Recensione
Highschool of the Dead
6.0/10
Ispirata all’omonimo manga del duo <i>Sato</i>, Highschool of the dead è una miniserie animata prodotta da MADHOUSE, composta da 12 episodi, andata in onda tra Luglio e Settembre 2010 sul canale tematico AT-X. A differenza del manga, l’anime è ancora inedito in Italia.
La trama è quanto di più semplice possa esistere: un gruppo di studenti, in seguito all’esplosione di un virus pandemico che trasforma gli esseri umani in zombie, si trova a dovere fare i conti con la propria sopravvivenza. L’obiettivo iniziale dei ragazzi è quello di uscire indenni dalle mura della loro scuola, la Fujimi Highschool, presa d’assalto da insegnati e studenti infetti; raggiungere tale scopo sarà più difficile del previsto, e la presa di coscienza dello stato d’allarme porterà alcuni di essi a prendere decisioni ai limiti dell’umanità.
I superstiti della scuola, ben presto, s’accorgeranno che la pandemia interessa una zona molto più estesa del loro istituto, e da quel momento in poi inizia la vera lotta per restare in vita.
In uno scenario del genere, in un mondo senza regole, dove il più debole è destinato alla morte, cinque ragazzi e una professoressa decidono di unirsi e difendersi l’un l’altro nel tentativo di conquistare una disperata salvezza. I colpi di scena e gli istanti adrenalinici non tarderanno ad arrivare.
I personaggi principali sono essenzialmente cinque, come detto, ma peccano di una totale assenza di personalità, probabilmente dovuta alla breve durata dell’opera animata. Takashi Komuro, colui che da subito appare come “leader” del gruppo, ci viene presentato come un ragazzo bello e coraggioso, pronto a farsi carico di tutte le responsabilità del caso; ma, pur avendo queste tipiche qualità da eroe, il suo ruolo è relegato a quello di mero stereotipo, poiché alcuni lati del suo carattere e del suo rapporto con alcuni membri del gruppo non vengono chiariti, al massimo, appena accennati. La mancanza di background dei protagonisti diventa evidente nella caratterizzazione di altri due personaggi, stavolta donne, parlo di Rei Miyamoto e Saya Takagi. Le due ragazze, dalla presumibile infanzia difficile, sono abili e impavide guerriere che dimostreranno un forte senso dell’onore, pur finendo per apparire come semplici rivali in amore, e come ragazzine carenti d’affetto, sia esso fraterno, paterno o di altro tipo.
Altra donna del gruppo è l’orgogliosa Seako Busujima, studentessa più anziana, che spicca da subito come esperta lottatrice di Kendo;sarà la controparte femminile di Komuro, di cui anch’essa sembra invaghirsi, ma più per ammirazione. Dopo l’inutile, se non per le scene di fanservice, presenza della professoressa Shizuka Marikawa, fa parte del cast principale Kohta Hirano. Grasso, impacciato, timido e occhialuto, Hirano è il personaggio più carismatico dell’intera miniserie; la sua reazione emotiva all’accaduto è la più realistica; da ragazzo apparentemente poco popolare, si trasforma in intrepido giustiziere di non morti, la sua bravura nell’uso delle armi da fuoco e la sua tenacia ne faranno il character meglio riuscito.
Nel corso degli episodi faranno la loro comparsa altri personaggi, il cui ruolo però non si capisce se sarà secondario o di primo piano, in quanto la serie animata termina lasciando molti interrogativi sospesi.
Le ambientazioni appaiono tipiche di un survival horror, dopo la scuola infestata, tutta l’azione si svolgerà all’esterno, per strada e in varie location abbastanza azzeccate.
Ciò che colpisce maggiormente di questo progetto animato è la splendida grafica. La scelta dei fondali sempre crepuscolari, delle animazioni di alto livello, la realizzazione dettagliata di ogni singolo elemento che compone il fotogramma fanno sì che la resa del comparto tecnico risulti di prim’ordine. A mio avviso, molto dell’appeal di questo anime è dovuto proprio ai bei disegni.
Non mancheranno evidenti citazioni a numerosi film dell’orrore, e a videogame in stile “Resident Evil”, ma ciò che più mi ha colpito, oltre alla succitata grafica, è la presenza di una soundtrack molto appropriata e d’atmosfera. Un paio di ending theme, in particolare, ricordano celebri brani di Muse e Radiohead.
In definitiva, HOTD è un anime di certo non imperdibile, con una trama vista e rivista, dei personaggi che vanno di poco oltre il proprio stereotipo, ma che si lascia guardare con una certa curiosità, appagando gli appassionati del genere hrror. Al di là del fanservice, che a volte stona o sfocia nel ridicolo, e che rovina qualche scena di combattimento, lo spettatore avrà di fronte alcuni episodi davvero entusiasmanti e ad alto tasso adrenalinico.
