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Prodotto tra 1944 ed il 1945 sulla scia del successo di "Momotaro no umiwashi", Umi no Shinpei è probabilmente uno dei film più importanti nella storia della cinematografia nipponica. Esattamente come le dittature di stampo fascista occidentali, anche il governo autoritario degli "Zaibatsu" vede nella nascita del cinema e nella fattispecie del cinema d'animazione, un efficacie mezzo propagandistico. Il film infatti viene interamente finanziato dalla "Kaigunsho" (la marina militare), disposta a sborsare più di duecento milioni di yen, pur di realizzare il progetto, affidato, come per Momotaro no umiwashi, a Mitsuyo Seo. Fortemente influenzato da "Fantasia" della Disney, Seo cerca di far leva soprattutto sull'immaginario popolare, appropriandosi delle più caratteristiche figure della mitologia giapponese. La fortissima retorica nazionalista e militarista è più volte accompagnata da lunghe scene in cui l'obbiettivo si stringe sulle meraviglie della natura o sulla pace della vita famigliare, minacciate dall'avanzata degli alleati. La guerra è presentata dall'ipocrisia della propaganda come un male necessario, l'unica speranza per dare a tutti la possibilità di sfamarsi e godere delle preziose risorse dell'Asia, conseguenza, in realtà, delle mire espansionistiche del Giappone - industrializzato ma povero di materie prime - nei confronti dell'Indocina francese. Vera e propria incarnazione dei valori dei "Bushi", Momotaro si schiera questa volta in difesa dei popoli asiatici più deboli ed arretrati, oppressi dal colonialismo occidentale del Commonwealth. Sbarcato da un caccia da combattimento, con una pesca disegnata sull'ala, insegna loro a parlare e a lavorare in gruppo e, come il personaggio della leggenda, tenta di restituire alla patria lo splendore di un tempo, guidando un esercito di scimmiette, conigli e fagiani contro gli orchi occidentali. Tutti devono contribuire alla causa ed infatti anche i bambini, nei loro giochi infantili, inscenano operazioni militari e si lanciano in imprese eroiche, fosse anche solo per recuperare il berretto di un soldato in licenza, trascinato alla deriva dalla corrente di un fiume.

A differenza degli analoghi esperimenti, tentati nello stesso periodo dalla Disney e dalla Warner, con i cortometraggi sull'infanzia di Hitler ed il famoso "The Ducktators", manca quasi totalmente l'elemento xenofobo, presente invece nelle produzioni americane, dove ad esempio gli afro-americani (usati durante la guerra come carne da macello nelle prime linee) venivano addirittura inseriti tra le fila dell'esercito nazista. Seo, al contrario, punta, anche in questo caso, sull'esaltazione degli ideali e sul nazionalismo. Se i soldati di Momotaro non temono neanche le mitragliatrici e le bombe, quelli dell'esercito degli alleati sono forme molli ed instabili, codardi che fuggono lasciando cadere un mazzo di carte da gioco, simbolo della corruzione della società occidentale.

Notevole dal punto di vista narrativo anche l'introduzione di elementi di suspense, come nella scena in cui una tempesta investe il bombardiere su cui viaggiano Momotaro e i suoi compagni, mettendo a repentaglio la riuscita della missione. Anche in questo caso, sono le tradizioni popolari a risolvere per l'ennesima volta la situazione, basta appendere un "teru teru" all'interno dell'aereo per diradare le nubi e far tornare a splendere il sole. Interessante anche il realismo delle scene di guerra. Nonostante la pellicola fosse destinata prevalentemente ad un pubblico di bambini, il regista sottolinea pesantemente la violenza degli scontri, in alcuni casi anche molto cruenti. Anzi, come già avvenuto in precedenza, alcune scene sono addirittura disegnate ricalcando riprese reali, così come sono reali le tattiche di guerriglia con cui vengono assaltati i mezzi nemici, quasi a conferire al film anche una funzione di documentario, finalizzato all'addestramento militare. Un pezzo di storia le bozze, fonte d'ispirazione per Tezuka, spinto verso il cinema d'animazione proprio da "Umi no Shinpei", riutilizzate nei decenni successivi un po' da tutti gli studi di produzione. Tra le citazioni più famose ci sono sicuramente la canzone "Aiueo no Uta", ripresa in "Janguru Taitei" ("Kimba il Leone Bianco") e la scena dei paracadutisti, riutilizzata nella sigla di "Dr. Slump e Arale" (quando Arale ed i suoi amici si lanciano sul villaggio Pinguino, dopo aver volato appesi a dei soffioni).