Tanto tempo fa, quando i nerd non andavano di moda e i loro segni distintivi erano brufoli e grasso in eccesso, non erano i videogiochi il loro pane quotidiano bensì il rivoluzionario gioco di ruolo cartaceo Dungeon and Dragons. Questa sorta di mix fra un gioco da tavola e un libro-game permetteva, così come permette tutt'ora, ai giocatori di vivere un’avventura che potevano plasmare a piacimento con la loro immaginazione e di cui riuscivano ad essere davvero i protagonisti. Nei giochi di ruolo cartacei infatti esistono regole, ma non esistono limitazioni poiché, non essendo scriptato, sarà il master (uno dei partecipanti) a gestire qualsivoglia malsana e assurda idea venga ai giocatori.
Oggi il gioco di ruolo cartaceo è forse ancora più di nicchia di quanto non lo fosse durante i suoi esordi, soprattutto considerando che adesso persino il discotecaro medio è capace di considerarsi nerd, tuttavia la peculiarità di questo passatempo è rimasta e ha contaminato in modo più o meno palese i videogiochi, in particolare quelli dell’omonimo genere. Pillars of Eternity non è certo il primo titolo che cerca di emulare la libertà (e importanza) di scelta offerta dai giochi di ruolo cartacei, ma è probabilmente uno di quelli che più gli si è avvicinato negli ultimi anni.
Pillars of Eternity è un gioco di ruolo indipendente che ha visto la luce su Pc nel 2015 grazie ad un Kickstarter; quest’ultimo ha riscosso un successo tale da permettere ai ragazzi di Obsidian Entertainment (team formato nel 2003 e costituito da veterani di casa BioWare) di raccogliere la bellezza di 4 milioni di dollari per realizzare, espandere e migliorare il proprio lavoro. Dopo 2 anni, Pillars of Eternity è finalmente arrivato su console e si presenta come glorioso esponente degli rpg isometrici, genere estremamente raro da vedere su qualcosa che non sia un Pc. Questa nuova edizione comprende il gioco base e le due parti dell'espansione White March che aggiungono una nuova interessante storia, anche se abbastanza scollegata da quella principale.
La storia di Pillars of Eternity inizia con la creazione del proprio personaggio, passaggio estremamente importante poiché ogni parametro modificato darà (o negherà) accesso a informazioni, dialoghi ed eventi diversi durante il gioco. Il giocatore sarà quindi chiamato a scegliere sesso, razza, estetica, statistiche, abilità, provenienza, passato, classe e, ovviamente, nome del proprio avatar così da generare un vero e proprio alter ego da guidare all’interno del vasto e variegato mondo. La personalizzazione è piuttosto povera per quanto riguarda l’estetica, ma estremamente ricca in tutto il resto grazie alle numerose e peculiari razze, classi e luoghi di provenienza. Tutto, dalle regioni alle singole abilità, viene descritto in modo sintetico e preciso, dando un’idea chiara di ciò che rappresenta senza risultare troppo pesante.
Dopo la lunga creazione, seguirà una rapida sequenza che fungerà un po’ da tutorial e fin da subito sarà possibile rendersi conto della profondità del titolo di Obsidian Entertainment per ciò che concerne i dialoghi e le conseguenze delle proprie scelte. La storia principale del gioco riguarderà l’avatar del giocatore alle prese con le sue nuove capacità di Osservatore e con i misteri che quest’ultime sollevano, primo fra tutti il cosa sia un Osservatore e perché il protagonista lo sia diventato.
Il concetto di Osservatore sarà fumoso per la maggior parte dell’avventura, ma ciò che verrà presto a galla sarà che tale titolo viene dato a coloro la cui anima riesce a vedere oltre al Velo, ovvero chi riesce ad entrare in contatto con gli spiriti…cosa che andrà ben oltre il semplice parlare con loro. Dare precedenza a sé stessi o agli altri, ai propri valori morali piuttosto che al proprio tornaconto o, ancora, seguire le leggi del luogo piuttosto che il proprio senso di giustizia saranno tutti interrogativi che il giocatore verrà messo in condizione di porsi dato che ogni dialogo, dal più veniale al più importante, offrirà una ampia gamma di risposte selezionabili.
