Recensione
Chihayafuru
10.0/10
(Ho messo che ho visto 25 episodi, ma in realtà la recensione vale anche per la seconda serie)
Quando ti avvicini ad un titolo di cui non hai mai sentito parlare, in cui si parla di sport - e già inizi ad immaginarti le partite infinite di Tsubasa, o Mila che rimane in aria per mezz'ora, sfidando la gravità - che non hai mai sentito nominare (Karuta?! Ma che è, un cibo che non conosco?), ci sono alcuni fattori che devono scatenare la tua curiosità. Il mio, per questo titolo, sono stati i disegni.
Ebbene sì: l'unico motivo per cui ho deciso di dare una chance a questo titolo sono, appunto, i disegni. Che, per quanto mi riguarda, sono splendidi: dettagliatissimi e belli, luminosi, chiari, splendenti. Un po' come la protagonista.
D'accordo, dirà qualcuno, i disegni, ma che altro? Un titolo si può iniziare a vedere per un simile motivo, ma se la trama è orrenda, i personaggi fanno schifo e la storia non va avanti, i disegni possono anche essere eccelsi, ma il titolo verrebbe abbandonato dopo mezza puntata.
Ebbene, scegliere quale sia stato il secondo motivo (a parte Mamoru Miyano che doppia Mashima... coff, coff!) è praticamente impossibile. Perché, secondo me, questo è un titolo perfetto da tutti i punti di vista.
Partiamo dalla trama: Chihaya è una bambina che, per caso, si trova a giocare la sua prima partita di un gioco mai sentito prima, chiamato karuta e ne rimane talmente affascinata che decide di diventare la Queen, la numero uno del Giappone. Detta così, non avrebbe nulla di diverso da tanti anime/manga sportivi. E proprio qui sta il punto: per diventare la numero uno, Chihaya dovrà capire e migliorare se stessa, studiare non solo le regole del gioco, ma anche la magia che si nasconde dietro le poesie. E, per farlo, non sarà sola, anzi, è proprio il karuta che le permette di conoscere Taichi e Arata, i suoi due migliori amici, e quelli che poi entreranno a far parte del club che fonderà a scuola; è partecipando ai tornei che conosce tanti avversari, pronti come lei a tutto, pur di vincere; ed è grazie al karuta che ritrova Arata, l'amico che credeva perduto da anni, quello stesso che le trasmise la sua passione.
"Chihayafuru" è una storia di amicizia, quindi, e di forza di volontà, di perseveranza e di lotta. Ciascun personaggio - tutti, anche quelli che appaiono solo per una partita; anzi, questi più della protagonista - sono descritti in modo meticoloso: ciascuno di loro, durante le partite, si racconta e ci porta a tifare per loro, a sperare che tutti, alla fine, anche se è impossibile, possano farcela.
Si ride - perché Chihaya è quella classica ragazza imbranata che piace tanto ai giapponesi - si piange - perché la forza e la determinazione di tutti i personaggi non restano solo sullo schermo, ma entrano nel cuore dello spettatore - si tifa - in più di una puntata mi sono messa ad urlare per la gioia - s'impara. E non solo il più classico degli insegnamenti, cioè che nella vita bisogna lottare sempre con perseveranza, per migliorarsi e raggiungere i propri obiettivi, ma anche la letteratura. Perché, ricordiamolo, quelle che i personaggi devono recuperare non sono carte come tante altre: sono poesie, scritte più di Mille anni fa, con una storia dietro, un periodo storico, un significato ben preciso.
A ottimi disegni, splendidi personaggi, sport particolare (perché, diciamocela tutta: chi di noi avrebbe mai calcolato di striscio per questo sport, se l'autrice non ne avesse tirato fuori un manga?), si aggiungono anche le musiche, che ho semplicemente adorato; in particolare, la sigla iniziale che, almeno per quanto mi riguarda, infonde quasi quella grinta tipica di Chihaya e di tutti gli altri personaggi.
