Recensione
Eureka Seven
4.0/10
Valutare "Eureka Seven" mi mette in difficoltà, perché lo reputo un anime con delle potenzialità, che purtroppo ritengo siano rimaste pressoché inespresse, e la cui godibilità nel complesso è inficiata irrimediabilmente da fattori pesantemente negativi.
La trama tutto sommato è un classico: Renton è il tipico ragazzino orfano cresciuto con il nonno, che soffre un'esistenza banale e noiosa in un paesino altrettanto banale e noioso, sognando tutto il giorno che la propria vita gli presenti una svolta che gli permetta di dare sfogo alle sue potenzialità come "riffer"/surfista aereo.
Sì perché, nel mondo di "Eureka Seven", la gente è in grado di "surfare in aria" sfruttando delle correnti denominate "trapar", e anzi tale insolito e - come si avrà più volte modo di constatare - aleatorio metodo di locomozione è utilizzato dai robot e i veicoli aerei presenti nella finzione di questo anime.
Tornando a Renton, la tanto attesa svolta si presenterà quando, un bel giorno, una bellissima e strana ragazza gli precipiterà in casa pilotando un fighissimo robot.
Da qui il via per tante nuove e mirabolanti avventure, in compagnia di un'allegra combriccola di ribelli sempre vestiti alla moda, con tanto di mezza guerra civile/religiosa messa tanto per trattare temi importanti e/o toccanti, e razza umana da salvare dall'immancabile fine del mondo.
Ok, forse sto banalizzando troppo, ma semplicemente per la quasi totalità del tempo ho avuto l'impressione che non succedesse nulla in questo anime, e al decimo episodio già non ne potevo più.
Ciò che mi ha spinto a trascinarmi fino al finale è stato - oltre a un deprecabile masochismo che mi spinge solitamente a terminare ciò che inizio - il percepire dei lievi e occasionali miglioramenti.
Ma il problema più serio e imperdonabile, IMHO, di "Eureka Seven" è proprio la narrazione caratterizzata, soprattutto nella prima metà della serie, da un ritmo lentissimo, anzi da una sconfortante vacuità. A volere essere precisi sembra di visionare episodi su episodi che paiono dei meri riempitivi. Discorsi inconsistenti e inconcludenti, capovolgimenti emotivi forzati, e una marea di frangenti che non fanno che annoiare e distrarre, tanto che, quando giunge finalmente una qualche piccola svolta riguardante la macro-trama di fondo, si è troppo catatonici per apprezzarla, e quasi passa inosservata.
Sia chiaro, a me di solito piacciono anche molto quegli episodi, magari abbastanza irrilevanti se visti in un ottica più ampia, che si soffermano esclusivamente sugli aspetti della vita quotidiana dei protagonisti, o cose simili, rendendo il tutto più reale e credibile (vedasi la prima serie di "Macross"); ma qui non c'è nulla di tutto questo, si parla semplicemente di un ritmo narrativo esageratamente diluito e confuso.
A peggiorare le cose ci si mettono anche gli occasionali episodi/discorsi riassuntivi che si auto-riciclano perpetuamente aggiungendo qualcosina ogni tanto, ma che paradossalmente sono l'unico modo per fare ordine in una trama, sì di base semplice e tutto sommato anche poco originale, ma incasinata da una narrazione superficiale e inutilmente frammentaria. Vi sono decine di elementi male introdotti e poi ancor peggio coltivati nell'economia globale della sceneggiatura. Della serie poche idee ma ben confuse.
Sembra quasi che gli sceneggiatori abbiano voluto darsi un tono, abbandonando la linearità della trama, a favore di un rimescolamento mal riuscito.
