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7.5/10
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In questa stagione 2024 mi è capitato di incontrare nei palinsesti offerti due serie che a vario titolo affrontano il tema del crossdressing: "Sempai is an otonoko" e, attualmente ancora in corso, "How I Attended an All-Guy's Mixer". Se sulla seconda calo un velo pietoso per l'assoluta inconsistenza e demenzialità, sulla prima ammetto che non sono riuscito a portarla a termine abbandonandola al quinto episodio e non riprendendolo più prima delle ferie agostane.
Con "Hourou Musuko"- "Wandering Son" mi sono impegnato a fondo e l'ho terminata. Sono rimasto colpito dallo stile con cui la serie affronta i temi del crossdressing e affini (mi spiego meglio nel prosieguo della recensione) senza scadere nelle solite insulsaggini e demenzialità per le cosiddette commedie degli equivoci e a cui posso appunto ascrivere tra le ultime proprio "How I Attended an All-Guy's Mixer".

Per recensione quest'opera inizio con qualche considerazione doverosa e forse alla maggioranza dei lettori lapalissiana.

L'abbigliamento è uno dei mezzi per esprimere il proprio essere e le proprie emozioni, in quanto permette di giocare liberamente con colori, differenti capi, ma anche con gli accessori, il trucco e le acconciature per assecondare a proprio piacimento come ci si sente in base alle sensazioni provate in una giornata o in una specifica fase della vita.
Per convenzione sociale ed educativa siamo abituati a vedere abiti "maschili" indossati da uomini o di vestiti "femminili" portati dalle donne. Quando la convenzione non viene rispettata si parla di crossdressing ossia l'atto o l’abitudine di indossare, pubblicamente e/o in privato, indumenti comunemente associati al sesso opposto. Il crossdressing può essere praticato indipendentemente dall’identità di genere percepita e dall’orientamento sessuale e non va confuso né con il "travestitismo" che all'aspetto oggettivo del crossdressing aggiunge il piacere prettamente "sessuale" dell'azione compiuta né con quelle persone con "disforia di genere" ossia quegli individui che percepiscono un’incongruenza tra il genere esperito e il genere assegnato alla nascita.

Queste brevi considerazioni applicate a "Hourou Musuko" ("Wandering Son") sembrano prima facie non funzionare in modo immediato, perché il protagonista maschile Shuuichi Nitori e quella femminile Yoshino Takatsuki non sembrerebbero indossare gli indumenti del sesso opposto come un modo per affermare la propria identità di genere alla quale aspirerebbero appartenere in pubblico. O, perlomeno, la storia narrata in questa serie non sembrerebbe portare verso questa interpretazione lasciando adito a parecchie sfumature interpretative su tutti i protagonisti e, a mio avviso, ciò potrebbe essere considerato il maggior pregio della serie.

L'ambientazione è sempre la solita, quella scolastica, ma diversamente da molte opere visionate prevalentemente ambientate alle scuole superiori con ragazzi di età compresa tra i 16 e i 18 anni, "Hourou Musuko" abbassa l'asticella ambientando la serie alle medie con ragazzini di 11-12 anni, età in cui si iniziano a manifestare anche in momenti diversi tra i vari ragazzi i segni della pubertà e della trasformazione fisica che porta inesorabilmente anche a quella psicologica con il nascere delle c.d. "pulsioni" e "desideri" non solo emotivi ma anche più marcatamente in campo sessuale.

L'anime, pur con un ritmo lentissimo e smaccatamente "slice of life" riesce nell'intento di rappresentare una realtà molto sfaccettata in cui i protagonisti vengono caratterizzati in modo abbastanza completo nella loro evoluzione diversa e differita nell'arco di un anno della loro esistenza, quella che secondo l'anime potrebbe essere quella più complessa e che poi segnerà il futuro di ciascuno dei protagonisti verso un futuro che non viene rappresentato e che resta rimesso all'immaginazione dello spettatore, sempre che quest'ultimo voglia ipotizzare per forza degli scenari possibili ai protagonisti della serie.

In questa recensione, ho aderito ad una scuola di pensiero il più possibile scevra da qualsiasi forma di pregiudizio e per come si evolve la trama negli 11 episodi sarei portato a scrivere che "Hourou Musuko" è riuscito appieno nell'intento di avvalorare il detto "The malice is all in the eye of the beholder".
Mentre Shuuichi Nitori e Yoshino Takatsuki si comportano per come si sentono e l'abbigliamento sembra per loro solo un modo per comunicare qualcosa di loro agli altri senza curarsi gli abiti indossati corrispondano a ciò che la società e la cultura impone loro, il resto dei personaggi (ad eccezione dell'amico di Shuuichi, Makoto, sul quale si potrebbe opinare circa la sua omosessualità nemmeno tanto latente) si muovono sui classici binari degli stereotipi e pregiudizi legati al genere binario maschio o femmina.

Eppure Shuuichi nella serie prova dei sentimenti per Yoshino e, per inerzia, accetta di diventare il ragazzo dell'amica della sorella maggiore Anna Suehiro: il loro rapporto che poi terminerà in una rottura da parte di lei è l'allegoria di qualsiasi storia d'amore, etero od omosessuale che sia (e in generale delle interazioni umane): la mancanza di ascolto/comprensione dell'altro/a e l'incapacità di accettare e amare appieno il partner per quello che è (e non quello che si vuole che sia), inclusi gli eventuali cambiamenti che il trascorrere del tempo comporta in qualsiasi persona.

“Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l'occasione per comprendere.” (P. Picasso)

"Hourou Musuko" diventa una sorta di affresco a tinte "pastello" che attraverso la narrazione della vita di ragazzi che si accingono a varcare i confini della scuola elementare per approdare agli anni incerti e formativi della scuola media sembra voglia assurgere anche a metafora della vita a tutto tondo, accendendo i fari proprio su quel periodo in cui i sentimenti e le relazioni che nella fanciullezza erano chiari e sicuri diventano complessi e confusi durante la inevitabile trasformazione fisica e mentale.

Riconosco a "Hourou Musuko" una certa profondità e delicatezza nell'aver affrontato un tema come quello del crossdressing: sembra che i ragazzi vogliano trasmettere la loro necessità di essere compresi. E in un certo senso ci riesce attraverso emozioni sommesse e parole non dette anche dei personaggi secondari rendendo la serie una sorta di opera corale in cui il melodramma e la commedia lascia spazio alla narrazione delle cose della vita.
Tuttavia "Hourou Musuko" per come sviluppa la trama l'ho percepito anche artificioso ed edulcorato. Sarà una scelta ben precisa operata nel manga e riflessa nell'anime ma mi è apparso poco convincente il mondo in cui i protagonisti si muovono: una realtà "indulgente" e "consapevole" del crossdressing in cui Shuuici e Yoshino si muovono non sembra molto coincidente con la realtà che conosciamo.
Il tutto è coerente con il chara-design adottato, morbido semplice e infantile, e con il ritmo lentissimo che vuole esaltare le sfumature delle piccole cose della vita ma mi ha lasciato la sensazione di una utopia. Resta in ogni caso una buona serie che va guardata solo se si è veramente amanti dello slice of life e si sia armati di pazienza nel saper "leggere tra le righe".