Dragon's Dogma 2 – Recensione

Un Isekai con un gran cuore di Drago

di Marcello Ribuffo

È difficile non provare una certa emozione scrivendo queste righe, dopo decine di ore passate in un mondo così vivo e variegato che lascia di stucco al solo pensarci. Dragon's Dogma 2 è a tutti gli effetti uno dei principali candidati al titolo di miglior gioco dell'anno e in questa recensione, cercheremo di capire il perché.
 
Finalmente ci siamo!

Capitolo 1: il Dogma del Drago tra il tempo e lo spazio

Tanto tempo fa, un uomo aveva un sogno: creare un mondo fantasy in cui il giocatore poteva immergersi e perdersi, con un'avventura in single player in cui però, non ci si sentiva mai da soli. Questo era il concept di Dragon's Dogma, un action-RPG arrivato probabilmente nel posto sbagliato al momento sbagliato.
In quel periodo infatti, Capcom non era il colosso attuale e inanellava scelte sbagliate una dietro l'altra. Nemmeno il lavoro di Hideaki Itsuno è scampato dal pessimo management, avendo a disposizione fondi limitati e a un certo punto, anche il tempo. Ma nonostante i poderosi tagli, limitazioni tecniche e un profondo senso di incompiutezza, Dragon's Dogma aveva cuore e tutti gli appassionati sapevano che con un po' di amore e attenzione in più, questo progetto avrebbe potuto spiccare il volo, proponendosi come una delle migliori realtà videoludiche degli ultimi decenni. Ed è così che arriviamo al 2024 e a Dragon's Dogma 2, con quel numerino che comunica ben più di quanto si immagini.

In una terra ben poco ospitale con il prossimo e in cui i regni degli umani e dei feridi non si vedono di buon occhio, il mondo è minacciato dal possente Drago intrappolando gli abitati in un'eterna spirale di vita e morte. Solo l'Arisen è in grado di porre fine a tutto, alla ricerca del proprio cuore a lui sottratto e riprendersi ciò che gli spetta.
Questo è solo l'incipit di un intreccio di storie che via via si legheranno sino al finale ed è proprio dalla componente narrativa che si notano le prime importanti migliorie rispetto il capitolo originale. Assistiamo infatti a una maggiore attenzione nella scrittura dei dialoghi e soprattutto della sceneggiatura, con una storia che ruota attorno a una singolo concetto: il tempo. Il mondo di Dragon's Dogma 2 infatti si evolve costantemente, sotto tutela delle scelte del giocatore ma anche delle sue 'non scelte'. I piani segreti, i sotterfugi, cataclismi, rapporti, la vita insomma, procedono di giorno in giorno, magari con qualche variazione qua e là dovuti al nostro intervento, ma nulla rimane immutato. Per intenderci: siamo abituati a situazioni in cui se non completiamo una determinata quest l'intero mondo si cristallizza, con personaggi e situazioni che rimangono in balia della nostra curiosità o semplice pigrizia. Nulla succede se non è il giocatore a muovere le fila e come burattinai, controlliamo il destino di ciò che ci circonda.
 
L'inospitalità di Battahl

In questo Dragon's Dogma 2 è eccezionale, andando contro la prassi che vede il giocatore al centro di tutto e immergendolo invece in qualcosa che molto spesso si sviluppa e sfugge a qualsiasi controllo. Lo si può vedere in alcune missioni secondarie costruite appositamente "a tempo”, in cui salvare o meno un malcapitato dipenderà da quanto siamo lesti ma è soprattutto nella narrazione principale che questo concetto lascia di stucco, dando completa libertà al giocatore non solo sul come affrontare un certo evento ma proprio se affrontarlo o meno. Una volta avviato il primo vero blocco di missioni principali dunque si avvia una danza sul filo dello spazio e del tempo, con un susseguirsi di albe e tramonti che possono segnare il destino di chiunque.
Non mancano le trovate geniali e colpi di scena egregiamente orchestrati e nonostante la conoscenza pregressa del primo capitolo (a cui comunque non è necessario aver giocato) la sensazione di 'nuovo' è sempre presente, con grossi brividi lungo la schiena allo spuntare dei titoli di coda. C'è davvero tanto cuore e lo si vede nella caratterizzazione dei personaggi con cui interagiremo, che magari non brillano di reale profondità ma perfettamente funzionali al contesto, anche per via di animazioni facciali capaci di sorprendere.
Anche i regni di Vermund e Battahl, così come quello degli elfi, godono della stessa attenzione, con ambienti non solo completamente diversi ma estremamente ricchi di dettagli... e di nemici. Questo è un elemento fondamentale visto che influenza direttamente la questione 'esplorazione'.

