Siamo stati costretti ad attenderlo per un bel po’, ma finalmente Ni no Kuni - La minaccia della strega cinerea è giunto anche da noi in Italia, distribuito da Namco Bandai Partners in esclusiva per PlayStation 3 in una edizione standard od una collector's edition ricca di extra.
È il capolavoro di cui tutti parlano? È rivoluzionario? È geniale? Per quel che mi riguarda, la risposta a queste domande è nell’ordine si, no e “ni”. Ma vediamo perché.
Non so se per voi vale lo stesso, ma il sottoscritto, che è cresciuto a pane e JRPG vecchio stampo, è da un po’ che si sentiva orfano di questo genere e desideroso di riassaporare quel retrogusto picaresco e genuino tipico delle vecchie glorie (neanche c’è bisogno di nominarle) che han spopolato in passato soprattutto su PlayStation e PlayStation 2 ma anche, bando ai frazionismi, su Nintendo DS.
Ed ecco che i ragazzi di Level-5, gli stessi di Dark Chronicles, Dragon Quest VIII e IX, Rogue Galaxy e la serie del Prof. Layton, sfornano quest’autentica sorpresa, un titolo slegato da qualsiasi brand conosciuto, che riporta indietro le lancette di qualche anno.
Ni no Kuni - La minaccia della strega cinerea narra la storia di Oliver, un ragazzino a modo che vive con la sua affettuosa mamma nell'amena cittadina di Motorville, popolata da gente cordiale e pacifica.
E già dai primi minuti di gioco salta subito all’occhio il miracolo: come ormai qui tutti sapranno, questo videogame è stato realizzato in stretta collaborazione con lo Studio Ghibli, quella fucina dei miracoli fondata da Hayao Miyazaki e Isao Takahata che ha dato vita a pietre miliari dell’animazione mondiale come Laputa – Il Castello nel cielo, Il mio vicino Totoro, Porco Rosso, La principessa Mononoke, La città incantata, Il castello errante di Howl e molti altri.
Pad alla mano, quasi sembra muoversi all’interno di un nuovo titolo sfornato dalla fantasia di Miyazaki, coi suoi colori pastello, le atmosfere rasserenanti e fiabesche, i personaggi caricaturali al punto giusto. Il motore di gioco che sfoggia personaggi e ambientazioni, realizzati in un impeccabile cell-shading, si sposa meravigliosamente con lo stile tipico dello studio cinematografico sopracitato; e le sequenze di intermezzo, veri e propri spezzoni animati, fanno il resto, legandosi perfettamente nel fluire del racconto.
Ni no Kuni dimostra quanto sia davvero labile il confine tra questi due media, come sia rimasta inalterata la capacità di coinvolgere e commuovere dei grandi film di animazione nipponici.
E il giocatore infatti potrà notarlo presto, quando a spezzare questo idillio subentrerà la strega cinerea, un’entità malvagia che vive in un mondo parallelo e che vede nel fanciullo e nella sua bontà d’animo una minaccia per i suoi piani malefici. Quindi crede bene di attentare alla sua vita, ma a farne le spese sarà la madre di Oliver.
Dopo tre giorni di straziante dolore, però, a ridare speranza ad Oliver compare Lucciconio, il signore delle fate (no, non sembra ci sia una qualche correlazione col più ben noto Oberon...) che fu esiliato in questo mondo dalla strega cinerea dopo esser stato trasformato da questa in un inerme pupazzo, almeno finché le lacrime di Oliver non l’hanno fortuitamente risvegliato.
Come spiegato da Lucciconio in perfetto romanesco (poi ci torniamo), i due mondi sono strettamente legati tra loro, e pare intercorra una sorta di legame tra le anime di coloro che vi abitano, tanto che dovrebbe esistere un “doppione” della mamma di Oliver nell’altro mondo.
Abbarbicato a questa flebile speranza, e col proposito di sconfiggere la malvagia strega cinerea e il suo temibile complice, Shadar il mago nero, Oliver parte per un viaggio fantastico che lo porterà in terre fiabesche e perigliose.
A onor del vero c'è da dire che il ritmo inizialmente è lentissimo. Nelle primissime fasi in effetti non si “gioca”, ma si prende parte a quello che sembra più un “anime interattivo”, limitandosi a seguire gli eventi narrati. Le prime ore di gioco quindi le passeremo seguendo i binari della storia, tra introduzione, le prime esplorazioni, qualche semplice enigma, un paio di dungeon, una città nel nuovo mondo e poco altro. Sostanzialmente si tratta di un lungo titorial. Poi però si salpa per la vera avventura, e magicamente i confini esplorabili si fanno sempre più ampi.
In questo forse sta un “difetto” di Ni no Kuni: come in quasi tutti i JRPG vecchio stampo, solo dopo le prime dieci ore il tutto comincia davvero a carburare. Ma ciò si traduce anche in una curva di apprendimento decisamente docile e indolore, nonostante la mole potenzialmente sterminata di dati che il giocatore si ritroverà a maneggiare gradualmente.
