Recensione
Recensione di Hayato F.Seiei
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“Gli uomini sono orribili, delle creature spaventose. Ma allora perché? Perché mi batte così forte il cuore?”
Con queste parole si apre il primo episodio di “In the Heart of Kunoichi Tsubaki”, anime della primavera 2022 che ha adattato l’omonimo manga di Sōichirō Yamamoto, lo stesso autore di “Karakai Jōzu no Takagi-san”. Dopo anni in cui gli spettatori, fan di Yamamoto, sono stati abituati ad una delle romcom più dolci in circolazione, con gag divertenti alternate a momenti da batticuore, in cui si mostra la grande innocenza dei giovani protagonisti, l’autore decide di cambiare genere mantenendo, però, tutti i suoi elementi che lo contraddistinguono. Siamo d’avanti, infatti, ad un anime ambientato in un villaggio di un’epoca passata, dove delle giovani ragazze apprendono l’arte del ninjutsu, una storia già sentita, forse, eppure l’anime si sviluppa nella maniera che meno vi possiate immaginare.
Sebbene tali premesse potrebbero far pensare ad un anime basato su combattimenti ninja in pieno stile “Naruto”, serie da cui in effetti sono estrapolate alcune delle mosse apprese dalle ragazze, la protagonista Tsubaki ci porta ad affrontare una visione dei clan ninja totalmente differente. Va, innanzitutto, chiarita la citazione iniziale, dietro la quale si nasconde una situazione più stramba di quella che possiate pensare. Tsubaki non ha paura degli uomini per via di alcune sue esperienze negative, bensì è costretta a pensarla così per via degli insegnamenti della sua maestra, che ha addestrato un intero clan di sole ninja donne, a cui è stato da sempre vietato di entrare in contatto con degli uomini, figure per loro misteriose.
È proprio davanti al mistero che si cela attorno a queste “persone del sesso opposto” che la protagonista sembra reagire in maniera totalmente in contrasto con il resto del gruppo. Con una piccola analisi, che renderebbe felici diversi sociologi, vediamo infatti l’intero gruppo di ragazze provare un interesse simile a quello che avremmo noi dietro ai racconti del mostro di Lochness, ovvero si vorrebbe scoprire di più sul mistero che attanaglia la propria mente, ma per il mero gusto di vedere qualcosa di assurdo. Infatti le giovani ninja parlano in continuazione degli uomini, ma non nella maniera romantica convenzionale, bensì citando i vari aneddoti inventati dalla maestra e dalle più burlone di loro, fino a creare dei veri e propri miti che portano ad avere un’immagine distopica della realtà. Tali miti creano grandi risate nel gruppo, tranne per Tsubaki, che non riesce a levarsi dalla testa una sua immagine di uomo ideale. Infatti i vari racconti l’hanno portata a pensare che una creatura forte e grande non è solo spaventosa, ma anche affascinante.
Così da fascino per il mistero si passa al fascino per l’oggetto del mistero. Il passaggio è molto sottile, eppure l’autore è riuscito a coglierlo perfettamente creando la figura di Tsubaki che, sentendosi battere forte il cuore per i racconti sugli uomini, pensa di essere malata. Un ragionamento dovuto al fatto che ha un pensiero diverso dal gruppo sociale in cui è cresciuta. Già da questo incipit si può capire che quest’anime ha molto da poter insegnare, infatti la protagonista nel corso della serie riuscirà a capire meglio come approcciarsi ai suoi sentimenti, anche grazie a delle rivelazioni che ha avuto sulle vere caratteristiche degli uomini.
Come avrete potuto intuire, il cast è composto da sole ragazze e, trattandosi di un intero clan, siamo di fronte ad uno degli anime con il più alto numero di personaggi secondari. Esattamente, non ho usato la parola “comparse” per un motivo ben preciso, visto che in ogni episodio scopriamo le caratteristiche e il background di diverse squadre ninja. Ogni personaggio ha una propria caratterizzazione ben strutturata e, nonostante l’alto numero di ragazze, durante la serie il rapporto tra le ninja, in squadra e non, diventa di grande importanza e ottiene il suo spazio in scena. Infatti le studentesse sono divise in gruppi di tre o quattro membri, ognuno dalle proprie caratteristiche, non solo combattive, ma soprattutto relazionali. Se da un lato abbiamo una squadra composta da ragazze più burbere e vogliose di vittoria, dall’altro vi è una squadra di dolci ninja sempre pronte ad aiutare tutti. Per non parlare delle squadre che hanno al proprio interno atteggiamenti contrastanti, le più interessanti. Nessun personaggio compare in un solo episodio per poi scomparire, infatti ciò che scopriamo delle ragazze ci tornerà utile per goderci alcune gag o momenti dolci presenti in altri punti della serie.
