I videogiochi creati da studi indipendenti stanno diventando sempre più numerosi e in seguito all’interessamento di publishers internazionali si stanno trasformando da produzioni di nicchia a titoli concepiti per un pubblico più vasto. Dopo ColdWood Interactive che ha messo d’accordo in modo unanime i giudizi dei critici e dei videogiocatori con Unravel, un titolo realizzato grazie al supporto di EA, un altro studio svedese si è messo in evidenza con il capitolo di Little Big Planet per PlayStation Vita e altri progetti realizzati in collaborazione con Media Molecole: Tarsier Studios. La localizzazione geografica di entrambi gli studi di sviluppo ha influito non poco sulla modalità con cui hanno progettato alcuni dei loro titoli più acclamati dalla critica, come ad esempio il minimalismo con cui sono delineati gli oggetti e le ambientazioni oppure l’esaltazione degli aspetti naturalistici che contraddistinguono i paesaggi nordici che spesso diventano lo scenario ideale alle avventure narrate.
 
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Dopo aver collaborato con lo studio inglese di Media Molecule alla realizzazione di titoli di successo come Little Big Planet e Tearaway Unfolded, Tarsier Studios ha iniziato a sviluppare in autonomia diversi progetti e grazie ai fondi ricevuti nel 2014 durante la Nordic Game Conference ha iniziato a realizzare Hunger, un platform horror in cui la protagonista è una bambina intrappolata in un labirinto affollato di creature mostruose.
Un progetto talmente ambizioso da suscitare l’interesse di Bandai Namco Entertainment che nel corso dell’estate 2016 ha proposto un accordo con Tarsier Studios per la pubblicazione di questo primo videogioco realizzato in modo indipendente con il titolo di Little Nightmares.

Un’avventura dove il sogno si confonde con la realtà

Dopo un sogno inquietante un piccolo essere dalle sembianze simili a una bambina di nome Six si sveglia spaventato in un luogo misterioso. Vestita di un impermeabile di colore giallo e a piedi scalzi inizia a perlustrare le varie stanze muovendosi nel buio aiutata da un piccolo accendino, l’unica risorsa a sua disposizione in un ambiente quasi totalmente immerso nel buio.
 
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Ben presto la nostra protagonista intuisce di non trovarsi sulla terraferma ma su un mezzo navale dopo aver intravisto le catene di una probabile ancora e percepito che il terreno dove cammina non è stabile ma ondeggia come una barca in mezzo a una tempesta.
Accompagnata dall’inquietudine di non sapere cosa scoprirà e quali creature incontrerà nel suo cammino, la nostra piccola eroina inizia a cercare una via di fuga per evadere da quel labirinto popolato da altre creature simili a lei rinchiuse in piccole gabbie e da esseri mostruosi di grandi dimensioni che cercano in tutti i modi di catturarla.

Una fuga dai propri incubi

Little Nightmares è un platform game di avventura con una grafica in 2.5D in cui la visuale rimane fissa mentre il personaggio principale può muoversi liberamente anche in profondità o in altezza.
Fin dal risveglio di Six, la bambina protagonista del titolo, il giocatore si trova ad esplorare in terza persona alcuni scenari immersi nell’oscurità e a riconoscere in quali luoghi si trova grazie soltanto alla scoperta di alcuni misteriosi particolari e all’individuazione di oggetti disseminati nelle varie stanze.
 
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Man mano che i luoghi vengono rivelati si scopre all’improvviso e senza alcun preavviso che alcuni di questi non sono abbandonati ma sono popolati da diversi esseri, alcuni simili a Six e altri spaventosi da cui la nostra bimbetta cercherà di sfuggire per non essere ferita oppure catturata.
In alcune fasi cruciali del gioco sarà infatti necessario fuggire a gambe levate mentre in altre sgattaiolare sfruttando il buio o oggetti come tavoli e casse sotto cui nascondersi in modo silenzioso generando il minor rumore possibile, in pieno stile Stealth.
Ogni essere raccapricciante presenta diverse caratteristiche fisiche che rimarcano il senso utilizzato per scovare la nostra protagonista, come ad esempio l’udito oppure l’olfatto, e che provocano diversi gradi di orrore o di disgusto a seconda di ciò che incute maggiormente terrore nel giocatore che muove le azioni di Six.
 
