Recensione
Kimi wa Petto (Live Action)
6.0/10
"Kimi wa Petto" (Sei il mio cucciolo) è un live-action realizzato nel 2003 e basato sull'omonima serie manga di quattordici numeri dell'autrice Yayoi Ogawa, madre, tra le altre, di opere quali "Kiss & Never Cry", "Extra Heavy Sirup" e "Baruque".
L'adattamento televisivo del manga si svolge in dieci consistenti puntate da circa cinquanta minuti l'una e vede incarnare i ruoli dei protagonisti da Koyuki Katō e Jun Matsumoto.
Le vicende ruotano attorno all'invincibile office lady Sumire Iwaya, donna distinta e infallibile nel suo ruolo di giornalista addetta agli affari esteri nell'importante rivista nella quale lavora. Tutto ciò finché il suo fidanzato non la tradisce (forse troppo intimorito dal suo carattere in apparenza glaciale? O forse perché non apprezzatore come la ragazza di incontri di wrestling, gare di formula 1 e anime shounen?) e poi la lascia. La reazione di Sumire in ufficio, dare un bel pugno a un suo superiore, è già indice per lo spettatore della vera tempra della donna, che viene immediatamente trasferita al reparto del giornale che si occupa degli eventi mondani.
Ovviamente non entusiasta della notizia, Sumire torna a casa alquanto abbattuta finché non trova in uno scatolone, davanti alla porta del proprio condominio, un giovane ragazzo svenuto, ferito e con una probabile febbre che decide, titubante, di portare in casa.
L'intento della donna era solo quello di permettere alla febbre di abbassarsi e al ragazzo di ristabilirsi, ma al risveglio di lui (tale Takeshi Goda) Sumire scoprirà che il giovane non ha un posto nel quale andare perché scappato di casa. A seguito di una non poi così lunga riflessione i due sanciranno un accordo: Takeshi, che da questo momento in avanti verrà chiamato Momo come il cane che possedeva Sumire da bambina, favorirà di vitto e alloggio in casa della Iwaya in cambio delle sue prestazione come animale da compagnia. Nessuna relazione sentimentale/sessuale sarà permessa tra i due, solamente il rapporto di una padrona con il suo animale domestico.
Il live-action è fortemente caratterizzato dalla comicità che sprigionano Sumire e Momo quando anche solo interagiscono verbalmente: il loro è un rapporto che si evolve, inaspettatamente, nel tempo e che diventa privo anche del più piccolo interesse che non sia quello di prendersi cura l'una dell'altro. Nonostante il quasi decennio che li divide (lei ventottenne e lui ventenne), la strada lavorativa differente (lei giornalista, lui ballerino molto dotato destinato a trasferirsi in Germania) e i caratteri quasi agli antipodi (Sumire prova sempre a controllarsi e ad apparire impenetrabile mentre Takeshi è un concentrato di energia e sincerità), tra i due si instaura un vero rapporto d'amore.
Rapporto che sarà una sfida specialmente per la granitica e intransigente Sumire, che nel frattempo inizia una relazione con Hasumi-sempai. Shigehito Hasumi possiede un lavoro redditizio, è una persona colta e con la quale Sumire riesce a conversare tranquillamente, i due sono attratti reciprocamente, eppure manca sempre qualcosa. Sumire non riesce mai a lasciarsi andare, indossa sempre quella maschera di indifferenza e perfezione davanti a quello che sembrerebbe l'uomo perfetto per lei (addirittura, anche se è un'accanita fumatrice, non tocca mai una sigaretta in presenza di Hasumi). In poche parole non può essere se stessa.
"Kimi wa Petto" racconta semplicemente e in modo leggero la scelta di una donna che dovrà capire che cosa sia una vera relazione affettiva e che non sempre le proprie idealizzazioni hanno riscontro nella realtà. Un live-action, questo, certo non eccellente, che presenta parecchi punti morti e improvvise inversioni, ma che potrà almeno avvicinare lo spettatore alla migliore e più godibile versione cartacea dello josei di Yayoi Ogawa.
Ultimo plauso alle interpretazioni degli attori che in molte occasioni hanno saputo colorire la trama, in particolare Sarina Suzuki nella parte della spensierata e frizzante Yuri, la migliore amica di Sumire, e Koyuki Katō nella parte della stessa Sumire. Chissà se proprio la sua eterea ma ordinaria bellezza le ha permesso di ottenere la parte di Taka in "L'ultimo Samurai".
