Assassin's Creed Origins - Recensione
Il misterioso e sconfinato Egitto fa da sfondo al nuovo capitolo degli assassini di Ubisoft
di Grifis
Fin dagli esordi dieci anni fa la saga degli assassini è stata considerata da molti come una delle più controverse nella storia videoludica contemporanea: un primo capitolo rivoluzionario per l’ambientazione e per la possibilità di esplorare zone in altezza seguito dalle avventure di Ezio Auditore nell’Italia del Rinascimento che hanno raggiunto l'apice del successo della serie. A partire dal terzo capitolo la strada intrapresa da Ubisoft è stata costellata di alti e bassi con giochi in uscita a cadenza annuale, dotati di una trama via via sempre più confusionaria e un gameplay con buone idee ma spesso non sfruttate a dovere.
Il flop di Unity e il parziale insuccesso di Syndicate hanno spinto la casa di distribuzione a far tirare il fiato alla saga, che rischiava di diventare stantia e monotona, e a presentare un progetto più complesso che ha richiesto oltre due anni di sviluppo.
Assassin’s Creed Origins rappresenta quindi un punto di svolta che punta a rinvigorire la saga presentando un’ambientazione tra le più affascinanti e misteriose dell’intera storia dell’umanità, quella dell’Egitto dei faraoni, un open world smisurato in cui il protagonista è libero di esplorare, cacciare e combattere e una storia che solo all’apparenza è un prequel dei capitoli precedenti.
I primi minuti di gioco vi permetteranno di conoscere il protagonista Bayek, un medjay in cerca di vendetta verso i “mascherati” in un Egitto dell’epoca tolemaica dove il popolo subisce le ingiustizie dei potenti. Non vogliamo svelarvi troppo della trama ricca di colpi di scena (il direttore artistico è lo stesso di Assassin’s Creed Black Flag) che porteranno Bayek e la sua carismatica moglie Aya a prendere importanti decisioni destinate a cambiare il corso dell’avventura. Entrambi i personaggi sono stati caratterizzati in maniera impeccabile e spesso Aya riesce a rubare la scena al marito mostrando in più di un’occasione un invidiabile carisma.
Come ogni capitolo non mancano le caratteristiche principali che hanno reso famosa la saga, dal “salto della fede” alla possibilità di sincronizzarsi con l’ambiente circostante scalando alti edifici, ma le novità in questa ultima incarnazione sono rappresentate dal sesto senso di Bayek, che permette di scovare tesori e indizi nelle vicinanze, e l’aquila Senu, indispensabile compagna che aiuterà il protagonista ad individuare i tesori, gli obiettivi per completare la missione ed eventualmente distrarre i nemici nelle fasi stealth. Anche il sistema di combattimento è stato completamente modificato e reso molto più tattico grazie alla possibilità di agganciare un nemico (esattamente come avviene in Dark Souls) e di usare l’arco per sfoltire un ampio gruppo di nemici (il cui funzionamento ricorda molto quello visto in The Legend of Zelda Breath of the Wild). Purtroppo l’intelligenza artificiale non sempre risulta all’altezza e così ben presto scoprirete come i nemici siano letteralmente sordi quando attaccherete di nascosto e siano messi all’allerta solo quando entrerete nel loro raggio visivo.
L’incredibile varietà di opzioni presenti nel menù permette di potenziare l’equipaggiamento in nostro possesso per aumentarne le caratteristiche, di specializzarsi in un tipo di combattimento e perfino di acquisire la capacità di addestrare bestie feroci che potranno essere valide alleate nei momenti di difficoltà. Tutte queste caratteristiche che si ottengono grazie al livellamento del proprio personaggio non sono state portate purtroppo a un livello eccelso in termini di gameplay. Ed è proprio su questo che si può concentrare la maggiore critica nei confronti di Assassin’s Creed Origins: ci sono innumerevoli opzioni e possibilità di attaccare il nemico ma nessuna di queste sembra davvero sviluppata e concretizzata in maniera adeguata, tanto da far pensare ad una sorta di incompiutezza dello sviluppo dovuta alla necessità di rilasciare il titolo in tempi brevi rispetto a quelli necessari agli sviluppatori.
