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The Sky Crawlers è probabilmente il miglior film di Mamoru Oshii, sicuramente il più equilibrato ed il più completo finora. "Sono arrivato ad un'età in cui non si è nè troppo giovani nè troppo vecchi per dirigere un film" dice presentando il suo ultimo capolavoro, ed in effetti è abbastanza evidente come con questo film il cinema di Oshii abbia definitivamente raggiunto la piena maturità espressiva. Di conseguenza, così come avevano già fatto altri suoi colleghi in precedenza, Oshii cerca di lasciare il segno, prova a trasmettere un messaggio forte alle nuove generazioni, cosa a dire il vero abbastanza insolita per lui, abituato a rivolgere la macchina da presa sempre verso sè stesso, ossessionato da un'instancabile ricerca introspettiva. Effettivamente per un ex sesantottino, cocciuto e ribelle, impegnato ai tempi dell'università nelle lotte studentesche contro il protettorato americano, deve essere abbastanza paradossale il confronto con l'attuale gioventù giapponese. Una generazione che si lascia tagliare fuori, chiudere in casa, abbindolata da un consumismo che ormai consuma sè stesso ed intrappolata nella ripetizione senza fine di un gioco inutile ed insignificante, di cui accetta passivamente le regole. Nessuno prova più a rompere il muro, tutti i partecipanti semplicemente si accontentano di una vita sospesa, condizionati da un'evoluzione che si è definitivamente arrestata. The Sky Crawlers è la fotografia di uno spirito che non riesce ad uscire dal guscio, ha smesso di espandersi e lascia che sia il Maestro a controllare la Zona, accettandolo come termine di paragone che definisce l'esistenza. Allo stesso tempo però è anche un segno, un cenno, la scelta di Cairn di lanciarsi oltre il punto di non ritorno, meglio una felicità amara piuttosto che una vita grigia e noiosa.
La sceneggiatura di Chihiro Itou scalpita tra le mani del regista, ma anche in questo Oshii dimostra il pieno controllo degli strumenti a propria disposizione, rifiuta la mera immedesimazione e si spinge oltre la visone del racconto, con quella struttura ciclica e brechtiana del film che ricomincia dopo i titoli di coda. Splendido il lavoro di Tetsuya Nishio, abilissimo nel far recitare i propri disegni attraverso un'attenzione continua per le espressioni del volto e per la gestualità dei personaggi. Eccezionale anche la direzione artistica di Kazuo Nagai e Takashi Watabe. Bellissimi i fondali 2D che ricordano le scenografie di un set hollywoodiano e bellissima anche la luce tarkovskijana, specialmente nelle scene in cui viene usata per portare i personaggi dal primo piano al dettaglio, accendendone il viso e bruciando con il nero i contorni dell'inquadratura. Come sempre accade nei film di Oshii, tutto ciò che non è Tarkovskij è Kubrick, per cui non mancano neanche i grandangoli impossibili e l'enfasi del rallenty, sebbene sia sempre molto ben dosato.
Le musiche di Kawai ormai non stupiscono neanche più e nonostante non riesca ad essere incisivo come in passato, entra perfettamente in sintonia con le immagini, prendendo per mano lo spettatore quando è il momento di ricostruire e (ri)vedere il vero film. Infine la Computer Graphics di Hiroyuki Hayashi: "Volevo qualcosa che potesse offrire al film un livello di realismo verosimilmente accettabile, senza però dare fondo a tutte le risorse del budget" spiega Oshii ed in effetti anche questa volta non si può certo dire che la I.G. abbia mancato il bersaglio. Le battaglie aeree sono perfette, le animazioni tengono conto di fattori che non sempre si possono dare per scontati in un anime ed ovviamente il livello di realismo raggiunto è molto più che accettabile. Gli effetti visivi sono molto più discreti rispetto a film precedenti come Innocence o Avalon e la fissazione di voler sempre impressionare rendendo ogni scena un quadro a sè stante è definitivamente svanita. L'intransigenza degli esordi si fa più pacata, ma di conseguenza anche più consapevole. The Sky Crawlers è il fascino più forte di un bacio appassionato, l'ossimoro di un cinema che sa essere luce fosca e cupa o la redenzione e la condanna che prendono forma dalla coincidenza degli opposti.