Se si parla di dolcezza e carineria, infatti, l’autore non è secondo a nessuno, e quest’anime lo dimostra. Lo stesso character design, con le sue tipiche fronti alte e gli occhi illuminati del colore dell’amore, ci esprimono la dolcezza delle protagoniste che anche nei momenti più “seri” non perdono occasione per ricordare allo spettatore quanto l’amicizia sia importante. Infatti la Squadra Cane, guidata da Tsubaki, è l’emblema dell’amore sorellevole (citando Carducci), con la giovane Sazanka sempre in cerca delle attenzioni della “sorellona”. Infatti in un clan composto da sole ragazze si è sviluppato un sano clima di sorellanza, dove le più grandi sono sempre pronte ad aiutare le più piccole, sia negli addestramenti che nei problemi della vita quotidiana. In attesa dell’arrivo di un ragazzo, Tsubaki, infatti, si gode la sua giovinezza attorniata da tutte le sue amiche che le vogliono molto bene, anche perché, come tendono a ricordarci loro stesse, lei ha sempre aiutato tutti, anche nei momenti più difficili, senza chiedere nulla in cambio.
Anche se ho all’inizio voluto porre l’accento sulla differenza che contraddistingue quest’anime da “Naruto”, bisogna dire che, anche se pochi, sono presenti dei combattimenti, gestiti in una maniera più che soddisfacente. Le mosse e le coreografie sono strepitose, un po’ per l’influenza del ninja del Villaggio della Foglia, ma soprattutto per un ottimo lavoro dello studio CloverWorks, che ha animato il tutto con grande destrezza. La rapidità dei movimenti, degli spostamenti sugli alberi e dei lanci degli shuriken non hanno messo in difficoltà lo studio, che ci ha regalato soprattutto meravigliosi fondali e colorazioni accese e romantiche.
Volendo trarre delle conclusioni, bisogna dire sin da subito che “In the Heart of Kunoichi Tsubaki” è un anime in grado di insegnare molto allo spettatore, mostrandoci ottimi legami tra le protagoniste e una maniera fanciullesca di affrontare la vita, nonostante i limiti sociali imposti dalla loro insegnante. Il tutto potrebbe essere trasposto metaforicamente nella nostra vita, insegnandoci a non aver paura di ciò che non conosciamo. La gestione dell’ampio cast è stata veramente incredibile, dando spazio a tutti i personaggi, di cui gli spettatori non possono fare altro che innamorarsi. Per quanto sarebbe stato considerato assurdo poter immaginare una visione così dolce e carina del mondo ninja, questa primavera ci ha permesso di essere smentiti e di garantirci la visione dell’adattamento di un altro dei delicati lavori del maestro Yamamoto.
Con queste parole si apre il primo episodio di “In the Heart of Kunoichi Tsubaki”, anime della primavera 2022 che ha adattato l’omonimo manga di Sōichirō Yamamoto, lo stesso autore di “Karakai Jōzu no Takagi-san”. Dopo anni in cui gli spettatori, fan di Yamamoto, sono stati abituati ad una delle romcom più dolci in circolazione, con gag divertenti alternate a momenti da batticuore, in cui si mostra la grande innocenza dei giovani protagonisti, l’autore decide di cambiare genere mantenendo, però, tutti i suoi elementi che lo contraddistinguono. Siamo d’avanti, infatti, ad un anime ambientato in un villaggio di un’epoca passata, dove delle giovani ragazze apprendono l’arte del ninjutsu, una storia già sentita, forse, eppure l’anime si sviluppa nella maniera che meno vi possiate immaginare.
Sebbene tali premesse potrebbero far pensare ad un anime basato su combattimenti ninja in pieno stile “Naruto”, serie da cui in effetti sono estrapolate alcune delle mosse apprese dalle ragazze, la protagonista Tsubaki ci porta ad affrontare una visione dei clan ninja totalmente differente. Va, innanzitutto, chiarita la citazione iniziale, dietro la quale si nasconde una situazione più stramba di quella che possiate pensare. Tsubaki non ha paura degli uomini per via di alcune sue esperienze negative, bensì è costretta a pensarla così per via degli insegnamenti della sua maestra, che ha addestrato un intero clan di sole ninja donne, a cui è stato da sempre vietato di entrare in contatto con degli uomini, figure per loro misteriose.
È proprio davanti al mistero che si cela attorno a queste “persone del sesso opposto” che la protagonista sembra reagire in maniera totalmente in contrasto con il resto del gruppo. Con una piccola analisi, che renderebbe felici diversi sociologi, vediamo infatti l’intero gruppo di ragazze provare un interesse simile a quello che avremmo noi dietro ai racconti del mostro di Lochness, ovvero si vorrebbe scoprire di più sul mistero che attanaglia la propria mente, ma per il mero gusto di vedere qualcosa di assurdo. Infatti le giovani ninja parlano in continuazione degli uomini, ma non nella maniera romantica convenzionale, bensì citando i vari aneddoti inventati dalla maestra e dalle più burlone di loro, fino a creare dei veri e propri miti che portano ad avere un’immagine distopica della realtà. Tali miti creano grandi risate nel gruppo, tranne per Tsubaki, che non riesce a levarsi dalla testa una sua immagine di uomo ideale. Infatti i vari racconti l’hanno portata a pensare che una creatura forte e grande non è solo spaventosa, ma anche affascinante.
