The Town of Light - Recensione

Dentro se stessi

di Matrice85

Con The Town of Light, gli sviluppatori vogliono raccontarci una storia di quelle che ti rimangono dentro, che ti danno uno scossone e un brivido lungo la schiena. The Town of Light, creato da LKA uno studio di sviluppo indipendente con sede a Firenze in Italia, è un'opera che trasmette passione e voglia di raccontare una storia atipica, esprimersi e arrivare a tutti attraverso un media non convenzionale come i videogiochi.
 
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Le moderne scoperte in ambito psichiatrico (ma non solo) sono molte volte frutto di periodi bui per la ricerca scientifica dove l'etica veniva messa da parte per fare spazio alla cosiddetta "sperimentazione alla cieca", mettendo così da parte il reale recupero della persona in nome del progresso medico. I pazienti divenivano così delle vere e proprie cavie, vulnerabili e indifese, definiti "pazzi" anche senza esserlo realmente dove i diversi ricercatori sperimentavano anche le più bizzarre teorie. I manicomi (ormai chiusi dopo la Legge Basaglia) abbandonarono ben presto il loro scopo originario e divennero delle vere e proprie carceri dove abusi, stupri e barbarie erano divenuti parti integranti delle stesse strutture. Naturalmente, non tutti i manicomi erano nelle medesime condizioni ed utilizzavano queste atroci modalità. Il team italiano comunque ha avuto molto coraggio, trattando questi temi senza troppi veli e descrivendo gli avvenimenti del manicomio in modo diretto.
 
Sanus Egredieris
 
Le vicende del titolo vengono raccontate attraverso gli occhi e la voce di Renèe che è anche la protagonista del gioco il tutto ambientato nell'ex manicomio di Volterra, definito da molti come il "luogo del non ritorno". Renèe poco più che sedicenne viene rinchiusa nel suddetto manicomio sotto committenza della madre a cavallo tra le due guerre mondiali. Il gioco ci riporta quasi subito nel 2016 dove ci viene data la possibilità di visitare nuovamente la struttura ormai in decadenza e abbandonata ma ricca di ricordi e avvenimenti per la sfortunata protagonista, che man mano li rivive in maniera "lucida". Usando l'espediente della visuale in prima persona, per rendere il tutto più coinvolgente e realistico, ci ritroveremo ad esplorare ogni angolo della struttura avvolta da una atmosfera opprimente e soffocante che trasmette un forte senso di angoscia. Fatti i primi passi in compagnia della protagonista, ci troveremo davanti l'imponente struttura ospedaliera ricreata in modo maniacale dal team di sviluppo e l'impatto è a dir poco incredibile con anche i più piccoli dettagli che sono stati ricreati con grandissima cura. Nel corso dell'avventura ci troveremo a visitare tutti i reparti dello Charcot, dalla sala d'ingresso ai bagni, passando per le docce, le cucine e la serra, guidati dalle diverse richieste di Renèe che cerca man mano di ricostruire gli avvenimenti. 
 
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La protagonista difatti ricorda poco di quei giorni, forse dimenticati o volontariamente soppressi nel più profondo angolo del suo inconscio e sarà compito nostro aiutarla, pezzo dopo pezzo e stanza dopo stanza, a ricostruire e completare questo grande puzzle mentale. Le prime fasi di gioco scorrono molto velocemente, riuscendo a incuriosire il giocatore sia attraverso i racconti della protagonista, sia grazie ai diversi enigmi ambientali che spezzano al momento giusto il girovagare per la struttura. Ad esempio ci verrà chiesto di attivare una caldaia per riportare l'acqua calda nelle docce, o ripristinare la corrente per poter accendere la luce; semplici ed intuitivi enigmi che riescono comunque ad integrarsi perfettamente con l'atmosfera di gioco. Il rischio di rimanere bloccati è praticamente nullo, in quando basta premere il tasto "aiuto" per ricevere un indizio sul da farsi. In queste fasi, scopriremo i primi retroscena e sveleremo i ricordi di Renèe ed il suo incubo diventerà anche il nostro, in quanto il gioco ci sbatte in faccia tutte le crudeltà che la giovane ragazza ha dovuto subire: violenze sessuali, aborti e tante altre nefandezze. La trama procede in modo molto naturale e invita il giocatore a riflettere e domandarsi il come ed il perchè di tutta questa violenza e di conseguenza sulla vera natura dell'essere umano a volte così crudele e senza freni.
 