Capitolo 2: più mondi in un solo mondo

Uno degli elementi più controversi di Dragon's Dogma era il modo in cui il giocatore era 'costretto' a esplorare sfruttando la poca stamina a disposizione e nulla più, con elementi totalmente lontani dal concetto di 'quality of life'. Viaggi rapidi infatti erano un'utopia, fino almeno alla release della versione Dark Arisen, più permissiva da questo punto di vista. Esplorare quindi risultava tedioso e frustrante, non solo per via di questa scelta di design in cui si consuma energia anche al di fuori del combattimento ma anche per un mondo abbastanza vuoto e povero di stimoli per giustificare traversate da un punto all'altro della mappa. Per non parlare poi delle missioni scorta...
In Dragon's Dogma 2 la situazione è migliorata, anche se di poco. La stamina continua a crollare durante il nostro peregrinare ma con più parsimonia, si trovano più pietre di teletrasporto e c'è più libertà concessa nell'uso dei cristalli adibiti allo stesso uso. Tuttavia, la mappa è quattro volte più grande rispetto il capitolo precedente, per cui è un po' un 'dare e avere'.
La sensazione è quella di trovarsi in un mondo concreto, che segue le sue precise regole e difficilmente aggirabili, anche da videogiocatori esperti. Dragon's Dogma 2 è essenzialmente un Isekai in cui è impensabile fare una semplice 'partitina' ma ci si deve immergere, similmente a quanto accaduto in opere come Red Dead Redempion 2 o The Elders Scrolls III: Morrowind, senza dimenticare una spruzzatina di Elden Ring.

La sensazione provata all'interno del mondo di gioco proposto dal team Capcom è quella di trovarsi appunto in un Isekai, un sotto-genere della cultura giapponese in cui il protagonista viene catapultato in un mondo che non gli appartiene. Ci si catapulta davvero in Dragon's Dogma 2, si vive Dragon's Dogma 2 e si è quasi assuefatti da Dragon's Dogma 2. C'è così tanto e in tante versioni che si ha sempre il dubbio di aver tralasciato qualcosa, anche perché spesso, non vi sono indicazioni su cosa fare o dove andare. Siete voi e le vostre pedine; nient'altro. Ma fortunatamente, vi è la mappa, che funziona per intenderci come nel recente Elden Ring: è possibile studiarla oltre che consultarla, verificando la presenza di strutture, di luoghi all'apparenza inaccessibili e di segreti da scovare. In questa maniera ad esempio si è riusciti a trovare un paio di 'presenze' iconiche apparse anche nei vari trailer e non c'è soddisfazione più grande di quella di un esploratore che trova la conferma che in fondo, aveva ragione.
 
Il Talos

Con un ottimo lavoro svolto sulle animazioni e con un sistema di movimento che ricorda alla lontana quella degli Assassin's Creed – nel bene e nel male – si può andare dove si vuole e come si vuole visto che il mondo di gioco è esso stesso level design, pensato per permettere soluzioni diverse al giocatore, indipendentemente dalla Vocazione (classe) utilizzata.
Molto spesso ci si trova infatti a dover affrontare un problema e ovviamente a dover risolverlo. Ma Dragon's Dogma 2 non è un puzzle, in cui solo una tessera può essere incastrata alla perfezione. È più come un mosaico, in cui il giocatore è portato a ragionare ma anche a essere lesti, visto che come abbiamo detto, spesso il tempo risulta decisivo.
Con biomi poi così diversi, l'adattamento vien da sé, con ottimizzazioni e aiuti al giocatore che rispetto il capitolo precedente sono davvero un toccasana. Ci si può ad esempio accampare in appositi luoghi, per poter riposare, mangiare e assegnare le varie abilità. Come già detto, la stamina durante la percorrenza dura decisamente di più e soprattutto si ricarica più velocemente ma esistono anche altri tipi di viaggi rapidi, con trasporti che facilitano di molto la percorrenza da un punto a un altro, seppur con il rischio di essere assaliti nel bel mezzo della notte.

Anche in Dragon's Dogma 2 decidere se viaggiare di mattina o di notte è una scelta cruciale, con nemici che al chiaro di Luna sono ben più pericolosi e soprattutto, quando fa buio, fa buio davvero. Vista l'introduzione del raytracing, l'illuminazione cambia davvero l'esperienza di gioco, con magie in grado di illuminare realisticamente gli ambienti e un contrasto tra luce e ombra da cui i nemici possono tendere un'imboscata. Proprio grazie a questo sistema di illuminazione, Dragon's Dogma 2 è uno dei più belli open world in circolazione, con colpi d'occhio mozzafiato che, unito a un sistema meteo dinamico, aumenta a dismisura il senso di immersione. Ma la meraviglia di trovarsi sul bordo di un precipizio e vedere a chilometri di distanza strutture sulla quale il nostro piede può posarsi, magari durante un tramonto, è nulla di fronte a combat system e l'immensa varietà d'approccio che permette.

