note".
L’opera è una chiara reinterpretazione del Giappone post WW2 in cui il popolo nipponico, “evirato” militarmente e psicologicamente, ha ormai perso la propria dignità e la voglia di metterla in discussione. In questo contesto si muovono il britanno Lelouch e il suo migliore amico, il giapponese Suzaku, che trascinano gli eventi incarnandone il senso: fino a che punto il fine giustifica i mezzi? Lelouch infatti vuole distruggere l’ordine dell’impero dall’esterno, manipolando i nemici e facendosi scudo dei propri amici ed alleati anche a costo di sacrificarne le vite. Dall’altro Suzaku vuole combatterlo dall’interno, ricostituendo il potere dell’impero dalle fondamenta senza inutili spargimenti di sangue: una dicotomia che porterà inevitabilmente i due personaggi allo scontro. Il senso tragico delle loro scelte, in costante antitesi, è palpabile e cresce con l’andare avanti della storia, portando lo spettatore ad interrogarsi quale sia la parte giusta, ma anche e soprattutto a chiedersi se effettivamente ce ne sia una. Da questo punto di vista "Code Geass" si prende molto sul serio, riuscendo bene nella durezza di alcune scelte narrative, una durezza che viene messa molto alla prova dai numerosi e inutili filler “slice of life” disseminati per tutti e 25 gli episodi. Avremo quindi puntate in cui ci sono cruenti spargimenti di sangue, altri in cui bisogna inseguire un gattino o organizzare una festa scolastica. Alcuni in cui Lelouche è un freddo e spietato calcolatore, altri in cui arrossisce per stupide battute a doppiosenso. Un ritmo altalenante che va a rovinare non poco l’esperienza ma soprattutto la credibilità nella coerenza dei personaggi che sembrano quasi dimenticare i drammi vissuti poco prima. Anche il potere di Lelouche, il Geass, che inizialmente era ben definito nei suoi limiti di utilizzo, viene strumentalizzato dagli sceneggiatori per virate narrative poco credibili e non viene mai veramente approfondito nei suoi risvolti etici, grattando solamente la superficie di quello che sarebbe potuto essere un utilizzo molto più stratificato. Ad una analisi concreta questo (il Geass) è un MacGuffin utile solo a rendere il personaggio di Lelouche, già assurdamente intelligente, ancora più potente evitandogli tutti quei chiari limiti “umani” che appesantirebbero il suo agire.
Parlando invece dell’implementazione dell’elemento mecha, questo non trova alcuna giustificazione nell’economia dell’opera. Che questi siano mecha o carri armati c’è davvero poca differenza, in quanto il loro essere tali non ha reali implicazioni in termini di trama o tematiche. Il mecha è da sempre, quando utilizzato cum grano salis (cosa che "Code Geass" vorrebbe far intendere), un ottimo veicolo di concetti dalle implicazioni più disparate, che siano queste etiche o filosofiche. In "Gundam" assume per la prima volta il ruolo di “Real Robot” arma militare, in "Evangelion" è uno strumento di trascendenza divina, in "Gurren Lagann" è una manifestazione dello spirito combattivo del suo pilota, in "Ghost in the Shell" uno spunto per esplorare i limiti biologici dell’essere umano. Il Knightmare “CodeGeassano” è un banale robottone fine a se stesso: persino i limiti strutturali che lo regolano non vengono mai esplicitati all’interno dell’anime, che non fa altro che farcire i suoi mecha con aleatori power up mai veramente esplicati. Anche il Lancelot, il mecha più riconoscibile pilotato da Suzaku, non si capisce bene come funzioni, perché sia più potente degli altri, quali siano i suoi punti deboli, quali le implicazioni del suo utilizzo e i suoi limiti. Vi è una banalizzazione tale che porta a intendere sempre con largo anticipo l’esito degli scontri, visto che questi si basano su banali rapporti di forza. Da questo punto di vista manca completamente una base per un patto narrativo tra opera e spettatore, lasciando a quest’ultimo il compito di subire passivamente il senso di questi robot. A spezzare questo patto definitivamente ci pensano le strategie assurde di Lelouch che pare sempre 10 puntate avanti rispetto ai suoi nemici.