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La forza del titolo dunque risiede proprio nel suo forte spirito narrativo e di denuncia andando ad affrontare temi così delicati e di forte impatto emotivo riuscendo appieno nel suo intento anche se come vedremo successivamente, il titolo presenta una parte centrale più debole che non riesce a coinvolgere nella totalità il giocatore. I fatti raccontati nel gioco, si basano su avvenimenti realmente accaduti ed il team LKA sotto questo punto di vista ha svolto un eccellente lavoro di ricostruzione, riuscendo ad intrecciare diverse storie, di diverse persone e condensarle tutte in un unico personaggio. Superata la prima fase di gioco però The Town of Light perde un pò del suo mordente narrativo andando a confondere spesso il giocatore in quanto sovrappone tanti dialoghi in tempi troppo ravvicinati. Questo problema si risolve verso la fine del gioco, dove la forza della narrazione torna più forte che mai anche se in questa parte vengono a meno tutte le fasi di risoluzioni degli enigmi, costringendo il giocatore ad andare dal punto A al punto B senza particolari ostacoli.
 
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In sostanza The Town of Light ha un grande potenziale che però a causa di queste scelte di narrativa e di gameplay risulta essere parzialmente sprecato e anche se il titolo ha una durata piuttosto breve, si poteva fare un piccolo sforzo in più cercando magari di variare l'esperienza di gioco e quindi andando ad ampliare l'offerta ludica che risulta a conti fatti un pò povera. Se nutriamo il massimo rispetto per la sofferenza altrui, da videogiocatori ci ritroveremo per quasi la totalità dell'avventura ad essere spettatori "passivi" di tutti gli orrori che The Town of Light ci mette davanti e di conseguenza sia l'impatto che la carica emotiva iniziale vengono meno proseguendo nel gioco.
 
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Alla ricerca della verità
 
Come accennato nell'introduzione, il team di sviluppo ha ricostruito il manicomio in modo eccellente grazie anche ai molteplici sopralluoghi che sono stati effettuati. Le varie stanze che esploreremo nell'avventura sono piene di oggetti dell'epoca e moltissimi di essi sono interattivi (peccato però che non ci si possa far molto oltre che a ruotare e zoomare), troveremo quindi delle lettere, dei referti medici, delle foto e moltissima della strumentazione medica che veniva utilizzata all'epoca. Degne di note sono inoltre le scelte che si possono effettuare durante l'avventura che se azzeccate possono regalare qualche informazione extra sulla vicenda narrata. Tutti gli elementi da noi raccolti saranno inoltre raccolti in un apposito menù suddiviso in aree. Possiamo infatti riguardare i ricordi, rileggere i dialoghi e riguardare i flashback avuti e se esploreremo abbastanza attentamente possiamo recuperare tutte le pagine della sinossi e del diario che andranno ad ampliare ed approfondire la trama di gioco.  
Tutti questi dettagli sono realizzati usando il motore grafico Unity che svolge efficacemente il proprio lavoro anche se alcuni dettagli, specialmente degli oggetti minori, sono in bassa risoluzione o poco definiti. Nel complesso però il titolo si lascia giocare, offrendo un'esperienza godibilissima anche su console con qualche sporadico calo di framerate sulla versione da noi provata per PlayStation 4.
Inoltre il titolo supporta Oculus Dev Kit 2 grazie al quale potremmo avere un esperienza ancora più coinvolgente. Anche il sonoro è ben curato, riuscendo a coinvolgere il giocatore, sopratutto grazie al doppiaggio completamente in italiano e alle musiche ambientali che risultano sempre azzeccate e mai fuori-luogo. Sia su PC che su console, i comandi sono molto responsivi e non creano nessun tipo di problema al giocatore.
 
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The Town of Light risulta essere un titolo coraggioso e ambizioso che racconta in modo accurato una delle più terribili pagine della storia Italiana. Il risultato finale è un gioco godibile, dal forte impatto narrativo che però data la durata esigua del titolo (4/5 ore volendo esplorare il tutto) e momenti narrativi troppo "confusionari" non riesce a convincere appieno. Anche il gameplay è ridotto all'osso in quanto si tratta di esplorare il manicomio, risolvere qualche enigma ed attivare l'evento successivo.
Questi difetti vengono in parte ridimensionati dal coinvolgimento che il gioco riesce a dare al giocatore. Se dunque il ritmo lento, le tematiche affrontate e l'esigua durata non sono un problema per voi, The Town of Light è sicuramente un'esperienza da provare.

Vi lasciamo ad un video gameplay realizzato con la versione PlayStation 4 Pro:
 


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