Recensione
Nana
10.0/10
Recensire Nana.. potrei parlare per ore di quest’opera, ironico pensare che non sia nemmeno finita e forse non finirà mai. Ma nonostante questo, ti entra dentro e non ti lascia più.
La storia ruota attorno a due ragazze accomunate solo dal nome, Nana, e dal fatto che di lì a poco dovranno condividere un appartamento insieme a Tokyo, meta in cui sono arrivate per due motivi molto diversi. Nonostante la diversità caratteriale tra le due, le storie delle Nana inizieranno ad intrecciarsi, in un susseguirsi di eventi che le legherà indissolubilmente.
Parto col dire che la storia non è così scontata come sembra. L’analisi approfondita di ogni personaggio non ti lascia respiro, da quanto è fatta bene. I lati positivi, così come quelli negativi, sono raccontati come uno specchio, brutale ma sincero: la forza, la determinazione, la gioia, la bontà, così come la debolezza, i rimpianti, la gelosia, l’invidia. Tutto è possibile, tutti sono incredibilmente reali e, in quanto tali, fragili e capaci di qualsiasi azione pur di raggiungere una momentanea e illusoria sensazione di felicità.
*Attenzione: spoiler!*
Il rosa tenue che colorava la storia perde la tinta tramutandosi in grigio quando Hachi resta incinta di Takumi. Da quel momento, tutto cambia completamente e inizia la discesa verso l’oblio e nessuno sembra avere più pace. Non sono d’accordo con chi dice che diventa quasi una telenovela, per come la vedo io le disgrazie (chiamiamole così) servono ai personaggi per crescere ed emergere, non per avere un pretesto per mandare avanti la storia. Nessuno ha una vita facile, come nessuno viene posto di fronte a scelte facili. Le difficoltà camminano di pari passo con le conquiste ed è quello con cui devono confrontarsi i personaggi del manga di Nana. La dura realtà che conferma che i sogni non basta volerli perché si realizzino (basti pensare a Nana Osaki che diventa famosa per luce riflessa di Ren e dei tanto odiati Trapnest), che le responsabilità delle proprie azioni prima o poi bisogna prendersele (Hachi rimane incinta e decide di tenere il bambino rimanendo con Takumi) e che molto spesso le idealizzazioni fanno bene fintanto che funzionano (Nobu che vede in Hachi la ragazza perfetta per lui o, per meglio dire, la ragazza da salvare).
Il secondo punto dei precedenti è fondamentale per la trama: quando viene commessa un’azione, bisogna prepararsi alle conseguenze. Nel momento in cui Hachi aveva deciso che Nobu era quello adatto a lei (perché le faceva anche comodo essere amata in modo tanto puro, come un bambino ama le caramelle), i suoi capricci e la sua immaturità avevano già messo in moto il giusto karma. Takumi, il cui amore non ha alcun significato e di cui lui stesso non conosce l’esistenza è proprio colui con cui finirà una ragazza il cui unico desiderio era essere amata. Nonostante egli possa offrirle la stabilità economica e la possibilità di essere una casalinga dalla vita agiata, non le potrà dare altro che un amore fittizio e di circostanza. Ironico, no? E questo è solo uno degli esempi.
Il grigio diventa nero proprio alla fine del fumetto, al punto in cui è arrivata la Yazawa: la morte di Ren, il debole pilastro che teneva in piedi mezzo cast. Con la sua caduta (veramente toccante devo dire) l’effetto domino termina e l’ultimo tassello cade, rimbombando con un suono sordo. Qualcosa si spezza, compresa la mangaka perché ha deciso di abbandonare (almeno, fino ad ora) l’opera, e nulla è più come prima.
*Fine Spoiler*
Apprezzabile è il fatto che i personaggi secondari tanto secondari non sono, visto che in ogni punto della storia uno di loro assume un ruolo centrale e la sua storia si intreccia a quella degli altri personaggi. Nulla è affidato al caso così come nessun personaggio diventa inutile.
I disegni sono a dir poco splendidi: la Yazawa abbandona quel tratto un po’ infantile che presentava in “I Cortili del Cuore” per preferire uno stile più maturo e ricercato. L’espressività aiuta tantissimo il lettore a immedesimarsi con i vari protagonisti e rende più realistico lo sviluppo degli eventi. La trasposizione anime poi rende giustizia al manga aggiungendo anche una parte sonora sicuramente d’impatto.
