Recensione
GRIS
9.5/10
Maestosa e travolgente, credo siano queste le parole per descrivere quest'opera. In un mondo sempre più distaccato questo gioco è la dose di empatia che ci serve.
Il mio approccio con Gris è stato lo stesso che ho avuto con buona parte dei miei giochi preferiti: ho giocato la prima mezz'ora, ho lasciato il gioco in pausa per un mese e appena me ne sono ricordato l'ho riniziato, finendolo il giorno stesso.
Gris si presenta come un platformer lineare senza molta difficoltà, ci sono delle sfide extra fuori percorso per chi vuole accaparrarsi qualche collezionaible ma comunque il gioco rimane accessibile anche a chi non ha mai giocato questo genere. Ci sono 4 "capitoli", ognuno con la propria meccanica introdotta per essere aggiunta alle abilità usate dalla protagonista: ti puoi trasformare in un cubo pesante per rompere i pavimenti fragili o non farti spazzare via dalle tempeste, sblocchi un secondo salto e l'abilità di planare per raggiungere zone più alte o più lontane, talvolta facendoti aiutare da un gruppo di farfalle, puoi modificare la tua forma in modo da nuotare facilmente nelle acque e raggiungere le profondità della mappa, e puoi far crescere la vegetazione intorno a te, cambiando e colorando la mappa con i fiori che sbloccheranno nuove vie. Nonostante le meccaniche, questo gioco rimane facile.
GRIS è stato fatto per raccontare emozioni e non per essere una sfida, in quanto la frustrazione creerebbe distacco da ciò che accade in quest'opera, dura poco perché ha capito qual è il ritmo a cui si devono narrare questi temi.
La protagonista, Gris, si trova in uno stato di tranquillità e pace con se stessa, la sua voce è melodica e potente perché la ragazza è nelle mani di una persona a lei molto cara, che riesce a farla cantare senza preoccupazioni. Quando però all'improvviso la sua voce si spegne, Gris si accorge che le mani che la tengono sospesa si stanno sgretolando e, non senza un vano tentativo di scappare dall'evento, senza che possa accorgersene sta cadendo. Il suo viaggio inizia in un mondo bianco e nero dove la ragazza può solo camminare indebolita, ogni tentativo di movimento eccessivo le farà perdere l'equilbrio e ogni volta che si proverà a cantare la voce uscirà spezzata. In questo deserto bianco Gris può soltanto osservare i frammenti della statua di colei che la faceva sentire al sicuro, una volta arrivata dinanzi ad un frammento particolarmente grosso, la ragazza scoppia a piangere, realizzando che realmente ha perso la persona che la completava, con questa realizzazione lo sfondo ed il paesaggio cambiano colore, diventa tutto rosso, questo la porta ad un tempio, il suo tempio.
Il prologo di questo gioco ci fa capire molto probabilmente quale sarà l'obiettivo, attraversare tutte le fasi del lutto, caratterizzate ognuna da un colore: Rosso, Verde, Blu e Giallo. L'ultima fase non ha un colore, viene semplicemente chiamata "accettazione". Per andare avanti con la propria vita Gris dovrà costruire una costellazione che le permetterà di andare via dal proprio tempio...
Questo gioco parla di Emozioni molto complesse e molto profonde, e nel farlo dà libero sfogo alla creatività artistica del team di sviluppo, ogni momento dei quest'opera ha una composizione d'immagine superiore, mettendo in primo luogo l'estetica dell'ambiente piuttosto che la funzionalità del gioco, talvolta prendendo il controllo della telecamera e allontanandola in modo da far capire molto bene la scala di dimensioni dell'ambientazione in cui siamo.
La componente sonora meriterebbe una recensione a parte, Berlinist fa grandissimo uso di un'orchestra sintetizzata per comporre una colonna sonora superba e maestosa, capendo molto bene come esprimere la grandiosità delle emozioni che travolgono la protagonista e il giocatore. In più la versione PS5 offre un'ottimo utilizzo del controller DualSense, sfruttando appieno le sua capacità di immersione.
