Mortal Kombat 1 - Recensione

Reboot e re-botte

di Marcello Ribuffo

Il multiverso è un concetto di cui sappiamo spaventosamente poco ma che stranamente abbiamo visto spesso, trasformato da elemento narrativo interessante a un semplice espediente per strizzare l'occhio ai fan o per giustificare cambiamenti radicali a un franchise che rischiava di divenire stantio.
 
Nuova linfa per Mortal Kombat

Il caso Mortal Kombat 1 però è diverso, non solo perché si tratta a tutti gli effetti del sequel di Mortal Kombat 11 ma anche perché rimescolare le carte in tavola era ormai necessario.
Da quando NetherRealm Studios si è approcciata al franchise infatti, uno dei cardini su cui hanno poggiato i diversi titoli usciti finora è stata la modalità narrativa, in cui raccontare le gesta dei nostri sadici eroi, cercando di regalare ai fan qualcosa di più di un mero pretesto per menare le mani. Ma le dinamiche, le rivalità, le passioni, cominciavano a stare troppo strette, sfiorando situazioni simili all'uscita di un nuovo videogioco dedicato a Dragon Ball in cui in fondo, si è costretti a raccontare sempre le stesse vicende (tranne con Xenoverse, per l'appunto).

È così che a partire dal finale di Mortal Kombat 11 si apre un oceano di possibilità, un nuovo universo in cui Scorpion e Sub Zero collaborano e Liu Kang si presenta come nuovo protettore della del Regno della Terra ma il destino, si sa, può giocare brutti scherzi.
La modalità storia dunque ci porta in una nuova comfort zone, con i classici personaggi che abbiamo amato nel corso degli anni ricoprire ruoli assai diversi o con una punta di similarità che però può smarrire. Nelle quattro/cinque ore raccontateci, assistiamo alla classica alternanza di cutscene e combattimenti anche se l'amalgama e tutt'altro che perfetta.

Assistiamo infatti a splendide scene totalmente in CGI (forse un po' troppo lunghe) che in qualche modo devono integrarsi col giocato, realizzato ovviamente col motore di gioco. Oltre all'evidente discrepanza tecnica, per quanto il titolo si presenti davvero bene, il passaggio da cutscene e combattimento in-game è tutt'altro che fluido, con anche vistosi caricamenti a fare da intermezzo. Questo, oltre a spezzare l'immedesimazione crea l'effetto collaterale di rendere quanto giocato meno appariscente di quanto sia in realtà, “sporcando” in qualche maniera tutto il lavoro dello studio per rendere Mortal Kombat 1 al passo coi tempi.
Per quanto le cutscene siano appunto spettacolari e divertenti, considerato il vistoso auto-citazionismo e soprattutto il trasparire del divertimento degli sceneggiatori nello scrivere tutto ciò, la modalità storia fatica a emergere davvero, anche per via di una trama che per forza di cose sa di già visto e riempitivi evidenti che hanno la sola funzione di allungare il brodo.
Quello che riesce a fare però è quello di dare nuovo lustro a personaggi storicamente definiti secondari, oltre a dare modo ai giocatori di conoscere, in qualche modo, le origini e il perché di certi poteri appartenenti ai combattenti. Vi è anche un amalgama migliore in fase di combattimento con quanto raccontato, visto che le arene disporranno di tutti gli elementi apparsi durante la cutscene precedente, evitando di presentare lo scontro come qualcosa di totalmente a sé stante.
 
