Recensione
Il movimento della Terra
8.0/10
Recensione di DarkSoulRead
-
“L’uomo è soltanto un errore di Dio? Oppure Dio è soltanto un errore dell’uomo?”
Ci sono domande a cui l’uomo non potrà mai rispondere.
Dubitare, anche degli assiomi imposti, serve sovente a ricominciare gli studi dall’inizio per ricalcolare daccapo un principio e stabilire una nuova verità, che, specie quando contraddice i dogmi religiosi, prima di essere accettata nella sua inconfutabilità, passa attraverso sacrifici, abiure e negazioni, perché “è nello smarrimento che risiede l’etica” e “i segreti fanno molta più paura quando vengono scoperti”.
Non è un caso che spesso, proprio le posizioni minoritarie considerate sovversive, siano diventate con il tempo quelle di riferimento.
Affidandoci esclusivamente ai 5 sensi, e prendendo per buono quello che percepiamo a livello sensoriale, la terra ci risulta immobile nonostante si muova, e dalla nostra prospettiva la vediamo piatta nonostante sia sferica. È proprio relazionandoci con il cosmo attraverso il “sensorialmente percettibile” che abbiamo stabilito regole menzognere, raggiunto deduzioni erronee apparentemente inoppugnabili, che non hanno fatto nient’altro che creare barriere tra noi e le presunte verità universali, ergendo mura di ignoranza che abbiamo impiegato secoli, a volte millenni, a valicare.
Se lasciamo cadere un sasso dalla nostra mano, questo si scaglia al suolo in mezzo secondo. Ecco che la terra diventa il fondo, il pavimento dell’universo. Questo è quello che l’uomo deduceva basandosi su quanto vedeva, e alla domanda “Perché se siamo il fondo dell’universo le stelle non ci cadono addosso?”, rispondeva: “Perché il cielo è il luogo di Dio, tutto ciò che è in cielo è divino e mai s’ibriderebbe al terreno sozzo di noi mortali”.
Sono servite menti del calibro di Copernico, Galileo, Newton ad aprire nuovi varchi cognitivi, introducendo concetti come l’eliocentrismo, la teoria della relatività e la forza di gravità; menti capaci di distaccarsi dall’ipnosi collettiva, portando alla luce verità viste dapprima come tabù da sconfessare, salvo poi diventare le basi per ogni formula e calcolo cosmico attuabile. L’introduzione di queste scoperte portò l’uomo a formulare nuovi pensieri che ne ampliarono la forma mentis, fino a comprendere concetti molto difficili da accettare, proprio perché contraddittori con l’umanamente percettibile.
E se fosse proprio la decodificazione della realtà attraverso i nostri sensi a nasconderci la verità che abbiamo sotto agli occhi?
“Fare un’offerta… da diritto a un tozzo di pane. Versare le tasse… da diritto a un trattamento civile. Lavorare… da diritto a un compenso. Se le cose stanno così, che cosa mai bisognerà sacrificare per ottenere tutto il sapere del mondo?”
Il lettore viene immediatamente catapultato in un’ambientazione fredda e ostile: la Polonia del XV secolo in piena pre-rivoluzione copernicana.
Il mangaka Uoto naviga nelle acque torbide del bigottismo di un medioevo tramontante, con il rinascimento ormai alle porte seppur eticamente lontano e concettualmente impalpabile, data l’immorale oppressione ecclesiastica che limitava in toto la libertà d’espressione. Tempi bui in cui affermare che la terra girava intorno al sole era considerato oltraggioso, perché significava contraddire la parola di Dio.
Nonostante una contestualizzazione storica specifica, “Il movimento della Terra” è un’opera di fantasia, dove personaggi fittizi, alcuni vagamente ispirati a figure storiche, altri inventati di sana pianta, si susseguono alternandosi in una macabra danza di morte per un fine ultimo più che mai nobile: portare in auge l’eliocentrismo a discapito del sistema geocentrico cristiano. “Non è il sole a sorgere, è la terra a scendere”.
La storia è suddivisa in 8 volumi, ognuno dei quali (salvo alla fine) ci introduce un nuovo protagonista.
La staffetta dei protagonisti, tutti indispensabili per portare alla luce la verità, serve a sottolineare quanto ogni passo in avanti dell’umanità avvenga grazie all’impegno collettivo, e non all’intuizione di un singolo.