Durante l’esplorazione è possibile imbattersi in mostri che son soliti bighellonare beatamente finché, avvistandovi, non vi assaliranno. In realtà è possibile che si comportino diversamente col procedere del gioco: infatti quando vi sarete potenziati a dovere, questi tenderanno a scappare (almeno i mostriciattoli più deboli). Quando si collide con uno di essi, viene ingaggiato il combattimento sul campo in una “arena” affine.
I combattimenti sono in tempo reale, e si può usufruire di un vantaggio cogliendo alle spalle i nemici, e viceversa. Il party ai comandi del giocatore è composto da tre unità (Oliver e i suoi due amici, Arsuino ed Ester) e il giocatore ne controlla uno alla volta, mentre nel frattempo la IA si occupa degli altri due.
Ogni personaggio può equipaggiare tre famigli, dei mostriciattoli che una volta evocati prendono il posto del personaggio in combattimento, almeno finché la barra della fatica lo consente. Personaggio e famigli condividono la stessa barra dei danni e della magia che comunque è possibile ricaricare durante i combattimenti raccogliendo delle sfere colorate che i nemici lasciano cadere, ma anche con determinati oggetti o incantesimi.
Crescendo di livello, salgono le statistiche e si sbloccano nuove abilità. I famigli possono addirittura evolvere mangiando cibi ghiotti, e apprendere di conseguenza nuove abilità migliorate messe a disposizione. Ma è bene fare un minimo di pianificazione, in quanto i famigli possono apprendere al massimo otto abilità.
E possibile arruolare i vari mostri sconfitti e utilizzarli come famigli (boss esclusi), e il gioco ne mette a disposizione qualcosa come 400 a cui dar la caccia... e collezionare... be’ si, a questo punto ci siamo arrivati tutti, nintendari accaniti e non: Gotta catch 'em all!
Nei primi combattimenti probabilmente maledirete all'IA non brillantissima dei vostri alleati che, ad esempio, utilizzeranno abilità a casaccio, o si lasceranno stupidamente ammazzare. A conti fatti la tattica più efficace resterà sempre quella di prendere il possesso di ogni personaggio del party a rotazione, senza lasciar a questi troppa libertà d’azione, altrimenti, soprattutto negli scontri più importanti, saranno alte le probabilità di ritrovarsi soli soletti in mezzo al campo di battaglia.
Il combattimento viene messo in pausa automaticamente quando si apre un menù, quindi l’azione non è troppo frenetica.
Questa IA non infallibile potrà quindi sembrare un difetto per molti, ma forse è, paradossalmente, un punto a favore del gioco, in quanto il poter contare su dei compagni di squadra del tutto autonomi avrebbe tolto sicuramente un bel po’ di divertimento e, soprattutto, la consapevolezza di vincere le battaglie grazie alla propria abilità nel pianificare tattiche d’offesa e difesa.
Il combattimento pertanto in Ni no Kuni è molto ben strutturato e profondo, e lo si nota quando si saranno sbloccate un certo numero di abilità, ma soprattutto affrontando le battle più toste coi boss che non vanno visti come una mera “tappa“ della storyline.
Preparare infatti la propria squadra in vista degli scontri più impegnativi, e veder andare a buon fine la propria strategia di combattimento, è in assoluto una delle attività più soddisfacenti del gioco.
Per godere al massimo di questo aspetto è però necessario macinare un bel po’ di combattimenti e punti esperienza, ma il bello di Ni no Kuni è che non siamo davvero obbligati a farlo: se non alletta l’idea di passare ore a caccia di mostri, a combattere, smarrendosi tra abilità, statistiche e menù, è possibile dedicarsi ad una delle tante altre attività del gioco, o semplicemente lasciarsi ammaliare dalla storia principale.
Quella nell’Altro Mondo è un’avventura romanzesca che si svolge a tappe, visitando di volta in volta nuove terre e città, col giocatore che viene accompagnato da missioni principali abbastanza ovvie da seguire; non che questo sia necessariamente un difetto.
Però è possibile sempre attenersi ai propri ritmi di gioco, prendendosi una pausa dalla macrotrama e dandosi all’esplorazione libera del mondo in 3D, delle città (meravigliose in tutti i loro dettagli), dei dungeon; affrontando le tante sidequest disponibili ovunque, sperimentando nuove combinazioni con l’alchimia, o cimentandosi in minigiochi come il Torneo di Pandora o il Casinò.
Nulla di inedito insomma per chi abbia, ad esempio, già giocato ad uno dei tanti Final Fantasy per PlayStation e PlayStation 2.
La localizzazione è accuratissima: il parlato è disponibile in giapponese o in inglese, ma i sottotitoli e tutti gli altri testi nel gioco sono stati tradotti puntualmente in italiano. Alcune scelte forse possono risultare coraggiose, e di certo non farà contenti tutti il romanesco con cui si esprimono Lucciconio e gli altri appartenenti al mondo delle fate; però a detta del sottoscritto si tratta di una scelta azzeccata, che ben rende l’equivalente parlata dialettale del doppiaggio originale (dialetto del Kansai in quello giapponese, e scozzese per il doppiaggio britannico).
Per quanto però il romanesco sia una parlata relativamente semplice da comprendere, in verità diventa un filino difficoltoso a volte seguire i lunghi discorsi di Lucciconio, tanto che durante le scene d’intermezzo diventa quasi obbligatorio il ricorso al tasto pausa per leggere e comprendere con calma tutto.