Cutscene notevoli

Non di sola storia si vive, considerato che NetherRealm ha lavorato anche su altre modalità. Tralasciando la classica Skalata, il focus ricade sulla modalità Invasioni che permette al giocatore di sviluppare il proprio combattente preferito, sbloccando ad esempio nuovi elementi estetici. Con mappe che verranno aggiornate con l'inizio di ogni nuova stagione, questa modalità risulta purtroppo un po' abbozzata, con un livello di difficoltà fin troppo accessibile e con una ripetitività di fondo che difficilmente potrà essere migliorata. Del resto si tratta di affrontare praticamente gli stessi nemici ancora e ancora e poco importa se la location cambia. Un altro problema è che i premi, quelli che dovrebbero spingere i giocatori ad addentrarsi sempre di più in questa modalità non sono poi così importanti per cui, è probabile che aggiornamenti futuri daranno nuova verve al tutto. La possibilità di sbloccare elementi estetici e perfino Kameo si scontra con la sensazione di star giocando un riempitivo, una modalità slegata dal resto e aggiunta solo all'ultimo momento. Un cantiere a cielo aperto comunque e che dovrebbe essere sviluppata ulteriormente successivamente.
Affrontiamo anche la questione microtransazioni visto che ci siamo, che dopo quanto visto in Mortal Kombat 11 erano uno dei punti focali sui cui fare attenzione. Finora sembra tutto meno esoso, con più generosità in termini di oggetti donati attraverso tutte le modalità, anche dal multiplayer. Probabilmente NetherRealm ha imparato la lezione.
Sulla modalità online il plauso va sempre al netcode, che non inciampa quasi mai ma anche al sistema di reward che in questo caso, invoglia il giocatore a investire il proprio tempo attraverso scontri con altri giocatori e che per certi versi, sostituisce la modalità Invasioni citata poc'anzi, regalando anche maggiori soddisfazioni. L'interazione tra gli utenti però è ancora relegata a lobby piuttosto classiche e dopo aver visto quanto realizzato in Street Fighter VI (qui la recensione) speravamo in una spinta verso l'alto anche di questo aspetto. Un vero peccato.

Ma il core di Mortal Kombat 1 sta ovviamente nel suo gameplay, rinnovato e come da tradizione, lontano dall'essere equilibrato. La novità più eclatante di questo capitolo, approfittando della questione multiverso, risiede nei cosiddetti Kameo, personaggi non utilizzabili direttamente provenienti dalla storia del franchise. Sono a tutti gli effetti degli assist, selezionabili uno per volta e capaci di azioni diverse contestuali al nostro modo di combattere. Una volta richiamato il nostro compagno potrà effettuare manovre offensive o difensive anche se molto spesso si ricade in situazioni non previste, visto che alcune combinazioni tra combattente principale e Kameo possono risultare un po' fastidiose. Equilibrare l'interazione tra i due combattenti è sempre complicato visto che le abilità dei Kameo devono comunque integrarsi con il buon roster a disposizione che già presenta combattenti più efficaci di altri, con attacchi speciali e combo spesso difficile da contenere. Tornano anche le spettacolari e cruente X-Ray (qui chiamate Fatal Blow), contornate dalla possibilità di effettuare parate aeree che non ci lasciano più in balia degli avversari con attacchi a mezz'aria.
 
Sempre loro ma diversi

Tuttavia, nonostante i problemi citati, Mortal Kombat 1 è forse nel complesso il miglior picchiaduro del franchise, perché se è vero che il disequilibrio di fondo persiste, una volta trovato e studiato delle contromisure, risulta davvero divertente e piacevole. Un po' come in Nioh insomma, che funziona proprio perché l'equilibrio non esiste in nessuno degli elementi che esso presenta, anche in Mortal Kombat 1 si può trovare lo strumento giusto per ogni occasione, a patto di aver investito un po' di tempo su effetti e controindicazioni di ogni Kameo. Il loro numero limitato aiuta sicuramente e forse anche questi test fanno parte dell'esperienza. Diventa tutto più strategico insomma, visto che, molto banalmente, potremmo assicurare attacchi a distanza a chi non ne possiede o bloccare l'avversario per rendere più efficace una nostra combo. C'è tanta varietà, contornata anche dalla possibilità di effettuare combo aeree, aiutate anche da animazioni più fluide e più eleganti a vedersi, anche se una certa “legnosità” di fondo permane.
 
Mortal Kombat 1 si presenta come una crisalide: ha davvero tanto potenziale, con l'introduzione dei Kameo che cambia le carte in tavola e trasformando il picchiaduro in qualcosa di maggiormente stratificato e strategico. Bisogna vedere come il tutto verrà supportato nei prossimi mesi ma la volontà di NetherRealm è quella di puntare forte su questo aspetto, sperando si faccia qualcosa anche per le altre modalità, soprattutto per Invasioni, un po' lasciata a sé stessa per il momento.


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