Sebbene vi sia un sistema di reputazione che influenzerà in modo più o meno importante determinati eventi a seconda del comportamento generale del proprio personaggio, le opzioni selezionabili trattano tematiche così varie (anche all’interno della stessa conversazione) da non potersi riassumere in un semplice “risposta buona o cattiva” né tanto meno in “giusta o sbagliata”, come invece potrebbero essere abituati i giocatori di Dragon Age o Mass Effect.
Come spesso capita nei giochi di ruolo occidentali, la grande libertà lasciata al giocatore può dare una sensazione di smarrimento, soprattutto all’inizio, complice anche una storia principale che non sempre imbocca il giocatore con indicazioni chiare, tuttavia a rendere davvero interessante l’esplorazione del mondo saranno le tanto sfaccettate quanto articolate sotto trame. I risvolti di quest’ultime saranno determinate in base alle scelte del giocatore che, come già detto, cambieranno radicalmente a seconda di chi è, di cosa ha fatto o di cosa vuole fare.
La conclusione di una missione può portare all’inizio di un’altra, così come l’obiettivo prefissato può variare dopo l’acquisto di nuove informazioni; questo circolo vizioso non solo lascerà sempre qualcosa da fare al giocatore, ma lo invoglierà anche a scoprire il mondo e le sue civiltà, non limitandolo quindi ad un’insipida esplorazione dei luoghi, ma coinvolgendolo in una serie di eventi che lo porteranno a conoscere i diversi usi e costumi dei suoi abitanti, dando così vita ad un’avventura entusiasmante fatta di situazioni credibili e risvolti realistici (ovviamente facendo riferimento ad un contesto fantasy).
Con una struttura alla base che ricorda più Dungeon and Dragons che non un Elder Scroll, il gameplay di Pillars of Eternity non si discosta quasi per nulla dai classici rpg isometrici tuttavia, dato il loro esiguo numero su console, un buon numero di giocatori potrebbe rimanere piacevolmente sorpreso…o terribilmente deluso. Detto questo, nonostante i danni siano generalmente alti e la vita mediamente bassa, il ritmo di gioco è abbastanza lento perchè il numero di elementi a cui prestare attenzione è molto alto e il sistema tende ad essere macchinoso su più aspetti.
L’infelice mappatura dei comandi su pad è sicuramente il colpevole principale, quest’ultima infatti rende anti-intuitivo il movimento e la selezione delle mosse e dei loro target, non aiuta poi il fatto che buona parte delle abilità abbiano effetti di potenziamento o depotenziamento di cui risulta difficile tenere traccia in mezzo a tanti personaggi. Fortunatamente sarà sempre possibile mettere in pausa lo scontro per pensare bene a cosa fare e scegliere con cura le proprie mosse, anche se selezionare il giusto target in mezzo alla mischia potrebbe comunque richiedere più tempo di quanto non dovrebbe.
Le undici classi di gioco offrono un’esperienza sufficientemente diversa durante il loro utilizzo, sia dentro che fuori il campo di battaglia, inoltre l’enorme personalizzazione messa a disposizione permette non solo di rendere unici (e utili) più personaggi della stessa classe, ma anche di approcciare gli scontri in modo radicalmente diverso a seconda dei propri gusti e strategie.
I neofiti del genere potrebbero avere difficoltà a gestire le classi più orientate verso la magia poiché quest’ultime vantano un altissimo numero di incantesimi dagli effetti più disparati, inoltre (proprio come in Dungeon and Dragons) la loro attivazione non consuma una qualche barra della magia, bensì degli slot. Gli incantesimi si dividono in livelli, più si sale maggiore sarà la loro potenza, ma minore sarà il numero di utilizzi, numero che viene considerato globalmente per l’intera categoria e non per la singola magia. Detto questo, il discorso non si applica proprio a tutte le abilità e persino i maghi ne hanno alcune i cui utilizzi si contano separatamente per ogni incontro.
