Nell'ultimo periodo le preoccupazioni verso il Coronavirus e la sua mortalità crescente si fanno più marcate, con le prime rilevazioni confermate anche sul suolo europeo. Ovviamente, in un mondo super interconnesso come il nostro, qualcuno ha cominciato a indagare, probabilmente sospinto dalla noia del momento o proprio perché nel frattempo, si ha in mano un videogame che richiama "vagamente" quanto stia accadendo. Inutile girarci intorno, quel videogame è ovviamente Resident Evil. Il nostro cervello è programmato per associare qualunque cosa a qualcos'altro, in modo da creare paragoni in grado di aiutarci letteralmente a vivere.
Questo effetto, chiamato pareidolia, oltre che su immagini e audio può esser ricondotto anche in qualche modo alle idee e, se vogliamo, possiamo considerarlo come incipit per tutte le teorie complottistiche. Ecco dunque che associare Resident Evil a qualunque epidemia scoppiata negli ultimi anni diventa un gioco da ragazzi, anche se in questo caso specifico, tutto diventa ancor più interessante.
Come detto, la trama dei Resident Evil ruota attorno allo scoppio di un'epidemia capace di tramutare gli infetti in zombie. La Umbrella Corporation, casa farmaceutica di nome ma creatrice di bio-armi di fatto, è la colpevole di tutto il trambusto presente durante le sessioni di gioco ed è proprio la società responsabile a dare il via alle connessioni.
Proprio in una delle città messe in quarantena dal governo cinese, Wuhan, vi è proprio un laboratorio bio-tecnologico il cui logo è pressapoco simile a quello della Umbrella, salvo per lo scambio di colori tra rosso e azzurro. Ok, il logo è praticamente lo stesso ma c'è di più. Infatti, sembrerebbe, che il termine "Corona" sia anche l'anagramma di "Racoon" (procione in inglese), che guarda caso somiglia tanto al nome della città protagonista del titolo Raccoon City, e poco importa se i nomi non coincidono. Lo scopritore dell'associazione e utente Twitter Undoomed ─ nome che è tutto un programma ─ è assolutamente convinto che qualcuno ci stia nascondendo qualcosa. Visto che "due indizi sono una coincidenza" ne servirebbe un terzo per avere delle prove.
Nel frattempo, proprio a causa del Coronavirus, il videogame Plague Inc., un simulatore che ha lo scopo di creare il virus mortale perfetto, è salito al primo posto delle app più vendute in Cina. Ma questa è tutta un'altra storia.
Questo effetto, chiamato pareidolia, oltre che su immagini e audio può esser ricondotto anche in qualche modo alle idee e, se vogliamo, possiamo considerarlo come incipit per tutte le teorie complottistiche. Ecco dunque che associare Resident Evil a qualunque epidemia scoppiata negli ultimi anni diventa un gioco da ragazzi, anche se in questo caso specifico, tutto diventa ancor più interessante.
Come detto, la trama dei Resident Evil ruota attorno allo scoppio di un'epidemia capace di tramutare gli infetti in zombie. La Umbrella Corporation, casa farmaceutica di nome ma creatrice di bio-armi di fatto, è la colpevole di tutto il trambusto presente durante le sessioni di gioco ed è proprio la società responsabile a dare il via alle connessioni.
Proprio in una delle città messe in quarantena dal governo cinese, Wuhan, vi è proprio un laboratorio bio-tecnologico il cui logo è pressapoco simile a quello della Umbrella, salvo per lo scambio di colori tra rosso e azzurro. Ok, il logo è praticamente lo stesso ma c'è di più. Infatti, sembrerebbe, che il termine "Corona" sia anche l'anagramma di "Racoon" (procione in inglese), che guarda caso somiglia tanto al nome della città protagonista del titolo Raccoon City, e poco importa se i nomi non coincidono. Lo scopritore dell'associazione e utente Twitter Undoomed ─ nome che è tutto un programma ─ è assolutamente convinto che qualcuno ci stia nascondendo qualcosa. Visto che "due indizi sono una coincidenza" ne servirebbe un terzo per avere delle prove.
Nel frattempo, proprio a causa del Coronavirus, il videogame Plague Inc., un simulatore che ha lo scopo di creare il virus mortale perfetto, è salito al primo posto delle app più vendute in Cina. Ma questa è tutta un'altra storia.
Una cosa è sicura- sentivo che il "Paziente Zero", il primo infettato, non era collegabile a quel famoso mercato della città di Wuhan, sappiamo davvero poche cose su questo Coronavirus, e le misure Draconiane dei cinesi qualche sospettuccio lo fanno venire.
Magari veniale.
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