Recensione
The Promised Neverland
9.5/10
Trovo sinceramente che questo sia uno dei manga più belli che abbia letto negli ultimi tempi, anche se, come già scritto in altre recensioni da altri utenti, il finale ha risentito molto della fretta, motivo per cui non me la sono sentita di dare il massimo (ma ci si avvicina comunque parecchio).
Riporto la trama dal primo volumetto, ben fatta e senza spoiler: “le vogliono bene come a una mamma, ma non è un loro genitore. Vivono tutti insieme, ma non sono fratelli. Emma, Norman e Ray passano giorni felici in un piccolo orfanotrofio. Ma un giorno la loro vita viene improvvisamente stravolta. Che destino li attende, ora che conoscono la verità?!”
Penso che la vera bellezza stia nella comprensione della metafora di fondo che dà vita al fumetto: una volta compresa, l’empatia che ne deriva esce naturale e non puoi fare a meno di comprendere entrambe le fazioni, sia demoni che umani.
Mi è piaciuto l’inizio ricco di colpi di scena e di tattiche volte a prevedere le mosse dell’avversario (un po’ alla Death Note), ma ho apprezzato anche i combattimenti e le evoluzioni dei vari personaggi lungo tutto il corso della storia. I disegni sono molto belli, riescono a rendere il senso di inquietudine e di angoscia dalle espressioni dei vari personaggi, giocando molto sul chiaro/scuro e, appunto, sull’espressività.
***ATTENZIONE, DA QUI IN AVANTI POSSIBILI SPOILER***
I demoni sono gli umani, o gli umani sono demoni? Ti cibi per vivere, o ti cibi per divertimento? Sacrificare il mondo, o sacrificare poche persone e gli eredi di quei pochi? Chi sono i buoni? Esiste una definizione di buono? Cosa sei disposto a sacrificare per vivere? Tutte queste domande ronzano nella testa del lettore passaggio dopo passaggio, creando un dubbio non indifferente. Ho apprezzato che, a conti fatti, tra i bambini bestiame del gruppo dei protagonisti i morti siano caduti principalmente per mano di altri esseri umani. Questo già di per sé basta a trasmettere l’idea degli autori.
Unica nota dolente: l’ultima parte, il finale. Avrebbero potuto inserire molti più elementi, fatto vedere più passaggi; invece, sembrava una corsa per finire tutto entro il volume 20. Era bella l’idea del sacrificio di Emma per i compagni, resta coerente sia con il personaggio che con la divinità dei demoni (la quale ha sempre chiesto come ricompensa la cosa più importante di chi aveva di fronte, col cavolo che alla fine non chiede niente perché i bambini bestiame hanno già sofferto abbastanza, mica è lì per fare la carità) ma tutto è sfumato in salti temporali, reazioni con cui non riesci a immedesimarti perché non ne hai il tempo, tagli di battute e di scene. Sarebbe stato molto più commovente un finale in cui Emma passa nuovamente il tempo con loro pian piano, momento dopo momento, invece di chiudere tutto in tarallucci, lacrime e vino.
***FINE SPOILER***
In conclusione, consiglio il fumetto a tutti coloro che sanno andare oltre alla storia e a cui piace ragionare su ciò che leggono: non è una lettura leggera. A quel punto, non ne rimarranno sicuramente delusi.
Riporto la trama dal primo volumetto, ben fatta e senza spoiler: “le vogliono bene come a una mamma, ma non è un loro genitore. Vivono tutti insieme, ma non sono fratelli. Emma, Norman e Ray passano giorni felici in un piccolo orfanotrofio. Ma un giorno la loro vita viene improvvisamente stravolta. Che destino li attende, ora che conoscono la verità?!”
Penso che la vera bellezza stia nella comprensione della metafora di fondo che dà vita al fumetto: una volta compresa, l’empatia che ne deriva esce naturale e non puoi fare a meno di comprendere entrambe le fazioni, sia demoni che umani.
Mi è piaciuto l’inizio ricco di colpi di scena e di tattiche volte a prevedere le mosse dell’avversario (un po’ alla Death Note), ma ho apprezzato anche i combattimenti e le evoluzioni dei vari personaggi lungo tutto il corso della storia. I disegni sono molto belli, riescono a rendere il senso di inquietudine e di angoscia dalle espressioni dei vari personaggi, giocando molto sul chiaro/scuro e, appunto, sull’espressività.
***ATTENZIONE, DA QUI IN AVANTI POSSIBILI SPOILER***
I demoni sono gli umani, o gli umani sono demoni? Ti cibi per vivere, o ti cibi per divertimento? Sacrificare il mondo, o sacrificare poche persone e gli eredi di quei pochi? Chi sono i buoni? Esiste una definizione di buono? Cosa sei disposto a sacrificare per vivere? Tutte queste domande ronzano nella testa del lettore passaggio dopo passaggio, creando un dubbio non indifferente. Ho apprezzato che, a conti fatti, tra i bambini bestiame del gruppo dei protagonisti i morti siano caduti principalmente per mano di altri esseri umani. Questo già di per sé basta a trasmettere l’idea degli autori.
Unica nota dolente: l’ultima parte, il finale. Avrebbero potuto inserire molti più elementi, fatto vedere più passaggi; invece, sembrava una corsa per finire tutto entro il volume 20. Era bella l’idea del sacrificio di Emma per i compagni, resta coerente sia con il personaggio che con la divinità dei demoni (la quale ha sempre chiesto come ricompensa la cosa più importante di chi aveva di fronte, col cavolo che alla fine non chiede niente perché i bambini bestiame hanno già sofferto abbastanza, mica è lì per fare la carità) ma tutto è sfumato in salti temporali, reazioni con cui non riesci a immedesimarti perché non ne hai il tempo, tagli di battute e di scene. Sarebbe stato molto più commovente un finale in cui Emma passa nuovamente il tempo con loro pian piano, momento dopo momento, invece di chiudere tutto in tarallucci, lacrime e vino.
***FINE SPOILER***
In conclusione, consiglio il fumetto a tutti coloro che sanno andare oltre alla storia e a cui piace ragionare su ciò che leggono: non è una lettura leggera. A quel punto, non ne rimarranno sicuramente delusi.