Altro elemento da tenere in considerazione nei combattimenti, soprattutto prima del loro inizio, è la disposizione delle unità. Come già detto muovere i singoli personaggi risulta più macchinoso di quanto non dovrebbe, ma non per questo va tralasciata. Durante l’esplorazione si incontreranno gruppi di nemici più o meno numerosi e il giocatore non dovrà solamente cercare di evitarli o prenderli nel giusto numero, ma anche cercare di posizionare il party nel modo più vantaggioso possibile
Molte classi, in particolare quelle magiche, offrono abilità con un raggio sufficientemente ampio da poter colpire più unità (attenzione al fuoco amico!) perciò i più fantasiosi potranno mettere in atto strategie situazionali che fanno leva sulla conformazione del terreno. Un esempio semplice ed efficace potrebbe essere attirare un gruppo di nemici verso una strettoia, magari piazzandoci anche qualche trappola, e lasciare il mago davanti pronto a scagliare un’ondata di fuoco.
Dal punto di vista grafico, Pillars of Eternity risulta nel complesso piuttosto piacevole. Le sue ambientazioni evocative, sia dal punto di vista estetico che narrativo, ben si sposano con i modelli poligonali dei personaggi visti dall’alto, nonostante questi non siano decisamente i migliori in circolazione. Per quanto riguarda la colonna sonora, le tracce donano i giusti toni alle situazioni e in generale risultano piuttosto orecchiabili sebbene non particolarmente memorabili; l’unica vera grossa pecca da questo punto di vista, tralasciando saltuari momenti in cui la musica non parte, risiede nella poca varietà dei brani che, già nelle prime ore, potrebbero venire a noia.
Il gioco è stato testato su Playstation 4.
Oggi il gioco di ruolo cartaceo è forse ancora più di nicchia di quanto non lo fosse durante i suoi esordi, soprattutto considerando che adesso persino il discotecaro medio è capace di considerarsi nerd, tuttavia la peculiarità di questo passatempo è rimasta e ha contaminato in modo più o meno palese i videogiochi, in particolare quelli dell’omonimo genere. Pillars of Eternity non è certo il primo titolo che cerca di emulare la libertà (e importanza) di scelta offerta dai giochi di ruolo cartacei, ma è probabilmente uno di quelli che più gli si è avvicinato negli ultimi anni.
Dopo Torment: Tides of Numenera adesso il numero di rpg isometrici su console aumenta con l'arrivo del suo predecessore spirituale Pillars of Eternity
Pillars of Eternity è un gioco di ruolo indipendente che ha visto la luce su Pc nel 2015 grazie ad un Kickstarter; quest’ultimo ha riscosso un successo tale da permettere ai ragazzi di Obsidian Entertainment (team formato nel 2003 e costituito da veterani di casa BioWare) di raccogliere la bellezza di 4 milioni di dollari per realizzare, espandere e migliorare il proprio lavoro. Dopo 2 anni, Pillars of Eternity è finalmente arrivato su console e si presenta come glorioso esponente degli rpg isometrici, genere estremamente raro da vedere su qualcosa che non sia un Pc. Questa nuova edizione comprende il gioco base e le due parti dell'espansione White March che aggiungono una nuova interessante storia, anche se abbastanza scollegata da quella principale.
La storia di Pillars of Eternity inizia con la creazione del proprio personaggio, passaggio estremamente importante poiché ogni parametro modificato darà (o negherà) accesso a informazioni, dialoghi ed eventi diversi durante il gioco. Il giocatore sarà quindi chiamato a scegliere sesso, razza, estetica, statistiche, abilità, provenienza, passato, classe e, ovviamente, nome del proprio avatar così da generare un vero e proprio alter ego da guidare all’interno del vasto e variegato mondo. La personalizzazione è piuttosto povera per quanto riguarda l’estetica, ma estremamente ricca in tutto il resto grazie alle numerose e peculiari razze, classi e luoghi di provenienza. Tutto, dalle regioni alle singole abilità, viene descritto in modo sintetico e preciso, dando un’idea chiara di ciò che rappresenta senza risultare troppo pesante.