Ad esempio si anticipano indizi che poi saranno spiegati in un secondo momento o tramite poco chiari salti temporali all'indietro nella trama, alla fine dei quali ci si ricongiunge quasi inaspettatamente all'incipit iniziale di una vicenda. Uno "stratagemma" classico, ok, nulla di drammatico. Ma il fatto che venga utilizzato così spesso e per ogni sciocchezzuola (ricordo l'inutile episodio dei "meloni pancha"), incasina inutilmente tutto, e rende ancora più difficile seguire delle vicende già per conto loro noiose.
Questo difetto è evidente soprattutto nella prima metà della serie o poco oltre. Qui mi sono letteralmente trascinato, e la tentazione di dedicarmi ad altre faccende, limitandomi ad ascoltare gli episodi passare in sottofondo, è stata grande.
In un secondo momento ho realizzato però che il doppiaggio contribuisce un bel po' a rendere tediosi e banali gran parte delle situazioni potenzialmente più delicate ed emotive dell'anime.
A onor del vero la serie diventa più godibile quando, in fase mooolto avanzata, la trama diviene più lineare e, a grandi linee, i temi principali vanno chiarendosi e il tutto si movimenta un po' di più. Ma qui la cosa resta comunque relativa.
Ho trovato inoltre fastidioso e stucchevole l'uso petulante, nell'anime, di una terminologia composta da una gran quantità di termini, neologismi e acronimi britanneggianti che risultano troppo forzati, banali e fighettini, soprattutto perché inseriti in una frase sì e l'altra pure.
I personaggi non sono sicuramente originali (le tsundere, gli idealisti, i megalomani e i depressi con "sindrome da Stupishinji" abbondano), ma tutto sommato sono apprezzabili i membri della Gekko State, o perlomeno in 50 episodi viene automatico familiarizzare con loro. Un paio spiccano più degli altri, Talho Yūchi in primis.
Colonna sonora nella norma, con rari guizzi.
Comparto tecnico apprezzabile e animazioni buone soprattutto nei combattimenti... quando ci sono. Sì, perché, a dirla tutta, in quest'anime mecha, i robottoni sono un orpello abbastanza trascurabile, a conti fatti utilizzati come mezzo di trasporto o poco più.
Il mecha design è scontato anche lui: i classici snodabilissimi e versatili esoscheletri dai colori sgargianti, che solitamente si muovono e volano più veloci della luce ma che, quando la trama lo richiede, inspiegabilmente diventano degli invalidi.
Di battaglie memorabili, o per lo meno degne di nota, davvero non ne ricordo ora che ho terminato la visione dell'intera serie. Mi tornano in mente solo questi robot cool che surfano nel cielo lasciando scie scintillanti e schivando puntualmente sciami di missili e raggi laser.
Il tentativo di nobilitare il tutto resta in mano alla storia d'amore apparentemente impossibile tra Renton ed Eureka, che sì, a essere sincero, è abbastanza apprezzabile, forse l'unico ricordo caro di quest'anime; ma anche qua non aspettatevi nulla, ma proprio nulla, di innovativo.
Mi astengo dal palesare le somiglianze (e se le ho notate persino io, che non sono un profondo conoscitore del genere mecha, la cosa è grave) con "Evangelion", "Gundam" o chissà cos'altro - evidenti soprattutto nella seconda metà dell'opera- liquidando il tutto con il fatto che "Eureka Seven" semplicemente non introduce nulla di neanche lontanamente originale in tale panorama; e il fatto che i mecha possano "surfare" in aria ovviamente non lo ritengo degno di menzione.
"Eureka Seven" è un anime che, se condensato in una ventina di episodi, forse sarebbe risultato godibile. Ma così com'è mi ha annoiato a più riprese, e snervato alquanto con la sua marea di incoerenze.
Dovere attendere più di venti episodi per poter apprezzare qualcosa di lontanamente coinvolgente è decisamente uno sproposito sul quale è difficile sorvolare.