Ma in difinitiva la localizzazione è decisamente promossa, visto che anch'essa è in assonanza con quella deliziosa atmosfera piacevolmente stramba e fantastica che permea tutto il gioco di Level-5, a partire dalla scelta dei nomi dei mostri, dei luoghi, i personaggi o gli oggetti; come l’Abbecedabra, il libro degli incantesimi che fungerà da diario di bordo, riportando informazioni importanti, catalogando tutte le creature incontrate, le pozioni, una gran mole di informazioni sul mondo di gioco: una montagna di testi e menù tradotti in maniera certosina.
La colonna sonora eseguita dall’Orchestra Filarmonica di Tokyio e scritta da Joe Hisaishi, già autore di altri brani per lo Studio Ghibli, è epica. Nei momenti ordinari di esplorazione non annoia mai, mentre in quelli cruciali raggiunge delle vette che non fanno rimpiangere i grandi brani di Nobuo Uematsu e Koichi Sukiyama, passati alla storia per aver orchestrato le colonne sonore di grandi saghe quali, rispettivamente, Final Fantasy e Dragon Quest. Davvero si tratta di un ulteriore valore aggiunto per questo titolo.
Tanto per la cronaca, il sottoscritto si era imposto di terminare il gioco “correndo” spedito verso il finale, in modo da poter consegnare una recensione completa in tempi stretti; ma non me la sono sentita di sciupare così questa esperienza ludica: Ni no Kuni è uno di quei meravigliosi JRPG da gustarsi con calma al fine di setacciare ogni pixel di questo mondo, e al cui finale si arriva dopo una sessantina di ore almeno, che possono diventare tranquillamente un centinaio se ci si prende la briga di sviscerarlo in ogni suo aspetto.
Concludendo, ci troviamo di fronte un gioco letteralmente “meraviglioso”; che vanta una contestualizzazione incantevole ed ammaliante, una narrazione che fila senza intoppi, tanto che ci si sente in colpa a prendersela comoda, diluendone così il ritmo. Ma il bello di Ni no Kuni è anche questo: tocca a voi decidere se spolparlo fino all’osso, seguire ogni sottoquest, andare alla ricerca di item rari, esplorarne ogni anfratto nascosto o passare ore ed ore a livellare, a catturare famigli e svilupparne le abilità per mettere insieme la squadra perfetta.
Anche solo farsi un giretto nella world map è un’attività che cattura, soprattutto quando potrete farlo in groppa a mezzi che vi permetteranno di esplorarla liberamente, come un drago.
Sembra quasi che Level-5 abbia confezionato un gioco d’altri tempi seguendo passo passo il manuale del perfetto JRPG, cogliendo il meglio da quanto abbia mai offerto questo panorama negli anni, pescando a piene mani dai vari Final Fantasy dei tempi d’oro, passando per la saga di Dragon Quest senza dimenticarsi dei Pokemon; questo solo limitandosi a citare tre brand celeberrimi.
È il capolavoro di cui tutti parlano? È rivoluzionario? È geniale? Per quel che mi riguarda, la risposta a queste domande è nell’ordine si, no e “ni”. Ma vediamo perché.
Non so se per voi vale lo stesso, ma il sottoscritto, che è cresciuto a pane e JRPG vecchio stampo, è da un po’ che si sentiva orfano di questo genere e desideroso di riassaporare quel retrogusto picaresco e genuino tipico delle vecchie glorie (neanche c’è bisogno di nominarle) che han spopolato in passato soprattutto su PlayStation e PlayStation 2 ma anche, bando ai frazionismi, su Nintendo DS.
Ed ecco che i ragazzi di Level-5, gli stessi di Dark Chronicles, Dragon Quest VIII e IX, Rogue Galaxy e la serie del Prof. Layton, sfornano quest’autentica sorpresa, un titolo slegato da qualsiasi brand conosciuto, che riporta indietro le lancette di qualche anno.
Ni no Kuni - La minaccia della strega cinerea narra la storia di Oliver, un ragazzino a modo che vive con la sua affettuosa mamma nell'amena cittadina di Motorville, popolata da gente cordiale e pacifica.
E già dai primi minuti di gioco salta subito all’occhio il miracolo: come ormai qui tutti sapranno, questo videogame è stato realizzato in stretta collaborazione con lo Studio Ghibli, quella fucina dei miracoli fondata da Hayao Miyazaki e Isao Takahata che ha dato vita a pietre miliari dell’animazione mondiale come Laputa – Il Castello nel cielo, Il mio vicino Totoro, Porco Rosso, La principessa Mononoke, La città incantata, Il castello errante di Howl e molti altri.
Pad alla mano, quasi sembra muoversi all’interno di un nuovo titolo sfornato dalla fantasia di Miyazaki, coi suoi colori pastello, le atmosfere rasserenanti e fiabesche, i personaggi caricaturali al punto giusto. Il motore di gioco che sfoggia personaggi e ambientazioni, realizzati in un impeccabile cell-shading, si sposa meravigliosamente con lo stile tipico dello studio cinematografico sopracitato; e le sequenze di intermezzo, veri e propri spezzoni animati, fanno il resto, legandosi perfettamente nel fluire del racconto.
