Recensione
“Gaiking - Legend of Daiku-Maryu” è un anime mecha del 2005, prodotto dallo studio Toei Animation e composto da 39 episodi; trasmesso in patria da novembre 2005 a settembre 2006, mentre qui in Italia tra il 2009 e il 2012 (su varie reti televisive Mediaset), è il remake/reboot del celebre “Daiku Maryu Gaiking” (qui meglio noto come “Gaiking, il Robot Guerriero”) del 1976.
Protagonista della serie è Daiya Tsuwabuki, tredicenne che cinque anni prima dell’inizio della narrazione, durante una battuta di pesca insieme al padre, assiste alla scomparsa di quest’ultimo in seguito all’apparizione di un enorme mostro, venendo poi salvato dall’arrivo di un altrettanto enorme “drago meccanico” e di una ragazzina, la quale, dicendogli che in futuro sarebbe diventato un guerriero, gli lascia uno strano oggetto. Da allora, Daiya si è sempre allenato duramente per sconfiggere quelle creature nell’evenienza che esse ritornassero, vivendo insieme alla madre in una cittadina portuale. Egli riceverà la nomea di “Ragazzo mostro” a causa dei suoi racconti sulla tragedia successa, venendo considerato un bugiardo da tutti tranne che dal migliore amico, Naoto.
Un giorno, poi, compariranno due mostri, inseguiti dal gigantesco drago meccanico, il quale si rivelerà essere il “Drago Spaziale” (o Daiku Maryu), una smisurata astronave da combattimento; grazie al dispositivo lasciatogli in passato, Daiya riuscirà a comunicare con la ragazzina “dagli occhi profondi come il mare” e a pilotare il “Gaiking”, gigantesco robot formato da tre moduli (tra cui la testa del Drago Spaziale, che ne andrà a formare il busto), sconfiggendo le due creature.
Quando il ragazzo verrà a conoscenza che la minaccia nemica proviene da Darius (un pianeta sotterraneo presente al centro della cavità terrestre), deciderà di unirsi all’equipaggio del Drago Spaziale, andando a combattere “nell’altro mondo” ergendosi come difensore della Terra, con la speranza, un giorno, di ritrovare il padre.
Ho visto questa serie poco dopo aver finito quella originale del ‘76, la quale, seppur aveva degli spunti molto interessanti e una trama di base accattivante, a mio parere non era riuscita a sfruttare tutto ciò che poteva offrire, risultando caratterizzata da vari alti e bassi e invecchiata maggiormente rispetto ad altre serie robotiche più vecchie (esempio lampante “Jeeg Robot d’Acciaio” e “Ufo Robot Goldrake”, realizzate un anno prima di questa).
Così, con un po' di amaro in bocca, mi apprestavo a vedere questo remake per cui non avevo grandi aspettative, pensiero dato dal pregiudizio natomi dopo aver visto il character design più “puerile” rispetto alla vecchia serie (purtroppo influenzato anche dal parere dei nostalgici di quest’ultima), ma mi sono dovuto completamente ricredere.
Avente una trama lineare (rispetto al sistema narrativo “episodico” utilizzato in passato per questo genere di anime) ma ricco di numerosi colpi di scena e cliffhanger ben gestiti - che si presentano durante l’intero corso della serie, e dei personaggi (protagonisti o nemici che siano) caratterizzati veramente molto bene - questo Gaiking, dopo dei primi episodi calmi e introduttivi, è una continua corsa; e con “corsa” non intendo dire che è affrettato, anzi, si prende tutti i tempi necessari e mai mi è parso di notare dei momenti affrettati rispetto a come dovessero essere realmente.
Non voglio però far pensare che sia solamente riempita d’azione, perché agli episodi e agli attimi della storia più adrenalinici non mancano quelli più calmi, i quali sono comunque ben fatti.
Ho trovato ottimo anche il mecha design, di Ken Ootsuka e Gen Sato, a partire dal Drago Spaziale e dal Gaiking (praticamente gli stessi della vecchia serie), quest’ultimo pilotato dal protagonista Daiya grazie al suo “Potere della Fiamma”, ovvero la stessa forza che alimenta il Gaiking, ma anche i nuovissimi Stinger, Serpent, Crab Bunker, cioè velivoli addetti a situazioni più specifiche (che richiamano Skylar, Nessak e Buzzler della prima serie) e che possono combinarsi ciascuno al Gaiking, e ancora tutti gli altri mecha che compariranno nel corso della serie.