Capitolo 3: l'Arisen e le Pedine

Grandi protagoniste di Dragon's Dogma 2, le Vocazioni, consentono come non mai di adattare lo stile di gioco alle varie situazioni proposte, con variazioni sul tema rispetto il capitolo precedente e novità in grado di far sentire chiunque un bimbo di otto anni alla prima visione del Super Saiyan. Partendo dalle dieci disponibili per l'Arisen (sei per le Pedine), troviamo grandi differenze per Arciere e Arcier-Mago, che non possiedono più la possibilità di attaccare corpo a corpo, agendo solamente dalla lunga distanza. L'approccio a queste vocazioni dunque cambia drasticamente rispetto l'originale Dragon's Dogma, anche perché la schivata non è contemplata. Bisogna essere bravi a capire dove posizionarsi al meglio e anticipare le mosse avversarie di volta in volta, mettendo in conto la possibilità di prendere mazzate. Fa parte del gioco ma in cambio si hanno abilità sovraumane, con l'Arcier-Mago che dispone di mezzi letali in quasi ogni situazione.
Se la schivata e la velocità di movimento sono per voi essenziali, la Vocazione Ladro fa al caso vostro, molto simile alla precedente iterazione, così come quella Cavaliere, Guerriero, Mago e Stregone. Le novità sono altre, a cominciare dalla rielaborazione della 'classe' Cavaliere Mistico, l'Illusionista e soprattutto, Eroe Leggendario, la nuova Vocazione 'rotta' per questa saga.
Partendo dalla prima, ci troviamo davanti all'utilizzo di una doppia lama e magia, con combinazioni che consento anche il teletrasporto verso il nemico e un combattimento ad alto tasso di spettacolarizzazione. È forse la classe più 'anime' del pacchetto, in una danza letale di colpi rapidi e abilità che possono mettere una pezza alla mancanza della schivata.
 
La classe più enigmatica

Le varie abilità utilizzate e sbloccate al progredire dell'esperienza infatti, sono strumenti che è possibile combinare per ovviare a mancanze o per aggirare ostacoli imposti dal mondo di gioco durante l'esplorazione. Ad esempio, l'affondo a lunga gittata del Cavaliere Mistico permette anche di arrivare in luoghi altrimenti inaccessibili, un ingegno che però, viene premiato quasi sempre. Le abilità utilizzate e le Vocazioni dunque devono essere scelte con una visione a 360°, visto che il loro impatto non sarà solo sul combattimento. Questo ci porta all'Eroe Leggendario, la Vocazione che ha 'il potere di tutti i poteri', potendo utilizzare qualunque oggetto e abilità disponibile per le altre pedine. La Vocazione per eccellenza e che cambia l'intero approccio all'endgame e al new game plus, con le altre che diventano mero strumento per rendere il Cavaliere Leggendario una macchina perfetta. Tuttavia, è anche una classe che cancella tutte le altre e benché la si sblocchi molto in là nel corso dell'avventura, sarà l'unica che verrà utilizzata da quel momento in avanti. Questo perché non solo permette di fare tutto e in qualunque momento, ma anche perché il suo utilizzo fa aumentare di rango anche tutte le altre classi, oltre a risolvere quest che prevedono l'utilizzo di una Vocazione specifica. Insomma, è l'Arisen per eccellenza, ma è un peccato constatare che tutta la struttura creata viva solo in funzione di questa. Certo, nulla vieta al giocatore di proseguire con quella preferita, ma sarebbe come andare in giro con soltanto una chiave inglese invece di portarsi dietro un coltellino svizzero.

L'ultima nuova Vocazione e lasciata volutamente per ultima è l'Illusionista, una classe che sarebbe stata perfetta per le Pedine ma che invece è a uso esclusivo dell'Arisen. La sensazione è quella di trovarsi con V di Devil May Cry 5, in cui la maggior parte delle volte si è spettatori dei combattimenti, soprattutto alle fasi iniziali di questa esperienza. Capirne la reale utilità richiede un certo impegno e studio, ma è solo al rango più elevato che si ottengono poteri davvero interessanti. È una classe strana perché fa di tutto per suggerire al vostro istinto di stare lontani dagli scontri quando invece bisogna fare tutto il contrario, evocando barriere, creature e una copia di sé stessi per distrarre i nemici ma soprattutto per controllare qualcuno di loro e farlo combattere al proprio fianco. Rispetto le altre Vocazioni, l'Illusionista è quella più complessa da padroneggiare e visto l'enorme mare di possibilità offerto, per utilizzare questa classe serve una 'vocazione' nel senso letterale del termine. Il rischio è che sia quella meno utilizzata del lotto ed è un peccato non sia a uso e consumo delle Pedine, essendo soprattutto una vocazione da supporto.