In questo pantagruelico mix di pietanze composto da eventi politici, poteri ambigui, lotte tra robot ed eventi scolastici, si ritaglia anche l’elemento misticheggiante. Infatti la natura del Geass e della sua custode/deus ex machina C.C. rimangono costantemente in secondo piano, lasciando intendere che gli eventi sono solo preparatori per qualcosa di più grosso che neanche il protagonista Lelouch è in grado di prevedere. Anche in questo caso però la fascinazione per simboli e suggestioni tanto care ai fan di "Evangelion" non trovano una reale sostanza narrativa, perché oltre a non venire mai esplorati non hanno un reale impatto negli eventi. O banalmente, poco interessano. A questi è collegato il villain della storia, lo stoico Imperatore di Britannia, anch’egli elemento di sfondo che si riserva di avere un ruolo più attivo nella seconda stagione come probabilmente avverrà per C.C. Altri elementi secondari vengono disseminati nel corso della serie, alcuni anche interessanti come le implicazioni legate all’utilizzo della droga “refrain” o l’abuso del Geass, ma queste vengono purtroppo dimenticate in fretta a favore degli eventi principali.
Code Geass pare voler prendere tanti elementi qua e là facendo una macedonia di temi ed eventi, sviscerandoli tutti ma non eccellendo in nessuno. Come detto sopra la componente action - mecha vuole scimmiottare "Gundam", ma fallisce nell’esecuzione e nella credibilità delle sue dinamiche. Ha la componente cervellotica in chiave "Death Note" ma senza realmente convincere per ragionamenti o strategie proposte. Diversamente da "Evangelion" la componente mistica non intriga, non cattura e funge solo come spiegazione fumosa per questioni poco approfondite. L’elemento slice of life da classica commedia scolastica stona con il resto dell’opera per tematiche o ritmo e infine la rivalità tra i due protagonisti, Lelouche e Suzaku, non raggiunge mai una profondità psicologica tale da creare una vera tensione tragica come in "Berserk" per Guts e Grifis.
Parlando dei personaggi, questi sono monodimensionali, funzionali agli eventi trattati, ma con una caratura classica da stereotipo di genere. Avremo quindi il protagonista Lelouch, intelligente, carismatico e crudele, ma mosso dalla vendetta in opposizione all’amico Suzaku nobile di cuore, ma tormentato dai fantasmi del passato. Il cast di comprimari è formato, al solito, dall’amica innamorata di Lelouch ma che non riesce a confessarsi; la presidentessa esuberante che vuole tenere il gruppo intatto; l’amico senza cervello che è innamorato della presidentessa; l’alleato pezzo di pane che si fa manipolare come vuole; la soldatessa tsundere innamorata ma forse no; la cattiva britanna forte e dura e via così. I personaggi paiono quindi muoversi su binari legati dalle loro motivazioni univoche, senza mai particolari cambi di prospettiva degni di nota. Fanno il loro compito, lo fanno bene.
Ma se c’è una cosa che mi ha infastidito, questa è la componente che difinirei “cringe”. Ogni movimento, ogni risata, ogni apertura di mantello di Lelouch mi provocava inevitabilmente un formicolio dietro la schiena per quanto fosse imbarazzante. I siparietti slice of life sono chiaramente riempitivi, fanno minutaggio, e a meno che non abbiate 10 anni vi annoieranno e metteranno a disagio. Il fanservice non aiuta (e qui chi come me ha ingurgitato quintali di anime sa bene di cosa parlo) e forse sarà la veneranda età vicino agli “enta” a rendermelo tanto indigesto. Persino le fasi “filosofiche” sono trattate con molta superficialità, con buona pace per tutti coloro che sciorinano Pirandello per due frasi sulle maschere.
In definitiva ritengo che "Code Geass" sia un buon anime introduttivo per neofiti, o per chi cerca qualcosa di leggero e in cui sicuramente potrà trovare almeno qualcosa di suo gradimento, vista la mole non indifferente di temi trattati (la maggior parte a metà). Sull’aspetto visivo mi rendo conto sia una questione puramente personale, anche se conoscendo il panorama anime non faccio troppa fatica a coglierne i problemi. Anche lato sonoro è davvero molto dimenticabile. Quindi ricollegandomi a questo detto all’inizio, se avessi letto questa recensione probabilmente non mi sarei cimentato nella visione di questo anime, essendo ormai passato da tempo attraverso tutti quei grandi classici che nel corso della mia disamina ho citato. Comprendo bene il successo di "Code Geass" in quanto anime puramente commerciale con velleità filosofiche, ma se posso permettermi di dare un consiglio a chi stoicamente è arrivato fino a qui vorrei dire: se volete studiare le maschere pirandelliane leggetevi direttamente Pirandello.