Tranne alcuni rimandi, come i nomi o i cognomi di alcuni personaggi (o la presenza del Gaiking e del Daiku Maryu in sé), questa non ha nessun collegamento diretto o consequenziale con la vecchia serie
Di seguito, analizzo in maniera più specifica alcuni particolari, per cui invito chi non ha visionato la serie a saltare questa parte e andare alla fine della recensione con il parere finale per evitare spoiler.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
A partire dalla quarta puntata, dove vengono mostrati i quattro generali di Darius (Noza, Vestarnu, Saspazi e Proist), ho iniziato a rimanere particolarmente intrigato, sopratutto nel settimo episodio, dove Noza combatte contro un precedente generale e mostra il suo ardente spirito combattivo e il conseguente onore che deve essere riservato al nemico nella battaglia. Da lì a poco, poi, Noza quasi assocerà il suo scopo nel voler sconfiggere Daiya ed il Gaiking, inscenando uno spettacolare combattimento contro questo tra gli episodi 11 e 13 che, affiancato all’ipotesi che il Capitano Garis sia il padre di Daiya, vanno a creare una serie di puntate che sono grandiose.
E, dopo una più calma puntata su Rosa, si riparte: si scopre che il padre di Daiya è vivo ed è “prigioniero” di Darius, l’incontro tra Lee e Vestarnu, la presentazione dell’ambiguo Dick e la cattura del Gaiking da parte del nemico con l’auto proclamazione di Proist a imperatrice, la quale si era finta fino ad allora un generale.
Poi, quando ancora si è scossi dal “fulmine a ciel sereno” che è stata la salita al trono di quello che sembrava il più taciturno ed innocente dei generali, la verità su Noza (clone dell’imperatrice, il quale, se si fosse ribellato alla volontà di questa, sarebbe stato sostituito immediatamente con altre copie), il palesamento del dottor Sakon, la comparsa del Daichi Maryu e del Tenku Maryu (cioè il Drago Imperiale e il Mostro Spaziale, altre due astronavi da combattimento, costruite, in passato, insieme al Drago Spaziale, e i corrispettivi meravigliosi mecha che ne derivano Vulking e Raiking), accompagnata rispettivamente da un nuovo combattimento tra un Noza, ancora scosso dopo aver scoperto ciò che è realmente, e un deciso Daiya e da un faccia a faccia tra Dick e Proist, la morte di Saspazi (il quale mostra finalmente le sue vere intenzioni) e il passato del Capitano Garis (rivelatosi come abitante di Darius e padre di Lulu).
Per non parlare, come se non avessi già detto molto, del seguente redimento di Noza e Vestarnu da parte di Proist, i quali si alleeranno con l’equipaggio del Drago Spaziale insieme ai draghi meccanici in loro possesso, facendo così poter nascere il Gaiking The Great (ovvero una fusione tra il modulo del busto del Gaiking, le braccia del Raiking e le gambe del Vulking), l’ancora più crescente divario tra Proist e lo stesso popolo di Darius (dato dal potere schiacciante di quest’ultima nei confronti della sua gente), il temporaneo ritorno in superficie, il “tradimento” della Nex ed il passato di Dick, la richiesta di alleanza tra l’Imperatore Darius XVII ed i nostri per fermare le angherie della figlia, il ricongiungimento tra Daiya e suo padre e, dopo un’impetuosa battaglia finale, tutta la storia del popolo di Darius e l’effettiva conclusione della serie.
Praticamente un gran numero di cliffhanger e colpi di scena - forse addirittura li ho nominati tutti - che ho amato. E di tutti questi colpi di scena e/o rivelazioni non ne ho trovato nemmeno uno mal gestito o affrettato, che sia la presentazione di un mecha tra i citati, il palesamento di un determinato personaggio, la presentazione di un intrigo politico/militare o lo sviluppo dell’interessante dicotomia tra padri e figli/figlie.
Inoltre, come piccola chicca, è stato di buon gusto ritrovare che la testa del Doborzak (il gigantesco drago-mostro di Proist) sia quella del Gaiking originale degli anni ‘70 durante l’apertura facciale, mentre il “face open” del robottone in questa serie svela la faccia “simil Mazinga” che aveva il Gaiking nell’anime originale fino alla puntata 23, prima di essere riparato sulla Luna e comparendo, poi, praticamente identico a quello che vediamo in questo “Gaiking - Legend of Daiku Maryu”.
Fine parte contenente spoiler
Considero, quindi, questo “Gaiking - Legend of Daiku Maryu” un magnifico anime di genere robotico che dimostra quanto il sottogenere dei “super robot” possa ancora dare, avente dei grandiosi personaggi e degli altrettanto grandiosi colpi di scena, oltre a stupendi momenti d’azione ed a momenti comici perfettamente dosati; la consiglio vivamente (oltre agli appassionati del genere) a chi vuole semplicemente approcciarsi ad un ottimo anime mecha, o a chi, nello specifico, ad una serie di “super robot” che ne conservi inalterato lo spirito e l’essenza di quelle anni ‘70, ma senza il doversi necessariamente sorbire queste ultime.