Il fil rouge che rende coesa la struttura narrativa apparentemente episodica è proprio il progressivo senso di scoperta dato dal sapere che i personaggi ereditano dai protagonisti precedenti. Uoto ci fa riflettere sull’importanza della cultura tramandata attraverso la trascrizione, elemento che oggi tendiamo a sottovalutare. Internet è un database di informazioni congelate, ma non dobbiamo dimenticarci che prima il sapere era su fogli di carta, e rischiava di disperdersi per sempre ad ogni crepitio di fuoco. Quante volte un incendio ha cancellato tutto? Quante volte abbiamo dovuto ricominciare dal principio calcoli per ottenere risposte che qualcuno prima di noi aveva già ottenuto?
Paradigmatica la scena in cui Jolenta, stringendo il libro che è il frutto di tutti gli studi eliocentrici raccolti in anni di sacrifici, attraversa il fuoco riuscendo a salvarsi. La cultura che resiste e sopravvive alle fiamme, la sola saggezza che resta.
I personaggi principali, tutti ben diversificati, dal piccolo Rafat a Padre Potocki, dal mozzo buono e ignorante con la vista da falco, al cinico genio dell’astronomia, riusciranno a connettersi al lettore senza fatica grazie a una caratterizzazione granitica che li rende estremamente credibili nel perseguimento dei propri scopi. Ad accomunare i protagonisti, un destino nefasto che si compierà quasi sempre per mano dell’inquisitore Novak, una delle figure di spicco dell’opera. Lo spietato Novak brutalizza i malcapitati inquisiti nei suoi interrogatori con spaventosi strumenti di tortura, millantando eresie atte a nascondere sotto la parola di Dio l’atrocità delle sue azioni.
Abbondano scene crude e violente, tuttavia l’anacronismo dell’opera ridimensiona in parte l’efferatezza di alcune tavole, contestualizzandola ad un manga di fantasia che non vuole essere una reinterpretazione storica, piuttosto un’ucronia, un viaggio spirituale in cui accrescere la propria consapevolezza sul ruolo del pianeta terra nell’universo. Esemplificativa in tal senso la scelta di chiamare la religione Cristiana “religione C” e la Polonia “il regno di P”.
“Sarà un’epoca dominata dai concetti di “riflessione” e “autonomia”, e non più di “peccato” e “salvezza”.
“Il movimento della Terra” è un’opera di grande levatura, pregna di dialoghi aulici, di pathos e di digressioni filosofiche illuminanti che inducono a riflessioni “laterali”.
Il giovane Uoto riesce a fornirci diverse prospettive, dimostrandosi una penna matura in grado di oscillare in costante bilico tra fede e scienza, insegnandoci che la meraviglia della scoperta è l’unico vero principio della conoscenza. L’autore evidenzia le disparità sessuali, tema caldo e attuale, ponendo l’accento sul ruolo della donna nella ricerca scientifica. È sorprendente che un ventitreenne riesca a trattare una moltitudine di temi delicati in modo così analitico e al contempo appassionato.
Se dal punto di vista contenutistico siamo di fronte ad un prodotto di livello assoluto, dal lato squisitamente tecnico l’opera non riesce a raggiungere la sufficienza. Oltre a mostrarsi acerbo, il tratto di Uoto si presenta freddo ed asettico, con linee abbozzate poco confacenti alla carica emotiva del racconto. I volti, squadrati e spigolosi, esibiscono espressioni legnose che talvolta sfociano nel grottesco.
Gli sfondi, spesso lasciati completamente bianchi, non aiutano affatto, dato che anche quando disegnati, appaiono vuoti e minimali, poveri di dettagli. Da questo punto di vista un’occasione sprecata, visto che il contesto rappresentato avrebbe potuto dare origine a pagine mozzafiato. Non mancano scorci ispirati e tavole evocative, specie alcune raffiguranti il cielo stellato nei capitoli conclusivi, alle quali ha contribuito un assistente del mangaka, tuttavia è davvero un peccato che non si sia osato di più sotto questo aspetto. Essendo Uoto un’artista di primissimo pelo, ancora palesemente in fase formativa, probabilmente sarebbe stato più opportuno affidarsi ad un disegnatore esterno per tutta la durata del fumetto, viste anche le ambizioni narrative, che, in questa forma, rischiano di non essere veicolate ai lettori più esigenti in termini realizzativi.
Il finale, sicuramente coraggioso, sfociando nel metafisico risulta oltremodo divisivo, risultando “scorporato” dal resto del racconto. La penna di Uoto si rivela impavida al punto da tradurre le proprie velleità narrative in Thaumazein su manga.
“Il movimento della Terra” è la sete di conoscenza che ti chiama quando le volti le spalle. È l’universo che appare e si manifesta, in un raggio di sole che ti sveglia al mattino, o nella luce della luna che filtra dalla finestra di una cella buia. È la via dell’illuminazione che scende, dal perimetro nero del cielo, quando gli occhi della mente si schiudono accecando la vista.