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L’unico oggetto a disposizione di Six durante l’intera avventura è un accendino che sarà l’unica risorsa per esplorare nell’oscurità e scoprire gli oggetti che saranno necessari per risolvere i rompicapi oppure aprire porte per fuggire dal surreale luogo chiamato The Maw. È importante perlustrare ogni angolo nascosto poiché qualunque oggetto, qualunque mobilio presente può essere utile sia per visionare da una diversa prospettiva il luogo in cui si è giunti e quello in cui si vuole proseguire sia per superare i diversi ambienti di gioco in cui è suddiviso il titolo.
Quando prenderete in mano il joypad per la prima volta non vi verranno forniti suggerimenti su come procedere nell’avventura o quali azioni compiere, una scelta adottata dagli sviluppatori per facilitare l’immedesimazione con le angosce e le inquietudini provate dalla protagonista nel tentativo di fuggire da quel luogo surreale e misterioso in cui si trova intrappolata. Lo stesso pad vi permetterà di cogliere maggiormente i turbamenti percepiti da Six diventando con il rumble uno strumento per sentire l’alterarsi del suo battito cardiaco quando teme di venire scoperta oppure è impaurita da ciò che potrebbe apparirle all’improvviso entrando in un spazio inesplorato.
 
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Durante il gioco vengono effettuati in modo automatico salvataggi parziali al raggiungimento di alcuni luoghi oppure all’attivazione di alcuni elementi, salvataggi che permettono di ricominciare a giocare in punti intermedi nel caso Six fosse catturata oppure perdesse la vita. Una volta completato il capitolo è possibile giocarlo nuovamente per raggiungere gli obiettivi aggiuntivi, rappresentati da delle statue da rompere e da dei piccoli esseri chiamati Nomini da abbracciare che spuntano fuori da ogni angolo e sfuggono via velocemente. Due ulteriori obiettivi che danno al gioco una piccola rigiocabilità una volta finita l'avventura principale, la cui esperienza ammonta a circa sei ore di gioco.
 
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Cosa vi incute più paura?

Fin dall'inizio del gioco mi sono sentita spaesata come la piccola protagonista Six perché non capivo dove ci trovassimo e cosa dovessimo fare, una sensazione che mi ha accompagnato durante tutta l’avventura durante cui mi sono spesso immedesimata con le paure provate dalla protagonista.
 
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Tutto ciò che la circonda è misterioso e incute terrore ma potrebbe essere utile per fuggire. Il buio che avvolge ogni cosa rende ogni movimento pericoloso perché qualsiasi frastuono potrebbe risvegliare o attirare l'attenzione di qualche creatura mostruosa. Mi è capitato in qualche momento addirittura di trattenere il fiato per il timore di fare io stessa rumore e far scoprire dove era nascosta Six e di tirare un sospiro di sollievo una volta che il pericolo era stato scampato. Anche il comparto audio, di ottima fattura, aiuta molto ad amplificare queste sensazioni e a far percepire nel corso dell'avventura in modo ancor più intenso l’angoscia e l’inquietudine.
 
Giocando a Little Nightmares vi sembrerà di vivere in un incubo popolato dalle paure più recondite, paure che ci paralizzavano quando eravamo bambini, e riprovare le stesse emozioni di terrore oppure di disgusto. Non è tanto importante quale sia il rompicapo da risolvere o il modo in cui si fugge da un luogo all’altro, ma riuscire a dominare le proprie inquietudini per fuggire sani e salvi da una prigione in cui i carcerieri sembrano i mostri protagonisti delle fiabe narrate ai bimbi per renderli obbedienti.
I cinque mondi che compongono l'avventura scorrono via veloci e possono essere completati in sei ore, ma è un vero peccato che alcuni aspetti del gioco alla fine non vengano chiariti e lascino il giocatore con parecchi dubbi.
In conclusione, Little Nightmares si presenta come una nuova ed angosciante IP in cui potrete notare gli enormi sforzi profusi da Tarsier Studios per cercare di farvi immergere nello spaventoso ed inquietante mondo della piccola Six.