Voto finale: 9+
Protagonista della serie è Daiya Tsuwabuki, tredicenne che cinque anni prima dell’inizio della narrazione, durante una battuta di pesca insieme al padre, assiste alla scomparsa di quest’ultimo in seguito all’apparizione di un enorme mostro, venendo poi salvato dall’arrivo di un altrettanto enorme “drago meccanico” e di una ragazzina, la quale, dicendogli che in futuro sarebbe diventato un guerriero, gli lascia uno strano oggetto. Da allora, Daiya si è sempre allenato duramente per sconfiggere quelle creature nell’evenienza che esse ritornassero, vivendo insieme alla madre in una cittadina portuale. Egli riceverà la nomea di “Ragazzo mostro” a causa dei suoi racconti sulla tragedia successa, venendo considerato un bugiardo da tutti tranne che dal migliore amico, Naoto.
Un giorno, poi, compariranno due mostri, inseguiti dal gigantesco drago meccanico, il quale si rivelerà essere il “Drago Spaziale” (o Daiku Maryu), una smisurata astronave da combattimento; grazie al dispositivo lasciatogli in passato, Daiya riuscirà a comunicare con la ragazzina “dagli occhi profondi come il mare” e a pilotare il “Gaiking”, gigantesco robot formato da tre moduli (tra cui la testa del Drago Spaziale, che ne andrà a formare il busto), sconfiggendo le due creature.
Quando il ragazzo verrà a conoscenza che la minaccia nemica proviene da Darius (un pianeta sotterraneo presente al centro della cavità terrestre), deciderà di unirsi all’equipaggio del Drago Spaziale, andando a combattere “nell’altro mondo” ergendosi come difensore della Terra, con la speranza, un giorno, di ritrovare il padre.
Ho visto questa serie poco dopo aver finito quella originale del ‘76, la quale, seppur aveva degli spunti molto interessanti e una trama di base accattivante, a mio parere non era riuscita a sfruttare tutto ciò che poteva offrire, risultando caratterizzata da vari alti e bassi e invecchiata maggiormente rispetto ad altre serie robotiche più vecchie (esempio lampante “Jeeg Robot d’Acciaio” e “Ufo Robot Goldrake”, realizzate un anno prima di questa).
Così, con un po' di amaro in bocca, mi apprestavo a vedere questo remake per cui non avevo grandi aspettative, pensiero dato dal pregiudizio natomi dopo aver visto il character design più “puerile” rispetto alla vecchia serie (purtroppo influenzato anche dal parere dei nostalgici di quest’ultima), ma mi sono dovuto completamente ricredere.
Avente una trama lineare (rispetto al sistema narrativo “episodico” utilizzato in passato per questo genere di anime) ma ricco di numerosi colpi di scena e cliffhanger ben gestiti - che si presentano durante l’intero corso della serie, e dei personaggi (protagonisti o nemici che siano) caratterizzati veramente molto bene - questo Gaiking, dopo dei primi episodi calmi e introduttivi, è una continua corsa; e con “corsa” non intendo dire che è affrettato, anzi, si prende tutti i tempi necessari e mai mi è parso di notare dei momenti affrettati rispetto a come dovessero essere realmente.
Non voglio però far pensare che sia solamente riempita d’azione, perché agli episodi e agli attimi della storia più adrenalinici non mancano quelli più calmi, i quali sono comunque ben fatti.
Ho trovato ottimo anche il mecha design, di Ken Ootsuka e Gen Sato, a partire dal Drago Spaziale e dal Gaiking (praticamente gli stessi della vecchia serie), quest’ultimo pilotato dal protagonista Daiya grazie al suo “Potere della Fiamma”, ovvero la stessa forza che alimenta il Gaiking, ma anche i nuovissimi Stinger, Serpent, Crab Bunker, cioè velivoli addetti a situazioni più specifiche (che richiamano Skylar, Nessak e Buzzler della prima serie) e che possono combinarsi ciascuno al Gaiking, e ancora tutti gli altri mecha che compariranno nel corso della serie.