Come la stragrande maggioranza degli open world moderni anche questa nuova incarnazione degli assassini soffre di una certa ripetitività delle quest, in particolare quelle secondarie che generalmente si risolvono andando nella zona designata, scovando i bersagli tramite Senu e uccidendoli cercando di fare il minor rumore possibile; fortunatamente la corsa con le bighe, la lotta con gli elefanti e altre piccole side quest riescono a spezzare la monotonia delle missioni da risolvere.
Per il sistema delle quest avrete a disposizione una interfaccia dedicata nel menù delle opzioni che ricorda fin troppo quella usata in The Witcher 3, dove è possibile selezionare ogni singola quest per capire in quale luogo recarsi per completarla e dove è indicato il livello minimo di esperienza consigliato per riuscire a risolvere la missione.
Come già successo per i precedenti titoli Ubisoft anche Assassin’s Creed Origins presenta un negozio online all’interno del menù con una serie di microtransazioni che permettono di ottenere potenti armi e aumentare di livello velocemente senza la necessità di “farmare” il proprio personaggio. Fortunatamente spendere ulteriori soldi non è indispensabile ai fini del completamento del gioco e la scelta di utilizzare queste scorciatoie è a completa discrezione del giocatore.
In ogni caso il fattore che sorprende di più in questo Assassin’s Creed Origins è senza ombra di dubbio il mondo di gioco che è estremamente vasto e dettagliato. Una delle prime perplessità che avevo prima di iniziare a giocare questo ultimo capitolo di AC riguardava proprio il pericolo di incontrare un’ambientazione desolata e priva di oggetti come può essere lo sconfinato deserto, eppure il team di Ubisoft Montreal è riuscito a rendere il vasto open world dettagliato e mai banale, con tantissime caverne, grotte e passaggi segreti da scovare ed esplorare in cerca degli innumerevoli segreti dell’antico Egitto. Addirittura se vi fermerete a lungo sotto il sole cocente vi capiterà di vedere splendide oasi che in realtà si dimostreranno essere dei veri e propri miraggi.
Anche le aree “urbane” di Menfi e Alessandria sono ricche di particolari e ripropongono in maniera realistica la vita quotidiana, dalle persone che riconoscono Bayek e lo salutano come un salvatore a quelle che mercanteggiano beni. Oltre a tutto questo non mancano i classici personaggi storici reinterpretati dagli sviluppatori per far intrecciare le loro vite con quelle degli assassini; se nella Firenze rinascimentale potevamo incrociare la strada con Lorenzo de’ Medici e Leonardo Da Vinci, in questo capitolo le “guest star” sono senza ombra di dubbio Giulio Cesare e Cleopatra. Tutto questo permette al giocatore di immedesimarsi al meglio nell’epoca storica e soprattutto nell’ambiente di gioco, anche se nei close-up non si può fare a meno di notare una certa mancanza di cura nelle fattezze dei personaggi secondari che, almeno nella versione per PlayStation 4 da noi usata per la recensione, perdono notevolmente di definizione arrivando a livelli decisamente discutibili per l’attuale mercato delle home console.
Il comparto sonoro è stato curato fin nei minimi dettagli con musiche che riescono a enfatizzare i momenti salienti della storia e non annoiano mai nei momenti di esplorazione riuscendo a coinvolgere ancora di più il giocatore nelle splendide ambientazioni egizie. Lo stesso trailer di presentazione del gioco ha visto l’apparizione di Ghali, un famoso rapper le cui sembianze ricordano quelle del protagonista Bayek.
Il flop di Unity e il parziale insuccesso di Syndicate hanno spinto la casa di distribuzione a far tirare il fiato alla saga, che rischiava di diventare stantia e monotona, e a presentare un progetto più complesso che ha richiesto oltre due anni di sviluppo.
