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In occasione del centenario della nascita del celebre scrittore giapponese Osamu Dazai, Madhouse rende omaggio con Aoi Bungaku all'autore di alcuni dei più importanti classici della letteratura nipponica. La serie punta chiaramente ad andare oltre la semplice trasposizione televisiva dei romanzi da cui trae spunto. Come spiega l'attore e doppiatore Masato Sakai nell'introduzione, l'obbiettivo è quello di riscoprire le opere e la vita, non solo di Dazai, ma anche degli altri autori che hanno fatto parte della sua stessa corrente letteraria, dall'inizio del Novecento fino al secondo dopoguerra, sottolineandone gli aspetti che forse ancora oggi potrebbero destare l'interesse dei giovani. Il risultato è una serie composta da sei autentici gioielli, realizzati da alcuni dei più interessanti e geniali animatori degli ultimi anni.

Su tutti spicca Ningen Shikkaku, a cui vengono concessi ben quattro episodi, forse anche perché è il capitolo che presta più attenzione agli elementi autobiografici presenti nel romanzo di partenza, dalla militanza nel partito comunista alla burrascosa vita sentimentale, fino ai tentativi di suicidio e alla costante vocazione per l'autodistruzione che ovviamente può essere solo ricerca della purezza. Il bisogno di Yozo di deridere e annientare ciò che della società è penetrato in lui, si tramuta in una specie di stilnovismo rovesciato, come se, tentando di ritrovare nelle donne incontrate nel corso della vita l'innocenza perduta, finisse invece per corromperle sconvolgendone l'esistenza.

<b>ATTENZIONE! POSSIBILE SPOILER!</b>
Obata è un autentico cannibale del charades, ma non antepone mai le proprie esigenze artistiche alla riuscita degli episodi, delicato e seducente in Ningen Shikkaku, estroso e sofisticato in Kokoro. I suoi disegni sono un piacevole corollario su cui Atsushi Takahashi e Shigeyuki Miya (in Kokoro) costruiscono degli eccellenti storyboard. La scena in cui, pochi istanti prima del seppuku, K. si scioglie i capelli liberando tutta la sua energia vitale, fino a quel momento vincolata a una rigida e ascetica condotta morale, basterebbe da sola a fare di Aoi Bungaku un capolavoro.
<b>FINE SPOILER</b>

Sakura no Mori no Mankai no Shita invece risulta leggermente goffo e approssimativo, rispetto agli altri capitoli. Fortunatamente Tetsuro Araki, oltre ad avere i nervi d'acciaio, conserva nascosta da qualche parte la pietra filosofale e riesce a trasformare persino un TiteKubo decisamente sopra le righe.

Il vero attore non recita mai, così come il vero scrittore non crea niente dal nulla, partendo da questo presupposto Ryosuke Nakamura in Hashire Melos torna a inseguire i suoi fantasmi attraverso le pagine di un libro; senza il supporto di Sadayuki Murai non ottiene gli stessi risultati che aveva raggiunto in Moryo no Hako, ma riesce comunque a volare molto alto, facendo anche delle interessantissime riflessioni sull'animazione e sull'arte in generale.
Chiudono la serie due simpatici incubi tra amici, Kumo no Ito e Jigoku Hen, bellissime le animazioni lisergiche anche se purtroppo Elvis ha già lasciato l'edificio.