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La trasposizione in lungometraggio del capolavoro di Naoki Urasawa non convince del tutto, di certo opera godibile ma che presenterà non poche difficoltà d'interpretazione da parte di chi ignora l'opera su cui si basa il film.
Gli sbalzi temporali che già rendono difficoltosa la lettura del manga qui si fanno ancor più enigmatici: la stessa scena d'apertura del film lascerà basiti i "puristi" facendo aggrottare loro più di un sopracciglio. Di certo questo espediente non aiuta la fruizione del lungometraggio al pubblico di neofiti della serie. Esclusi i trip temporali di libera interpretazione, la narrazione è alquanto godibile se esuliamo dalle numerose scene tagliate ma di cui non si può assolutamente rimproverare nulla al regista che a parer mio meriterebbe un Nobel al coraggio per avere scelto di trasporre il complicato fumetto in una trilogia filmica.

Nota positiva è l'incredibile verosimiglianza degli attori rispetto ai personaggi su carta: certo il merito maggiore è del maestro Urasawa e del suo tratto così verosimile rispetto alla realtà, ma il casting effettuato dal regista rende certamente onore alle dozzine e dozzine di personaggi che popolano la serie su carta. E' non è poca cosa donare carne e ossa verosimiglianti ai personaggi che tanto hanno amato i lettori di "20th Century Boys", tant'è che potremmo essere soddisfatti del biglietto solo per la verosimiglianza degli attori che impersonano Occio, Kenji e Maruo.
Il punto dolente che mi son ritrovato a constatare è la cronica difficoltà da parte degli spettatori neofiti di interpretazione dell'opera. Per quanto possa parere discriminatorio solo i lettori del fumetto potranno apprezzare appieno questa trasposizione filmica. I neofiti si ritroveranno smarriti al primo trip temporale. Scelta voluta o insondata conseguenza?