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I "bruttissimi" capelli rossi di Anna Shirley, simili a un cespuglio, non sono certo il fulcro di questo meraviglioso anime, ma rappresentano bene la vanità femminile, ed è uno dei ricordi più simpatici che posso avere di questa serie animata.
Ovviamente quando ho visto per la prima volta "Akage no Anne" ignoravo il nome giapponese, ignoravo che fosse giapponese, e che il regista fosse Isao Takahata, anche perché non leggevo mai i titoli di testa o di coda, impegnato come ero a canticchiare l'orecchiabile e delicata canzone d'apertura.

Poi si cresce, si fa quello che l'anime racconta, e ci si ritrova a guardare l'intera serie prima di andare a lavoro, o la sera, dopo averla registrata, e a godere della sua modernità, dei suoi disegni, delle musiche, di un doppiaggio davvero ben fatto e completo, con tutto quello che questo può voler dire in un anime che ha, occhio e croce, la mia età.

Così ci si immerge di nuovo in quella crescita interiore, esteriore, morale e fisica, che la protagonista, sognatrice di difficile paragone quanto realizzatrice dei propri sogni, vive durante tutti il ciclo di questa bella e fedele trasposizione del romanzo di Lucy Maud Montgomery. Una trasposizione in cui gli occhi della piccola Anna crescono in un mondo disegnato con leggerezza, là dove i ciliegi in fiore danno il benvenuto alla Casa dal Tetto Verde, e la natura contempla e segue ogni avventura che la nostra eroina potrà vivere o sognare.

Il tutto per tratteggiare il complesso carattere di una ragazzina che cresce, che matura, che vive le emozioni di una donna dell'epoca, e che al tempo stesso emerge dalla massa, in un risveglio femminista mai eccessivo e sempre consapevole. Un "vero" femminismo che non mira a dimostrare l'uguaglianza dei due sessi, ma a sottolineare le differenze, i pregi e i difetti dell'uno e dell'altro, giungendo alla fine alla consapevolezza che sia l'uno sia l'altra possono giungere allo stesso livello pur partendo da diversi punti.

Le immagini mai sfociano nella volgarità, nell'eccesso, mai si scade nella monotonia o nel banale, lasciando la vita scorrere davanti allo schermo in quel susseguirsi d'emozioni e pensieri tipici d'un epoca ancora non del tutto industrializzata e, permettetemi, più a misura d'uomo (o donna…), in cui il tempo fa da accompagnatore alla vita, e non da limitatore.
In questo contesto il mondo di Avonlea si estranea dalla realtà moderna, e trasporta in una sorta di mondo parallelo rurale e delizioso, quanto estraneo a chi, come me all'epoca, viveva in appartamento.

La fantasia, la voglia di riscossa, la grande intelligenza legata al grandissimo orgoglio, fanno di Anna un personaggio complesso, chiacchierone, gioviale, grata alla vita della vita, infinitamente in debito con le persone che l'hanno adottata e che la tratteranno sempre più come una figlia, fino a comprendere come una semplice bambina abbia totalmente cambiato la loro vita. E' un tornado, Anna, di quelli che lasciano dietro non macerie ma fiori, il cui modo di vivere cambierà la realtà che ha intorno, e in cui i sogni si realizzeranno, lottando, crescendo, incantando.
"Anna dai capelli rossi" è un anime da vedere, che mi ha commosso, e che continua a commuovermi anche ora che mi sono accinto, a distanza di tempo, a recensirlo.