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"Kimi ga inakya damette Itte" è il primo manga di Hatsuharu degno di nota.
Ancora inedito in Italia (e penso lo resterà per sempre), vede la luce in patria nel 2014 e si presenta con tutti gli stereotipi dell'epoca che caratterizzano gli adolescenti alle prese con i primi amori acerbi e tutte quelle emozioni alle quali è ancora difficile attribuire un nome.
Ciononostante, la lettura mi ha fornito una piacevole distrazione pur senza offrire nulla di spettacolare.
Nayu è una ragazza semplice, con la testa sulla spalle, dolce e che ama prendersi cura degli altri.
Oumi è un po' infantile, tenero e socievole.
I due si conoscono fin da bambini e Nayu ha sempre badato all'amico, preoccupandosi per lui e sopperendo alla sua sbadataggine, finendo per innamorarsene senza nemmeno rendersene conto. Forse perché ha sempre dato per scontato che Oumi sarebbe rimasto al suo fianco e che lo scorrere del tempo non avrebbe portato con sé alcuna novità. È quindi con grande sorpresa e dolore che la protagonista scopre che Oumi ha già una ragazza che gli piace e con la quale inizierà ad uscire.
La ragazza, tra insicurezze e gelosia, tra la voglia di sbarazzarsi di questi scomodi sentimenti e la sincera volontà di vedere felice il ragazzo che ama, si troverà dunque a fare i conti con il suo primo cuore spezzato.
Appunto, un plot semplice e lineare, sviluppato in soli otto capitoli, che non prevede chissà quali attimi di suspense o colpi di scena, ma che si fa voler bene per la spontaneità della protagonista.
Se, personalmente, procedendo nella lettura non posso fare a meno di trovare Oumi sempre più infantile ed irritante, Nayu manifesta la sua sofferenza in modo maturo e riservato, portandomi ad empatizzare con lei. Ci ricorda che forse un po' tutti noi siamo stati nei suoi panni e, anche se forse a nostro tempo abbiamo preso decisioni differenti, i suoi sentimenti e le sue reazioni sono del tutto comprensibili.
Un personaggio che di sicuro cattura l'attenzione è Takeda, il rivale in amore di Oumi, se così possiamo chiamarlo. Un ragazzo enigmatico ma sensibile, difficile da comprendere ma molto attento e premuroso verso Nayu, non senza un pizzico di pungente ironia. Non fatico ad immaginare che, in un'opera più lunga e meno acerba, avrebbe potuto lasciare il segno.
Del tutto irrilevante è invece la rivale al femminile, Tsuzuki Akira, una bellissima ragazza con una cotta per il suo insegnante che appare giusto nei primi capitoli per poi scomparire dalla trama.
Il lietofine è scontato e mano a mano che si procede nella lettura, si aspetta solo il momento in cui Nayu e Oumi troveranno il coraggio di dichiararsi i reciproci sentimenti.
Anche il tratto della mangaka, migliorato di molto nel corso degli anni e che sta uscendo in Italia mentre scrivo questa recensione con "Lei e il suo cane da guardia", è meno marcato e riconoscibile ma non si perde tra i tanti shojou dell'epoca.
Per quanto mi riguarda , almeno, le espressioni dei personaggi e la loro caratterizzazione mi sono piaciuti molto ed hanno contribuito a farmi apprezzare maggiormente la storia.

Un'opera quindi un po' vecchiotta, che raramente troveremo un giorno sugli scaffali della nostra fumetteria di fiducia, ma che lascia intravedere la bravura di Hatsuharu, presente oggi come nove anni fa, e capace di tenere compagnia per poco tempo a chi cerca una lettura leggera per una distrazione senza impegni.