Recensione
Sekai-ichi Hatsukoi (TV)
7.0/10
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Chiunque apra per la prima volta la scheda di questo anime e sia più o meno esperto di yaoi - e del resto, è raro che uno si avvicini a questo tipo di titoli se non ne abbia almeno vagamente sentito parlare -, riconoscerà immediatamente il tratto dell'autrice di uno dei manga yaoi più amati, diventato qualche anno fa un anime anch'esso molto apprezzato: <i>Junjou Romantica</i>.
La suddetta persona, conoscendo quindi probabilmente l'autrice, farà i salti di gioia nel sapere che anche quest'opera ha avuto un adattamento e sarà curiosa di vederlo - o, se conosce il manga, ancora di più vorrà vedere come è stato reso.
Ecco, questo è proprio il mio caso: avendo visto e letto Junjou, mi sono subito fiondata su una serie che prometteva bene, almeno dalla trama (e dalle tematiche avrebbe affrontato).
Onodera Ritsu, un editor di romanzi (anzi, il <i>trait d'union</i> con l'altra opera è proprio il fatto che sia stato anche editor di Usami-san, uno dei protagonisti di <i>Junjou Romantica</i>), si trasferisce nella sezione shoujo manga della Emerald. E qui scopre che il capo-editor altro non è che Takano Masamume, l'uomo con cui, anni prima, aveva avuto una storia finita male. Per colpa di Takano, secondo Onodera, che dopo quell'esperienza non aveva voluto più saperne dell'amore; per colpa di Onodera, secondo Takano, che da un giorno all'altro si era visto abbandonato dall'altro.
Ma chi ha ragione? E, soprattutto, a cosa porterà questo nuovo incontro, soprattutto tenendo conto del fatto che Takano non ha mai dimenticato il suo amante?
La domanda che mi sono posta alla fine della visione di questa serie è stata: perché? Perché, dico, creare una serie su un manga di cui sono ancora usciti troppi pochi capitoli per avere non dico un finale decente, che è chiedere troppo a quanto pare, salvo sperare in una seconda serie, ma almeno una trama decente? Sì, perché, siccome di materiale su 'sti due non ce n'è, gli autori hanno pensato bene di mettere in mezzo anche altre due storie: quella di Chiaki, autore di manga shoujo sotto pseudonimo femminile, e di Hatori, il suo editor, nonché amico d'infanzia che esiste solo nelle novel e non nel manga, almeno per ora; e quella di Kisa, ancora un editor della casa editrice, e Yukina, uno studente d'arte e commesso in una libreria - storia, questa, invece, presente anche nel manga.
Se l'impostazione segue dunque quella di <i>Junjou Romantica</i> - lì il filo rosso che collegava le tre storie era l'università, mentre qui è la casa editrice - l'attenzione che è stata dedicata ai personaggi non è la stessa: in Junjou abbiamo personaggi che, anche in poche scene, riescono a farsi amare e capire; qui, a parte Onodera e Takano (nonostante il primo sia così fissato con l'idea che non ami più l'altro, che dopo un po' ti viene voglia di pestarlo a sangue), gli altri non dicono niente, o quasi: Chiaki è un idiota che non solo non capisce cosa Hatori provi per lui, ma non si rende neanche conto che anche Yuu, loro amico, è cotto di lui e il poveretto deve praticamente saltagli addosso per farglielo capire; Kisa, invece, solo per il fatto che puntualmente si innamora solo del viso della persona - e quindi ha delusioni a non finire - merita la castrazione.
Altro elemento che non riesco assolutamente a capire è perché dedicarsi a una serie yaoi se di yaoi, quest'anime, non ha <i>niente</i>. Ora, io non sono una maniaca; non è che pretendo scene di sesso ogni due per tre. Però. Stiamo parlando di uno yaoi che, secondo la definizione, indica la presenza di amore fisico (altrimenti sarebbe uno shonen ai, no?); quindi, ovvio che me le aspetto. Sarebbe come fare un hentai senza niente di esplicito. Quindi, se nel manga queste scene ci sono, perché non metterle? Certo, non dico di andare proprio fino in fondo, ma neanche far capire allo spettatore che tra i due non c'è niente - o quasi - quando invece non è assolutamente vero.
Peccato, devo dire, perché la base del manga è molto più interessante di quella di Junjou: se lì infatti avevamo soltanto le storie d'amore dei protagonisti e dei loro rapporti con gli altri personaggi, qui invece vediamo proprio come lavora una casa editrice di manga (che è poi il secondo motivo per cui ho prima visto la serie e poi letto il manga), i problemi, le scadenze, ecc; anzi, sotto sotto io ci vedo una vera e propria critica nelle pur comiche scene dei vari editor che arrivano al momento della pubblicazione di un volume più morti che vivi.
Sui disegni, non c'è molto da dire: il tratto è lo stesso di Junjou (tanto che stavo confondendo alcuni personaggi), quindi lo stesso del manga. O vi piace come disegna l'autrice, oppure no.
Quello che invece mi piace moltissimo di questo anime è l'apparato musicale. Se la prima sigla la trovo carina, la finale, invece, è diventata proprio una delle mie preferite; anche le OST non sono male, anzi.
Per concludere: se avete letto il manga, non ve la consiglio assolutamente (a meno che non teniate conto delle cose dette su); se invece la volete usare come scusa per avvicinarvi al manga o alle opere dell'autrice, prego, fate pure, ma tenete conto che questa, come dicevo prima, è solo la versione soft della storia.
