Final Fantasy VII Rebirth - Recensione
Il secondo dei tre passi è qui, scopriamo come procede il nuovo viaggio di Cloud.
di Revil-Rosa
Pur con tutti i punti di domanda che il progetto portava con sé, Final Fantasy VII Remake aveva una serie di enormi vantaggi dalla sua che hanno facilitato il suo ingresso nel sempre più esclusivo club dei Final Fantasy ben visti da tutti. Il prologo di Midgar è forse uno degli eventi più iconici di tutta la saga e comprende quelli che sono da sempre tra i personaggi più apprezzati della serie: Cloud, Tifa e Aerith. Se al trio aggiungiamo la gestione di Sephiroth, uno dei cattivi più iconici di sempre, diventava difficile non fare breccia nel cuore dei giocatori. Aggiungiamo ai vantaggi la voglia di vedere il mondo e i protagonisti di Final Fantasy VII in veste moderna, elemento estremamente interessante, ma ora che l'effetto nostalgia è finito, Rebirth si prepara ad affrontare il passo più difficile perché, per semi-citare Caparezza, il secondo
Finalmente fuori da Midgar, l'ex-SOLDIER Cloud Strife si lancia alla ricerca di Sephiroth per un viaggio nel vasto mondo aperto tra volti nuovi e familiari, sorprese, tanti eventi e minigiochi.
Final Fantasy VII Rebirth fa tutto quello che deve, osando ed esagerando con la caparbietà di chi ha capito cosa vuole il proprio pubblico e, forte di questo, Square-Enix ha finito per creare un capitolo che ha tutte le carte in regola per essere il migliore dei tre. Questa magia è forse stata resa possibile dalla sicurezza acquisita dal successo del Remake, capitolo che ha posto delle ottime basi per un battle system funzionale e stimolante, aspetti che hanno permesso al team di concentrarsi sul resto aggiungendo solo alcune gradevoli aggiunte che di fatto non alterano le dinamiche di combattimento. Forse il merito è anche da attribuirsi alla relativa tranquillità narrativa: sapendo che le atmosfere di maggiore tensione saranno per forza di cose scaricate sul terzo ed ultimo capitolo è stato possibile procedere con una certa leggerezza e libertà perché se Clive Rosfield con il suo mondo in guerra e la sua indole seriosa non ha trovato il tempo per farsi una partita a carte, Cloud Strife e compagnia nel loro viaggio alla ricerca di Sephiroth si sono decisamente lasciati andare sul fronte distrazioni. Non fraintendete però, la storia di Final Fantasy VII Rebirth è tutt'altro che lineare o priva di pathos anzi, come da tradizione, rimane il punto cardine del gioco.
Se è vero che un'avventura non è data dalle motivazioni dietro il vaggio ma dagli eventi che lo compongono, Final Fanatsy VII Rebirth fa di questa massima il suo mantra e punta ad esserne la quintessenza riportando il giocatore nel nostalgico mood dei Jrpg con le World Map tutte da scoprire, ma con un twist attuale, come ad esempio il fatto che il gioco fornisca una direzione chiara su come e dove andare per avanzare nella storia, aspetto che nell'originale (e nei colleghi degli stessi anni) era invece lasciato all'esplorazione del giocatore. La modernità di Rebirth non si limita ad un aggiornamento grafico quanto alla sapiente gestione, introduzione e coordinazione di tutte quelle comodità a cui i titoli recenti hanno abituati i giocatori.
Queste attenzioni portano ad un ritmo di gioco incalzante che intriga e cattura con la forza del gameplay e del piacere della esplorazione-scoperta più che con il fascino della storia in sé, la quale comunque – come già detto – rimane il cuore del titolo e stupisce con la stessa eleganza che ha convinto su Final Fantasy VII Remake, ora persino in modo più efficace grazie ad una varietà di ambientazioni e situazioni che la città di Midgar da sola non riusciva a reggere. Da notare che dove il Remake dettava i ritmi in modo incalzante, la struttura open world di Rebirth lascia al giocatore la libertà di scegliere quanto dedicarsi alle attività secondarie prima di recarsi alla meta e, bisogna ammetterlo, gli extra di questo secondo capitolo sono decisamente più interessanti del precedente.
Vecchi e nuovi personaggi animano il rinato mondo del settimo capitolo riportando in vita la leggenda in maniera diversa ma coerente con sé stessa, strizzando l'occhio ai veterani con rimandi che giocano su ciò che si pensa di sapere e ammaliando i neofiti con una storia chiara e decisa, riuscendo nella difficile impresa di non farli sentire esclusi dal mondo di citazioni provenienti dall'originale e dagli spin-off, riferimenti che su Rebirth piovono più che mai pescando anche da fonti inaspettate. La seconda avventura di Cloud è estremamente densa di eventi e contenuti, nuove parentesi vengono aperte mentre alcuni interrogativi ottengono risposta, ma qui più che mai sono i personaggi a brillare. Protagonisti e comprimari vengono approfonditi mentre il mondo e gli eventi acquisiscono maggiore nitidezza fino a rendere il party di Cloud un affiatato gruppo di amici e non più solo dei compagni legati da un intento comune.