Assassin’s Creed Origins rappresenta quindi un punto di svolta che punta a rinvigorire la saga presentando un’ambientazione tra le più affascinanti e misteriose dell’intera storia dell’umanità, quella dell’Egitto dei faraoni, un open world smisurato in cui il protagonista è libero di esplorare, cacciare e combattere e una storia che solo all’apparenza è un prequel dei capitoli precedenti.
I primi minuti di gioco vi permetteranno di conoscere il protagonista Bayek, un medjay in cerca di vendetta verso i “mascherati” in un Egitto dell’epoca tolemaica dove il popolo subisce le ingiustizie dei potenti. Non vogliamo svelarvi troppo della trama ricca di colpi di scena (il direttore artistico è lo stesso di Assassin’s Creed Black Flag) che porteranno Bayek e la sua carismatica moglie Aya a prendere importanti decisioni destinate a cambiare il corso dell’avventura. Entrambi i personaggi sono stati caratterizzati in maniera impeccabile e spesso Aya riesce a rubare la scena al marito mostrando in più di un’occasione un invidiabile carisma.
Come ogni capitolo non mancano le caratteristiche principali che hanno reso famosa la saga, dal “salto della fede” alla possibilità di sincronizzarsi con l’ambiente circostante scalando alti edifici, ma le novità in questa ultima incarnazione sono rappresentate dal sesto senso di Bayek, che permette di scovare tesori e indizi nelle vicinanze, e l’aquila Senu, indispensabile compagna che aiuterà il protagonista ad individuare i tesori, gli obiettivi per completare la missione ed eventualmente distrarre i nemici nelle fasi stealth. Anche il sistema di combattimento è stato completamente modificato e reso molto più tattico grazie alla possibilità di agganciare un nemico (esattamente come avviene in Dark Souls) e di usare l’arco per sfoltire un ampio gruppo di nemici (il cui funzionamento ricorda molto quello visto in The Legend of Zelda Breath of the Wild). Purtroppo l’intelligenza artificiale non sempre risulta all’altezza e così ben presto scoprirete come i nemici siano letteralmente sordi quando attaccherete di nascosto e siano messi all’allerta solo quando entrerete nel loro raggio visivo.
L’incredibile varietà di opzioni presenti nel menù permette di potenziare l’equipaggiamento in nostro possesso per aumentarne le caratteristiche, di specializzarsi in un tipo di combattimento e perfino di acquisire la capacità di addestrare bestie feroci che potranno essere valide alleate nei momenti di difficoltà. Tutte queste caratteristiche che si ottengono grazie al livellamento del proprio personaggio non sono state portate purtroppo a un livello eccelso in termini di gameplay. Ed è proprio su questo che si può concentrare la maggiore critica nei confronti di Assassin’s Creed Origins: ci sono innumerevoli opzioni e possibilità di attaccare il nemico ma nessuna di queste sembra davvero sviluppata e concretizzata in maniera adeguata, tanto da far pensare ad una sorta di incompiutezza dello sviluppo dovuta alla necessità di rilasciare il titolo in tempi brevi rispetto a quelli necessari agli sviluppatori.
Come la stragrande maggioranza degli open world moderni anche questa nuova incarnazione degli assassini soffre di una certa ripetitività delle quest, in particolare quelle secondarie che generalmente si risolvono andando nella zona designata, scovando i bersagli tramite Senu e uccidendoli cercando di fare il minor rumore possibile; fortunatamente la corsa con le bighe, la lotta con gli elefanti e altre piccole side quest riescono a spezzare la monotonia delle missioni da risolvere.
Per il sistema delle quest avrete a disposizione una interfaccia dedicata nel menù delle opzioni che ricorda fin troppo quella usata in The Witcher 3, dove è possibile selezionare ogni singola quest per capire in quale luogo recarsi per completarla e dove è indicato il livello minimo di esperienza consigliato per riuscire a risolvere la missione.
