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8.5/10
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Credo che su OMD sia già stato scritto molto, se non tutto, riguardo la trama, il suo sviluppo, i disegni, dettagli sulla serializzazione, eccetera: mi spiace quindi ripetere cose già dette e note ai lettori o a chi si vuole avvicinare per la prima volta a questo piccolo gioiello. Piccolo non tanto, consistendo questo di ben 48 tankobon: probabilmente l’autore ha trovato riscontro positivo (anche in termini di vendite) durante la sua stesura, quindi l’ha “tirato per le lunghe”, magari studiando nel frattempo qualcosa di nuovo da rilasciare dopo la conclusione delle avventure dell’allegra brigata Belldandy/Morisato, cosa che a quanto pare ha fatto con una nuova serie sportivo/motoristica ambientata nel mondo della MotoGP…
Trama [ATTENZIONE SPOILER]: il giovane studente Keiichi Morisato telefona inavvertitamente a un’agenzia di dee il cui “lavoro” è quello di esaudire i desideri di umani meritevoli. All'epifania di una delle dee, Keiichi, ancora incredulo e pensando a uno scherzo da parte dei suoi senpai, la spara grossa rispondendo alla divinità che vorrebbe che una come lei stesse sempre al suo fianco. Desiderio accettato, contratto concluso. Da qui parte una serie di avventure ed episodi che si alternano in tre “scenari” principali: storie a carattere romantico, storie a carattere sportivo, altre a carattere soprannaturale. Nel primo “gruppo” abbiamo le vicende che riguardano principalmente il rapporto tra Belldandy e Keiichi, protagonisti indiscussi del manga, e in misura molto minore quelle tra Skuld e il giovanissimo amico del cuore. C’è anche qualche traccia di “harem”, con Keiichi che, pur essendo legato sentimentalmente solo a Belldandy, viene sovente non tanto preteso, quanto stuzzicato da altre ragazze o dee, tra cui la studentessa Sayoko Mishima, e le soprannaturali Peitho e Hild. Ci sono anche situazioni minori, come quella, ad esempio, che riguarda il rapporto tra Belldandy e il demone Welspar (situazione utile, se non altro, a creare successivamente il personaggio intrigante e che fa sempre tenerezza di un gatto parlante).
Nel secondo insieme ci sono le vicende ambientate nel mondo dei motori, principalmente motociclismo, con avventure che spesso si concludono con una dimostrazione di forza o priorità attraverso una gara su moto o altri stravaganti veicoli. Nel terzo abbiamo le avventure che riguardano gli attriti tra i due mondi soprannaturali: quello divino e quello demoniaco, attriti che ovviamente coinvolgono Keiichi e tutto il genere umano, sostanzialmente impotenti di fronte a forze più grandi di loro.
Questa alternanza di tipologia di episodi consente, a mio avviso, di rendere la serie sempre frizzante e raramente noiosa. Devo dire che, sempre secondo il mio discutibile parere, 48 tankobon sono una misura al limite (se non troppo) per un manga: credo che, scremando gli episodi meno riusciti (ma qui si entra in un ambito solo discrezionale e in una valutazione “a posteriori”), 30 – 35 volumi erano più che sufficienti per un riconosciuto capolavoro.
La qualità del disegno è molto elevata e l’autore ha dimostrato almeno due aspetti notevoli e peculiari della sua opera: una grande fantasia nell’invenzione e realizzazione dei vestiti dei personaggi, e una estrema precisone tecnica nella rappresentazione dei mezzi meccanici, con dettagli che rasentano la maniacalità.
Un’altra caratteristica curiosa è la costante evoluzione dell’aspetto esteriore dei personaggi, soprattutto i volti e specialmente nei primissimi numeri. Qualcuno ha detto che il character design è migliorato nel corso della serie, io invece propendo più per un “cambiamento” piuttosto che per un miglioramento: poi è indubbio che esteticamente c’è stata una notevole armonizzazione del tratto, che lo ha reso più attraente e accattivante rispetto alla resa grafica iniziale, ma l’autore fin da subito si è dimostrato un bravissimo e competente disegnatore (non entro però nel merito riguardo a quanto sia stato realizzato da Kosuke Fujishima di suo pugno, e quanto sia stato disegnato dai suoi collaboratori, perché non sono a conoscenza di questi elementi).