Ni no Kuni dimostra quanto sia davvero labile il confine tra questi due media, come sia rimasta inalterata la capacità di coinvolgere e commuovere dei grandi film di animazione nipponici.
E il giocatore infatti potrà notarlo presto, quando a spezzare questo idillio subentrerà la strega cinerea, un’entità malvagia che vive in un mondo parallelo e che vede nel fanciullo e nella sua bontà d’animo una minaccia per i suoi piani malefici. Quindi crede bene di attentare alla sua vita, ma a farne le spese sarà la madre di Oliver.
Dopo tre giorni di straziante dolore, però, a ridare speranza ad Oliver compare Lucciconio, il signore delle fate (no, non sembra ci sia una qualche correlazione col più ben noto Oberon...) che fu esiliato in questo mondo dalla strega cinerea dopo esser stato trasformato da questa in un inerme pupazzo, almeno finché le lacrime di Oliver non l’hanno fortuitamente risvegliato.
Come spiegato da Lucciconio in perfetto romanesco (poi ci torniamo), i due mondi sono strettamente legati tra loro, e pare intercorra una sorta di legame tra le anime di coloro che vi abitano, tanto che dovrebbe esistere un “doppione” della mamma di Oliver nell’altro mondo.
Abbarbicato a questa flebile speranza, e col proposito di sconfiggere la malvagia strega cinerea e il suo temibile complice, Shadar il mago nero, Oliver parte per un viaggio fantastico che lo porterà in terre fiabesche e perigliose.
A onor del vero c'è da dire che il ritmo inizialmente è lentissimo. Nelle primissime fasi in effetti non si “gioca”, ma si prende parte a quello che sembra più un “anime interattivo”, limitandosi a seguire gli eventi narrati. Le prime ore di gioco quindi le passeremo seguendo i binari della storia, tra introduzione, le prime esplorazioni, qualche semplice enigma, un paio di dungeon, una città nel nuovo mondo e poco altro. Sostanzialmente si tratta di un lungo titorial. Poi però si salpa per la vera avventura, e magicamente i confini esplorabili si fanno sempre più ampi.
In questo forse sta un “difetto” di Ni no Kuni: come in quasi tutti i JRPG vecchio stampo, solo dopo le prime dieci ore il tutto comincia davvero a carburare. Ma ciò si traduce anche in una curva di apprendimento decisamente docile e indolore, nonostante la mole potenzialmente sterminata di dati che il giocatore si ritroverà a maneggiare gradualmente.
Durante l’esplorazione è possibile imbattersi in mostri che son soliti bighellonare beatamente finché, avvistandovi, non vi assaliranno. In realtà è possibile che si comportino diversamente col procedere del gioco: infatti quando vi sarete potenziati a dovere, questi tenderanno a scappare (almeno i mostriciattoli più deboli). Quando si collide con uno di essi, viene ingaggiato il combattimento sul campo in una “arena” affine.
I combattimenti sono in tempo reale, e si può usufruire di un vantaggio cogliendo alle spalle i nemici, e viceversa. Il party ai comandi del giocatore è composto da tre unità (Oliver e i suoi due amici, Arsuino ed Ester) e il giocatore ne controlla uno alla volta, mentre nel frattempo la IA si occupa degli altri due.
Ogni personaggio può equipaggiare tre famigli, dei mostriciattoli che una volta evocati prendono il posto del personaggio in combattimento, almeno finché la barra della fatica lo consente. Personaggio e famigli condividono la stessa barra dei danni e della magia che comunque è possibile ricaricare durante i combattimenti raccogliendo delle sfere colorate che i nemici lasciano cadere, ma anche con determinati oggetti o incantesimi.
Crescendo di livello, salgono le statistiche e si sbloccano nuove abilità. I famigli possono addirittura evolvere mangiando cibi ghiotti, e apprendere di conseguenza nuove abilità migliorate messe a disposizione. Ma è bene fare un minimo di pianificazione, in quanto i famigli possono apprendere al massimo otto abilità.
E possibile arruolare i vari mostri sconfitti e utilizzarli come famigli (boss esclusi), e il gioco ne mette a disposizione qualcosa come 400 a cui dar la caccia... e collezionare... be’ si, a questo punto ci siamo arrivati tutti, nintendari accaniti e non: Gotta catch 'em all!
Nei primi combattimenti probabilmente maledirete all'IA non brillantissima dei vostri alleati che, ad esempio, utilizzeranno abilità a casaccio, o si lasceranno stupidamente ammazzare. A conti fatti la tattica più efficace resterà sempre quella di prendere il possesso di ogni personaggio del party a rotazione, senza lasciar a questi troppa libertà d’azione, altrimenti, soprattutto negli scontri più importanti, saranno alte le probabilità di ritrovarsi soli soletti in mezzo al campo di battaglia.
Il combattimento viene messo in pausa automaticamente quando si apre un menù, quindi l’azione non è troppo frenetica.
Questa IA non infallibile potrà quindi sembrare un difetto per molti, ma forse è, paradossalmente, un punto a favore del gioco, in quanto il poter contare su dei compagni di squadra del tutto autonomi avrebbe tolto sicuramente un bel po’ di divertimento e, soprattutto, la consapevolezza di vincere le battaglie grazie alla propria abilità nel pianificare tattiche d’offesa e difesa.