Molti difetti, come detto, a mio parere sono riconducibili alla scarsa longevità della serie animata, quindi non lasciatevi condizionare dal mio giudizio finale. “Highschool of the dead” è un anime di cui consiglio comunque la visione.
La trama è quanto di più semplice possa esistere: un gruppo di studenti, in seguito all’esplosione di un virus pandemico che trasforma gli esseri umani in zombie, si trova a dovere fare i conti con la propria sopravvivenza. L’obiettivo iniziale dei ragazzi è quello di uscire indenni dalle mura della loro scuola, la Fujimi Highschool, presa d’assalto da insegnati e studenti infetti; raggiungere tale scopo sarà più difficile del previsto, e la presa di coscienza dello stato d’allarme porterà alcuni di essi a prendere decisioni ai limiti dell’umanità.
I superstiti della scuola, ben presto, s’accorgeranno che la pandemia interessa una zona molto più estesa del loro istituto, e da quel momento in poi inizia la vera lotta per restare in vita.
In uno scenario del genere, in un mondo senza regole, dove il più debole è destinato alla morte, cinque ragazzi e una professoressa decidono di unirsi e difendersi l’un l’altro nel tentativo di conquistare una disperata salvezza. I colpi di scena e gli istanti adrenalinici non tarderanno ad arrivare.
I personaggi principali sono essenzialmente cinque, come detto, ma peccano di una totale assenza di personalità, probabilmente dovuta alla breve durata dell’opera animata. Takashi Komuro, colui che da subito appare come “leader” del gruppo, ci viene presentato come un ragazzo bello e coraggioso, pronto a farsi carico di tutte le responsabilità del caso; ma, pur avendo queste tipiche qualità da eroe, il suo ruolo è relegato a quello di mero stereotipo, poiché alcuni lati del suo carattere e del suo rapporto con alcuni membri del gruppo non vengono chiariti, al massimo, appena accennati. La mancanza di background dei protagonisti diventa evidente nella caratterizzazione di altri due personaggi, stavolta donne, parlo di Rei Miyamoto e Saya Takagi. Le due ragazze, dalla presumibile infanzia difficile, sono abili e impavide guerriere che dimostreranno un forte senso dell’onore, pur finendo per apparire come semplici rivali in amore, e come ragazzine carenti d’affetto, sia esso fraterno, paterno o di altro tipo.
Altra donna del gruppo è l’orgogliosa Seako Busujima, studentessa più anziana, che spicca da subito come esperta lottatrice di Kendo;sarà la controparte femminile di Komuro, di cui anch’essa sembra invaghirsi, ma più per ammirazione. Dopo l’inutile, se non per le scene di fanservice, presenza della professoressa Shizuka Marikawa, fa parte del cast principale Kohta Hirano. Grasso, impacciato, timido e occhialuto, Hirano è il personaggio più carismatico dell’intera miniserie; la sua reazione emotiva all’accaduto è la più realistica; da ragazzo apparentemente poco popolare, si trasforma in intrepido giustiziere di non morti, la sua bravura nell’uso delle armi da fuoco e la sua tenacia ne faranno il character meglio riuscito.
Nel corso degli episodi faranno la loro comparsa altri personaggi, il cui ruolo però non si capisce se sarà secondario o di primo piano, in quanto la serie animata termina lasciando molti interrogativi sospesi.
Le ambientazioni appaiono tipiche di un survival horror, dopo la scuola infestata, tutta l’azione si svolgerà all’esterno, per strada e in varie location abbastanza azzeccate.
Ciò che colpisce maggiormente di questo progetto animato è la splendida grafica. La scelta dei fondali sempre crepuscolari, delle animazioni di alto livello, la realizzazione dettagliata di ogni singolo elemento che compone il fotogramma fanno sì che la resa del comparto tecnico risulti di prim’ordine. A mio avviso, molto dell’appeal di questo anime è dovuto proprio ai bei disegni.
Non mancheranno evidenti citazioni a numerosi film dell’orrore, e a videogame in stile “Resident Evil”, ma ciò che più mi ha colpito, oltre alla succitata grafica, è la presenza di una soundtrack molto appropriata e d’atmosfera. Un paio di ending theme, in particolare, ricordano celebri brani di Muse e Radiohead.
In definitiva, HOTD è un anime di certo non imperdibile, con una trama vista e rivista, dei personaggi che vanno di poco oltre il proprio stereotipo, ma che si lascia guardare con una certa curiosità, appagando gli appassionati del genere hrror. Al di là del fanservice, che a volte stona o sfocia nel ridicolo, e che rovina qualche scena di combattimento, lo spettatore avrà di fronte alcuni episodi davvero entusiasmanti e ad alto tasso adrenalinico.
Molti difetti, come detto, a mio parere sono riconducibili alla scarsa longevità della serie animata, quindi non lasciatevi condizionare dal mio giudizio finale. “Highschool of the dead” è un anime di cui consiglio comunque la visione.