Recensione
Come ho scritto in un'altra recensione, questo, assieme "Days With My Stepsister", sono per me i migliori anime dell'anno; e "Makeine", se possibile, un gradino sopra.
La cosa più strana è che a renderlo un gioiello non è una trama complessa, anzi, ne sembra quasi privo, sembra più uno spaccato di vita di un periodo ben preciso delle superiori.
Ciò che rende questo anime così pazzesco è un intreccio perfetto di tantissimi elementi, tutti fatti a regola d'arte, che costruiscono un'impalcatura perfetta che sorregge i dodici episodi di cui è composto.
Abbiamo subito una realizzazione tecnica devastante, una colonna sonora bellissima, dei personaggi lontani da ogni stereotipo di questo genere di anime, veri, che dicono e fanno le cose che (almeno per me) faremmo anche noi.
Poi c'è una cura del dettaglio, delle movenze, del particolare, quasi maniacale; la regia si sofferma su una micro-espressione che muta di pochissimo o su un piede che si sposta di qualche centimetro, il tutto mai fine a sé stesso, ma sempre per sottolineare un'emozione, un malumore o un sentimento.
Per non parlare un doppiaggio da Oscar, in particolare per il personaggio di Komari, balbuziente e timida, interpretata talmente bene, da sembrare reale.
E per finire, un'ironia fantastica, sagace, mai banale, che si fonde spesso con sentimenti contrastanti come tristezza o amore.
Tutto questo è "Makeine", una splendida opera che, per qualsiasi amante di anime e manga, sarebbe un crimine non vedere.
La cosa più strana è che a renderlo un gioiello non è una trama complessa, anzi, ne sembra quasi privo, sembra più uno spaccato di vita di un periodo ben preciso delle superiori.
Ciò che rende questo anime così pazzesco è un intreccio perfetto di tantissimi elementi, tutti fatti a regola d'arte, che costruiscono un'impalcatura perfetta che sorregge i dodici episodi di cui è composto.
Abbiamo subito una realizzazione tecnica devastante, una colonna sonora bellissima, dei personaggi lontani da ogni stereotipo di questo genere di anime, veri, che dicono e fanno le cose che (almeno per me) faremmo anche noi.
Poi c'è una cura del dettaglio, delle movenze, del particolare, quasi maniacale; la regia si sofferma su una micro-espressione che muta di pochissimo o su un piede che si sposta di qualche centimetro, il tutto mai fine a sé stesso, ma sempre per sottolineare un'emozione, un malumore o un sentimento.
Per non parlare un doppiaggio da Oscar, in particolare per il personaggio di Komari, balbuziente e timida, interpretata talmente bene, da sembrare reale.
E per finire, un'ironia fantastica, sagace, mai banale, che si fonde spesso con sentimenti contrastanti come tristezza o amore.
Tutto questo è "Makeine", una splendida opera che, per qualsiasi amante di anime e manga, sarebbe un crimine non vedere.