L’autore, inoltre, riesce sempre a non scadere nei cliché dei più triti e ritriti fanservice: per quanto intriganti e ammiccanti possano essere alcuni disegni (vedi le “stragnocche” Urd e Hild), non si scade mai in inutili e pleonastiche scene di nudo o gratuita violenza. Chapeau!
Giusto per distaccarmi dal “già detto” vorrei richiamare l’attenzione su alcune curiosità. Ad esempio ho notato con molto piacere che c’è parecchia Italia nel manga! Mi riferisco a marchi di fabbrica o status symbol (che per ovvi motivi devo tacere) peculiari del Belpaese e che riguardano il mondo dei motori: caschi, tute, autovetture, motocicli…
Poi volevo proporre un’analisi “filologica”. Più di un nippo-appassionato avrà notato dei parallelismi tra questa serie e l’altro capolavoro “Video Girl Ai” di altro autore: il ragazzo “sfigato” che viene aiutato dall’apparizione “deus ex machina” di un’entità non-umana di sesso femminile probabilmente è una storia vecchia come il mondo ma, restando nel ristretto ambito di queste due serie che per questa caratteristica si somigliano molto, chi è arrivato per primo? Ebbene, a quanto pare OMD vince l’oro, avendo fatto la sua apparizione, per la prima volta in Giappone, nell’agosto del 1988, mentre VGA ha visto la luce nel dicembre 1989 anche se il vero incipit di questa serie è il mono-volume “Video Girl” apparso probabilmente poco tempo prima, ma non così tanto da anticipare OMD (correggetemi se sbaglio).
Altre serie simili che mi vengono in mente sono il misconosciuto “Nà Nà” di Takahiro Tsunabuchi e “Kannagi”, quindi devo dire questo tipo di trama “je l’ammolla” sempre, se ben realizzata.
Ulteriore piccola curiosità: il desiderio espresso dal protagonista maschile, fin dalle primissime tavole, è che una dea come Belldandy stia per sempre al suo fianco: e infatti così sarà nel senso letterale della frase, per tutto il manga! Se notate, Belldandy e Morisato sono quasi sempre disegnati insieme, uno accanto all'altro, in qualsiasi situazione, esaudendo quindi, in senso stretto e non solo in senso lato, il desiderio di Keiichi...
Ultimo argomento: finale del manga [ri-ATTENZIONE SPOILER]. A mio avviso il vero anello debole della serie. Mi attendevo un finale più in pompa magna e più strappalacrime, più celebrativo, con il meglio che arriva appunto solo nel finale. Invece i protagonisti, di ritorno dall’ultima avventura nel mondo demoniaco, chiudono tutta la vicenda e faccenda in poche ultime tavole, e buonanotte ai suonatori. Rivedo, facendomi un paio di domande, il bellissimo finale di Video Girl Ai: quello sì, un finale spettacolare e degno di una serie così bella! Ho quasi avuto l’impressione che, come successo comunque altre volte (“Sesame Street”, eccetera eccetera eccetera), l’autore (o l’editore) abbia deciso di dire basta al suo racconto improvvisamente, senza avere il tempo di pianificare in maniera più esaustiva il finale. Si nota questo nella totale mancanza di informazioni sul destino di personaggi secondari che, durante la serie, hanno avuto comunque il loro spessore narrativo: i due senpai Otaki e Tamiya, Megumi la sorella di Keiichi, Sora Hasegawa. O personaggi “meccanici” come Banpei e la bambola-robot. Anzi, v’è di più: gli unici che hanno una sorta di destino “rivelato” sono soltanto Keiichi e Belldandy: delle stesse Skuld e Urd (personaggi non così tanto secondari) non viene sviluppato alcun finale che possa far intuire il loro ipotetico futuro (che ne sarà dei tormenti dea/demone di Urd? Per quanto giovane, Skuld coronerà, in parallelo con Belldandy e Keiichi, il suo sogno d’amore con il giovane amico del cuore?). Per carità, magari è tutto voluto dall’autore, che voleva lasciare, nelle sue intenzioni, alla fantasia del lettore la libertà di inventarsi un ending “ad personam” per ciascun personaggio. Chissà…