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Film di cui avevo sentito parlare tantissimo e che, come molti altri titoli, mi ha incuriosito proprio per la fama che lo precedeva. Tale fama è più che giustificata: "La Ragazza che Saltava nel Tempo" è un piccolo gioiello di animazione giapponese che può entrare tranquillamente a far parte dell'olimpo dei migliori.
La storia è quella di Makoto, studentessa con alle spalle una famiglia felice e una vita tranquilla. Un dì, Makoto si appresta a vivere la solita giornata insieme ai suoi compagni di sempre, una giornata per nulla diversa dalle altre, se non fosse per il ritrovamento di un piccolo oggetto ovale e per il fatto che quello è il giorno in cui Makoto... morirà! Ed è proprio quando quel treno, che racchiude in sé il destino della ragazza, sta per investirla, che Makoto si accorge di essere diventata capace di spiccare balzi nel tempo, infrangendo il continuum.
In men che non si dica, la protagonista imparerà ad usare questo nuovo potere per sfruttarlo a scopo personale, in modi a volte anche simpatici.
La prima parte del film ruota intorno al numero di conseguenze che possono comportare i continui salti nel tempo e sulle modifiche apportate nei vari spostamenti, mentre la seconda parte diventa una piacevole storia d'amore, la quale, per quanto triste ed impossibile essa sia, risulta molto dolce e commovente.
Questa esperienza porterà, senza dubbio, Makoto a conoscere il vero amore, ma non solo. Si renderà conto infatti che l'amore sincero a volte può essere più vicino di quanto si pensi e di quanto esso possa rendere felici o far soffrire. Un graduale percorso di vita dunque per la nostra eroina, con maturazione e crescita finale che, ai nostri occhi, la porterà ben lontano dall'immagine della ragazza impacciata conosciuta all'inizio del lungometraggio.

La trama risulta ben sviluppata e intricata quanto basta; d'altronde, uno spettatore che vuole assistere a uno spettacolo che tratta di viaggi nel tempo non si aspetta altro che un mare di coincidenze e intrecci, e questo film né contiene abbastanza, tutti ben studiati e molto piacevoli da seguire, oltre che in grado di stupire il pubblico quanto basta.
I disegni sono semplici ed efficaci: lo stile e il tratto scelto per il film non permettono una presenza esagerata di particolari e i personaggi alla fine sono privi anche delle ombre e dei chiaroscuri in volto e su se stessi, godendo così di un colore uniforme. Personalmente trovo azzeccata la scelta in quanto, per godere di un'animazione più fluida, preferisco un lavoro pulito e limpido a discapito di qualche particolare in più.
Tutto il film si adagia su un cuscino di musiche davvero molto piacevoli e in cui si distingue un suono di pianoforte costante, che ben sintetizza le scene mostrate, e che riesce e uscire di scena in punta di piedi laddove è richiesta un'immagine silenziosa ma, tuttavia, densa di significato.
Se ancora non avete visto questo film, fatelo al più presto, essendo esso un titolo su cui il Sol Levante ha puntato molto e su cui continuerà a puntare anche in futuro.