Mettendo da parte il bellissimo mondo di gioco che regala caratteristiche città – più piccole di Midgar, ma molto più grandi di quanto gli open world non ci abbiano abituati – e fantastici scorci naturalistici, ciò che stupisce di più sono i tempi di esplorazione ottimamente calcolati e il fatto che la casa sia riuscita a selezionare e amalgamare le tante buone idee che gli open world hanno offerto negli ultimi anni per un risultato finale che, pur non brillando per originalità, riesce a splendere per funzionalità. Final Fantasy VII Rebirth condensa senza tedio eventi proncipali e secondari veicolando il tutto con un'esplorazione piacevole che sprona a visitare le diverse aree mentre si completano le missioni o semplicemente scoprendo nuovi punti di interesse quando si sta vagando in tranquillità per godersi il panorama. Il mondo è a misura di chocobo sia negli spazi che nelle altitudini e vi è un certo ordine nella struttura della mappa e nel modo in cui i personaggi vi sono posti, ordine un po' estraneo al genere ma che risulta piuttosto funzionale nel contesto, ricordando in modo implicito che l'obiettivo del giocatore è arrivare alla meta e non perdersi a scalare una montagna.
Chi è pratico di open world ha generalmente due certezze: "se lo posso vedere, lo posso raggiungere", cosa che Final Fantasy VII Rebirth effettivamente conferma, e "non esiste ostacolo che non si posso aggirare a suon di saltini". La seconda certezza dell'open-worldista navigato si perde in Rebirth in favore di movenze più pulite e forzate, non a caso non si ha un tasto dedicato al salto bensì un R2 che racchiude sotto di sé azioni come scavalcare una staccionata, appendersi ad un appiglio o saltare giù da un muretto, sempre che l'altezza non sia eccessiva. Non poter vedere Cloud tagliare i peggio sentieri nei modi più creativi non è un punto a sfavore perché sebbene il lato platform del genere venga ridotto all'osso e limitato, in un certo senso, a semplici fasi per lo più relegate in dungeon specifici (non troppo lontani da quanto visto in Intergrade), la verità è che tale scelta rende il tutto più ordinato e pulito, portando il giocatore a concentrarsi su mete e obiettivi e meno al piacere del movimento.
A questo proposito, il mondo esplorabile non è una macro area interconnessa come Final Fantasy XV, ma piuttosto delle gigantesche Gran Pulse di Final Fantasy XIII. Ogni regione ha i suoi macrospazi ampiamente esplorabili con un armonico mix di flora e fauna che varia in modo graduale all'interno della stessa, inoltre ogni spazio è in qualche modo caratterizzato da una o più peculiarità che rendono l'esplorazione sempre diversa, ma senza mai stravolgerla. Per fare un esempio, l'area esterna della città tropicale Costa del Sol è caratterizzata da palme e spiagge, ma – pur restando nella stessa regione – i toni cambiano quando ci si allontana dalla paradisiaca città per andare nella rocciosa e spartana Corel. Per quanto riguarda le esplorazioni, è risaputo che i chocobo di vari colori abbiano abilità differenti e chi ha guardato i trailer sa già che l'iconico pennuto non è l'unico mezzo di trasporto presente...
I ritmi esplorativi non sono ottimi solamente per il come si viaggia o per la sapiente disposizione dei numerosi eventi, punti di interesse o tesori, anche i combattimenti sono stati rivisti per l'occasione. Su Final Fantasy VII Rebirth si combatte come nel Remake, ma le battaglie sono generalmente più veloci e la difficoltà risulta più bassa, arrivando ad impensierire solo durante missioni specifiche, battaglie extra di Chadley o boss battle. Trascurare la crescita e la gestione del party costringerà i giocatori a maggiori soste nei punti di recupero, ma non è necessario un grande sforzo per arrivare ad esplorare l'area senza perdere troppo tempo a riposare.