Tranne alcuni rimandi, come i nomi o i cognomi di alcuni personaggi (o la presenza del Gaiking e del Daiku Maryu in sé), questa non ha nessun collegamento diretto o consequenziale con la vecchia serie
Di seguito, analizzo in maniera più specifica alcuni particolari, per cui invito chi non ha visionato la serie a saltare questa parte e andare alla fine della recensione con il parere finale per evitare spoiler.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
A partire dalla quarta puntata, dove vengono mostrati i quattro generali di Darius (Noza, Vestarnu, Saspazi e Proist), ho iniziato a rimanere particolarmente intrigato, sopratutto nel settimo episodio, dove Noza combatte contro un precedente generale e mostra il suo ardente spirito combattivo e il conseguente onore che deve essere riservato al nemico nella battaglia. Da lì a poco, poi, Noza quasi assocerà il suo scopo nel voler sconfiggere Daiya ed il Gaiking, inscenando uno spettacolare combattimento contro questo tra gli episodi 11 e 13 che, affiancato all’ipotesi che il Capitano Garis sia il padre di Daiya, vanno a creare una serie di puntate che sono grandiose.
E, dopo una più calma puntata su Rosa, si riparte: si scopre che il padre di Daiya è vivo ed è “prigioniero” di Darius, l’incontro tra Lee e Vestarnu, la presentazione dell’ambiguo Dick e la cattura del Gaiking da parte del nemico con l’auto proclamazione di Proist a imperatrice, la quale si era finta fino ad allora un generale.
Poi, quando ancora si è scossi dal “fulmine a ciel sereno” che è stata la salita al trono di quello che sembrava il più taciturno ed innocente dei generali, la verità su Noza (clone dell’imperatrice, il quale, se si fosse ribellato alla volontà di questa, sarebbe stato sostituito immediatamente con altre copie), il palesamento del dottor Sakon, la comparsa del Daichi Maryu e del Tenku Maryu (cioè il Drago Imperiale e il Mostro Spaziale, altre due astronavi da combattimento, costruite, in passato, insieme al Drago Spaziale, e i corrispettivi meravigliosi mecha che ne derivano Vulking e Raiking), accompagnata rispettivamente da un nuovo combattimento tra un Noza, ancora scosso dopo aver scoperto ciò che è realmente, e un deciso Daiya e da un faccia a faccia tra Dick e Proist, la morte di Saspazi (il quale mostra finalmente le sue vere intenzioni) e il passato del Capitano Garis (rivelatosi come abitante di Darius e padre di Lulu).
Per non parlare, come se non avessi già detto molto, del seguente redimento di Noza e Vestarnu da parte di Proist, i quali si alleeranno con l’equipaggio del Drago Spaziale insieme ai draghi meccanici in loro possesso, facendo così poter nascere il Gaiking The Great (ovvero una fusione tra il modulo del busto del Gaiking, le braccia del Raiking e le gambe del Vulking), l’ancora più crescente divario tra Proist e lo stesso popolo di Darius (dato dal potere schiacciante di quest’ultima nei confronti della sua gente), il temporaneo ritorno in superficie, il “tradimento” della Nex ed il passato di Dick, la richiesta di alleanza tra l’Imperatore Darius XVII ed i nostri per fermare le angherie della figlia, il ricongiungimento tra Daiya e suo padre e, dopo un’impetuosa battaglia finale, tutta la storia del popolo di Darius e l’effettiva conclusione della serie.
Praticamente un gran numero di cliffhanger e colpi di scena - forse addirittura li ho nominati tutti - che ho amato. E di tutti questi colpi di scena e/o rivelazioni non ne ho trovato nemmeno uno mal gestito o affrettato, che sia la presentazione di un mecha tra i citati, il palesamento di un determinato personaggio, la presentazione di un intrigo politico/militare o lo sviluppo dell’interessante dicotomia tra padri e figli/figlie.
Inoltre, come piccola chicca, è stato di buon gusto ritrovare che la testa del Doborzak (il gigantesco drago-mostro di Proist) sia quella del Gaiking originale degli anni ‘70 durante l’apertura facciale, mentre il “face open” del robottone in questa serie svela la faccia “simil Mazinga” che aveva il Gaiking nell’anime originale fino alla puntata 23, prima di essere riparato sulla Luna e comparendo, poi, praticamente identico a quello che vediamo in questo “Gaiking - Legend of Daiku Maryu”.
Fine parte contenente spoiler
Considero, quindi, questo “Gaiking - Legend of Daiku Maryu” un magnifico anime di genere robotico che dimostra quanto il sottogenere dei “super robot” possa ancora dare, avente dei grandiosi personaggi e degli altrettanto grandiosi colpi di scena, oltre a stupendi momenti d’azione ed a momenti comici perfettamente dosati; la consiglio vivamente (oltre agli appassionati del genere) a chi vuole semplicemente approcciarsi ad un ottimo anime mecha, o a chi, nello specifico, ad una serie di “super robot” che ne conservi inalterato lo spirito e l’essenza di quelle anni ‘70, ma senza il doversi necessariamente sorbire queste ultime.
Voto finale: 9+