Recensione
Seirei no moribito
8.0/10
Capire la figura orientale dell'imperatore è difficile per noi occidentali: infatti non assomiglia né ai Cesari, né ai Sacri Romani Imperatori, e solo a fatica può essere accostato ai Papi. Parto da questo per dire che il medievo orientale (uso il termine “orientale”, vago quanto quello “occidentale”)è un'epoca solo superficialmente simile alla nostra, e perciò tanto più affascinante.
Un aspetto spesso trascurato di questo affascinante medievo orientale, in maniera anche più spiccata che quello occidentale, è l'enorme distanza tra nobili e plebei. Seirei no Moriboto è tra le serie che, incidentalmente, meglio mi hanno reso quest'idea. Quest'anime a dir la verità prende solo spunto dal sopracitato periodo storico, prendendosi moltissime licenze creative, ma riesce a creare un azzeccato miscuglio di originalità e tradizione dal sapore prettamente orientale. Una commistione giapponese, cinese, mongola, coreana, con elementi tipici dell'epica e della fantasy moderna. Anzitutto, un protagonista originale: donna, lanciere, straniera, trentenne. Le donne guerriere sono inesistenti o quasi nella nostra tradizione, rare nelle altre. Lo straniero è sempre visto con sospetto, e nell'anime infatti c'è un “filler” sulla competizione internazionale. Trentenne, sì, non una ragazzina! Una donna matura, che, se consideriamo che molte azione verranno seguite col filtro della sua persona, ci danno già il taglio dell'opera.
L'ambiente, con la “scusa” funzionale di mostrare al nobile e inesperto Principe Chagum la vita del popolo, ci viene mostrato una specie di slice of life medievale, sia da parte cittadina (il farmacista, il fattorino, l'imbroglione), sia contadina (il mulino, la festa); dal punto di vista sociale invece vediamo la distanza incolmabile tra i nobili, specie i reali, e la gente comune (al punto non solo di non poterli vedere, ma addirittura con l'obbligo di prostrarsi!), gli intrighi di Corte, la rivalità indovini – sciamani. In tal modo, ci sono presentati una vasta gamma di personaggi secondari, alcuni molto ben riusciti, come Shuga o il cacciatore Jin.
L'anime poi è particolarmente pregiato dal punto di vista della psicologia dei personaggi: Balsa, la protagonista, è una donna che ancora non è riuscita a chiudere i conti con il peso del senso di colpa dal suo passato, Tanda invece è preso da una storia d'amore difficile, Chagum mostra più di tutti un percorso di maturazione. E anche i personaggi secondari, in parte, mostrano, se non un'evoluzione, un certo dinamismo psicologico che li salva dall'etichetta di semplici macchiette. Un'eccezionale nota di merito dal lato tecnico: fondali magnifici, animazioni (specie nei combattimenti) splendide, charater design bello e originale (sia nei vestiti, sia nella caratterizzazione di alcune categorie, come gli indovini o i cacciatori o i soldati scelti), musiche non male.
Però non è tutto rose e fiori. I difetti non sono tali da compromettere tutto l'anime, ma nemmeno così piccoli da poter essere ignorati. Anzitutto, il ritmo di narrazione. Comincia in quarta e si mantiene alto nei primi episodi, poi si assesta addirittura ai livelli di uno slice of life, poi riprende la tensione, poi torna tranquillo, poi somma tensione nel finale e infine somma pace. Sembra più un elettrocardiogramma che una precisa scelta narrativa. Apprezzo in realtà gli spacchi quotidiani forse anche più di quelli con ritmo sostenuto, ma la transizione dev'essere graduale e ben pensata, come non è.
Per quanto riguarda la trama in sé: mentre l'ambientazione è sicuramente ben fatta, la trama è di qualità incerta; non è “brutta”, ma non è nemmeno “bella”(con l'eccezione della splendida storia molto “epica” di Jiguro). E non mi riferisco ai ritmi narrativi, ma alle scelte fatte: so che è tratto da un libro, ma, forse per difetto di trasposizione (non ne ho idea), non mi sembra si siano rispettati i canoni iniziali. Ovvero: premesse eccellenti, continuazione buona, finale modesto. Assenza quasi totale di colpi di scena. Un bilancio, dal punto di vista della trama, più che sufficiente, ma nessuna vetta.
