Recensione
Prison School
7.0/10
Parte a razzo, finisce a ca**o.
Riassumerei così Prison School, opera che ho adorato tanto quanto detestato.
Recuperata dopo l'anime, in quanto fremevo per scoprire il prosieguo, ciò che ho enormemente apprezzato dell'opera, oltre agli indiscutibili disegni e al variegato cast di personaggi, è il ritmo teso che permea l'opera, cosa rara per un prodotto demenziale.
Ad ogni azione corrisponde una reazione, e infatti la sensazione che ognuno dei prigionieri dell'Accademia Hachimitsu cammini costantemente sul filo del rasoio è costante. Ogni idea e piano attuato attuato, anche il più minuzioso, porterà i nostri a imbattersi in situazioni sempre più "delicate" e per certi versi intriganti.
Insomma, ogni ingranaggio è perfettamente oliato.
Persino l'ecchi, elemento sempre più superficiale e fine a se stesso, qui viene valorizzato perché inserito in situazioni che lo richiedono (non sempre, eh) o valorizzato da inquadrature particolarmente ricercate.
Questo vale per il primo arco narrativo, ovvero quello visto nell'anime.
Il secondo rimescola le carte in tavola, capovolgendo i ruoli e inserendo tre nuovi personaggi femminili che ci porteranno a rivalutare e tifare per le precedenti "dittatrici" del comitato studentesco.
Anche qui tutto funziona a dovere e, nonostante un leggerissimo calo che non regge il paragone col primo arco, riesce ad intrattenere, coinvolgere e divertire in egual misura, facendosi anzi la narrazione di più ampio respiro concedendo più spazio ai comprimari e aprendosi a inaspettate love-story, che apparentemente dovrebbero rimettere tutto in discussione in vista del finale e logorando i rapporti di collaborazione con le ex del comitato.
Invece le cose cominciano ad andare male.
Tutti quei meccanismi narrativi ben oliati, il ritmo serrato e l'originalità di molte soluzioni iniziano a girare per il verso sbagliato, creando uno sfacelo che mi ha fatto persino dubitare che lo sceneggiatore fosse ancora Hiramoto.
Il brodo comincia ad allungarsi sino allo sfinimento, i rapporti, maturati e approfonditi volume dopo volume si risolvono nel modo più sbrigativo possibile, gli escamotage per ottenere l'agognata libertà si fanno di una banalità disarmante e la narrazione rallenta, rallenta ancora e ancora.
Ho perso il conto dei volumi riempitivo che nulla aggiungevano alla vicenda, tipo la side-story del Presidente, tanto inutile quanto tediosa nella sua forzata stupidità.
Assistiamo così a un continuo girare a vuoto, con personaggi che perdono la loro identità, inseriti a forza in determinate situazioni, per poi concludersi, dopo almeno 5 volumi (!) di nulla più assoluto, di botto, in appena due pagine.
"Colpo di scena" e tanti saluti.
Pare quasi una presa in giro dopo tutto quell'inutile preambolo di forzature e tempi morti, per sfociare in un epilogo comunque coerente all'opera, ma che meritava lo spazio concesso invece per inutili siparietti.
Lì sul momento strappa anche un mezzo sorriso, ma appena ripensi al tedio sopportato per arrivarci, anche no, grazie.
Riuscita a metà (diciamo pure 3/4) ma ugualmente divertente.
Riassumerei così Prison School, opera che ho adorato tanto quanto detestato.
Recuperata dopo l'anime, in quanto fremevo per scoprire il prosieguo, ciò che ho enormemente apprezzato dell'opera, oltre agli indiscutibili disegni e al variegato cast di personaggi, è il ritmo teso che permea l'opera, cosa rara per un prodotto demenziale.
Ad ogni azione corrisponde una reazione, e infatti la sensazione che ognuno dei prigionieri dell'Accademia Hachimitsu cammini costantemente sul filo del rasoio è costante. Ogni idea e piano attuato attuato, anche il più minuzioso, porterà i nostri a imbattersi in situazioni sempre più "delicate" e per certi versi intriganti.
Insomma, ogni ingranaggio è perfettamente oliato.
Persino l'ecchi, elemento sempre più superficiale e fine a se stesso, qui viene valorizzato perché inserito in situazioni che lo richiedono (non sempre, eh) o valorizzato da inquadrature particolarmente ricercate.
Questo vale per il primo arco narrativo, ovvero quello visto nell'anime.
Il secondo rimescola le carte in tavola, capovolgendo i ruoli e inserendo tre nuovi personaggi femminili che ci porteranno a rivalutare e tifare per le precedenti "dittatrici" del comitato studentesco.
Anche qui tutto funziona a dovere e, nonostante un leggerissimo calo che non regge il paragone col primo arco, riesce ad intrattenere, coinvolgere e divertire in egual misura, facendosi anzi la narrazione di più ampio respiro concedendo più spazio ai comprimari e aprendosi a inaspettate love-story, che apparentemente dovrebbero rimettere tutto in discussione in vista del finale e logorando i rapporti di collaborazione con le ex del comitato.
Invece le cose cominciano ad andare male.
Tutti quei meccanismi narrativi ben oliati, il ritmo serrato e l'originalità di molte soluzioni iniziano a girare per il verso sbagliato, creando uno sfacelo che mi ha fatto persino dubitare che lo sceneggiatore fosse ancora Hiramoto.
Il brodo comincia ad allungarsi sino allo sfinimento, i rapporti, maturati e approfonditi volume dopo volume si risolvono nel modo più sbrigativo possibile, gli escamotage per ottenere l'agognata libertà si fanno di una banalità disarmante e la narrazione rallenta, rallenta ancora e ancora.
Ho perso il conto dei volumi riempitivo che nulla aggiungevano alla vicenda, tipo la side-story del Presidente, tanto inutile quanto tediosa nella sua forzata stupidità.
Assistiamo così a un continuo girare a vuoto, con personaggi che perdono la loro identità, inseriti a forza in determinate situazioni, per poi concludersi, dopo almeno 5 volumi (!) di nulla più assoluto, di botto, in appena due pagine.
"Colpo di scena" e tanti saluti.
Pare quasi una presa in giro dopo tutto quell'inutile preambolo di forzature e tempi morti, per sfociare in un epilogo comunque coerente all'opera, ma che meritava lo spazio concesso invece per inutili siparietti.
Lì sul momento strappa anche un mezzo sorriso, ma appena ripensi al tedio sopportato per arrivarci, anche no, grazie.
Riuscita a metà (diciamo pure 3/4) ma ugualmente divertente.