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Quando costruisci qualcosa a partire da ciò che per bellezza splende già di accecante luce propria, tutto quello che puoi (e devi) fare è accostare, con grande umiltà, alla bellezza originaria la piccola bellezza propria della tua parte.
L'arte dell'animazione giapponese ha questo potere, purtroppo lo studio Gonzo, in questo caso, fa di tutto per convincerci del contrario.
Nel ridicolo tentativo di aggiungere materia laddove indugia solo il sentimento, "Romeo x Juliet" prende tra le mani uno degli amori più luminosi della poesia, ne distoglie subito lo sguardo dall'essenza, lo apre, lascia che la sua luce si disperda e poi lo ricuce malamente, vuoto e sbiadito, spassionato e diluito. E per dare un luogo a questo piccolo amore scolorato erige una città nuova e grigia in cui fa muovere uno sciame opaco di personaggini secondari, indistinguibili l'uno dall'altro. Poi inventa un fondale storico su cui traccia nette e facili linee per separare il male dal bene e a questo bene dai contorni chiari immola i due amanti.

Al fuoco giocattolo della lotta tra i buoni e i cattivi smorza e spegne la loro passione: ora la nuova Giulietta può combattere mascherata poiché non è abbastanza innamorata per restare ad aspettare il suo Romeo, e il nuovo Romeo può preoccuparsi del destino del suo popolo poiché non è sufficientemente innamorato per precipitarsi dalla sua Giulietta. Che i protagonisti siano innamorati ci viene detto innumerevoli volte, mostrato quasi mai.
E così, nella presunzione di essere originale laddove l'opera stessa non ha nemmeno voluto esserlo, lo studio Gonzo spegne tutti i colori di cui essa brillava e non ne aggiunge di nuovi. Lo fa con tutto, lo fa anche con la grafica.

Le uniche sfumature che concede e si concede sono quelle degli ultimi due episodi in cui per la prima volta l'amore sembra reclamare e ottenere il ruolo e la forma che gli spettano in Romeo e Giulietta.
Alla fine, della serie restano 22 episodi lentissimi e insipidi, per cui viene da chiedersi se ci fosse davvero bisogno di scomodare Shakespeare al fine di creare qualcosa di tanto noioso: se proprio si vuole essere noiosi, meglio non farlo a partire da qualcosa di meraviglioso: così si diventa doppiamente colpevoli.