Dopo la lunga creazione, seguirà una rapida sequenza che fungerà un po’ da tutorial e fin da subito sarà possibile rendersi conto della profondità del titolo di Obsidian Entertainment per ciò che concerne i dialoghi e le conseguenze delle proprie scelte. La storia principale del gioco riguarderà l’avatar del giocatore alle prese con le sue nuove capacità di Osservatore e con i misteri che quest’ultime sollevano, primo fra tutti il cosa sia un Osservatore e perché il protagonista lo sia diventato.
Il concetto di Osservatore sarà fumoso per la maggior parte dell’avventura, ma ciò che verrà presto a galla sarà che tale titolo viene dato a coloro la cui anima riesce a vedere oltre al Velo, ovvero chi riesce ad entrare in contatto con gli spiriti…cosa che andrà ben oltre il semplice parlare con loro. Dare precedenza a sé stessi o agli altri, ai propri valori morali piuttosto che al proprio tornaconto o, ancora, seguire le leggi del luogo piuttosto che il proprio senso di giustizia saranno tutti interrogativi che il giocatore verrà messo in condizione di porsi dato che ogni dialogo, dal più veniale al più importante, offrirà una ampia gamma di risposte selezionabili.
Sebbene vi sia un sistema di reputazione che influenzerà in modo più o meno importante determinati eventi a seconda del comportamento generale del proprio personaggio, le opzioni selezionabili trattano tematiche così varie (anche all’interno della stessa conversazione) da non potersi riassumere in un semplice “risposta buona o cattiva” né tanto meno in “giusta o sbagliata”, come invece potrebbero essere abituati i giocatori di Dragon Age o Mass Effect.
Come spesso capita nei giochi di ruolo occidentali, la grande libertà lasciata al giocatore può dare una sensazione di smarrimento, soprattutto all’inizio, complice anche una storia principale che non sempre imbocca il giocatore con indicazioni chiare, tuttavia a rendere davvero interessante l’esplorazione del mondo saranno le tanto sfaccettate quanto articolate sotto trame. I risvolti di quest’ultime saranno determinate in base alle scelte del giocatore che, come già detto, cambieranno radicalmente a seconda di chi è, di cosa ha fatto o di cosa vuole fare.
La conclusione di una missione può portare all’inizio di un’altra, così come l’obiettivo prefissato può variare dopo l’acquisto di nuove informazioni; questo circolo vizioso non solo lascerà sempre qualcosa da fare al giocatore, ma lo invoglierà anche a scoprire il mondo e le sue civiltà, non limitandolo quindi ad un’insipida esplorazione dei luoghi, ma coinvolgendolo in una serie di eventi che lo porteranno a conoscere i diversi usi e costumi dei suoi abitanti, dando così vita ad un’avventura entusiasmante fatta di situazioni credibili e risvolti realistici (ovviamente facendo riferimento ad un contesto fantasy).
Con una struttura alla base che ricorda più Dungeon and Dragons che non un Elder Scroll, il gameplay di Pillars of Eternity non si discosta quasi per nulla dai classici rpg isometrici tuttavia, dato il loro esiguo numero su console, un buon numero di giocatori potrebbe rimanere piacevolmente sorpreso…o terribilmente deluso. Detto questo, nonostante i danni siano generalmente alti e la vita mediamente bassa, il ritmo di gioco è abbastanza lento perchè il numero di elementi a cui prestare attenzione è molto alto e il sistema tende ad essere macchinoso su più aspetti.
L’infelice mappatura dei comandi su pad è sicuramente il colpevole principale, quest’ultima infatti rende anti-intuitivo il movimento e la selezione delle mosse e dei loro target, non aiuta poi il fatto che buona parte delle abilità abbiano effetti di potenziamento o depotenziamento di cui risulta difficile tenere traccia in mezzo a tanti personaggi. Fortunatamente sarà sempre possibile mettere in pausa lo scontro per pensare bene a cosa fare e scegliere con cura le proprie mosse, anche se selezionare il giusto target in mezzo alla mischia potrebbe comunque richiedere più tempo di quanto non dovrebbe.
Le undici classi di gioco offrono un’esperienza sufficientemente diversa durante il loro utilizzo, sia dentro che fuori il campo di battaglia, inoltre l’enorme personalizzazione messa a disposizione permette non solo di rendere unici (e utili) più personaggi della stessa classe, ma anche di approcciare gli scontri in modo radicalmente diverso a seconda dei propri gusti e strategie.
