Recensione
Recensione di deathmetalsoul
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"Rurouni Kenshin: Tsuiokuhen", da noi conosciuta come "Kenshin Samurai Vagabondo - Memorie del Passato", è una serie di 4 OAV del 1999, realizzata dopo la lunga e "monca" serie di 95 episodi, ma ambientata decisamente prima. Riprendendo una parte del manga, essa inizia infatti narrando le vicende di Kenshin dall'infanzia fino ai tempi in cui viene soprannominato Battousai Hitokiri, un terribile assassino che rappresenta solo l'ombra del personaggio che conosciamo nella serie. Sin dai primi minuti l'anime ci trascina nell'atmosfera che lo permeerà fino alla fine, con scene anche abbastanza violente e soprattutto con un senso drammatico che impregnerà la struggente storia del nostro samurai.
La narrazione scorre fluida, un po' meno nel primo OAV, dove la sequenzialità delle scene è un tantino confusa, caratterizzando bene quasi ogni singolo personaggio, e spiegando alcune importanti particolarità e scelte che il protagonista farà nella serie, fino ad arrivare a un finale indimenticabile e ricco di emozioni.
La miniserie inoltre è caratterizzata da un lato tecnico di grande spessore: i disegni dei protagonisti come degli sfondi sono curatissimi, con colori caldi o freddi, sempre adeguati al frangente in considerazione; ottima è anche la colonna sonora, con brani sempre intonati alla situazione.
Insomma, con la direzione di Kazuhiro Furuhashi ("Maison Ikkoku", "Hunter x Hunter" (1999), Noein, ecc.), nasce un'altra opera indimenticabile, se anche breve - che forse poteva riuscire ancor meglio come un film -, che resterà nel cuore dei fan dell'animazione, o almeno in quelli dei fan del samurai animato forse più importante del Giappone.
La narrazione scorre fluida, un po' meno nel primo OAV, dove la sequenzialità delle scene è un tantino confusa, caratterizzando bene quasi ogni singolo personaggio, e spiegando alcune importanti particolarità e scelte che il protagonista farà nella serie, fino ad arrivare a un finale indimenticabile e ricco di emozioni.
La miniserie inoltre è caratterizzata da un lato tecnico di grande spessore: i disegni dei protagonisti come degli sfondi sono curatissimi, con colori caldi o freddi, sempre adeguati al frangente in considerazione; ottima è anche la colonna sonora, con brani sempre intonati alla situazione.
Insomma, con la direzione di Kazuhiro Furuhashi ("Maison Ikkoku", "Hunter x Hunter" (1999), Noein, ecc.), nasce un'altra opera indimenticabile, se anche breve - che forse poteva riuscire ancor meglio come un film -, che resterà nel cuore dei fan dell'animazione, o almeno in quelli dei fan del samurai animato forse più importante del Giappone.