The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III - Recensione
Dopo due anni di attesa, il terzo Trails of Cold Steel arriva in Europa
di TWINKLE
Con il giovane principe ereditario Cedric Reise Arnor iscrittosi all’Accademia Thors, questa diventa a tutti gli effetti un’accademia militare d’èlite, molti nuovi studenti, sia comuni che figli di nobili, vengono pertanto indirizzati al Thors Branch Campus, sede secondaria situata nella città di Leeves, ridente cittadina a ovest della capitale Heimdallr.
Come preside di questo istituto viene scelta la “Golden Rakshasa” Aurelia Le Guin, che ha avuto un ruolo chiave nella recente Northern War. La scuola offre tre classi: la Classe VIII, tattica di combattimento, con istruttore Randolph Orlando, la Classe IX, finanza militare, sotto la guida di Towa Herschel, e infine la Classe VII, Operazioni Speciali, la cui formazione è stata affidata a Rean Schwarzer. La “nuova” Classe VII è formata inizialmente da appena tre membri: Juna Crawford, originaria di Crossbell appena trasferita dall’accademia di polizia del suo paese, Kurt Vander, discendente di una famiglia militare a capo di una celebre scuola di arte marziale, e Altina Orion, la ex “Black Rabbit” che ha combattuto contro il gruppo di Rean durante la Guerra Civile. Nonostante la sua fama di “Ashen Chevalier” insita fra gli studenti, Rean dovrà superare le difficoltà del suo nuovo ruolo di istruttore, e guadagnare la fiducia di un gruppo ben poco eterogeneo e dalle spiccate personalità.
A circa due anni dall’uscita giapponese, i fan occidentali possono finalmente mettere le mani sul terzo capitolo della saga Sen no Kiseki, un’attesa alleviata in parte dalla pubblicazione dei primi due episodi in versione rimasterizzata, che permettono di ripercorrere su PlayStation 4 la prima metà della saga di Erebonia.
The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III si pone come un tassello di fondamentale importanza non solo per il suo arco narrativo, ma anche per l’intera serie di appartenenza; conclusa la Guerra Civile di Erebonia e con l’annessione all’Impero del piccolo stato di Crossbell, in questo ottavo capitolo della macrosaga Kiseki, iniziata nel 2004 con il primo Trails in the Sky, convergono di fatto le storyline delle altre serie ambientate nel continente di Zemuria, essendo essi dei “rami” facenti parte dello stesso albero, laddove Prophecy of the Moonlight Witch (1994) ne fu la prima radice. L’enorme mosaico sociopolitico, concepito da Toshihiro Kondo e il suo team di scrittori, trova qui il suo zenit contenutistico, con i suoi 1,6 milioni di caratteri (giapponesi), Trails of Cold Steel III è forse in mole testuale il più enorme RPG mai concepito, e si è intenzionalmente evitata la “J” dinnanzi all’acronimo, poiché facendo un paio di paragoni in The Witcher 3 si contano 450,000 parole, mentre il famigerato Dragon Age: Origin arriva a 740,000. Per sfondare il milione di parole, bisogna prendere e sommare tutti e sette i libri della saga di Harry Potter.
Questa enormità di testo ha messo praticamente in ginocchio il piccolo publisher Xseed, le cui traduzioni dei precedenti giochi si sono accavallate provocando ingenti ritardi, in particolare per quanto riguarda Trails in the Sky 3rd, uscito in occidente solo nel 2017 lasciando per strada la localizzazione dei due Zero no Kiseki e Ao no Kiseki per PSP e PS Vita, i capitoli della serie Trails ambientati a Crossbell, appunto. Un buco narrativo che purtroppo si fa sentire in questo Trails of Cold Steel III, anche se va detto che Nihon Falcom si prende cura nello spiegare e documentare gli avvenimenti accaduti, non risparmiandosi nella sua solita minuziosità, rendendo l’esperienza narrata assolutamente godibile anche per coloro che hanno conosciuto la serie solo con la storia di Rean.
Trails of Cold Steel III prende quanto di buono offerto dai suoi predecessori e lo porta su un livello superiore, simpatici deja-vu che strizzano l’occhio alla nostalgia vengono accompagnati da molte novità, primo fra tutti il ruolo di istruttore di Rean; citazioni e rimandi al primo capitolo operano efficacemente per mezzo di un punto di vista inedito, facendo da ponte tra due generazioni di studenti. Vedere una scena in cui le ragazze fantasticano su Rean durante la lezione di cucina, per poi essere riprese da Towa, è una di quelle cose da tipica commedia che divertono e donano vitalità al contesto scolastico.
Il Thors Branch Campus conta meno cadetti rispetto alla Thors Academy, suddivisi in tre classi, ma impareremo davvero a conoscerli tutti gli studenti di questo istituto, simile al precedente ma al contempo diverso, a partire dall’architettura più moderna rispetto all’altro centenario edificio. Il nuovo gruppo di studenti ci metterà un po’ ad entrare nelle simpatie dei giocatori, ma consci dell’improbo compito di sostituire la vecchia Class VII, sapranno farsi apprezzare proprio per le loro differenze, in particolare i due elementi “estranei” Musse e Ash.