“Più che a muovermi in modo adeguato nel mondo, io vorrei provare a muovere il mondo stesso”
Ci sono domande a cui l’uomo non potrà mai rispondere.
Dubitare, anche degli assiomi imposti, serve sovente a ricominciare gli studi dall’inizio per ricalcolare daccapo un principio e stabilire una nuova verità, che, specie quando contraddice i dogmi religiosi, prima di essere accettata nella sua inconfutabilità, passa attraverso sacrifici, abiure e negazioni, perché “è nello smarrimento che risiede l’etica” e “i segreti fanno molta più paura quando vengono scoperti”.
Non è un caso che spesso, proprio le posizioni minoritarie considerate sovversive, siano diventate con il tempo quelle di riferimento.
Affidandoci esclusivamente ai 5 sensi, e prendendo per buono quello che percepiamo a livello sensoriale, la terra ci risulta immobile nonostante si muova, e dalla nostra prospettiva la vediamo piatta nonostante sia sferica. È proprio relazionandoci con il cosmo attraverso il “sensorialmente percettibile” che abbiamo stabilito regole menzognere, raggiunto deduzioni erronee apparentemente inoppugnabili, che non hanno fatto nient’altro che creare barriere tra noi e le presunte verità universali, ergendo mura di ignoranza che abbiamo impiegato secoli, a volte millenni, a valicare.
Se lasciamo cadere un sasso dalla nostra mano, questo si scaglia al suolo in mezzo secondo. Ecco che la terra diventa il fondo, il pavimento dell’universo. Questo è quello che l’uomo deduceva basandosi su quanto vedeva, e alla domanda “Perché se siamo il fondo dell’universo le stelle non ci cadono addosso?”, rispondeva: “Perché il cielo è il luogo di Dio, tutto ciò che è in cielo è divino e mai s’ibriderebbe al terreno sozzo di noi mortali”.
Sono servite menti del calibro di Copernico, Galileo, Newton ad aprire nuovi varchi cognitivi, introducendo concetti come l’eliocentrismo, la teoria della relatività e la forza di gravità; menti capaci di distaccarsi dall’ipnosi collettiva, portando alla luce verità viste dapprima come tabù da sconfessare, salvo poi diventare le basi per ogni formula e calcolo cosmico attuabile. L’introduzione di queste scoperte portò l’uomo a formulare nuovi pensieri che ne ampliarono la forma mentis, fino a comprendere concetti molto difficili da accettare, proprio perché contraddittori con l’umanamente percettibile.
E se fosse proprio la decodificazione della realtà attraverso i nostri sensi a nasconderci la verità che abbiamo sotto agli occhi?
“Fare un’offerta… da diritto a un tozzo di pane. Versare le tasse… da diritto a un trattamento civile. Lavorare… da diritto a un compenso. Se le cose stanno così, che cosa mai bisognerà sacrificare per ottenere tutto il sapere del mondo?”
Il lettore viene immediatamente catapultato in un’ambientazione fredda e ostile: la Polonia del XV secolo in piena pre-rivoluzione copernicana.
Il mangaka Uoto naviga nelle acque torbide del bigottismo di un medioevo tramontante, con il rinascimento ormai alle porte seppur eticamente lontano e concettualmente impalpabile, data l’immorale oppressione ecclesiastica che limitava in toto la libertà d’espressione. Tempi bui in cui affermare che la terra girava intorno al sole era considerato oltraggioso, perché significava contraddire la parola di Dio.
Nonostante una contestualizzazione storica specifica, “Il movimento della Terra” è un’opera di fantasia, dove personaggi fittizi, alcuni vagamente ispirati a figure storiche, altri inventati di sana pianta, si susseguono alternandosi in una macabra danza di morte per un fine ultimo più che mai nobile: portare in auge l’eliocentrismo a discapito del sistema geocentrico cristiano. “Non è il sole a sorgere, è la terra a scendere”.
La storia è suddivisa in 8 volumi, ognuno dei quali (salvo alla fine) ci introduce un nuovo protagonista.
La staffetta dei protagonisti, tutti indispensabili per portare alla luce la verità, serve a sottolineare quanto ogni passo in avanti dell’umanità avvenga grazie all’impegno collettivo, e non all’intuizione di un singolo.
Il fil rouge che rende coesa la struttura narrativa apparentemente episodica è proprio il progressivo senso di scoperta dato dal sapere che i personaggi ereditano dai protagonisti precedenti. Uoto ci fa riflettere sull’importanza della cultura tramandata attraverso la trascrizione, elemento che oggi tendiamo a sottovalutare. Internet è un database di informazioni congelate, ma non dobbiamo dimenticarci che prima il sapere era su fogli di carta, e rischiava di disperdersi per sempre ad ogni crepitio di fuoco. Quante volte un incendio ha cancellato tutto? Quante volte abbiamo dovuto ricominciare dal principio calcoli per ottenere risposte che qualcuno prima di noi aveva già ottenuto?
