Recensione
Bokurano
8.0/10
È stato davvero difficile attribuire un voto numerico a questa serie: durante la prima metà ci sono stati momenti in cui ho pensato che meritasse addirittura un 10, purtroppo col passare degli episodi hanno trovato sempre più spazio sottotrame, personaggi e comportamenti molto poco convincenti che hanno in parte compromesso quanto di buono si era visto in precedenza e fatto scendere il voto fino ad un ben più modesto 7,5.
Il maggior pregio di Bokurano è senza dubbio la sua trama.
Pensando di testare un qualche tipo di videogame, quindici ragazzini accettano di partecipare al “gioco” proposto loro da un misterioso individuo, ovvero pilotare un robot per difendere la Terra da nemici che vogliono distruggerla. Con loro grande sorpresa si ritrovano per davvero alla guida di un gigantesco mecha, ma l’ingenua sensazione che tutto ciò sia qualcosa di estremamente figo ben presto scompare: l’ostilità dei nemici è reale, così come sono reali le vittime e i danni causati involontariamente durante gli scontri, ma saranno l’arrivo e le spiegazioni del perfido Koemushi (una sorta di bastardissima guida) a far capire ai protagonisti che il contratto da loro sottoscritto li lega a qualcosa che tutto è meno che un gioco. Pilotando il robot a turno, dovranno affrontare quindici combattimenti contro altrettanti nemici e basterà perderne uno perché la Terra sia distrutta, ma l’aspetto più drammatico è che, qualunque sia l’esito dello scontro, il pilota morirà comunque: il robot ne risucchia l’energia vitale per muoversi!
Per quanto mi riguarda questa idea, nella sua cinica semplicità, si è dimostrata dannatamente efficace: non ci troviamo di fronte alla solita storia in cui i protagonisti scelgono di rischiare la vita per la salvezza dell’umanità, qui sono obbligati a lottare sapendo di andare incontro a una morte certa. Come si può affrontare una situazione simile? Ragionamenti del tipo: “Tanto morirei comunque entro breve insieme al resto del mondo” o il fatto di essere costretti dal contratto non sono certo sufficienti per trovare la determinazione per combattere e vincere. Difatti, ognuno dei ragazzi dovrà cercare dentro di sé una motivazione per accettare di sacrificarsi: ci sarà chi prenderà il tutto come una sfida con sé stesso, chi desidera proteggere la famiglia, chi semplicemente non vuole sprecare quanto fatto degli altri, ma non mancherà chi perderà la testa.
Ed è proprio sull’analisi dei pensieri e dei sentimenti dei protagonisti che Bokurano si concentra, perlomeno nella prima parte: ogni volta che viene sorteggiato un pilota l’attenzione si sposta su di lui/lei, ci viene mostrata la sua vita, il suo passato, impariamo a conoscerne la personalità, finché, giunti al momento dello scontro, il personaggio in questione, che in molti casi aveva fatto da tappezzeria fino alla puntata precedente, non sarà più uno sconosciuto per noi, ma potremo comprenderne le motivazioni e commuoverci per la sua sorte.
Seguendo questo schema Bokurano funziona alla grande per circa 13 episodi.
Non che siano tutte rose e fiori: oltre alle ovvie considerazioni sulla sfiga molesta che perseguita i protagonisti (non solo si ritrovano in mano un biglietto per l'altro mondo da timbrare a breve, ma anche le loro vicende personali sono caratterizzate da dosi massicce di drammi, traumi e problemi esistenziali!), si segnalano alcuni comportamenti poco realistici e qualche personaggio decisamente meno interessante di altri; per esempio la storia della giovane sarta mi è sembrata una scemenza, messa insieme per dare un senso alle considerazioni che la ragazza fa all’inizio e alla fine del suo scontro. Si tratta però di piccolezze facilmente perdonabili pensando alle emozioni e al coinvolgimento che la serie riesce a offrire.
Gli unici problemi riscontrati fino a questo punto sono di altra natura. Leggo nelle recensioni precedenti che uno dei difetti più stigmatizzati è la scadente realizzazione tecnica, e onestamente questa critica è tutto tranne che infondata: si salva la colonna sonora - buona, ma non rimarrà di certo negli annali -, per il resto si fatica a credere di trovarsi di fronte a un anime del 2007.
Animazioni scadenti, tipica CG “gonza” non sempre ben integrata che rende le scene d’azione sgradevoli e poco avvincenti (va bene che la serie non mira a sorprendere con effetti speciali, ma un po’ di impegno in più sarebbe stato gradito!), ma ciò che proprio non mi piace è il chara-design: sarà fedele al manga originale, sarà che si voleva attirare l’attenzione sui contenuti e non sull’apparenza, tutto quel che volete, ma non c’è stato un singolo episodio in cui non mi sia ritrovata a pensare a quanto fossero esteticamente brutti i personaggi. Brutti e poco espressivi!