Tirando le somme, non mi sento di definire "Eureka Seven" una delusione, e neanche un'occasione mancata. Lo reputo solo un crogiolo di confusi déjà vu che, a malincuore, devo ammettere mi ha lasciato davvero poco, e non mi sento di consigliarlo se non per "dovere di cronaca".
La trama tutto sommato è un classico: Renton è il tipico ragazzino orfano cresciuto con il nonno, che soffre un'esistenza banale e noiosa in un paesino altrettanto banale e noioso, sognando tutto il giorno che la propria vita gli presenti una svolta che gli permetta di dare sfogo alle sue potenzialità come "riffer"/surfista aereo.
Sì perché, nel mondo di "Eureka Seven", la gente è in grado di "surfare in aria" sfruttando delle correnti denominate "trapar", e anzi tale insolito e - come si avrà più volte modo di constatare - aleatorio metodo di locomozione è utilizzato dai robot e i veicoli aerei presenti nella finzione di questo anime.
Tornando a Renton, la tanto attesa svolta si presenterà quando, un bel giorno, una bellissima e strana ragazza gli precipiterà in casa pilotando un fighissimo robot.
Da qui il via per tante nuove e mirabolanti avventure, in compagnia di un'allegra combriccola di ribelli sempre vestiti alla moda, con tanto di mezza guerra civile/religiosa messa tanto per trattare temi importanti e/o toccanti, e razza umana da salvare dall'immancabile fine del mondo.
Ok, forse sto banalizzando troppo, ma semplicemente per la quasi totalità del tempo ho avuto l'impressione che non succedesse nulla in questo anime, e al decimo episodio già non ne potevo più.
Ciò che mi ha spinto a trascinarmi fino al finale è stato - oltre a un deprecabile masochismo che mi spinge solitamente a terminare ciò che inizio - il percepire dei lievi e occasionali miglioramenti.
Ma il problema più serio e imperdonabile, IMHO, di "Eureka Seven" è proprio la narrazione caratterizzata, soprattutto nella prima metà della serie, da un ritmo lentissimo, anzi da una sconfortante vacuità. A volere essere precisi sembra di visionare episodi su episodi che paiono dei meri riempitivi. Discorsi inconsistenti e inconcludenti, capovolgimenti emotivi forzati, e una marea di frangenti che non fanno che annoiare e distrarre, tanto che, quando giunge finalmente una qualche piccola svolta riguardante la macro-trama di fondo, si è troppo catatonici per apprezzarla, e quasi passa inosservata.
Sia chiaro, a me di solito piacciono anche molto quegli episodi, magari abbastanza irrilevanti se visti in un ottica più ampia, che si soffermano esclusivamente sugli aspetti della vita quotidiana dei protagonisti, o cose simili, rendendo il tutto più reale e credibile (vedasi la prima serie di "Macross"); ma qui non c'è nulla di tutto questo, si parla semplicemente di un ritmo narrativo esageratamente diluito e confuso.
A peggiorare le cose ci si mettono anche gli occasionali episodi/discorsi riassuntivi che si auto-riciclano perpetuamente aggiungendo qualcosina ogni tanto, ma che paradossalmente sono l'unico modo per fare ordine in una trama, sì di base semplice e tutto sommato anche poco originale, ma incasinata da una narrazione superficiale e inutilmente frammentaria. Vi sono decine di elementi male introdotti e poi ancor peggio coltivati nell'economia globale della sceneggiatura. Della serie poche idee ma ben confuse.
Sembra quasi che gli sceneggiatori abbiano voluto darsi un tono, abbandonando la linearità della trama, a favore di un rimescolamento mal riuscito.
Ad esempio si anticipano indizi che poi saranno spiegati in un secondo momento o tramite poco chiari salti temporali all'indietro nella trama, alla fine dei quali ci si ricongiunge quasi inaspettatamente all'incipit iniziale di una vicenda. Uno "stratagemma" classico, ok, nulla di drammatico. Ma il fatto che venga utilizzato così spesso e per ogni sciocchezzuola (ricordo l'inutile episodio dei "meloni pancha"), incasina inutilmente tutto, e rende ancora più difficile seguire delle vicende già per conto loro noiose.