In generale penso sia la mia opera preferita (come si poteva intuire dal nome utente), quindi non me la sento di dare meno del massimo. Suggerisco a chiunque (amante o meno del genere) di dargli una letta.
La storia ruota attorno a due ragazze accomunate solo dal nome, Nana, e dal fatto che di lì a poco dovranno condividere un appartamento insieme a Tokyo, meta in cui sono arrivate per due motivi molto diversi. Nonostante la diversità caratteriale tra le due, le storie delle Nana inizieranno ad intrecciarsi, in un susseguirsi di eventi che le legherà indissolubilmente.
Parto col dire che la storia non è così scontata come sembra. L’analisi approfondita di ogni personaggio non ti lascia respiro, da quanto è fatta bene. I lati positivi, così come quelli negativi, sono raccontati come uno specchio, brutale ma sincero: la forza, la determinazione, la gioia, la bontà, così come la debolezza, i rimpianti, la gelosia, l’invidia. Tutto è possibile, tutti sono incredibilmente reali e, in quanto tali, fragili e capaci di qualsiasi azione pur di raggiungere una momentanea e illusoria sensazione di felicità.
*Attenzione: spoiler!*
Il rosa tenue che colorava la storia perde la tinta tramutandosi in grigio quando Hachi resta incinta di Takumi. Da quel momento, tutto cambia completamente e inizia la discesa verso l’oblio e nessuno sembra avere più pace. Non sono d’accordo con chi dice che diventa quasi una telenovela, per come la vedo io le disgrazie (chiamiamole così) servono ai personaggi per crescere ed emergere, non per avere un pretesto per mandare avanti la storia. Nessuno ha una vita facile, come nessuno viene posto di fronte a scelte facili. Le difficoltà camminano di pari passo con le conquiste ed è quello con cui devono confrontarsi i personaggi del manga di Nana. La dura realtà che conferma che i sogni non basta volerli perché si realizzino (basti pensare a Nana Osaki che diventa famosa per luce riflessa di Ren e dei tanto odiati Trapnest), che le responsabilità delle proprie azioni prima o poi bisogna prendersele (Hachi rimane incinta e decide di tenere il bambino rimanendo con Takumi) e che molto spesso le idealizzazioni fanno bene fintanto che funzionano (Nobu che vede in Hachi la ragazza perfetta per lui o, per meglio dire, la ragazza da salvare).
Il secondo punto dei precedenti è fondamentale per la trama: quando viene commessa un’azione, bisogna prepararsi alle conseguenze. Nel momento in cui Hachi aveva deciso che Nobu era quello adatto a lei (perché le faceva anche comodo essere amata in modo tanto puro, come un bambino ama le caramelle), i suoi capricci e la sua immaturità avevano già messo in moto il giusto karma. Takumi, il cui amore non ha alcun significato e di cui lui stesso non conosce l’esistenza è proprio colui con cui finirà una ragazza il cui unico desiderio era essere amata. Nonostante egli possa offrirle la stabilità economica e la possibilità di essere una casalinga dalla vita agiata, non le potrà dare altro che un amore fittizio e di circostanza. Ironico, no? E questo è solo uno degli esempi.
Il grigio diventa nero proprio alla fine del fumetto, al punto in cui è arrivata la Yazawa: la morte di Ren, il debole pilastro che teneva in piedi mezzo cast. Con la sua caduta (veramente toccante devo dire) l’effetto domino termina e l’ultimo tassello cade, rimbombando con un suono sordo. Qualcosa si spezza, compresa la mangaka perché ha deciso di abbandonare (almeno, fino ad ora) l’opera, e nulla è più come prima.
*Fine Spoiler*
Apprezzabile è il fatto che i personaggi secondari tanto secondari non sono, visto che in ogni punto della storia uno di loro assume un ruolo centrale e la sua storia si intreccia a quella degli altri personaggi. Nulla è affidato al caso così come nessun personaggio diventa inutile.
I disegni sono a dir poco splendidi: la Yazawa abbandona quel tratto un po’ infantile che presentava in “I Cortili del Cuore” per preferire uno stile più maturo e ricercato. L’espressività aiuta tantissimo il lettore a immedesimarsi con i vari protagonisti e rende più realistico lo sviluppo degli eventi. La trasposizione anime poi rende giustizia al manga aggiungendo anche una parte sonora sicuramente d’impatto.
In generale penso sia la mia opera preferita (come si poteva intuire dal nome utente), quindi non me la sento di dare meno del massimo. Suggerisco a chiunque (amante o meno del genere) di dargli una letta.