Recensione
Un’oscenità senza pudore per le vette raggiunte da Black Lagoon: l’anime di "Blood Trail" riesce nell’arduo compito di elevare a capolavoro la stessa storia manga. L’inconsistenza e la genericità della trama e dei personaggi secondari, culminanti nel raccapricciante finale, riescono unicamente a produrre pensieri nichilistici.
"Roberta’s Blood Trail" deve essere dimenticato, rimosso e purgato dalle memorie dei precedenti capitoli di Black Lagoon; buttato via come un episodico tentativo di lucrare grassamente sulla vendita di goffi BluRay; sebbene questa operazione di marketing nasconda in sé un’offesa insanabile verso Black Lagoon: il pensiero che questa avventura non fosse amata, o non potesse vendere abbastanza di per sé, o che si dovesse mungere ancor più.
Per chi possa tuttora pensare che "Afro Samurai Resurrection" abbia toccato il fondo del barile a causa di lobbisti spregiudicati, intenti unicamente a svendere un nome anche al costo di stuprarne tutte le eccezionalità e i personaggi che l’hanno portata ai cuori delle persone, ricredetevi: "Roberta’s Blood" Trail raggiunge nuove profondità d’inconcludenza e orrore.
Laddove la stessa versione cartacea faccia sollevare delle perplessità, pur riuscendo a soddisfare mediamente nella chiusura finale, ecco qui giungere uno stravolgimento ancor più impensabile a opera dell’anime, che bellamente ci spranga le porte in faccia con una parentesi finale in cui Rock comprende l’inutilità delle proprie azioni. La storia inizia e finisce senza che qualcuno ne possa comprendere le basi o gli intenti.
Sappiamo solo che Roberta è arrabbiata, e quindi va ad ammazzare della gente, e poi ovviamente questo crea scompiglio tra i mafiosi di Roanapur – cui ovviamente non aggrada per i loro loschi traffici – e allora c’è la caccia all’uomo e poi Rock si crea un pianone mentale che manco Mozart o Arsenio Lupin; quindi tutto si conclude e pace è fatta. Quelli che parevano essere morti invece sono feriti, e Roberta torna a casuccia pronta per essere riutilizzata come la più usurata battona per episodi successivi.
Occorre vergognarsi nel guardare questo anime; è debito andare a spolverare i volumi di Black Lagoon ed esprimere condoglianze per la serie; è necessario provare ribrezzo nel solo avvicinare gli episodi in vendita nelle varie videoteche e sarebbe prescrivibile una sana mesata di sfoghi verso i produttori, distributori, venditori e malcapitati compratori.
Se avete un amico a questo mondo, una persona che amate o che vi sta semplicemente simpatica, tenetela alla larga da quest’oscenità di anime.
"Black Lagoon: Roberta’s Blood Trail", riesce in ciò che le religioni o i politici o i cataclismi falliscono miseramente: unire le persone sotto un unico ideale. Nel caso specifico, una crociata contro "Roberta’s Blood Trail".
"Roberta’s Blood Trail" deve essere dimenticato, rimosso e purgato dalle memorie dei precedenti capitoli di Black Lagoon; buttato via come un episodico tentativo di lucrare grassamente sulla vendita di goffi BluRay; sebbene questa operazione di marketing nasconda in sé un’offesa insanabile verso Black Lagoon: il pensiero che questa avventura non fosse amata, o non potesse vendere abbastanza di per sé, o che si dovesse mungere ancor più.
Per chi possa tuttora pensare che "Afro Samurai Resurrection" abbia toccato il fondo del barile a causa di lobbisti spregiudicati, intenti unicamente a svendere un nome anche al costo di stuprarne tutte le eccezionalità e i personaggi che l’hanno portata ai cuori delle persone, ricredetevi: "Roberta’s Blood" Trail raggiunge nuove profondità d’inconcludenza e orrore.
Laddove la stessa versione cartacea faccia sollevare delle perplessità, pur riuscendo a soddisfare mediamente nella chiusura finale, ecco qui giungere uno stravolgimento ancor più impensabile a opera dell’anime, che bellamente ci spranga le porte in faccia con una parentesi finale in cui Rock comprende l’inutilità delle proprie azioni. La storia inizia e finisce senza che qualcuno ne possa comprendere le basi o gli intenti.
Sappiamo solo che Roberta è arrabbiata, e quindi va ad ammazzare della gente, e poi ovviamente questo crea scompiglio tra i mafiosi di Roanapur – cui ovviamente non aggrada per i loro loschi traffici – e allora c’è la caccia all’uomo e poi Rock si crea un pianone mentale che manco Mozart o Arsenio Lupin; quindi tutto si conclude e pace è fatta. Quelli che parevano essere morti invece sono feriti, e Roberta torna a casuccia pronta per essere riutilizzata come la più usurata battona per episodi successivi.
Occorre vergognarsi nel guardare questo anime; è debito andare a spolverare i volumi di Black Lagoon ed esprimere condoglianze per la serie; è necessario provare ribrezzo nel solo avvicinare gli episodi in vendita nelle varie videoteche e sarebbe prescrivibile una sana mesata di sfoghi verso i produttori, distributori, venditori e malcapitati compratori.
Se avete un amico a questo mondo, una persona che amate o che vi sta semplicemente simpatica, tenetela alla larga da quest’oscenità di anime.
"Black Lagoon: Roberta’s Blood Trail", riesce in ciò che le religioni o i politici o i cataclismi falliscono miseramente: unire le persone sotto un unico ideale. Nel caso specifico, una crociata contro "Roberta’s Blood Trail".