Come già successo per i precedenti titoli Ubisoft anche Assassin’s Creed Origins presenta un negozio online all’interno del menù con una serie di microtransazioni che permettono di ottenere potenti armi e aumentare di livello velocemente senza la necessità di “farmare” il proprio personaggio. Fortunatamente spendere ulteriori soldi non è indispensabile ai fini del completamento del gioco e la scelta di utilizzare queste scorciatoie è a completa discrezione del giocatore.
In ogni caso il fattore che sorprende di più in questo Assassin’s Creed Origins è senza ombra di dubbio il mondo di gioco che è estremamente vasto e dettagliato. Una delle prime perplessità che avevo prima di iniziare a giocare questo ultimo capitolo di AC riguardava proprio il pericolo di incontrare un’ambientazione desolata e priva di oggetti come può essere lo sconfinato deserto, eppure il team di Ubisoft Montreal è riuscito a rendere il vasto open world dettagliato e mai banale, con tantissime caverne, grotte e passaggi segreti da scovare ed esplorare in cerca degli innumerevoli segreti dell’antico Egitto. Addirittura se vi fermerete a lungo sotto il sole cocente vi capiterà di vedere splendide oasi che in realtà si dimostreranno essere dei veri e propri miraggi.
Anche le aree “urbane” di Menfi e Alessandria sono ricche di particolari e ripropongono in maniera realistica la vita quotidiana, dalle persone che riconoscono Bayek e lo salutano come un salvatore a quelle che mercanteggiano beni. Oltre a tutto questo non mancano i classici personaggi storici reinterpretati dagli sviluppatori per far intrecciare le loro vite con quelle degli assassini; se nella Firenze rinascimentale potevamo incrociare la strada con Lorenzo de’ Medici e Leonardo Da Vinci, in questo capitolo le “guest star” sono senza ombra di dubbio Giulio Cesare e Cleopatra. Tutto questo permette al giocatore di immedesimarsi al meglio nell’epoca storica e soprattutto nell’ambiente di gioco, anche se nei close-up non si può fare a meno di notare una certa mancanza di cura nelle fattezze dei personaggi secondari che, almeno nella versione per PlayStation 4 da noi usata per la recensione, perdono notevolmente di definizione arrivando a livelli decisamente discutibili per l’attuale mercato delle home console.
Il comparto sonoro è stato curato fin nei minimi dettagli con musiche che riescono a enfatizzare i momenti salienti della storia e non annoiano mai nei momenti di esplorazione riuscendo a coinvolgere ancora di più il giocatore nelle splendide ambientazioni egizie. Lo stesso trailer di presentazione del gioco ha visto l’apparizione di Ghali, un famoso rapper le cui sembianze ricordano quelle del protagonista Bayek.
Pur non trattandosi di un capolavoro destinato a entrare nel museo della storia videoludica Assassin’s Creed Origins centra l’obiettivo di far ripartire alla grande una saga su cui ormai gravava pesantemente l’età e lo sfruttamento del brand.
Un open world sconfinato, un’ambientazione azzeccata e personaggi decisamente convincenti riescono a far dimenticare la scarsa intelligenza artificiale dei nemici rendendo l’esperienza nell’antico Egitto decisamente coinvolgente. Un peccato che non si sia riuscito a curare ulteriormente i dettagli come la scarsa definizione dei personaggi secondari e a eliminare i bug che da sempre infestano i titoli Ubisoft. Tutte piccole imperfezioni che possono essere cancellate con futuri aggiornamenti o nel prossimo capitolo della saga, magari ambientato nel Giappone feudale.
Un open world sconfinato, un’ambientazione azzeccata e personaggi decisamente convincenti riescono a far dimenticare la scarsa intelligenza artificiale dei nemici rendendo l’esperienza nell’antico Egitto decisamente coinvolgente. Un peccato che non si sia riuscito a curare ulteriormente i dettagli come la scarsa definizione dei personaggi secondari e a eliminare i bug che da sempre infestano i titoli Ubisoft. Tutte piccole imperfezioni che possono essere cancellate con futuri aggiornamenti o nel prossimo capitolo della saga, magari ambientato nel Giappone feudale.