I neofiti del genere potrebbero avere difficoltà a gestire le classi più orientate verso la magia poiché quest’ultime vantano un altissimo numero di incantesimi dagli effetti più disparati, inoltre (proprio come in Dungeon and Dragons) la loro attivazione non consuma una qualche barra della magia, bensì degli slot. Gli incantesimi si dividono in livelli, più si sale maggiore sarà la loro potenza, ma minore sarà il numero di utilizzi, numero che viene considerato globalmente per l’intera categoria e non per la singola magia. Detto questo, il discorso non si applica proprio a tutte le abilità e persino i maghi ne hanno alcune i cui utilizzi si contano separatamente per ogni incontro.
Altro elemento da tenere in considerazione nei combattimenti, soprattutto prima del loro inizio, è la disposizione delle unità. Come già detto muovere i singoli personaggi risulta più macchinoso di quanto non dovrebbe, ma non per questo va tralasciata. Durante l’esplorazione si incontreranno gruppi di nemici più o meno numerosi e il giocatore non dovrà solamente cercare di evitarli o prenderli nel giusto numero, ma anche cercare di posizionare il party nel modo più vantaggioso possibile
Molte classi, in particolare quelle magiche, offrono abilità con un raggio sufficientemente ampio da poter colpire più unità (attenzione al fuoco amico!) perciò i più fantasiosi potranno mettere in atto strategie situazionali che fanno leva sulla conformazione del terreno. Un esempio semplice ed efficace potrebbe essere attirare un gruppo di nemici verso una strettoia, magari piazzandoci anche qualche trappola, e lasciare il mago davanti pronto a scagliare un’ondata di fuoco.
Dal punto di vista grafico, Pillars of Eternity risulta nel complesso piuttosto piacevole. Le sue ambientazioni evocative, sia dal punto di vista estetico che narrativo, ben si sposano con i modelli poligonali dei personaggi visti dall’alto, nonostante questi non siano decisamente i migliori in circolazione. Per quanto riguarda la colonna sonora, le tracce donano i giusti toni alle situazioni e in generale risultano piuttosto orecchiabili sebbene non particolarmente memorabili; l’unica vera grossa pecca da questo punto di vista, tralasciando saltuari momenti in cui la musica non parte, risiede nella poca varietà dei brani che, già nelle prime ore, potrebbero venire a noia.
GIUDIZIO FINALE
Pillars of Eternity è semplicemente un ottimo rpg isometrico il cui pregio maggiore è quello di essere stato in grado di prendere tutto ciò che ha reso grande il genere e riproporlo, ampliandolo abbondantemente. Il titolo di Obsidian Entertainment fa quindi della libertà di scelta il proprio motore primo, sia per quanto riguarda la storia che il combattimento, e lo dimostra scaraventando il giocatore in un mondo pulsante e variegato, lasciando poi che sia lui stesso a viverlo nel modo che preferisce, fornendogli però tutti gli strumenti per plasmare al meglio le proprie idee.
Gli amanti degli rpg isometrici non possono lasciarsi sfuggire questo titolo, anche se indubbiamente si troverebbero più comodi su Pc. Tutti gli altri, compresi coloro che non hanno mai visto un gioco di questo genere, farebbero bene a dargli una chance e decidersi una volta per tutte a lanciare dalla finestra Skyrim.
Gli amanti degli rpg isometrici non possono lasciarsi sfuggire questo titolo, anche se indubbiamente si troverebbero più comodi su Pc. Tutti gli altri, compresi coloro che non hanno mai visto un gioco di questo genere, farebbero bene a dargli una chance e decidersi una volta per tutte a lanciare dalla finestra Skyrim.
Il gioco è stato testato su Playstation 4.
Pro
- Ampia libertà di scelta sia nei dialoghi che nei combattimenti
- Personalizzazione del personaggio estremamente dettagliata
- Mondo di gioco suggestivo e ricco di eventi
Contro
- Ritmo di gioco lento
- Mappatura dei comandi su pad non delle migliori
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