Questo difetto è evidente soprattutto nella prima metà della serie o poco oltre. Qui mi sono letteralmente trascinato, e la tentazione di dedicarmi ad altre faccende, limitandomi ad ascoltare gli episodi passare in sottofondo, è stata grande.
In un secondo momento ho realizzato però che il doppiaggio contribuisce un bel po' a rendere tediosi e banali gran parte delle situazioni potenzialmente più delicate ed emotive dell'anime.
A onor del vero la serie diventa più godibile quando, in fase mooolto avanzata, la trama diviene più lineare e, a grandi linee, i temi principali vanno chiarendosi e il tutto si movimenta un po' di più. Ma qui la cosa resta comunque relativa.
Ho trovato inoltre fastidioso e stucchevole l'uso petulante, nell'anime, di una terminologia composta da una gran quantità di termini, neologismi e acronimi britanneggianti che risultano troppo forzati, banali e fighettini, soprattutto perché inseriti in una frase sì e l'altra pure.
I personaggi non sono sicuramente originali (le tsundere, gli idealisti, i megalomani e i depressi con "sindrome da Stupishinji" abbondano), ma tutto sommato sono apprezzabili i membri della Gekko State, o perlomeno in 50 episodi viene automatico familiarizzare con loro. Un paio spiccano più degli altri, Talho Yūchi in primis.
Colonna sonora nella norma, con rari guizzi.
Comparto tecnico apprezzabile e animazioni buone soprattutto nei combattimenti... quando ci sono. Sì, perché, a dirla tutta, in quest'anime mecha, i robottoni sono un orpello abbastanza trascurabile, a conti fatti utilizzati come mezzo di trasporto o poco più.
Il mecha design è scontato anche lui: i classici snodabilissimi e versatili esoscheletri dai colori sgargianti, che solitamente si muovono e volano più veloci della luce ma che, quando la trama lo richiede, inspiegabilmente diventano degli invalidi.
Di battaglie memorabili, o per lo meno degne di nota, davvero non ne ricordo ora che ho terminato la visione dell'intera serie. Mi tornano in mente solo questi robot cool che surfano nel cielo lasciando scie scintillanti e schivando puntualmente sciami di missili e raggi laser.
Il tentativo di nobilitare il tutto resta in mano alla storia d'amore apparentemente impossibile tra Renton ed Eureka, che sì, a essere sincero, è abbastanza apprezzabile, forse l'unico ricordo caro di quest'anime; ma anche qua non aspettatevi nulla, ma proprio nulla, di innovativo.
Mi astengo dal palesare le somiglianze (e se le ho notate persino io, che non sono un profondo conoscitore del genere mecha, la cosa è grave) con "Evangelion", "Gundam" o chissà cos'altro - evidenti soprattutto nella seconda metà dell'opera- liquidando il tutto con il fatto che "Eureka Seven" semplicemente non introduce nulla di neanche lontanamente originale in tale panorama; e il fatto che i mecha possano "surfare" in aria ovviamente non lo ritengo degno di menzione.
"Eureka Seven" è un anime che, se condensato in una ventina di episodi, forse sarebbe risultato godibile. Ma così com'è mi ha annoiato a più riprese, e snervato alquanto con la sua marea di incoerenze.
Dovere attendere più di venti episodi per poter apprezzare qualcosa di lontanamente coinvolgente è decisamente uno sproposito sul quale è difficile sorvolare.
Tirando le somme, non mi sento di definire "Eureka Seven" una delusione, e neanche un'occasione mancata. Lo reputo solo un crogiolo di confusi déjà vu che, a malincuore, devo ammettere mi ha lasciato davvero poco, e non mi sento di consigliarlo se non per "dovere di cronaca".