Recensione
Kemono no souja Erin
8.0/10
Seguiamo le avventure di Erin, che aspira a diventare un veterinario per bestie sacre e incontrerà un cucciolo in particolare che alleverà, con cui avrà un rapporto fuori dal comune e che la porterà a essere coinvolta negli intrighi del suo paese (precedentemente seguiti da altri personaggi).
Ciò che ho più apprezzato è la delicatezza con cui vengono espressi i sentimenti, in particolare quelli d'amore non solo romantico, che pure fa capolino nella parte finale della serie, ma soprattutto familiare e in particolare materno. Lo stesso vale per i temi difficili - guerra, famiglia, lutto, nascita, ecologia -, presentati con realismo e convinzione, senza drammi eccessivi.
Lo stile narrativo è quello del racconto/leggenda, con una voce narrante che presenta e chiude gli eventi principali di ogni puntata, aiutandoci a non perdere il filo dei numerosi salti spazio temporali. Si passa infatti da un luogo all'altro, seguendo non solo la protagonista, ma anche le sotto-trame dei comprimari che andranno a convergere nella seconda parte della serie. Il tutto è svolto con ammirevole ritmo e tempismo.
Kemono no souja Erin è sicuramente una serie impegnativa per numero di episodi, ma a mio parere vale la pena di vederla; una decina e più di episodi potrebbero essere tranquillamente tagliati dato che non aggiungono alla trama, ma per i ragazzini che dovrebbero essere il target originario sono interessanti ed educativi.
La scelta dei colori, l'apparenza sfumata dei fondali e il design semplice potrebbero apparire noiosi, ma sono invece un punto di forza, che contribuisce a creare un'atmosfera fantastica, da favola.
Peccato per le animazioni poco fluide, visto l'anno recente di creazione i produttori avrebbero potuto spendere di più in questo senso.
Una nota di merito per le musiche e in particolare per l'opening: d'avvero azzeccata per melodia e soprattutto testo.
Ciò che ho più apprezzato è la delicatezza con cui vengono espressi i sentimenti, in particolare quelli d'amore non solo romantico, che pure fa capolino nella parte finale della serie, ma soprattutto familiare e in particolare materno. Lo stesso vale per i temi difficili - guerra, famiglia, lutto, nascita, ecologia -, presentati con realismo e convinzione, senza drammi eccessivi.
Lo stile narrativo è quello del racconto/leggenda, con una voce narrante che presenta e chiude gli eventi principali di ogni puntata, aiutandoci a non perdere il filo dei numerosi salti spazio temporali. Si passa infatti da un luogo all'altro, seguendo non solo la protagonista, ma anche le sotto-trame dei comprimari che andranno a convergere nella seconda parte della serie. Il tutto è svolto con ammirevole ritmo e tempismo.
Kemono no souja Erin è sicuramente una serie impegnativa per numero di episodi, ma a mio parere vale la pena di vederla; una decina e più di episodi potrebbero essere tranquillamente tagliati dato che non aggiungono alla trama, ma per i ragazzini che dovrebbero essere il target originario sono interessanti ed educativi.
La scelta dei colori, l'apparenza sfumata dei fondali e il design semplice potrebbero apparire noiosi, ma sono invece un punto di forza, che contribuisce a creare un'atmosfera fantastica, da favola.
Peccato per le animazioni poco fluide, visto l'anno recente di creazione i produttori avrebbero potuto spendere di più in questo senso.
Una nota di merito per le musiche e in particolare per l'opening: d'avvero azzeccata per melodia e soprattutto testo.