In linea di massima questo gioco è per chi vuole provare un'esperienza nuova e non impegnativa dal punto di vista della sfida e per chi è pronto a farsi carico di un'emotività difficile da provare ultimamente.
Il mio approccio con Gris è stato lo stesso che ho avuto con buona parte dei miei giochi preferiti: ho giocato la prima mezz'ora, ho lasciato il gioco in pausa per un mese e appena me ne sono ricordato l'ho riniziato, finendolo il giorno stesso.
Gris si presenta come un platformer lineare senza molta difficoltà, ci sono delle sfide extra fuori percorso per chi vuole accaparrarsi qualche collezionaible ma comunque il gioco rimane accessibile anche a chi non ha mai giocato questo genere. Ci sono 4 "capitoli", ognuno con la propria meccanica introdotta per essere aggiunta alle abilità usate dalla protagonista: ti puoi trasformare in un cubo pesante per rompere i pavimenti fragili o non farti spazzare via dalle tempeste, sblocchi un secondo salto e l'abilità di planare per raggiungere zone più alte o più lontane, talvolta facendoti aiutare da un gruppo di farfalle, puoi modificare la tua forma in modo da nuotare facilmente nelle acque e raggiungere le profondità della mappa, e puoi far crescere la vegetazione intorno a te, cambiando e colorando la mappa con i fiori che sbloccheranno nuove vie. Nonostante le meccaniche, questo gioco rimane facile.
GRIS è stato fatto per raccontare emozioni e non per essere una sfida, in quanto la frustrazione creerebbe distacco da ciò che accade in quest'opera, dura poco perché ha capito qual è il ritmo a cui si devono narrare questi temi.
La protagonista, Gris, si trova in uno stato di tranquillità e pace con se stessa, la sua voce è melodica e potente perché la ragazza è nelle mani di una persona a lei molto cara, che riesce a farla cantare senza preoccupazioni. Quando però all'improvviso la sua voce si spegne, Gris si accorge che le mani che la tengono sospesa si stanno sgretolando e, non senza un vano tentativo di scappare dall'evento, senza che possa accorgersene sta cadendo. Il suo viaggio inizia in un mondo bianco e nero dove la ragazza può solo camminare indebolita, ogni tentativo di movimento eccessivo le farà perdere l'equilbrio e ogni volta che si proverà a cantare la voce uscirà spezzata. In questo deserto bianco Gris può soltanto osservare i frammenti della statua di colei che la faceva sentire al sicuro, una volta arrivata dinanzi ad un frammento particolarmente grosso, la ragazza scoppia a piangere, realizzando che realmente ha perso la persona che la completava, con questa realizzazione lo sfondo ed il paesaggio cambiano colore, diventa tutto rosso, questo la porta ad un tempio, il suo tempio.
Il prologo di questo gioco ci fa capire molto probabilmente quale sarà l'obiettivo, attraversare tutte le fasi del lutto, caratterizzate ognuna da un colore: Rosso, Verde, Blu e Giallo. L'ultima fase non ha un colore, viene semplicemente chiamata "accettazione". Per andare avanti con la propria vita Gris dovrà costruire una costellazione che le permetterà di andare via dal proprio tempio...
Questo gioco parla di Emozioni molto complesse e molto profonde, e nel farlo dà libero sfogo alla creatività artistica del team di sviluppo, ogni momento dei quest'opera ha una composizione d'immagine superiore, mettendo in primo luogo l'estetica dell'ambiente piuttosto che la funzionalità del gioco, talvolta prendendo il controllo della telecamera e allontanandola in modo da far capire molto bene la scala di dimensioni dell'ambientazione in cui siamo.
La componente sonora meriterebbe una recensione a parte, Berlinist fa grandissimo uso di un'orchestra sintetizzata per comporre una colonna sonora superba e maestosa, capendo molto bene come esprimere la grandiosità delle emozioni che travolgono la protagonista e il giocatore. In più la versione PS5 offre un'ottimo utilizzo del controller DualSense, sfruttando appieno le sua capacità di immersione.
In linea di massima questo gioco è per chi vuole provare un'esperienza nuova e non impegnativa dal punto di vista della sfida e per chi è pronto a farsi carico di un'emotività difficile da provare ultimamente.