Il combattimento pertanto in Ni no Kuni è molto ben strutturato e profondo, e lo si nota quando si saranno sbloccate un certo numero di abilità, ma soprattutto affrontando le battle più toste coi boss che non vanno visti come una mera “tappa“ della storyline.
Preparare infatti la propria squadra in vista degli scontri più impegnativi, e veder andare a buon fine la propria strategia di combattimento, è in assoluto una delle attività più soddisfacenti del gioco.
Per godere al massimo di questo aspetto è però necessario macinare un bel po’ di combattimenti e punti esperienza, ma il bello di Ni no Kuni è che non siamo davvero obbligati a farlo: se non alletta l’idea di passare ore a caccia di mostri, a combattere, smarrendosi tra abilità, statistiche e menù, è possibile dedicarsi ad una delle tante altre attività del gioco, o semplicemente lasciarsi ammaliare dalla storia principale.
Quella nell’Altro Mondo è un’avventura romanzesca che si svolge a tappe, visitando di volta in volta nuove terre e città, col giocatore che viene accompagnato da missioni principali abbastanza ovvie da seguire; non che questo sia necessariamente un difetto.
Però è possibile sempre attenersi ai propri ritmi di gioco, prendendosi una pausa dalla macrotrama e dandosi all’esplorazione libera del mondo in 3D, delle città (meravigliose in tutti i loro dettagli), dei dungeon; affrontando le tante sidequest disponibili ovunque, sperimentando nuove combinazioni con l’alchimia, o cimentandosi in minigiochi come il Torneo di Pandora o il Casinò.
Nulla di inedito insomma per chi abbia, ad esempio, già giocato ad uno dei tanti Final Fantasy per PlayStation e PlayStation 2.
La localizzazione è accuratissima: il parlato è disponibile in giapponese o in inglese, ma i sottotitoli e tutti gli altri testi nel gioco sono stati tradotti puntualmente in italiano. Alcune scelte forse possono risultare coraggiose, e di certo non farà contenti tutti il romanesco con cui si esprimono Lucciconio e gli altri appartenenti al mondo delle fate; però a detta del sottoscritto si tratta di una scelta azzeccata, che ben rende l’equivalente parlata dialettale del doppiaggio originale (dialetto del Kansai in quello giapponese, e scozzese per il doppiaggio britannico).
Per quanto però il romanesco sia una parlata relativamente semplice da comprendere, in verità diventa un filino difficoltoso a volte seguire i lunghi discorsi di Lucciconio, tanto che durante le scene d’intermezzo diventa quasi obbligatorio il ricorso al tasto pausa per leggere e comprendere con calma tutto.
Ma in difinitiva la localizzazione è decisamente promossa, visto che anch'essa è in assonanza con quella deliziosa atmosfera piacevolmente stramba e fantastica che permea tutto il gioco di Level-5, a partire dalla scelta dei nomi dei mostri, dei luoghi, i personaggi o gli oggetti; come l’Abbecedabra, il libro degli incantesimi che fungerà da diario di bordo, riportando informazioni importanti, catalogando tutte le creature incontrate, le pozioni, una gran mole di informazioni sul mondo di gioco: una montagna di testi e menù tradotti in maniera certosina.
La colonna sonora eseguita dall’Orchestra Filarmonica di Tokyio e scritta da Joe Hisaishi, già autore di altri brani per lo Studio Ghibli, è epica. Nei momenti ordinari di esplorazione non annoia mai, mentre in quelli cruciali raggiunge delle vette che non fanno rimpiangere i grandi brani di Nobuo Uematsu e Koichi Sukiyama, passati alla storia per aver orchestrato le colonne sonore di grandi saghe quali, rispettivamente, Final Fantasy e Dragon Quest. Davvero si tratta di un ulteriore valore aggiunto per questo titolo.
Tanto per la cronaca, il sottoscritto si era imposto di terminare il gioco “correndo” spedito verso il finale, in modo da poter consegnare una recensione completa in tempi stretti; ma non me la sono sentita di sciupare così questa esperienza ludica: Ni no Kuni è uno di quei meravigliosi JRPG da gustarsi con calma al fine di setacciare ogni pixel di questo mondo, e al cui finale si arriva dopo una sessantina di ore almeno, che possono diventare tranquillamente un centinaio se ci si prende la briga di sviscerarlo in ogni suo aspetto.
Concludendo, ci troviamo di fronte un gioco letteralmente “meraviglioso”; che vanta una contestualizzazione incantevole ed ammaliante, una narrazione che fila senza intoppi, tanto che ci si sente in colpa a prendersela comoda, diluendone così il ritmo. Ma il bello di Ni no Kuni è anche questo: tocca a voi decidere se spolparlo fino all’osso, seguire ogni sottoquest, andare alla ricerca di item rari, esplorarne ogni anfratto nascosto o passare ore ed ore a livellare, a catturare famigli e svilupparne le abilità per mettere insieme la squadra perfetta.
Anche solo farsi un giretto nella world map è un’attività che cattura, soprattutto quando potrete farlo in groppa a mezzi che vi permetteranno di esplorarla liberamente, come un drago.
