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Con questa, inauguro la prima delle tre brevi recensioni che voglio dedicare al Capitolo Hades dei Cavalieri dello Zodiaco, nella loro versione anime. Credo che su quest'opera, e sul suddetto capitolo, siano già state spese tante parole; esse vanno a chiarire con sufficienza le condizioni che hanno portato alle tre serie OAV, con esiti purtroppo discordanti.
Ma vorrei spiegarmi meglio.
Innanzitutto, affrontare la visione di Hades Chapter ha rappresentato, per il sottoscritto, una sorta di sfida personale. Mi ritengo un "purista" dello zodiaco, che ha ancora bene in mente le serie "integre" di Odeon Tv e di Rete 7 dei lontani anni '80-'90; da allora, molto sporadicamente, ho ripreso 'Saint Seiya' con le visioni dei film (prevalentemente prodotti in serie, con vicende fotocopia, gettate in pasto ai fan) e poco altro, poiché, le serie mutilate e censurate di Mediaset, non le ho neppure tenute in considerazione, tanto risultano indigeste ai fan e incomprensibili alle nuove generazioni.
Infine, avendo , da sempre, interrotto la lettura del manga al n° 2 della prima edizione italiana (grave lacuna!), l'immagine che conservavo nella mia mente dei nostri amici Cavalieri era quella che andava dal Grande Tempio alla Colonna dei Mari di Nettuno, nella sgargiante serie anime.

Ed ecco il primo vero punto di forza di 'Hades - Sanctuary': è stato incredibile notare come, a distanza di più di 10 anni dalla realizzazione dell'ultimo episodio di Nettuno, la partenza sia esattamente dove avevamo lasciato i nostri eroi. A mio avviso il comparto grafico, con l'aggiunta di una CG coerente e "ponderata", è praticamente perfetto, e sa dosare con giusta potenza le accelerazioni alle frenate; il character design è spinto alle stelle, mentre ogni personaggio emerge con una figura e un carisma raro da ritrovare. Le animazioni fanno il loro dovere, e la plasticità delle figure, ricoperte da sgargianti armature, viene esaltata con maestria da quel genio che è Shingo Araki e dal suo team.
Eccomi dunque tornato a casa, lì ai piedi del Grande Tempio. Ma sarà tutto qui?

Niente affatto. Il secondo punto di forza è la smentita di tutti i teoremi kurumadiani sullo sviluppo della storia. Forse è stato colpito da un fulmine; forse è la "maturazione" dell'autore, che ha scritto e disegnato queste serie subito dopo quella di Nettuno, aspettando a convertirle in anime un lasso di tempo non indifferente.
In breve, il buon Kurumada mette a fuoco tutti i punti "deboli" e in sospeso dei precedenti capitoli, e regala una trama che alterna, durante i 13 episodi, colpi di scena che regalano le lacrime agli occhi e fanno bruciare il nostro piccolo cosmo personale in più di una occasione. Nel parlarne, parto da Mur dell'Ariete che, nelle prime fasi dell'invasione Specter, assume il ruolo di guida della prima linea difensiva delle 12 case. Non avevo ancora visto un Cavaliere d'Oro dell'Ariete così lacerato, cosi dubbioso, costretto a soppesare ogni parola e ogni passo, per non farsi travolgere dal piano mostruoso che incombe ai piedi del Grande Tempio.

Parlo poi di Doko di Libra, che torna tra i Cavalieri con un colpo di scena tanto esagerato quanto spettacolare, chiarendo finalmente come fosse mai stato possibile che il caro Maestro avesse potuto, un tempo, indossare le Sacre Vestigia.
E parlo di Virgo, Ioria e Milo, uniti e battaglieri come non mai, impegnati in una guerriglia contro i Saint "infernali" apparentemente traditori. Soprattutto, il progredire di Virgo ha qualcosa di spettacolare; ogni volta che aprirà bocca, o che agiterà il braccio, vi farà tremare da tanta autorevolezza e carisma esprime; seppur dotato di un aspetto "spirituale" infinitamente potente, Virgo è un monolite contro il male, in nome di Atena. Non arretra un passo, non sposta di una virgola la propria convinzione. Il nemico, in quanto oppositore portato al male, deve essere colpito, annientato, poiché irrimediabilmente perduto. Virgo esprime a ogni passo una filosofia di integrità talmente splendente che trova il suo degno realizzarsi nel monologo finale di un sapore leopardiano, che non può che lasciarci con il magone in gola.

E che dire dei tre cavalieri "neri"? Quella che pare essere la solita "resurrezione" a cottimo, ripetuta in tanti film (e molti, non a caso, fanno tanti parallelismi con questi, usciti prima di Hades) diventa un percorso costellato di dolore, perdizione, ascesa e caduta, purificazione e dannazione.
Si badi bene, in mezzo a tutto ciò, i Bronzi finalmente stanno da parte, paradossalmente permettendo agli altri personaggi di giocare il ruolo principale che nelle altre serie non potevano avere, e che ora reclamano prepotentemente.
Infine, rientra tra le file dei Cavalieri devoti ad Atena il buon Kanon di Gemini; ho sempre avuto un debole per questo guerriero potentissimo e fiero e, allo stesso tempo, sottoposto alle più terribili maledizioni e perdizioni. Se c'è un paradigma di quanto può essere terribile la sofferenza da provare per compiere il proprio dovere e raggiungere il perdono, questo è proprio Kanon.
Infine, il personaggio di apertura e chiusura dell'intera serie, il Grande Sacerdote, maestro di Mur e già Cavaliere dell'Ariete, funziona come un efficace cerniera che collega l'inizio e la fine della serie di OAV, ma anche, dal punto di vista narrativo, spalanca le porte al passato e al futuro della serie, riprendendo quei valori di giustizia, lealtà e devozione che fanno dei Cavalieri dello Zodiaco un prodotto unico nel suo genere.

La trama si dispiega nei 13 episodi con un ritmo ponderato. I dialoghi sono belli e vivi, il doppiaggio è quello dei bei tempi, tutto fila liscio come l'olio, anche se l'abitudine alla "ridondanza" di termini, invocazioni e spiegazioni non deborda mai, ma si tiene a livelli accettabili.
Tutti i personaggi insomma sviluppano la propria maturazione e affrontano le rispettive sfide. Il meccanismo narrativo fila liscio che è una meraviglia, tanto è vero che, al termine della visione, un sano entusiasmo mi ha gratificato della mia "sfida" nel riprendere le avventure dei Saint.
Sino al colpo di scena finale, che sembra preludere ai fuochi d'artificio. Per l'appunto, sembra.

Continua in Inferno -