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Un uomo e una donna, seduti uno di fronte all'altra ad una lunga tavola, mangiano curvi su sé stessi. Sono due persone tristi. Sono due genitori.

È facile intuire a chi è rivolto il loro pensiero.

I semplici gesti quotidiani fanno affiorare continui ricordi: pranzare, fare il bucato, una macchia sulla parete, una musica. Tutto riporta loro alla figlia, che ora non c'è più.

Una figura scura, come un'ombra, accompagna sempre i due, forse simboleggia la figlia. Ma a poco a poco le figure diventano tre: rappresentano le loro anime, come a voler significare che quelle non si separano mai, in una certa dimensione, quelle saranno unite sempre.

Come una sorta di supervisione di queste tre figure, che aleggiano e vegliano su di questa famiglia, riaffiorano sempre più ricordi, che vanno dalla nascita della figlia, ai giochi dell'infanzia, la scuola, il primo bacetto. Scopriamo l'origine di quella macchia sulla parete della casa, che aveva generato forse disappunto nei genitori, ma che ora è diventata una traccia preziosa del passaggio in questo mondo della vita della figlia. Questo dettaglio, personalmente, mi ha colpito molto, perché è dannatamente realistico. Tutti noi ci attacchiamo a cose e oggetti, e alla loro storia nascosta, quando ripensiamo a chi non è più con noi. Lo pensiamo con più forza e nostalgia, se lo mettiamo in rapporto con oggetti cari a chi non c'è più, o ad attività lasciate in sospeso, come un disegno iniziato o un lavoro a maglia non terminato. È come se pensassimo che non è possibile che quel disegno non possa essere finito, o che quella macchia sulla parete sia qui, fatta da quella persona, ma che quella persona non esista più.

Nessun dialogo, solo immagini in bianco e nero, stilizzate, e fondi minimali, poveri.
Le parole non sono necessarie. L'impatto visivo e un sottofondo musicale che cambia di volume a seconda della sequenza di immagini che vuole sottolineare sono sufficienti per farci arrivare un chiaro messaggio.

E infine l'inevitabile.
La causa di tutto il dolore di questa famiglia sta nel rimpianto delle due figure scure, adulte, che vedremo nel tentativo di proteggere la ragazzina in un abbraccio quasi celestiale, simbolico, presagendo qualcosa di terribile. Ma quell'abbraccio non riuscirà a fermare il decorso del destino.

"Se succede qualcosa, vi voglio bene". Poco meno di una manciata di parole, lungo tutto questo corto, ma che hanno il potere di provocare nello spettatore una forte emozione, un grande impatto emotivo. Il significato è così potente che fa scaturire pensieri struggenti, pensieri d'amore che si vorrebbero rivolgere alle persone a noi più vicine, a cui, per svariati motivi, mai capita di lasciarci andare completamente.

"Vi voglio bene", ricordiamoci di dirlo qualche volta, non solo "se succede qualcosa".

Dodici minuti di rimpianti e struggimento.