In conclusione comunque, un anime storico-fantasy tra i migliori in circolazione, con un affascinante mondo, una buona psicologia e un'epica orientale narrata in maniera più che decente. Se siete appassionati orientofili non potete assolutamente perderlo, se non lo siete perderlo è “solo” un peccato.
Un aspetto spesso trascurato di questo affascinante medievo orientale, in maniera anche più spiccata che quello occidentale, è l'enorme distanza tra nobili e plebei. Seirei no Moriboto è tra le serie che, incidentalmente, meglio mi hanno reso quest'idea. Quest'anime a dir la verità prende solo spunto dal sopracitato periodo storico, prendendosi moltissime licenze creative, ma riesce a creare un azzeccato miscuglio di originalità e tradizione dal sapore prettamente orientale. Una commistione giapponese, cinese, mongola, coreana, con elementi tipici dell'epica e della fantasy moderna. Anzitutto, un protagonista originale: donna, lanciere, straniera, trentenne. Le donne guerriere sono inesistenti o quasi nella nostra tradizione, rare nelle altre. Lo straniero è sempre visto con sospetto, e nell'anime infatti c'è un “filler” sulla competizione internazionale. Trentenne, sì, non una ragazzina! Una donna matura, che, se consideriamo che molte azione verranno seguite col filtro della sua persona, ci danno già il taglio dell'opera.
L'ambiente, con la “scusa” funzionale di mostrare al nobile e inesperto Principe Chagum la vita del popolo, ci viene mostrato una specie di slice of life medievale, sia da parte cittadina (il farmacista, il fattorino, l'imbroglione), sia contadina (il mulino, la festa); dal punto di vista sociale invece vediamo la distanza incolmabile tra i nobili, specie i reali, e la gente comune (al punto non solo di non poterli vedere, ma addirittura con l'obbligo di prostrarsi!), gli intrighi di Corte, la rivalità indovini – sciamani. In tal modo, ci sono presentati una vasta gamma di personaggi secondari, alcuni molto ben riusciti, come Shuga o il cacciatore Jin.
L'anime poi è particolarmente pregiato dal punto di vista della psicologia dei personaggi: Balsa, la protagonista, è una donna che ancora non è riuscita a chiudere i conti con il peso del senso di colpa dal suo passato, Tanda invece è preso da una storia d'amore difficile, Chagum mostra più di tutti un percorso di maturazione. E anche i personaggi secondari, in parte, mostrano, se non un'evoluzione, un certo dinamismo psicologico che li salva dall'etichetta di semplici macchiette. Un'eccezionale nota di merito dal lato tecnico: fondali magnifici, animazioni (specie nei combattimenti) splendide, charater design bello e originale (sia nei vestiti, sia nella caratterizzazione di alcune categorie, come gli indovini o i cacciatori o i soldati scelti), musiche non male.
Però non è tutto rose e fiori. I difetti non sono tali da compromettere tutto l'anime, ma nemmeno così piccoli da poter essere ignorati. Anzitutto, il ritmo di narrazione. Comincia in quarta e si mantiene alto nei primi episodi, poi si assesta addirittura ai livelli di uno slice of life, poi riprende la tensione, poi torna tranquillo, poi somma tensione nel finale e infine somma pace. Sembra più un elettrocardiogramma che una precisa scelta narrativa. Apprezzo in realtà gli spacchi quotidiani forse anche più di quelli con ritmo sostenuto, ma la transizione dev'essere graduale e ben pensata, come non è.
Per quanto riguarda la trama in sé: mentre l'ambientazione è sicuramente ben fatta, la trama è di qualità incerta; non è “brutta”, ma non è nemmeno “bella”(con l'eccezione della splendida storia molto “epica” di Jiguro). E non mi riferisco ai ritmi narrativi, ma alle scelte fatte: so che è tratto da un libro, ma, forse per difetto di trasposizione (non ne ho idea), non mi sembra si siano rispettati i canoni iniziali. Ovvero: premesse eccellenti, continuazione buona, finale modesto. Assenza quasi totale di colpi di scena. Un bilancio, dal punto di vista della trama, più che sufficiente, ma nessuna vetta.
In conclusione comunque, un anime storico-fantasy tra i migliori in circolazione, con un affascinante mondo, una buona psicologia e un'epica orientale narrata in maniera più che decente. Se siete appassionati orientofili non potete assolutamente perderlo, se non lo siete perderlo è “solo” un peccato.