In ogni caso non sono le imperfezioni tecniche a determinare il voto, il vero problema è che, a circa 10 puntate dalla fine, la serie… beh, usando un termine estremamente tecnico e raffinato, possiamo dire che svacca di brutto!
Prima ho detto che c’era qualche comportamento inverosimile? Ora si vedono reazioni assurde in ogni episodio, anche se forse sarebbe più corretto parlare di non-reazioni, e badate, non mi sto riferendo alla cinica indifferenza mostrata da alcuni dei ragazzi in certi frangenti, bensì alla totale mancanza di qualunque genere di coinvolgimento emotivo davanti a situazioni davvero troppo grosse. E questo è molto grave per un anime che fino a poco prima si era basato molto sull’approfondimento psicologico.
D'altronde, la serie non fa nulla per nascondere il fatto di non essere più interessata ad analisi di questo tipo: agli ultimi piloti - ad eccezione del quindicesimo, di cui si parla fin troppo - viene dedicato pochissimo spazio, mentre l’attenzione si sposta su trame e sottotrame apertesi nel frattempo che, purtroppo, non valgono nulla.
Tutta la storia del complotto politico e delle speculazioni fatte sulla tragedia ci poteva anche stare, ma viene sviluppata con una superficialità incredibile, se il suo scopo era far riflettere su determinati argomenti ha fallito alla grande. Anche il racconto dei legami con la yakuza di un certo personaggio mi lascia perplessa: una sottotrama inutile e fuori luogo che poteva essere risolta in 5 minuti, per cui invece si spreca un intero episodio.
Insomma, anche se non manca qualche buon momento, questa seconda parte di Bokurano nel complesso delude, riprendendosi solo nel finale, il quale è molto prevedibile (chi sarebbe stato l’ultimo pilota e cosa avrebbe protetto si intuiva da subito) ma ci sta tutto.
Manca solo il voto dunque, e mai come in questo caso avrei bisogno dei mezzi punti: sta un gradino sopra al 7, ma ha sprecato troppo per meritarsi un 8 pieno.
Forse avrei dovuto arrotondare per difetto pensando agli orridi disegni, ma per questa volta ho preferito esser buona, perché, nonostante tutto, la serie ha saputo coinvolgermi ed emozionarmi, per cui non ritengo di aver perso tempo seguendola.
Quindi consiglio di darle un’occhiata, ma non con aspettative esagerate, Bokurano ha troppi difetti per avvicinarsi anche solo lontanamente allo status di capolavoro. Ha provato a proporre qualcosa di valido riuscendoci solo in parte, starà a voi scegliere se apprezzare lo sforzo o lamentarvi per l’occasione mancata.
Il maggior pregio di Bokurano è senza dubbio la sua trama.
Pensando di testare un qualche tipo di videogame, quindici ragazzini accettano di partecipare al “gioco” proposto loro da un misterioso individuo, ovvero pilotare un robot per difendere la Terra da nemici che vogliono distruggerla. Con loro grande sorpresa si ritrovano per davvero alla guida di un gigantesco mecha, ma l’ingenua sensazione che tutto ciò sia qualcosa di estremamente figo ben presto scompare: l’ostilità dei nemici è reale, così come sono reali le vittime e i danni causati involontariamente durante gli scontri, ma saranno l’arrivo e le spiegazioni del perfido Koemushi (una sorta di bastardissima guida) a far capire ai protagonisti che il contratto da loro sottoscritto li lega a qualcosa che tutto è meno che un gioco. Pilotando il robot a turno, dovranno affrontare quindici combattimenti contro altrettanti nemici e basterà perderne uno perché la Terra sia distrutta, ma l’aspetto più drammatico è che, qualunque sia l’esito dello scontro, il pilota morirà comunque: il robot ne risucchia l’energia vitale per muoversi!
Per quanto mi riguarda questa idea, nella sua cinica semplicità, si è dimostrata dannatamente efficace: non ci troviamo di fronte alla solita storia in cui i protagonisti scelgono di rischiare la vita per la salvezza dell’umanità, qui sono obbligati a lottare sapendo di andare incontro a una morte certa. Come si può affrontare una situazione simile? Ragionamenti del tipo: “Tanto morirei comunque entro breve insieme al resto del mondo” o il fatto di essere costretti dal contratto non sono certo sufficienti per trovare la determinazione per combattere e vincere. Difatti, ognuno dei ragazzi dovrà cercare dentro di sé una motivazione per accettare di sacrificarsi: ci sarà chi prenderà il tutto come una sfida con sé stesso, chi desidera proteggere la famiglia, chi semplicemente non vuole sprecare quanto fatto degli altri, ma non mancherà chi perderà la testa.
