Parola ai lettori #15 - La violenza nei videogame

Utilizziamo le recenti dichiarazioni di Donald Trump per discuterne insieme

di yoda9l94

Uno degli argomenti che più spesso vengono associati ai videogame è sicuramente quello relativo alla violenza. Ogni medium legato all’intrattenimento ha subìto questo “rito”: cinema, musica, fumetti e televisione, nessuno di questi è passato indenne all’accusa di istigare alla violenza. Il videogioco è quello che negli ultimi anni è stato maggiormente demonizzato per questa problematica, e i fattori sono molteplici: è il più giovane dei medium elencati; il progresso tecnologico ha permesso una resa cinematografica; sempre più si toccano temi maturi, negli ultimi anni c’è stato un vero è proprio boom del mercato; la stampa generalista non è preparata sull’argomento “videogioco” e gli esperti di settore non riescono quasi mai a far arrivare la loro voce alla “massa” (in alcun modo questo termine vuole essere offensivo). Il binomio violenza e videogame da qualche anno a questa parte torna in auge ogni qual volta si verifica una strage perpetrata da qualche folle, come ad esempio la Strage del Connecticut, il delitto di Ferrara e la strage norvegese.
 
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Il topic in questione è recentemente tornato in auge a seguito dei fatti che hanno coinvolto gli Stati Uniti d’America, mi riferisco alle sparatorie susseguitesi negli ultimi giorni nelle scuole americane. La risposta del Presidente è stata la convocazione di un incontro con l’ESA, organizzazione che rappresenta vari produttori di videogame. In questa specifica occasione è stato mostrato un video preparato dagli esperti della casa bianca, che mostrava scene estratte da COD, Dead by Daylight e SniperElite 4. L’incontro si è svolto a porte chiuse e si sa solo che è stato molto acceso però tralasciamo la questione Americana, anzi non entriamo proprio nel merito del modo in cui Trump sta gestendo la cosa (perché si commenta da sola), piuttosto concentriamoci sul video mostrato.
 

Il filmato raccoglie una serie di scene iperviolente e le decontestualizza al fine di creare scalpore nell’osservatore, si potrebbe fare lo stesso con film o serie TV ottenendo il medesimo effetto. Anzi se cercate un po’ su youtube questo genere di video ci sono. Comunque il filmato in questione ha scatenato un dibattito tra gli sviluppatori su Twitter. Tutto è iniziato con il commento di Warren Spector, mostro sacro dell’industria videoludica: padre di Deus Ex, System Shock e altri. Poco dopo la pubblicazione del video Warren ha rilasciato questa affermazione:

"Non credo che i videogiochi causino un comportamento violento. Neanche per un secondo. In ogni caso il video mostrato giovedì dalla Casa Bianca è semplicemente disgustoso. Ogni scena presente al suo interno è di un cattivo gusto colossale e tutti coloro associati a quei giochi dovrebbero vergognarsi di loro stessi. Loro ci feriscono".

Sicuramente la risposta più importante a questo messaggio arriva da Randy Pitchford, CEO di Gearbox:

"I tuoi stessi giochi possono essere tagliati con una tale mentalità volta a sottolineare la rappresentazione della violenza sminuendo l'arte e l'espressione. Tali rappresentazioni della violenza a volte sono necessarie se l'arte vuole essere utile alla nostra specie. Non hai letto Shakespeare? La Bibbia?"

A questo vorrei aggiungere che il buon Warren ha dimenticato che nei giochi da lui creati non è che non si faccia del male a nessuno (in Deus Ex si possono uccidere i bambini). Il filmato è una vera e propria presa in giro all’intelletto delle persone, la violenza ingiustificata inserita giusto per ridere va condannata, ma prendere delle scene da spezzoni della storia di un videogame e montarli, facendo perdere il significato per cui tali scene sono state inserite nel titolo dagli autori è davvero offensivo. Se stiamo interpretando un infiltrato della CIA sotto copertura in un gruppo di terroristi russi, come viene mostrato nel video facendo vedere lo spezzone della missione “Niente Russo” di COD, saremmo costretti per motivi di trama a far del male a degli innocenti, come ad esempio vediamo fare a DiCaprio in “The Departed”, e si potrebbe andare avanti all’infinito con gli esempi di questo tipo.

La violenza è da sempre presente nell’intrattenimento, ma come mezzo catartico atto a demonizzarla e non certo con l’intento di creare un emulazione, pensate ad esempio a Tarantino e i suoi film. Certo a questo punto servirebbe un intervento di uno psicologo che spieghi un po’ i meccanismi della questione, ma ahimè in mancanza di specialisti dobbiamo discuterne tra di noi. Da non tralasciare è la notizia di circa un anno fa, riguardante la cancellazione di due studi realizzati da Brad J. Bushman, famoso esperto di violenza giovanile, che legavano violenza e videogame, anche se lo stesso autore ha affermato che replicherà gli esperimenti utilizzando più partecipanti. Come potete vedere l’argomento è di difficile trattazione ed inoltre c’è una eccessiva strumentalizzazione, basta aprire i link legati alle stragi elencate sopra per vedere come la nostra stampa si affaccia al fenomeno, ed è un vero peccato perché proprio come la questione delle Loot Box, sarebbe bello poter dialogare con qualche esperto ed in maniera seria, invece di realizzare servizi volti alla demonizzazione di un medium che non si capisce e si rifiuta di capire andando a porre in essere una serie di generalizzazioni che confondono solo lo spettatore “ignavo” senza istruirlo, ma anzi indottrinandolo con una serie di fesserie.
 
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Una menzione merita il PEGI, che ad oggi è un consiglio d’acquisto e non un divieto d’acquisto. Forse questo strumento andrebbe meglio spiegato al pubblico casual, in modo da evitare (come spesso capita) che i genitori acquistino prodotti inadatti per i proprio figli, insomma a molti di voi sarà capitato nei periodi festivi di vedere questo branco di genitori acquistare nei vari Gamestop et simila prodotti inadatti all’età della prole, tutto ciò col placido benestare del venditore di turno. Forse ci sarebbe bisogno di una vera e propria guida all’acquisto e all’utilizzo: pensate quanti minori giocano online a titoli inadatti per loro (inoltre fino a 14 non si può giocare online senza un account master associato al proprio).
Terminato questo flusso di parole ora cari utenti, tocca a voi farvi sentire: quali sono i vostri pensieri sull’argomento? Fateci sentire la vostra opinione sulla questione e non abbiate paura di dilungarvi.

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