Recensione
The Sky Crawlers
9.0/10
Profondamente riflessivo.
Se dovessi dare una definizione a “The Sky Crawlers”, lungometraggio d'animazione diretto da Mamoru Oshii (Ghost in the Shell per intenderci), userei proprio questi termini in quanto, alla base di tutto, vi si racconta il contesto e il contorno di ciò che può provare - con le dovute differenze ovviamente - chi si trova realmente coinvolto in una qualsiasi missione militare. Questo perché il regista ci catapulta in un presente alternativo dov'è in atto un conflitto mondiale appaltato a grandi industrie belliche, nella fattispecie, la giapponese Rostock (azienda aerea) e l'americana Lautern. In questo scenario sono presenti le figure dei “kildren”, adolescenti destinati a non invecchiare mai restando con l'aspetto fanciullesco per il resto della loro esistenza. Essi sono i principali protagonisti di questa guerra, infatti, questa loro particolare caratteristica, li fa essere per non ben precisate ragioni - almeno inizialmente -, i soli a prendere effettivamente parte agli scontri aerei rimettendoci dunque la vita.
La trama si focalizza proprio attorno alla figura di un kildren, Yuichi Kannami, pilota appena arrivato alla base militare della Rostock comandata a sua volta da una kildren, Suito Kusanagi. Egli viene a prendere il posto di un pilota il quale passato sembra avvolto nel mistero. Di lui si conosce solamente il nome, Jin Ro. Kannami non ricorda nulla del suo passato, i primi frammenti di memoria che conserva riguardano infatti il volo che lo ha portato a prendere servizio alla base aerea e ben presto si scoprirà il perché, o meglio, lo si intuirà prima di averne conferma.
Il ritmo della narrazione procede molto a rilento e spesso si assiste a degli interi istanti di silenzio in cui, il solo susseguirsi di immagini accompagnati da una leggera quanto malinconica base musicale, segnano lo scorrere degli eventi. Questo non è affatto un problema, anzi, a mio avviso aiuta ad entrare ancor di più nell'atmosfera che Oshii vuol far pervenire allo spettatore, non necessariamente occorrono delle parole o dei dialoghi per spiegare questo o quel segmento, non servono, sarebbero addirittura superflui.
Quando poi quelle immagini riguardano i velivoli riprodotti in ogni minimo particolare tanto da renderli quasi reali, oppure i periodi di volo con conseguenti sfondi meravigliosi sapientemente miscelati da un perfetto uso della computer graphic, beh, rimanere estasiati è il minimo che si possa fare. Un po' meno invece per quanto concerne il chara design dei personaggi, abbastanza semplice e molto poco espressivo, non troppo di mio gusto.
Il comparto tecnico del film nonostante questo piccolo neo (che magari ad altri non recherà fastidio, perché no) è indubbiamente il principale fiore all'occhiello di cui andare orgogliosi, il lavoro svolto dalla Production I.G. definirlo egregio non è certamente un'eresia.
I diritti italiani di questo lungometraggio appartengono alla “Dall'Angelo Pictures” che ha svolto un più che discreto compito. Le voci dei protagonisti sono stati affidate a David Chevalier (Kannami) ed Eleonora Reti (Kusanagi) i quali non hanno affatto sfigurato immedesimandosi a pieno nei ruoli interpretati. Tra i personaggi secondari è possibile invece ascoltare tra gli altri Flavio Aquilone, Domitilla D'Amico, Valentina Mari e Selvaggia Quattrini, davvero niente male.
The Sky Crawlers è sicuramente un film che consiglio di vedere almeno una volta - fin oltre i titoli di coda, mi raccomando -, uno di quei casi in cui dopo la visione si rimane bloccati per qualche istante a riflettere, e quando accade ciò significa che qualcosa dentro ci ha lasciati, qualcosa di profondo che solo le grandi opere sono capaci.
Se dovessi dare una definizione a “The Sky Crawlers”, lungometraggio d'animazione diretto da Mamoru Oshii (Ghost in the Shell per intenderci), userei proprio questi termini in quanto, alla base di tutto, vi si racconta il contesto e il contorno di ciò che può provare - con le dovute differenze ovviamente - chi si trova realmente coinvolto in una qualsiasi missione militare. Questo perché il regista ci catapulta in un presente alternativo dov'è in atto un conflitto mondiale appaltato a grandi industrie belliche, nella fattispecie, la giapponese Rostock (azienda aerea) e l'americana Lautern. In questo scenario sono presenti le figure dei “kildren”, adolescenti destinati a non invecchiare mai restando con l'aspetto fanciullesco per il resto della loro esistenza. Essi sono i principali protagonisti di questa guerra, infatti, questa loro particolare caratteristica, li fa essere per non ben precisate ragioni - almeno inizialmente -, i soli a prendere effettivamente parte agli scontri aerei rimettendoci dunque la vita.
La trama si focalizza proprio attorno alla figura di un kildren, Yuichi Kannami, pilota appena arrivato alla base militare della Rostock comandata a sua volta da una kildren, Suito Kusanagi. Egli viene a prendere il posto di un pilota il quale passato sembra avvolto nel mistero. Di lui si conosce solamente il nome, Jin Ro. Kannami non ricorda nulla del suo passato, i primi frammenti di memoria che conserva riguardano infatti il volo che lo ha portato a prendere servizio alla base aerea e ben presto si scoprirà il perché, o meglio, lo si intuirà prima di averne conferma.
Il ritmo della narrazione procede molto a rilento e spesso si assiste a degli interi istanti di silenzio in cui, il solo susseguirsi di immagini accompagnati da una leggera quanto malinconica base musicale, segnano lo scorrere degli eventi. Questo non è affatto un problema, anzi, a mio avviso aiuta ad entrare ancor di più nell'atmosfera che Oshii vuol far pervenire allo spettatore, non necessariamente occorrono delle parole o dei dialoghi per spiegare questo o quel segmento, non servono, sarebbero addirittura superflui.
Quando poi quelle immagini riguardano i velivoli riprodotti in ogni minimo particolare tanto da renderli quasi reali, oppure i periodi di volo con conseguenti sfondi meravigliosi sapientemente miscelati da un perfetto uso della computer graphic, beh, rimanere estasiati è il minimo che si possa fare. Un po' meno invece per quanto concerne il chara design dei personaggi, abbastanza semplice e molto poco espressivo, non troppo di mio gusto.
Il comparto tecnico del film nonostante questo piccolo neo (che magari ad altri non recherà fastidio, perché no) è indubbiamente il principale fiore all'occhiello di cui andare orgogliosi, il lavoro svolto dalla Production I.G. definirlo egregio non è certamente un'eresia.
I diritti italiani di questo lungometraggio appartengono alla “Dall'Angelo Pictures” che ha svolto un più che discreto compito. Le voci dei protagonisti sono stati affidate a David Chevalier (Kannami) ed Eleonora Reti (Kusanagi) i quali non hanno affatto sfigurato immedesimandosi a pieno nei ruoli interpretati. Tra i personaggi secondari è possibile invece ascoltare tra gli altri Flavio Aquilone, Domitilla D'Amico, Valentina Mari e Selvaggia Quattrini, davvero niente male.
The Sky Crawlers è sicuramente un film che consiglio di vedere almeno una volta - fin oltre i titoli di coda, mi raccomando -, uno di quei casi in cui dopo la visione si rimane bloccati per qualche istante a riflettere, e quando accade ciò significa che qualcosa dentro ci ha lasciati, qualcosa di profondo che solo le grandi opere sono capaci.