Recensione
Hotarubi no Mori e
10.0/10
Si tratta di un anime davvero dolcissimo; per me è un piccolo gioiellino. Piccolo, perché è veramente molto breve: solo 45 minuti di durata, sigla finale inclusa. Ma non mi sento proprio di dire che la brevità ne rappresenti un difetto, anzi racchiude perfettamente, come un piccolo scrigno, le emozioni dei due protagonisti, senza sforare nel superfluo.
Hotaru è una ragazza che tutti gli anni, fin da bambina, va a passare le vacanze estive dal nonno in un piccolo villaggio nell'entroterra, dove circolano strane storie sul fatto che nei boschi attorno dimori un intera comunità di youkai. E addirittura alcuni abitanti sostengono di aver partecipato a un matsuri estivo organizzato proprio dagli spiriti. Un giorno, all'età di 6 anni, la piccola Hotaru si perde all'interno del bosco, finché, troppo stanca per proseguire, non scoppia a piangere per la paura e la disperazione. E' allora che appare uno strano ragazzo con i capelli argentei e il volto coperto da una maschera di volpe, che aiuta la bambina a ritrovare la strada per uscire dal bosco. In realtà Gin (quale altro nome poteva avere un ragazzo coi capelli d'argento) è uno youkai, ma la piccola Hotaru non ne è per niente impaurita e decide di tornare il giorno dopo a trovarlo.
Da allora, ogni estate, ogni giorno i due ragazzi trascorreranno il tempo insieme. Ma lo spirito è tormentato una maledizione: se mai dovesse venire toccato da un essere umano, allora svanirebbe all'istante.
La storia rimane molto semplice. In pratica gli anni passano per entrambi i ragazzi e man mano viene narrato l'evolversi dei loro sentimenti. Hotaru cresce, matura e con l'avvicinarsi all'adolescenza avverte sempre di più il bisogno di stare vicino a Gin e, soprattutto, di poterlo toccare. Gin d'altro canto sente la mancanza del calore umano intorno e una forte tristezza per una condizione così delicata. Oltre ai due protagonisti, in questa brevissima fiaba non incontriamo molti personaggi: giusto qualche youkai vicino a Gin, il nonno e i genitori di Hotaru e un compagno di classe della ragazza. Sono tutte figure che rimangono in secondo piano, ma si rivelano comunque importanti per i protagonisti, stando loro vicino e mostrando il loro affetto, anche se magari solo con un piccolo gesto.
L'atmosfera e i ritmi sono molto placidi e tranquilli, ben rappresentati dai disegni, semplici ma secondo me ben fatti, e, in particolare, ho apprezzato i delicatissimi sfondi, che mi hanno deliziato con la bellezza della campagna giapponese tanto da sentirla quasi per davvero sulla pelle, con la brezza leggera tra le fronde degli alberi, il frinire delle cicale, il camminare lungo interminabili scalinate di pietra o tra le bancarelle di un vero matsuri. Azzeccatissima anche la colonna sonora, anche se non mi piace molto la sigla finale, veramente troppo lenta. E per quanto riguarda il doppiaggio, davvero un'ottima prova a opera dei giovanissimi Kouki Uchiyama e Ayane Sakura.
Questo piccolo movie è tratta dall'omonimo manga di Yuki Midorikawa, autrice famosa per "Natsume Yujinchou". Come recensore ero convinta che non avrei mai dato un 10 a un'opera, manga o anime che fosse, perché pensavo che non esiste un prodotto tanto perfetto da meritarsi il massimo dei voti; eppure questo minifilm mi ha letteralmente folgorato. Nella sua brevità e semplicità lo trovo completo, delizioso e struggente, ma anche leggero e spensierato. Davvero consigliatissimo a tutti.
Hotaru è una ragazza che tutti gli anni, fin da bambina, va a passare le vacanze estive dal nonno in un piccolo villaggio nell'entroterra, dove circolano strane storie sul fatto che nei boschi attorno dimori un intera comunità di youkai. E addirittura alcuni abitanti sostengono di aver partecipato a un matsuri estivo organizzato proprio dagli spiriti. Un giorno, all'età di 6 anni, la piccola Hotaru si perde all'interno del bosco, finché, troppo stanca per proseguire, non scoppia a piangere per la paura e la disperazione. E' allora che appare uno strano ragazzo con i capelli argentei e il volto coperto da una maschera di volpe, che aiuta la bambina a ritrovare la strada per uscire dal bosco. In realtà Gin (quale altro nome poteva avere un ragazzo coi capelli d'argento) è uno youkai, ma la piccola Hotaru non ne è per niente impaurita e decide di tornare il giorno dopo a trovarlo.
Da allora, ogni estate, ogni giorno i due ragazzi trascorreranno il tempo insieme. Ma lo spirito è tormentato una maledizione: se mai dovesse venire toccato da un essere umano, allora svanirebbe all'istante.
La storia rimane molto semplice. In pratica gli anni passano per entrambi i ragazzi e man mano viene narrato l'evolversi dei loro sentimenti. Hotaru cresce, matura e con l'avvicinarsi all'adolescenza avverte sempre di più il bisogno di stare vicino a Gin e, soprattutto, di poterlo toccare. Gin d'altro canto sente la mancanza del calore umano intorno e una forte tristezza per una condizione così delicata. Oltre ai due protagonisti, in questa brevissima fiaba non incontriamo molti personaggi: giusto qualche youkai vicino a Gin, il nonno e i genitori di Hotaru e un compagno di classe della ragazza. Sono tutte figure che rimangono in secondo piano, ma si rivelano comunque importanti per i protagonisti, stando loro vicino e mostrando il loro affetto, anche se magari solo con un piccolo gesto.
L'atmosfera e i ritmi sono molto placidi e tranquilli, ben rappresentati dai disegni, semplici ma secondo me ben fatti, e, in particolare, ho apprezzato i delicatissimi sfondi, che mi hanno deliziato con la bellezza della campagna giapponese tanto da sentirla quasi per davvero sulla pelle, con la brezza leggera tra le fronde degli alberi, il frinire delle cicale, il camminare lungo interminabili scalinate di pietra o tra le bancarelle di un vero matsuri. Azzeccatissima anche la colonna sonora, anche se non mi piace molto la sigla finale, veramente troppo lenta. E per quanto riguarda il doppiaggio, davvero un'ottima prova a opera dei giovanissimi Kouki Uchiyama e Ayane Sakura.
Questo piccolo movie è tratta dall'omonimo manga di Yuki Midorikawa, autrice famosa per "Natsume Yujinchou". Come recensore ero convinta che non avrei mai dato un 10 a un'opera, manga o anime che fosse, perché pensavo che non esiste un prodotto tanto perfetto da meritarsi il massimo dei voti; eppure questo minifilm mi ha letteralmente folgorato. Nella sua brevità e semplicità lo trovo completo, delizioso e struggente, ma anche leggero e spensierato. Davvero consigliatissimo a tutti.