Recensione
Blue Gender
8.0/10
Una gran bella serie, questo "Blue Gender", un anime di fantascienza "neoclassica" che riprende molti elementi tipici del genere (il pianeta invaso da una razza aliena, soldati con armi altamente tecnologiche, robot, viaggi spaziali e via discorrendo), incastrandoli alla perfezione all'interno di una trama articolata e ricca di colpi di scena, che tiene inchiodato lo spettatore fino alla conclusione.
Punto di forza di questo titolo è senza dubbio il focus sui personaggi: Yuji è il vero protagonista della prima metà, dal momento che la sua condizione di 'risvegliato' costituisce l'espediente narrativo ideale per delineare, poco alla volta, l'ambientazione e la trama. Marlene invece diviene protagonista indiscussa nella seconda parte, quando l'esperienza umana fatta nel viaggio iniziale (soprattutto la vicinanza con un personaggio non ancora intaccato dal cinismo della guerra) prenderà il sopravvento sul suo senso del dovere, e ne metterà in crisi anche le convinzioni più profonde, trasformandola, di fatto, da soldato in donna.
Sono molti i personaggi che compaiono durante la vicenda, ognuno dei quali con una spiccata e riconoscibile personalità e un personale atteggiamento nei confronti della guerra contro i Blue (e ognuno di essi avrà influenza sui protagonisti), così come i temi toccati nell'arco dei 26 episodi: amicizia, amore, rapporto esseri umani-pianeta, ambizione, pregiudizio, istinto di sopravvivenza e significato del senso di appartenenza a una comunità.
Personalmente, però, credo che a "Blue Gender", nonostante i suoi numerosi aspetti positivi, manchi lo status di classico per alcune ragioni fondamentali: anzitutto la qualità dell'animazione, che non è omogenea in tutti gli episodi, risultando a tratti piuttosto povera (specie se raffrontata ad altri titoli usciti nello stesso periodo - fine anni '90), poi il mecha-design poco ispirato e la dinamica delle battaglie contro i Blue che talvolta risulta di scarsa coerenza - in alcuni episodi gli alieni vengono abbattuti da semplici armi da fuoco, in altri resistono anche alle cannonate dei robot, anche se occorre sottolineare come le scene d'azione non costituiscano affatto l'elemento centrale di quest'anime.
<b>!ATTENZIONE: SPOILER SUL FINALE!</b>
Anche il finale mi sembra piuttosto discutibile: avrei preferito una conclusione più aperta all'interpretazione dello spettatore, mentre la scelta registica di sciogliere frettolosamente tutti i nodi di un intreccio così complesso nell'arco di due soli episodi, perdipiù con qualche evitabile banalità, non fa che rovinare in parte il valore complessivo dell'opera. A conti fatti, ritengo sarebbe stato meglio terminare la serie con il 24° capitolo.
<b>!FINE SPOILER!</b>
In conclusione, sorvolando sui difetti, "Blue Gender" resta comunque godibile e coinvolgente, arricchito da un chara design di prim'ordine (Marlene è uno dei personaggi femminili più carismatici e ricchi di sfumature tra quelli mai visti in un anime di questo genere), con una trama complessa e ricca di spunti interessanti. Di sicuro questa è una serie che, in virtù di tutte le ragioni enunciate, potrebbe piacere a un pubblico piuttosto variegato e che sicuramente non mancherà di entusiasmare molti tra coloro che sono in grado apprezzare anche una fantascienza più "adulta".
Punto di forza di questo titolo è senza dubbio il focus sui personaggi: Yuji è il vero protagonista della prima metà, dal momento che la sua condizione di 'risvegliato' costituisce l'espediente narrativo ideale per delineare, poco alla volta, l'ambientazione e la trama. Marlene invece diviene protagonista indiscussa nella seconda parte, quando l'esperienza umana fatta nel viaggio iniziale (soprattutto la vicinanza con un personaggio non ancora intaccato dal cinismo della guerra) prenderà il sopravvento sul suo senso del dovere, e ne metterà in crisi anche le convinzioni più profonde, trasformandola, di fatto, da soldato in donna.
Sono molti i personaggi che compaiono durante la vicenda, ognuno dei quali con una spiccata e riconoscibile personalità e un personale atteggiamento nei confronti della guerra contro i Blue (e ognuno di essi avrà influenza sui protagonisti), così come i temi toccati nell'arco dei 26 episodi: amicizia, amore, rapporto esseri umani-pianeta, ambizione, pregiudizio, istinto di sopravvivenza e significato del senso di appartenenza a una comunità.
Personalmente, però, credo che a "Blue Gender", nonostante i suoi numerosi aspetti positivi, manchi lo status di classico per alcune ragioni fondamentali: anzitutto la qualità dell'animazione, che non è omogenea in tutti gli episodi, risultando a tratti piuttosto povera (specie se raffrontata ad altri titoli usciti nello stesso periodo - fine anni '90), poi il mecha-design poco ispirato e la dinamica delle battaglie contro i Blue che talvolta risulta di scarsa coerenza - in alcuni episodi gli alieni vengono abbattuti da semplici armi da fuoco, in altri resistono anche alle cannonate dei robot, anche se occorre sottolineare come le scene d'azione non costituiscano affatto l'elemento centrale di quest'anime.
<b>!ATTENZIONE: SPOILER SUL FINALE!</b>
Anche il finale mi sembra piuttosto discutibile: avrei preferito una conclusione più aperta all'interpretazione dello spettatore, mentre la scelta registica di sciogliere frettolosamente tutti i nodi di un intreccio così complesso nell'arco di due soli episodi, perdipiù con qualche evitabile banalità, non fa che rovinare in parte il valore complessivo dell'opera. A conti fatti, ritengo sarebbe stato meglio terminare la serie con il 24° capitolo.
<b>!FINE SPOILER!</b>
In conclusione, sorvolando sui difetti, "Blue Gender" resta comunque godibile e coinvolgente, arricchito da un chara design di prim'ordine (Marlene è uno dei personaggi femminili più carismatici e ricchi di sfumature tra quelli mai visti in un anime di questo genere), con una trama complessa e ricca di spunti interessanti. Di sicuro questa è una serie che, in virtù di tutte le ragioni enunciate, potrebbe piacere a un pubblico piuttosto variegato e che sicuramente non mancherà di entusiasmare molti tra coloro che sono in grado apprezzare anche una fantascienza più "adulta".