Sembra quasi che Level-5 abbia confezionato un gioco d’altri tempi seguendo passo passo il manuale del perfetto JRPG, cogliendo il meglio da quanto abbia mai offerto questo panorama negli anni, pescando a piene mani dai vari Final Fantasy dei tempi d’oro, passando per la saga di Dragon Quest senza dimenticarsi dei Pokemon; questo solo limitandosi a citare tre brand celeberrimi.
Come ben potranno immaginare gli appassionati qui nei dintorni, nonostante la veste donata dallo Studio Ghibli possa far pensare ad un’opera apparentemente destinata ai più piccini, Ni no Kuni tratta temi e valori gravi come la morte, la solidarietà e l’amicizia. Ma è innegabile che Ni no Kuni è un “Un altro Mondo” (o “’n artro monno” per dirla alla Lucciconio) dove perdersi è un piacere per il bambino che ci portiamo dentro; tra panorami mozzafiato, momenti di un lirismo altissimo ma anche strampalati o ironici, e attività di ogni tipo. Siamo dinnanzi ad un titolo che, pur non rivoluzionando nulla, verrà sicuramente ricordato negli anni a venire per aver riportato agli antichi fasti un genere ormai trascurato, perché grazie a Ni no Kuni il grande JRPG è finalmente tornato a incantarci, e si è vestito a festa.
Un mio amico ha preso l'edizione wizard e c'ha mostrato l'inizio *____* invidia portami via... veramente! E' davvero bellissimo, gli intermezzi animati dello Studio Ghibli sono favolosi e le musiche (che ho già prontamente preso) sono fenomenali!
Che dire.... lo VOGLIOOOO!
La recensione è fatta davvero bene, complimenti! Ora ho ancora più voglia di spendere quei 170 euro che, in qualche modo, dovrò pur guadagnare.
Anche solo la bellezza dei disegni, grazie al tratto sensibile dello studio ghibli, garantisce un marchio di qualità per ogni prodotto. In questo caso hanno davvero fatto centro.
Sottoscrivo quanto detto da Oberon, non un titolo rivoluzionario, bensì una bellissima dichiarazione d'amore al JRPG classico. Pesca elementi un po' da tutte le parti (DQ per le atmosfere leggere, Pokémon con i mostri, Atelier con l'alchimia, FFXII con le missioni di caccia etc) ma li amalgama perfettamente, risultando così un gioco compatto e con una sua identità ben precisa, il tutto realizzato in modo superbo.
Non mancano neppure dei difetti, come appunto la IA scimmiesca dei compagni, o alcune sub-quest non certo varie, ma è davvero poca roba. Il gioco è profondo, lungo, ricco di segreti e saprà appagare anche il giocatore più esigente.
La storia è semplice e in pieno "stile Ghibli", narrata in modo ottimo e ricca di personaggi, e chi non ama i suoi film è giusto che se ne tenga alla larga, e se si aspetta una trama alla Xenogears allora è un beota che ha semplicemente sbagliato gioco.
Menzione d'onore all'adattamento che all'inizio non mi convinceva del tutto (seguire Lucciconio in effetti è a volte stancante): è curato fin nei minimi dettagli e non si limita a tradurre, ma proprio ad adattare in modo fresco e originale nella nostra lingua centinaia di incantesimi e oggetti, senza contare l'Abbecedabra, davvero meraviglioso. L'attesa ha ripagato alla grande a mio avviso.
Le vendite in occidente sono andate ben oltre le aspettative del distributore Namco Bandai, al punto che alcuni faticano persino a trovarlo. L'aver riportato l'entusiasmo per questo genere dopo anni bui, con un titolo nuovo, è un grandissimo merito per Ni No Kuni, ancor più dei voti, delle vendite e di tutto il resto, prova che dai franchise stanchi e dalle isole felici è possibile separarsi e vivere ugualmente una grande avventura.
questo onore è toccato al grande Xenoblade qualche anno fa; un gioco incredibile, anche migliore di Ni no Kuni
Ovvio, non è stato solo questo titolone a farmi prendere la console, ma ha reso l'acquisto nettamente più impellente per poterci giocare!
Inoltre già da tempo volevo recuperare anche altre esclusive della console.
Ottima recensione, spero che quando giocherò troverò davvero tutte queste belle cose!
(Sicuramente, visto che tutta la critica lo sta premiando all'ennesima potenza!)
@ Kiavik
Beh, per essere pignoli XC non è proprio un Jrpg classico come Ni no Kuni (come credo che intenda Oberon), in tal senso si può però nominare il fantastico "The Last Story.
Cmq, sottigliezze a parte, sono titoli che stanno ridando lustro a questo genere!
@ meitei
Non preoccuparti, che la Level 5 sa sfruttare perfettamente ogni minima idea!
Hai sentito nominare Youkai Watch per il 3DS? Praticamente sono combattimenti a turni con gli spiritelli (Yokai, appunto) che il protagonista può vedere con uno speciale accessorio.
Un po' di rpg ed un po' di Pokemon! Promette bene!
Certo, per ora pare basato su una esplorazione sopratutto urbana (ricorda Inazuma Eleven IMHO) ma se avrà successo... chissà!