Il primo capitolo sarà quindi un tuffo nel passato e il gioco Falcom si prende come al solito i suoi tempi per farci entrare nel vivo della storia, ma già dal secondo atto, che ci porterà nella famigerata Crossbell, le cose si fanno decisamente interessanti e i nemici, nuovi e vecchi, non tarderanno a fare la loro comparsa.
Ogni città che visiteremo, quasi tutte inedite, e ogni edificio ha la sua storia da raccontare, se nel primo capitolo eravamo praticamente degli studenti in gita scolastica, e nel secondo abbiamo visto quegli stessi luoghi in guerra, in Trails of Cold Steel III approfondiremo la provincia di Erebonia, i suoi popoli e le sue culture.
La struttura del gioco riprende sostanzialmente quella del primo Trails of Cold Steel, in cui fasi di vita scolastica e annesse giornate libere si alternano alle esercitazioni sul campo dalla durata di due giorni, nei quali si dovranno compiere varie missioni obbligatorie e facoltative. Queste però rispetto al passato presentano una sostanziale differenza, infatti Rean verrà chiamato ad accompagnare i giovani membri della Class VII nelle loro esercitazioni, ma in giornate diverse dovrà svolgere anche missioni per conto dell’Impero, ed è in queste occasioni che tornano in scena i personaggi della vecchia Class VII che abbiamo imparato ad amare. Ciò rende i capitoli ancora più abnormi che in passato, anche se presenti in numero minore, in generale nonostante alcuni fasi un po’ prolisse, il gioco riesce a mantenere un certo equilibrio nelle fasi e dare il giusto spazio ai suoi elementi caratteristici.
Indubbiamente, l'aspetto maggiormente consolidato è il gameplay generale, nel fulcro del suo sistema di combattimento composto dai ben noti attacchi, Art e Craft. Risalta subito una nuova interfaccia dei comandi, forse inizialmente poco intuitiva ma che scopriremo funzionale alle novità introdotte quali i Brave Orders, ossia degli “ordini” dati da un membro della quadra che conferiscono alcuni benefici per qualche turno. Trails of Cold Steel III dà inoltre la possibilità di equipaggiare dei “sub-quartz” al principale Master Quartz, permettendoci di portare in battaglia maggiori Orbments, ma i nemici non stanno a guardare dato che alcuni boss si sono dimostrati particolarmente coriacei nella loro pericoloso stato di furia detto Enhanced. Tuttavia una volta rotta la loro guardia entrano nello stato Break, meccanica importata da Ys VIII, e a questo punto ogni nostro attacco avrà un’efficacia maggiore, sbilanciando sempre l’avversario con conseguente attacco link.
Per quanto riguarda i combattimenti sui mech il nostro Rean non sarà più solo al bordo del suo Valimar, bensì può ora contare su uno o due personaggi di supporto a bordo dei loro Panzer Soldat, rendendo queste battaglie molto più spettacolari di prima.
Da sempre il tallone di Achille delle produzioni Falcom, il primo Trails realizzato specificatamente per PlaStation 4, per quanto non faccia gridare al miracolo, compie dal punto di vista tecnico un passo in avanti deciso proponendo un numero maggiore di animazioni ed espressioni, in particolare sui personaggi principali, e una discreta cura nella realizzazione delle ambientazioni. Il passaggio al PhyreEngine garantisce quantomeno effetti di luce e aliene ai primi due episodi, rendendo il tutto esteticamente più gradevole.
Presente all’appello il doppiaggio giapponese, oltre a quello inglese, e in via testuale NIS America sembra aver svolto un lavoro ottimo assumendo anche traduttori Xseed per conferire continuità, ben consapevole di avere i forconi puntati addosso dopo quanto accaduto con la prima traduzione di Ys VIII: Lacrimosa of Dana. In questa versione occidentale è stato inoltre incluso il velocizzatore x3 (alla pressione del touchpad del DualShock), sarà ripetitivo dirlo ma è una vera manna per i combattimenti semplici e non dovrebbe mancare in nessun jrpg a turni.
Se il genere dei giochi di ruolo nipponici fosse una ruota, il compito prefissato da Nihon Falcom sembra essere quello di continuare a smussarla, evitando di stravolgere la sua sinuosa rotondità, finché non rimane che una forma perfetta. The Legend of Heroes: Trails of Cold Steel III è una smussatura lenta ma costante, mira a conquistare lo stadio ultimo della serie facendo in modo che a tramare i filamenti della consumazione intervengano in sinergia struttura di gioco collaudata e script tanto fluviale quanto appagante, nel suo affresco sociopolitico sempre più vasto.