Così da fascino per il mistero si passa al fascino per l’oggetto del mistero. Il passaggio è molto sottile, eppure l’autore è riuscito a coglierlo perfettamente creando la figura di Tsubaki che, sentendosi battere forte il cuore per i racconti sugli uomini, pensa di essere malata. Un ragionamento dovuto al fatto che ha un pensiero diverso dal gruppo sociale in cui è cresciuta. Già da questo incipit si può capire che quest’anime ha molto da poter insegnare, infatti la protagonista nel corso della serie riuscirà a capire meglio come approcciarsi ai suoi sentimenti, anche grazie a delle rivelazioni che ha avuto sulle vere caratteristiche degli uomini.
Come avrete potuto intuire, il cast è composto da sole ragazze e, trattandosi di un intero clan, siamo di fronte ad uno degli anime con il più alto numero di personaggi secondari. Esattamente, non ho usato la parola “comparse” per un motivo ben preciso, visto che in ogni episodio scopriamo le caratteristiche e il background di diverse squadre ninja. Ogni personaggio ha una propria caratterizzazione ben strutturata e, nonostante l’alto numero di ragazze, durante la serie il rapporto tra le ninja, in squadra e non, diventa di grande importanza e ottiene il suo spazio in scena. Infatti le studentesse sono divise in gruppi di tre o quattro membri, ognuno dalle proprie caratteristiche, non solo combattive, ma soprattutto relazionali. Se da un lato abbiamo una squadra composta da ragazze più burbere e vogliose di vittoria, dall’altro vi è una squadra di dolci ninja sempre pronte ad aiutare tutti. Per non parlare delle squadre che hanno al proprio interno atteggiamenti contrastanti, le più interessanti. Nessun personaggio compare in un solo episodio per poi scomparire, infatti ciò che scopriamo delle ragazze ci tornerà utile per goderci alcune gag o momenti dolci presenti in altri punti della serie.
Se si parla di dolcezza e carineria, infatti, l’autore non è secondo a nessuno, e quest’anime lo dimostra. Lo stesso character design, con le sue tipiche fronti alte e gli occhi illuminati del colore dell’amore, ci esprimono la dolcezza delle protagoniste che anche nei momenti più “seri” non perdono occasione per ricordare allo spettatore quanto l’amicizia sia importante. Infatti la Squadra Cane, guidata da Tsubaki, è l’emblema dell’amore sorellevole (citando Carducci), con la giovane Sazanka sempre in cerca delle attenzioni della “sorellona”. Infatti in un clan composto da sole ragazze si è sviluppato un sano clima di sorellanza, dove le più grandi sono sempre pronte ad aiutare le più piccole, sia negli addestramenti che nei problemi della vita quotidiana. In attesa dell’arrivo di un ragazzo, Tsubaki, infatti, si gode la sua giovinezza attorniata da tutte le sue amiche che le vogliono molto bene, anche perché, come tendono a ricordarci loro stesse, lei ha sempre aiutato tutti, anche nei momenti più difficili, senza chiedere nulla in cambio.
Anche se ho all’inizio voluto porre l’accento sulla differenza che contraddistingue quest’anime da “Naruto”, bisogna dire che, anche se pochi, sono presenti dei combattimenti, gestiti in una maniera più che soddisfacente. Le mosse e le coreografie sono strepitose, un po’ per l’influenza del ninja del Villaggio della Foglia, ma soprattutto per un ottimo lavoro dello studio CloverWorks, che ha animato il tutto con grande destrezza. La rapidità dei movimenti, degli spostamenti sugli alberi e dei lanci degli shuriken non hanno messo in difficoltà lo studio, che ci ha regalato soprattutto meravigliosi fondali e colorazioni accese e romantiche.
Volendo trarre delle conclusioni, bisogna dire sin da subito che “In the Heart of Kunoichi Tsubaki” è un anime in grado di insegnare molto allo spettatore, mostrandoci ottimi legami tra le protagoniste e una maniera fanciullesca di affrontare la vita, nonostante i limiti sociali imposti dalla loro insegnante. Il tutto potrebbe essere trasposto metaforicamente nella nostra vita, insegnandoci a non aver paura di ciò che non conosciamo. La gestione dell’ampio cast è stata veramente incredibile, dando spazio a tutti i personaggi, di cui gli spettatori non possono fare altro che innamorarsi. Per quanto sarebbe stato considerato assurdo poter immaginare una visione così dolce e carina del mondo ninja, questa primavera ci ha permesso di essere smentiti e di garantirci la visione dell’adattamento di un altro dei delicati lavori del maestro Yamamoto.