Ed è proprio sull’analisi dei pensieri e dei sentimenti dei protagonisti che Bokurano si concentra, perlomeno nella prima parte: ogni volta che viene sorteggiato un pilota l’attenzione si sposta su di lui/lei, ci viene mostrata la sua vita, il suo passato, impariamo a conoscerne la personalità, finché, giunti al momento dello scontro, il personaggio in questione, che in molti casi aveva fatto da tappezzeria fino alla puntata precedente, non sarà più uno sconosciuto per noi, ma potremo comprenderne le motivazioni e commuoverci per la sua sorte.
Seguendo questo schema Bokurano funziona alla grande per circa 13 episodi.
Non che siano tutte rose e fiori: oltre alle ovvie considerazioni sulla sfiga molesta che perseguita i protagonisti (non solo si ritrovano in mano un biglietto per l'altro mondo da timbrare a breve, ma anche le loro vicende personali sono caratterizzate da dosi massicce di drammi, traumi e problemi esistenziali!), si segnalano alcuni comportamenti poco realistici e qualche personaggio decisamente meno interessante di altri; per esempio la storia della giovane sarta mi è sembrata una scemenza, messa insieme per dare un senso alle considerazioni che la ragazza fa all’inizio e alla fine del suo scontro. Si tratta però di piccolezze facilmente perdonabili pensando alle emozioni e al coinvolgimento che la serie riesce a offrire.
Gli unici problemi riscontrati fino a questo punto sono di altra natura. Leggo nelle recensioni precedenti che uno dei difetti più stigmatizzati è la scadente realizzazione tecnica, e onestamente questa critica è tutto tranne che infondata: si salva la colonna sonora - buona, ma non rimarrà di certo negli annali -, per il resto si fatica a credere di trovarsi di fronte a un anime del 2007.
Animazioni scadenti, tipica CG “gonza” non sempre ben integrata che rende le scene d’azione sgradevoli e poco avvincenti (va bene che la serie non mira a sorprendere con effetti speciali, ma un po’ di impegno in più sarebbe stato gradito!), ma ciò che proprio non mi piace è il chara-design: sarà fedele al manga originale, sarà che si voleva attirare l’attenzione sui contenuti e non sull’apparenza, tutto quel che volete, ma non c’è stato un singolo episodio in cui non mi sia ritrovata a pensare a quanto fossero esteticamente brutti i personaggi. Brutti e poco espressivi!
In ogni caso non sono le imperfezioni tecniche a determinare il voto, il vero problema è che, a circa 10 puntate dalla fine, la serie… beh, usando un termine estremamente tecnico e raffinato, possiamo dire che svacca di brutto!
Prima ho detto che c’era qualche comportamento inverosimile? Ora si vedono reazioni assurde in ogni episodio, anche se forse sarebbe più corretto parlare di non-reazioni, e badate, non mi sto riferendo alla cinica indifferenza mostrata da alcuni dei ragazzi in certi frangenti, bensì alla totale mancanza di qualunque genere di coinvolgimento emotivo davanti a situazioni davvero troppo grosse. E questo è molto grave per un anime che fino a poco prima si era basato molto sull’approfondimento psicologico.
D'altronde, la serie non fa nulla per nascondere il fatto di non essere più interessata ad analisi di questo tipo: agli ultimi piloti - ad eccezione del quindicesimo, di cui si parla fin troppo - viene dedicato pochissimo spazio, mentre l’attenzione si sposta su trame e sottotrame apertesi nel frattempo che, purtroppo, non valgono nulla.
Tutta la storia del complotto politico e delle speculazioni fatte sulla tragedia ci poteva anche stare, ma viene sviluppata con una superficialità incredibile, se il suo scopo era far riflettere su determinati argomenti ha fallito alla grande. Anche il racconto dei legami con la yakuza di un certo personaggio mi lascia perplessa: una sottotrama inutile e fuori luogo che poteva essere risolta in 5 minuti, per cui invece si spreca un intero episodio.
Insomma, anche se non manca qualche buon momento, questa seconda parte di Bokurano nel complesso delude, riprendendosi solo nel finale, il quale è molto prevedibile (chi sarebbe stato l’ultimo pilota e cosa avrebbe protetto si intuiva da subito) ma ci sta tutto.
Manca solo il voto dunque, e mai come in questo caso avrei bisogno dei mezzi punti: sta un gradino sopra al 7, ma ha sprecato troppo per meritarsi un 8 pieno.
Forse avrei dovuto arrotondare per difetto pensando agli orridi disegni, ma per questa volta ho preferito esser buona, perché, nonostante tutto, la serie ha saputo coinvolgermi ed emozionarmi, per cui non ritengo di aver perso tempo seguendola.
Quindi consiglio di darle un’occhiata, ma non con aspettative esagerate, Bokurano ha troppi difetti per avvicinarsi anche solo lontanamente allo status di capolavoro. Ha provato a proporre qualcosa di valido riuscendoci solo in parte, starà a voi scegliere se apprezzare lo sforzo o lamentarvi per l’occasione mancata.