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9.0/10
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“Nessun uomo è un'isola”. La celeberrima citazione (sì, lo so che chi cita ha bisogno di fare sesso, niente facile ironia!) di Donne sembra quasi ovvia a livello intellettuale. Ma, ed è il classico problema dell'adolescenza, è in realtà una delle cose più difficili da realizzare a livello emotivo: l'esistenza dell'altro, che gli altri abbiano vite, aspirazioni, desideri importanti quanto i nostri, e che “vivano” quanto noi. Vedendo Durarara, come con Baccano prima, si ha proprio l'impressione del ricchissimo mosaico di vite che si intrecciano, una complessa quanto l'altra; Durarara è un anime riuscitissimo che si fa guardare ansiosamente. “Che succede poi?”, ci si chiede continuamente.

Partiamo con un meschinissimo elogio: è un anime “ricco”. Anzitutto, per i personaggi: come dicevo, il mosaico riesce bene perché ogni personaggio è caratterizzato in modo completo, dai principali ai secondari, al punto che a volte non è semplice distinguere i primi dai secondi. Infatti, chi sono i protagonisti? Difficile dirlo: gli ordinari studenti che di ordinario hanno in effetti ben poco? La “durallah” innamorata? Il ragno umano underground?
Se dovessi azzardare, direi che più che i personaggi, protagoniste sono le vicende e le loro emozioni. Anzi, è il mosaico stesso che esse compongono, che potremmo anche chiamare “città”, o Ikeburo. Tutti gli eventi hanno facce diverse, e legami con il passato: con il procedere delle puntate capita di comprendere meglio sia le azioni dei personaggi sia gli eventi accaduti. All'inizio infatti, astutamente, Durarara ci getta nel mezzo della città, ricca e ostile, facendoci immedesimare nello studente trasferito e spaesato cui essa sembra un altro mondo, con una fauna tutta sua, e fornendo come unico appiglio, inizialmente, il miglior amico del ragazzo, nonché cicerone dell'occasione.

Mi rendo conto, potrebbe essere uno spoiler troppo grande, quindi non tratterò direttamente delle storie dei personaggi, se non per dire quanto siano ben caratterizzati. Raramente ne ho visti di altrettanto interessanti. Non i protagonisti (per amor di semplicità considero tali Mikado e Masaomi), che sono sì piacevoli, ma più per il loro ruolo all'interno della storia che in sé, quanto i coprotagonisti. Partiamo con Celty, una “durallah” innamorata di un dottore della mafia in cerca (?) della propria testa: trovatemi voi un personaggio più curioso di un personaggio mitologico irlandese che appare come una centaura in nero con il fumo in testa e un cellulare per parlare. E ha persino un ottimo background!
Oppure troviamo Shizuo, un pazzo berserker vestito da barista che riscuote crediti: odia la violenza. Abbiamo detto tutto.
Poi il mio preferito: Izaya, un ragno tessitore di trame, informatore dell'underground cittadino, con una predilezione per le emozioni umane. Personaggio fantastico. Le scene e la storia degli scontri con Shizuo sono per me le migliori di tutto l'anime. Ma ce ne sono molti altri di personaggi, tutti originali e spesso con un notevole background: il medico Shinra, l'apatica Anri, gli otaku Walker ed Erika, il cuoco di sushi russo Simon, etc.

L'altro punto di forza, che è già trapelato, è la trama. Ammetto che non sia eccezionalmente originale, ma è “naturale”, non appare mai forzata; come dire, premessi questi personaggi, ciò solo può accadere. E poiché non interessano gli eventi in sé, ma le relazioni, non si può non applaudire una regia fantastica, con sceneggiatura notevolissima. Si può parlare credo di “archi narrativi” perché il fulcro delle vicende si sposta effettivamente di molto, ma i passaggi non sono forzati, proprio perché le relazioni tra i personaggi sono dinamiche, cambiano e anche tanto. Non dico che sia una trama perfetta (dov'è finita la tratta di umani? L'azienda non è finita e non se n'è più parlato!), ma da una verso l'anime non è finito, dall'altro non è più di tanto rilevante per un anime che viaggia sulla psicologia dei suoi personaggi.
Dal punto di vista tecnico non c'è nulla da eccepire, ma si poteva migliorare. Qualcuno potrebbe avere da ridire sulle folle grigie, tuttavia esse sono una scelta ragionata, sia per favorire i personaggi principali, sia per mostrare le “colour bands” al momento giusti (es. il raduno Dollars).
Le musiche non sono eccezionali, ma nemmeno infamanti, e le animazioni le ho trovate nella norma. Bella l'ending.
Avete notato quanto siano simili i due protagonisti ai due di Bakuman?! Ma uno sforzo di originalità, no?
In conclusione, Durarara è un anime curatissimo per sceneggiatura e regia, capace di mostrare alcuni tra personaggi meglio riusciti degli ultimi anni e di comporre un affresco ricco e coinvolgente. Consigliatissimo.