@Turboo: veramente The last story è molto meno "jrpg" di Xenoblade, e qualitativamente è anche inferiore di molto.
Dalla recensione sembra che Ni no kuni rientri perfettamente nelle mie corde, appena torneranno i fondi sarà mio.
Ho giusto una perplessità sull'adattamento italiano del titolo. Non comprendo l'averlo lasciato in giapponese, aldilà dell'immediatezza delle quattro sillabe, visto che non è un nome proprio ma un'espressione che ha un suo significato perfettamente traducibile, tanto più che invece gli si è dato un sottotitolo in italiano.
Complimenti, comunque, per la recensione che dovro ben fatta e approfondita: leggerla mi ha fatto venire ancora più voglia di giocare a questo gioco
Che poi, scusate, perché continuate a dire che è di Miyazaki? E' dello Studio Ghibli, che io sappia Miyazaki odia i videogiochi e la tecnologia in genere quindi dubito abbia partecipato, a meno che non si sia improvvisamente convertito.
Scusa Kotaro questa non l'ho capita, un titolo è un titolo. Anche "Final Fantasy" ha un significato perfettamente traducibile, l'inglese va bene e il giapponese no?
Poi "Final Fantasy" è sì un titolo in inglese, ma il gioco è giapponese, quindi gli autori volevano apposta dargli un titolo in una lingua straniera, mentre in questo caso è stata usata quella del paese di provenienza del gioco, dunque i due casi sono leggermente differenti.
Davvero un giocone! Ancora sto abbastanza indietro perchè me lo sto giocando parecchio con calma e non voglio finirlo subito come molti.
Ma è davvero uno dei giochi che mi sta divertendo ed emozionando di più su PS3!
Potrei definirlo tranquillamente un capolavoro da avere...davvero da comprarci una PS3 anche solo per questo, ma per approfittare anche di davvero tante altre esclusive che usciranno st'anno!XD(cioè...in autunno esce anche Kingdom Hearts remix 1.5 HD sempre esclusiva PS3!!).
Ci ho fatto anche una piccola recensione su amazon, dove ho comprato la wizard edition (fantastica già solo per l'abbecedabra), ma appunto non smetterò mai di ripetere che lo svoluppo da parte della Level-5(grande nell'ambito dei Jrpg), con le animazioni dello Studio Ghibli e con le musiche by Joe Hisaishi...dai, se avete una PS3 e ancora non lo avete preso, linciatevi!XD
Comunque, da amante dei (J-)Rpg e da possessore di ps3, Ni No Kuni è un titolo che giocherò di sicuro, ma più avanti; ultimamente sono usciti molti giochi meritevoli (e molti ne usciranno) perciò attenderò questo ad un prezzo molto ridotto...tanto, a giudicare dal successo, direi che usato prima o poi si troverà.
P.s. I Level-5 sono anche i creatori di White Knight Chronicles, serie che (a mio io avviso) ricorda più DQ rispetto a Ni No Kuni...Ovviamente non per la sua grafica o le meccaniche, bensì per lo spirito classico della storia, lo consiglio a tutti quelli che vogliono giocare NNK, ma per qualche motivo non possono.
P.p.s. Fra l'altro WKC2 comprende al suo interno una versione rivista del primo capitolo!
Per un giapponese suona però come "mondo alternativo" o una cosa del genere, tu, fossi adattatore, per cosa avresti optato? Considerato che "Another World" è occupato da 20 anni da un certo gioco di Eric Chahi.
Comunque di titoli rimasti in giapponese potrei citare anche Shin Megami Tensei o Onimusha.
Ho solo un appunto da fare, per quel che riguarda l'adattamento. Posso capire che dovendo tradurre un dialetto in una lingua lo si riproponga con un altro dialetto in un'altra lingua, però il romanesco no! Al dialetto romanesco noi associamo altre immagini, altre emozioni, altre sensazioni (e senza andare troppo in là il primo che mi viene in mente è Sordi).
Non posso proprio accettarlo in un gioco così squisitamente fantasy come questo, che ha proprio lo scopo di portarti in un altro mondo, un mondo dove nella realtà non potrai mai andare. E così come per il romanesco io credo che non sarebbe andato bene nessun dialetto, magari uno pseudo italiano, o altrimenti un parlare un po' bambinesco, ma il dialetto localizza troppo la lingua e la lega con una situazione e con dei luoghi per niente attinenti al contesto fantastico e immaginifico del gioco.
Penso che un titolo in inglese non si potesse mettere se non l'avesse deciso la casa produttrice per tutte le edizioni straniere (e in quel caso si poteva tradurre tranquillamente come "Another/second land/country", senza andare a scomodare "world" ), ma volendo si poteva adattare in italiano in maniera similare a quanto ho riportato per l'inglese.
Forse è la stessa casa produttrice ad aver imposto il titolo giapponese in tutte le versioni straniere, ma è una cosa che non mi spiego. Probabilmente parlo così perché, da studioso di giapponese, a leggere "ni no kuni" già io ci leggo implicitamente la traduzione, ed è solo un problema mio
Me lo ricordo bene, e infatti per lo stesso motivo è stata l'unica cosa di quel magnifico gioco che mi ha fatto storcere un po' il naso
A ognuno il suo.