L'adattamento televisivo del manga si svolge in dieci consistenti puntate da circa cinquanta minuti l'una e vede incarnare i ruoli dei protagonisti da Koyuki Katō e Jun Matsumoto.
Le vicende ruotano attorno all'invincibile office lady Sumire Iwaya, donna distinta e infallibile nel suo ruolo di giornalista addetta agli affari esteri nell'importante rivista nella quale lavora. Tutto ciò finché il suo fidanzato non la tradisce (forse troppo intimorito dal suo carattere in apparenza glaciale? O forse perché non apprezzatore come la ragazza di incontri di wrestling, gare di formula 1 e anime shounen?) e poi la lascia. La reazione di Sumire in ufficio, dare un bel pugno a un suo superiore, è già indice per lo spettatore della vera tempra della donna, che viene immediatamente trasferita al reparto del giornale che si occupa degli eventi mondani.
Ovviamente non entusiasta della notizia, Sumire torna a casa alquanto abbattuta finché non trova in uno scatolone, davanti alla porta del proprio condominio, un giovane ragazzo svenuto, ferito e con una probabile febbre che decide, titubante, di portare in casa.
L'intento della donna era solo quello di permettere alla febbre di abbassarsi e al ragazzo di ristabilirsi, ma al risveglio di lui (tale Takeshi Goda) Sumire scoprirà che il giovane non ha un posto nel quale andare perché scappato di casa. A seguito di una non poi così lunga riflessione i due sanciranno un accordo: Takeshi, che da questo momento in avanti verrà chiamato Momo come il cane che possedeva Sumire da bambina, favorirà di vitto e alloggio in casa della Iwaya in cambio delle sue prestazione come animale da compagnia. Nessuna relazione sentimentale/sessuale sarà permessa tra i due, solamente il rapporto di una padrona con il suo animale domestico.
Il live-action è fortemente caratterizzato dalla comicità che sprigionano Sumire e Momo quando anche solo interagiscono verbalmente: il loro è un rapporto che si evolve, inaspettatamente, nel tempo e che diventa privo anche del più piccolo interesse che non sia quello di prendersi cura l'una dell'altro. Nonostante il quasi decennio che li divide (lei ventottenne e lui ventenne), la strada lavorativa differente (lei giornalista, lui ballerino molto dotato destinato a trasferirsi in Germania) e i caratteri quasi agli antipodi (Sumire prova sempre a controllarsi e ad apparire impenetrabile mentre Takeshi è un concentrato di energia e sincerità), tra i due si instaura un vero rapporto d'amore.
Rapporto che sarà una sfida specialmente per la granitica e intransigente Sumire, che nel frattempo inizia una relazione con Hasumi-sempai. Shigehito Hasumi possiede un lavoro redditizio, è una persona colta e con la quale Sumire riesce a conversare tranquillamente, i due sono attratti reciprocamente, eppure manca sempre qualcosa. Sumire non riesce mai a lasciarsi andare, indossa sempre quella maschera di indifferenza e perfezione davanti a quello che sembrerebbe l'uomo perfetto per lei (addirittura, anche se è un'accanita fumatrice, non tocca mai una sigaretta in presenza di Hasumi). In poche parole non può essere se stessa.
"Kimi wa Petto" racconta semplicemente e in modo leggero la scelta di una donna che dovrà capire che cosa sia una vera relazione affettiva e che non sempre le proprie idealizzazioni hanno riscontro nella realtà. Un live-action, questo, certo non eccellente, che presenta parecchi punti morti e improvvise inversioni, ma che potrà almeno avvicinare lo spettatore alla migliore e più godibile versione cartacea dello josei di Yayoi Ogawa.
Ultimo plauso alle interpretazioni degli attori che in molte occasioni hanno saputo colorire la trama, in particolare Sarina Suzuki nella parte della spensierata e frizzante Yuri, la migliore amica di Sumire, e Koyuki Katō nella parte della stessa Sumire. Chissà se proprio la sua eterea ma ordinaria bellezza le ha permesso di ottenere la parte di Taka in "L'ultimo Samurai".