Paradigmatica la scena in cui Jolenta, stringendo il libro che è il frutto di tutti gli studi eliocentrici raccolti in anni di sacrifici, attraversa il fuoco riuscendo a salvarsi. La cultura che resiste e sopravvive alle fiamme, la sola saggezza che resta.
I personaggi principali, tutti ben diversificati, dal piccolo Rafat a Padre Potocki, dal mozzo buono e ignorante con la vista da falco, al cinico genio dell’astronomia, riusciranno a connettersi al lettore senza fatica grazie a una caratterizzazione granitica che li rende estremamente credibili nel perseguimento dei propri scopi. Ad accomunare i protagonisti, un destino nefasto che si compierà quasi sempre per mano dell’inquisitore Novak, una delle figure di spicco dell’opera. Lo spietato Novak brutalizza i malcapitati inquisiti nei suoi interrogatori con spaventosi strumenti di tortura, millantando eresie atte a nascondere sotto la parola di Dio l’atrocità delle sue azioni.
Abbondano scene crude e violente, tuttavia l’anacronismo dell’opera ridimensiona in parte l’efferatezza di alcune tavole, contestualizzandola ad un manga di fantasia che non vuole essere una reinterpretazione storica, piuttosto un’ucronia, un viaggio spirituale in cui accrescere la propria consapevolezza sul ruolo del pianeta terra nell’universo. Esemplificativa in tal senso la scelta di chiamare la religione Cristiana “religione C” e la Polonia “il regno di P”.
“Sarà un’epoca dominata dai concetti di “riflessione” e “autonomia”, e non più di “peccato” e “salvezza”.
“Il movimento della Terra” è un’opera di grande levatura, pregna di dialoghi aulici, di pathos e di digressioni filosofiche illuminanti che inducono a riflessioni “laterali”.
Il giovane Uoto riesce a fornirci diverse prospettive, dimostrandosi una penna matura in grado di oscillare in costante bilico tra fede e scienza, insegnandoci che la meraviglia della scoperta è l’unico vero principio della conoscenza. L’autore evidenzia le disparità sessuali, tema caldo e attuale, ponendo l’accento sul ruolo della donna nella ricerca scientifica. È sorprendente che un ventitreenne riesca a trattare una moltitudine di temi delicati in modo così analitico e al contempo appassionato.
Se dal punto di vista contenutistico siamo di fronte ad un prodotto di livello assoluto, dal lato squisitamente tecnico l’opera non riesce a raggiungere la sufficienza. Oltre a mostrarsi acerbo, il tratto di Uoto si presenta freddo ed asettico, con linee abbozzate poco confacenti alla carica emotiva del racconto. I volti, squadrati e spigolosi, esibiscono espressioni legnose che talvolta sfociano nel grottesco.
Gli sfondi, spesso lasciati completamente bianchi, non aiutano affatto, dato che anche quando disegnati, appaiono vuoti e minimali, poveri di dettagli. Da questo punto di vista un’occasione sprecata, visto che il contesto rappresentato avrebbe potuto dare origine a pagine mozzafiato. Non mancano scorci ispirati e tavole evocative, specie alcune raffiguranti il cielo stellato nei capitoli conclusivi, alle quali ha contribuito un assistente del mangaka, tuttavia è davvero un peccato che non si sia osato di più sotto questo aspetto. Essendo Uoto un’artista di primissimo pelo, ancora palesemente in fase formativa, probabilmente sarebbe stato più opportuno affidarsi ad un disegnatore esterno per tutta la durata del fumetto, viste anche le ambizioni narrative, che, in questa forma, rischiano di non essere veicolate ai lettori più esigenti in termini realizzativi.
Il finale, sicuramente coraggioso, sfociando nel metafisico risulta oltremodo divisivo, risultando “scorporato” dal resto del racconto. La penna di Uoto si rivela impavida al punto da tradurre le proprie velleità narrative in Thaumazein su manga.
“Il movimento della Terra” è la sete di conoscenza che ti chiama quando le volti le spalle. È l’universo che appare e si manifesta, in un raggio di sole che ti sveglia al mattino, o nella luce della luna che filtra dalla finestra di una cella buia. È la via dell’illuminazione che scende, dal perimetro nero del cielo, quando gli occhi della mente si schiudono accecando la vista.
“Più che a muovermi in modo adeguato nel mondo, io vorrei provare a muovere il mondo stesso”