Chiunque apra per la prima volta la scheda di questo anime e sia più o meno esperto di yaoi - e del resto, è raro che uno si avvicini a questo tipo di titoli se non ne abbia almeno vagamente sentito parlare -, riconoscerà immediatamente il tratto dell'autrice di uno dei manga yaoi più amati, diventato qualche anno fa un anime anch'esso molto apprezzato: <i>Junjou Romantica</i>.
La suddetta persona, conoscendo quindi probabilmente l'autrice, farà i salti di gioia nel sapere che anche quest'opera ha avuto un adattamento e sarà curiosa di vederlo - o, se conosce il manga, ancora di più vorrà vedere come è stato reso.
Ecco, questo è proprio il mio caso: avendo visto e letto Junjou, mi sono subito fiondata su una serie che prometteva bene, almeno dalla trama (e dalle tematiche avrebbe affrontato).
Onodera Ritsu, un editor di romanzi (anzi, il <i>trait d'union</i> con l'altra opera è proprio il fatto che sia stato anche editor di Usami-san, uno dei protagonisti di <i>Junjou Romantica</i>), si trasferisce nella sezione shoujo manga della Emerald. E qui scopre che il capo-editor altro non è che Takano Masamume, l'uomo con cui, anni prima, aveva avuto una storia finita male. Per colpa di Takano, secondo Onodera, che dopo quell'esperienza non aveva voluto più saperne dell'amore; per colpa di Onodera, secondo Takano, che da un giorno all'altro si era visto abbandonato dall'altro.
Ma chi ha ragione? E, soprattutto, a cosa porterà questo nuovo incontro, soprattutto tenendo conto del fatto che Takano non ha mai dimenticato il suo amante?
La domanda che mi sono posta alla fine della visione di questa serie è stata: perché? Perché, dico, creare una serie su un manga di cui sono ancora usciti troppi pochi capitoli per avere non dico un finale decente, che è chiedere troppo a quanto pare, salvo sperare in una seconda serie, ma almeno una trama decente? Sì, perché, siccome di materiale su 'sti due non ce n'è, gli autori hanno pensato bene di mettere in mezzo anche altre due storie: quella di Chiaki, autore di manga shoujo sotto pseudonimo femminile, e di Hatori, il suo editor, nonché amico d'infanzia che esiste solo nelle novel e non nel manga, almeno per ora; e quella di Kisa, ancora un editor della casa editrice, e Yukina, uno studente d'arte e commesso in una libreria - storia, questa, invece, presente anche nel manga.
Se l'impostazione segue dunque quella di <i>Junjou Romantica</i> - lì il filo rosso che collegava le tre storie era l'università, mentre qui è la casa editrice - l'attenzione che è stata dedicata ai personaggi non è la stessa: in Junjou abbiamo personaggi che, anche in poche scene, riescono a farsi amare e capire; qui, a parte Onodera e Takano (nonostante il primo sia così fissato con l'idea che non ami più l'altro, che dopo un po' ti viene voglia di pestarlo a sangue), gli altri non dicono niente, o quasi: Chiaki è un idiota che non solo non capisce cosa Hatori provi per lui, ma non si rende neanche conto che anche Yuu, loro amico, è cotto di lui e il poveretto deve praticamente saltagli addosso per farglielo capire; Kisa, invece, solo per il fatto che puntualmente si innamora solo del viso della persona - e quindi ha delusioni a non finire - merita la castrazione.
Altro elemento che non riesco assolutamente a capire è perché dedicarsi a una serie yaoi se di yaoi, quest'anime, non ha <i>niente</i>. Ora, io non sono una maniaca; non è che pretendo scene di sesso ogni due per tre. Però. Stiamo parlando di uno yaoi che, secondo la definizione, indica la presenza di amore fisico (altrimenti sarebbe uno shonen ai, no?); quindi, ovvio che me le aspetto. Sarebbe come fare un hentai senza niente di esplicito. Quindi, se nel manga queste scene ci sono, perché non metterle? Certo, non dico di andare proprio fino in fondo, ma neanche far capire allo spettatore che tra i due non c'è niente - o quasi - quando invece non è assolutamente vero.
Peccato, devo dire, perché la base del manga è molto più interessante di quella di Junjou: se lì infatti avevamo soltanto le storie d'amore dei protagonisti e dei loro rapporti con gli altri personaggi, qui invece vediamo proprio come lavora una casa editrice di manga (che è poi il secondo motivo per cui ho prima visto la serie e poi letto il manga), i problemi, le scadenze, ecc; anzi, sotto sotto io ci vedo una vera e propria critica nelle pur comiche scene dei vari editor che arrivano al momento della pubblicazione di un volume più morti che vivi.
Sui disegni, non c'è molto da dire: il tratto è lo stesso di Junjou (tanto che stavo confondendo alcuni personaggi), quindi lo stesso del manga. O vi piace come disegna l'autrice, oppure no.
Quello che invece mi piace moltissimo di questo anime è l'apparato musicale. Se la prima sigla la trovo carina, la finale, invece, è diventata proprio una delle mie preferite; anche le OST non sono male, anzi.
Per concludere: se avete letto il manga, non ve la consiglio assolutamente (a meno che non teniate conto delle cose dette su); se invece la volete usare come scusa per avvicinarvi al manga o alle opere dell'autrice, prego, fate pure, ma tenete conto che questa, come dicevo prima, è solo la versione soft della storia.