Ma veniamo appunto alle Pedine. Pietra angolare su cui si basava l'originale Dragon's Dogma, erano pensate per regalare al giocatore la sensazione di trovarsi in un multiplayer nonostante ci si trovasse in un single. Le loro caratteristiche, che consentivano loro di raccogliere oggetti e di utilizzarli a loro discrezione, imparare dallo stile di combattimento del giocatore e attuare nuove strategie, carpire informazioni cruciali sulle missioni da condividere col protagonista, in Dragons' Dogma 2 viene ulteriormente espansa, regalando un'esperienza da cooperativo online e di tanto in tanto, anche da MMO. Quello che Itsuno e il suo team sono riusciti a fare lascia davvero a bocca aperta, con la loro IA in grado di prendere decisioni autonome e al 99% dei casi sempre corrette. Ad esempio, possono utilizzare uno status specifico per uno specifico nemico che possiede quella debolezza, adattandosi di conseguenza in ogni situazione. Ma soprattutto, possono informare il giocatore della presenza di forzieri, faglie, luoghi ancora da scoprire e come procedere durante le quest, informazioni acquisite dalle partite di altri giocatori. Un po' come in Death Stranding, ci si da una mano, anche se un po' involontariamente. La creazione della propria Pedina, dalla sua Vocazione, alla sua personalità ed equipaggiamento può risultare decisiva anche per altri e una volta messo assieme un team, si avranno a disposizione una marea di informazioni altrimenti inimmaginabile. Un mondo, anzi, più mondi condivisi in una sola partita, con migliaia di possibilità e opportunità. E tutto ciò con le limitazioni dovute all'aver giocato prima della release finale...
 
Incontri di un certo livello

Capitolo Finale: il tempo e il mondo senza tempo

Dragon's Dogma 2 è un'esperienza totale e nonostante questa recensione stia andando per le lunghe, sono davvero tanti gli elementi che non sono stati presi in considerazione, come ad esempio una colonna sonora magniloquente e che oltre a contare su brani creati per l'occasione anche a ri-arrangiamento degli originali. Le atmosfere ricreate in ogni occasione immergono il giocatore in un mondo concreto e che va vissuto investendo del tempo. Pensare a un'esperienza 'mordi e fuggi' infatti rischia di percepire l'opera in modo errato: come in Red Dead Redempion 2, bisogna prendersi del tempo, un investimento che potrebbe portare a nulla. Fa parte del gioco e bisogna tenerlo a mente quando ci si avvicina al titolo per la prima volta. Questo anche perché c'è una sorta di realismo di fondo: rapporto causa-effetto, lo scorrere del tempo che influenza anche la qualità delle vivande che ci si porta dietro e animazioni che richiedono del tempo reale per essere completate, sia in combattimento sia nell'esplorazione.
Ma Dragon's Dogma 2 non si conclude certo con il termine della quest principale, ne tanto meno con la chiusura della prima partita. Come un 'souls' infatti, vedere tutto quello che il titolo ha da offrire e le sue variazioni sul tema nelle prime decine di ore è praticamente impossibile e vista la mancanza di informazioni precise sul da farsi, fa tornare in voga anche la collaborazione tra giocatori, confrontando esperienze e soluzioni impensabili fino a quel momento per l'uno o per l'altro.
Tutto ruota attorno al concetto di tempo come detto, soprattutto a quello che avete da offrire per poter vivere al meglio quest'opera. Ma se riuscirete a dar tutto voi stessi, Dragon's Dogma 2 vi lascerà qualcosa, e di questi tempi è già una gran vittoria.
 
Dragon's Dogma 2 è anche questo
Dragon's Dogma 2 è la realizzazione del sogno di Itsuno e del suo team di sviluppo. Tutte le idee dell'originale qui vengono espanse a dismisura, dalla grandezza e varietà del mondo di gioco, all'utilizzo delle Pedine e delle Vocazioni, da una sorprendente struttura narrativa a un combat system tra i più vari in circolazione e soprattutto un'esperienza totalizzante sotto praticamente tutti i punti di vista. Il nuovo lavoro Capcom si candida di diritto a essere uno dei migliori giochi dell'anno ma come esperienza in sé, lo spazio temporale può essere tranquillamente allargato al decennio. Dragon's Dogma 2 ha cuore, il vero cuore di un Drago.


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