Comunque si, nei videogiochi ci sono imposizioni ben precise riguardo i titoli, sono marchi registrati, ma non solo. Generalmente al contrario di quanto accade con i manga e gli anime dove c'è un editore italiano che fa quasi quello che gli pare, il publisher di un videogioco (in questo caso Namco Bandai), distribuisce in tutta Europa, e quindi avere un titolo unico è decisamente più comodo. Poi c'è un piccolo team italiano interno che traduce il gioco, confezione e manuale, ma il disco di gioco è uguale per tutti con 5 lingue all'interno.
E poi un po' di rispetto per la lingua originale, che cavolo.
Ma se guardi a questa generazione di console, è uno dei pochissimi, e anche dei migliori.
Che poi possa spartirsi questo merito con Xenoblade (che magari avendo diciamo inaugurato questo ritorno di fiamma, forse merita lodi aggiuntive) non lo escludo, anzi.
A chi vede nelle longevità di questo titolo un deterrente, posso solo rimarcare quanto detto nella recensione: nulla obbliga il giocatore a sviscerarlo fino all'ultimo pixel e a perderci per forza 100 ore; ci si può anche solo giocare in maniera selettiva, dedicandosi alle sole attività che interessano di più (ad esempio evitando il grinding selvaggio) e decimando così le ore di gioco totali.
Volevo infine narrare un piccolo aneddoto: la sera che iniziai a giocare a Ni no Kuni c'era un mio nipotino accanto a me (9 anni) e alla scena della dipartita della mamma di Oliver (non è spoiler eh, accade proprio all'inizio)... ci era rimasto malissimo, tanto che gli ho visto spuntare la lacrimuccia T_T ... c'è ancora speranza per le nuove generazioni!
PS: in compenso l'altro mio nipote più grandicello non faceva che ripetere "che palle 'sto gioco, è più bello Assassin's Creed dove posso ammazzare le persone" ...
Anche io ho molto apprezzato l'adattamento italiano. Nonostante non sia proprio una "fan" dell'uso dei dialetti, questa volta devo dire che calza a pennello. Una cosa che adoro poi sono i nomi dei vari famigli: hanno messo davvero molta cura nel trovare nomi simpatici e adatti, mantenendo un'aspetto fiabesco che non suoni troppo distante dall'italiano (come sono invece i nomi dei Pokemon, che a volte non si sa neanche come pronunciare... e parlo da nintendara convinta)
Comunque, sono tra quelli che ci metteranno un'infinità a finirlo... Non riesco proprio a saltare nessuna sottoquest! dai, come si può non aiutare quello sciocco signore baffuto che perde sempre il suo diario!
Io capisco le perplessità di Kotaro ma ho rinunciato anni fa a comprendere le modalità con cui diamo i titoli qua in Italia (Una porta socchiusa ai confini del sole? Ma per piacere... e lì potevano pure lasciarlo in inglese!)
Insomma, un gioco da fare, assolutamente!
Ni no Kuni non mira ad essere rivoluzionario, prende semplicemente il meglio di ieri e lo propone con le risorse tecniche di oggi. Un titolo brillante, una trama tutt'altro che infantile, personaggi buffi e bizzarri, una profondità di gameplay ed una varietà di cose da fare disarmante, una grafica splendida, animazioni meravigliose, doppiaggio all'altezza e colonna sonora poetica. Menzione d'onore per l'adattamento italiano preciso ed accurato in ogni minuzia (L'Abbecedabra è stupendo).
Per coloro che si lamentano del romanesco di Lucciconio, perdonatemi: se nell'edizione giapponese c'era il dialetto di Osaka e in quello americano quello scozzese, voi nell'edizione italiana cos'avreste messo?
Polemiche a parte, se avete una PS3, questo rimane un acquisto OBBLIGATO, perché sebbene il ciclo vitale della console abbia ancora un paio d'anni di vita, difficilmente troverete un titolo altrettanto bello e ben riuscito su questa piattaforma.
Meriterebbe di essere giocato anche solo per il dialetto romanesco (voi che vi lamentate, quello almeno è un dialetto abbastanza comprensibile. Se avessero usato il dialetto delle mie parti... )
Davvero sublime, merita l'acquisto di una ps3 solo per questo titolo.
Il cel shading così ben realizzato e le animazioni/character design dello studio ghibli sono qualcosa di mai visto!! Addirittura alcuni miei amici, che il genere lo odiano, hanno dovuto ammettere che è stato realizzato veramente bene e si sono presi a seguire le immagini e pezzi di storia.
Tralsciando tutte queste "piccolezze" tecniche, che a onor del vero sono forse la parte migliore del gioco, restano quel senso di meraviglia e avventura che solo i grandi classici del genere sono riusciti a trasmettermi (incluse ovviamente anche le perle di recente uscita, come Xenoblade).
Il bambino che mi porto dentro ringrazia.
Ho già avuto modo di apprezzare alcuni giochi della Level-5 (In particolare il Professor Layton) e molti film dello Studio Ghibli.
Il risultato è ovviamente magnifico *ç*
Fighissimo. Lucciconio mi fa morire dal ridere.
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