Il battle system vede l'introduzione di nuovi attacchi generici, delle abilità sinergiche e degli attacchi sinergici, opzioni inedite che si collocano all'interno di un battle system che rimane sostanzialmente uguale al precedente, ma un po' più veloce e rafforzato da un sistema di progressione rivisto da zero per una crescita dei protagonisti più personalizzabile. Come nel Remake, le battaglie sono in tempo reale e vedono il gruppo lanciare attacchi generici contro gli avversari per caricare la propria Action Time Bar da spendere poi per eseguire abilità o magie, ovvero mosse più potenti dalle proprietà variegate. In Rebirth, tenendo premuto quadrato o premendolo dopo aver effettuato una schivata, si possono eseguire mosse inedite nel precedente, ad esempio ora Cloud può lanciare delle lame di vento per colpire i nemici lontani oppure eseguire un veloce affondo che accorcia le distanze e permette di raggiungere i nemici in volo.
Ogni protagonista ha un gameplay unico caratterizzato da movenze, velocità, tipi di attacchi e abilità diverse, soprattutto per quanto concerne l'azione unica eseguibile con triangolo. Purtroppo, come nel Remake, la cpu rimane piuttosto limitata nello sfruttare le caratteristiche di ognuno perciò è al giocatore che viene lasciato l'onere di gestire il party passando da un personaggio all'altro per caricare la ATB e scegliere come e quando consumarla. Alcune Materie permettono di influenzare l'attività della cpu, ma l'uso manuale rimane la scelta più indicata. Le azioni sinergetiche sono mosse che non consumano alcuna risorsa e coinvolgono due membri del gruppo, ogni personaggio ne può sbloccare diverse relative ai singoli compagni sfruttando il nuovo sistema di progressione che, similmente alla Sferografia di Final Fantasy X, permette di spendere punti specifici per sbloccare nodi di potenziamento che abilitano nuovi attacchi, abilità o boost.
Si parla di azioni e non attacchi perché queste possono comprendere contrattacchi o schivate particolari oltre che i più classici colpi-combo. Da notare che il sistema di Tensione (una barra sui nemici che si carica colpendoli e, una volta piena, porta il nemico in Crisi rendendolo immobile e più vulnerabile) è rimasto pressoché invariato dunque il sistema di crescita che permette di sbloccare abilità diventa molto importante perché permette di far imparare permanentemente attacchi elementali così da non dover più contare esclusivamente sulle Materie per sfruttare le debolezze elementali. Le abilità sinergiche sono potenti abilità di coppia che non consumano la ATB, ma usano invece dei blocchetti caricabili con il tempo o con l'utilizzo degli attacchi sinergetici; anche queste possono conferire boost speciali ai personaggi coinvolti.
Queste nuove opzioni sono molto appariscenti e, in certe situazioni, molto utili ma non impattano particolarmente sul flow e tra schivate, abilità, tecniche uniche ed evocazioni l'approccio al combattimento rimane fondamentalmente lo stesso del Remake, con il rischio di dimenticarsi alcune peculiarità nella frenesia della battaglia. L'alto numero di personaggi dal gameplay così diverso può disorientare i giocatori meno avvezzi al genere, ma chi ha paura di non farcela non deve temere perché i tre livelli di difficoltà e le due modalità di gioco, già presente nel Remake, tornano anche su Rebirth aiutando così a modulare la sfida a seconda delle preferenze del giocatore.
GIUDIZIO FINALE
Schiacciato tra un inizio evocativo e un finale che promette di lasciare il segno, Final Fantasy VII Rebirth adempie in modo perfetto al suo ruolo di Svolgimento del racconto: il cuore pulsante di un'avventura che in questo secondo passo acquista colore, donando lustro ai propri personaggi e al mondo in cui vivono, con una storia che riesce a dare spazio e luce ad ognuno di loro. La trama riesce a rendere protagonista tutto il gruppo approfondendo i personaggi e intrigando con i suoi eventi nel mentre che affascina e diverte con un gameplay che racchiude a pieno lo spirito avventuroso e giocoso dei Jrpg anni '90.
Se il primo capitolo della trilogia poteva aver convinto grazie al doppio effetto novità-nostalgia, ora che questi sono venuti meno e, disillusi, ci si avvicina a Final Fantasy VII Rebirth sapendo che sarà solo il secondo passo dei tre richiesti è facile aspettarsi il peggio, ma proprio per questo arrivare ad essere così soddisfatti dell'esperienza è un'ottima prova della qualità del sistema messo in piedi nel Remake ed evoluto su Rebirth: un'esperienza che ogni giocatore dovrebbe concedersi.
Se il primo capitolo della trilogia poteva aver convinto grazie al doppio effetto novità-nostalgia, ora che questi sono venuti meno e, disillusi, ci si avvicina a Final Fantasy VII Rebirth sapendo che sarà solo il secondo passo dei tre richiesti è facile aspettarsi il peggio, ma proprio per questo arrivare ad essere così soddisfatti dell'esperienza è un'ottima prova della qualità del sistema messo in piedi nel Remake ed evoluto su Rebirth: un'esperienza che ogni giocatore dovrebbe concedersi.
Gioco testato su Playstation 5.