Sento già qualcuno provare a chiedere se ci siano possibili storie d'amore: ma come, lei è sorella di una modella, loro sono così fighi, e non succede niente? No, ragazzi, ve lo dico subito: prima che vi imbarcate in questo titolo pensando di trovarci la classica storia d'amore, sappiate che avete sbagliato strada; certo, non nego che si può fangirlare quanto si vuole e che si capisce lontano un miglio che "preferenze", da parte di alcuni personaggi, ci sono (non è un mistero che Mashima ami Chihaya - peccato che lei non si accorga di nulla, troppo presa dal karuta! - e che per lei ha compiuto scelte che altrimenti non avrebbe fatto), ma tutto questo viene DOPO: non leggendolo, non so se nel manga ci saranno o ci sono già sviluppi di questo genere, ma, per quanto mi riguarda (e secondo me riguarda anche l'autrice), essi finiscono in secondo, terzo e anche quarto piano, rispetto a tutto il resto.
Che dire, alla fine? Un titolo che consiglio a tutti, anche a coloro che storcono il naso quando sentono parlare di sport: potrebbe insegnarvi tanto, su argomenti davvero inaspettati!
Quando ti avvicini ad un titolo di cui non hai mai sentito parlare, in cui si parla di sport - e già inizi ad immaginarti le partite infinite di Tsubasa, o Mila che rimane in aria per mezz'ora, sfidando la gravità - che non hai mai sentito nominare (Karuta?! Ma che è, un cibo che non conosco?), ci sono alcuni fattori che devono scatenare la tua curiosità. Il mio, per questo titolo, sono stati i disegni.
Ebbene sì: l'unico motivo per cui ho deciso di dare una chance a questo titolo sono, appunto, i disegni. Che, per quanto mi riguarda, sono splendidi: dettagliatissimi e belli, luminosi, chiari, splendenti. Un po' come la protagonista.
D'accordo, dirà qualcuno, i disegni, ma che altro? Un titolo si può iniziare a vedere per un simile motivo, ma se la trama è orrenda, i personaggi fanno schifo e la storia non va avanti, i disegni possono anche essere eccelsi, ma il titolo verrebbe abbandonato dopo mezza puntata.
Ebbene, scegliere quale sia stato il secondo motivo (a parte Mamoru Miyano che doppia Mashima... coff, coff!) è praticamente impossibile. Perché, secondo me, questo è un titolo perfetto da tutti i punti di vista.
Partiamo dalla trama: Chihaya è una bambina che, per caso, si trova a giocare la sua prima partita di un gioco mai sentito prima, chiamato karuta e ne rimane talmente affascinata che decide di diventare la Queen, la numero uno del Giappone. Detta così, non avrebbe nulla di diverso da tanti anime/manga sportivi. E proprio qui sta il punto: per diventare la numero uno, Chihaya dovrà capire e migliorare se stessa, studiare non solo le regole del gioco, ma anche la magia che si nasconde dietro le poesie. E, per farlo, non sarà sola, anzi, è proprio il karuta che le permette di conoscere Taichi e Arata, i suoi due migliori amici, e quelli che poi entreranno a far parte del club che fonderà a scuola; è partecipando ai tornei che conosce tanti avversari, pronti come lei a tutto, pur di vincere; ed è grazie al karuta che ritrova Arata, l'amico che credeva perduto da anni, quello stesso che le trasmise la sua passione.
"Chihayafuru" è una storia di amicizia, quindi, e di forza di volontà, di perseveranza e di lotta. Ciascun personaggio - tutti, anche quelli che appaiono solo per una partita; anzi, questi più della protagonista - sono descritti in modo meticoloso: ciascuno di loro, durante le partite, si racconta e ci porta a tifare per loro, a sperare che tutti, alla fine, anche se è impossibile, possano farcela.
Si ride - perché Chihaya è quella classica ragazza imbranata che piace tanto ai giapponesi - si piange - perché la forza e la determinazione di tutti i personaggi non restano solo sullo schermo, ma entrano nel cuore dello spettatore - si tifa - in più di una puntata mi sono messa ad urlare per la gioia - s'impara. E non solo il più classico degli insegnamenti, cioè che nella vita bisogna lottare sempre con perseveranza, per migliorarsi e raggiungere i propri obiettivi, ma anche la letteratura. Perché, ricordiamolo, quelle che i personaggi devono recuperare non sono carte come tante altre: sono poesie, scritte più di Mille anni fa, con una storia dietro, un periodo storico, un significato ben preciso.
A ottimi disegni, splendidi personaggi, sport particolare (perché, diciamocela tutta: chi di noi avrebbe mai calcolato di striscio per questo sport, se l'autrice non ne avesse tirato fuori un manga?), si aggiungono anche le musiche, che ho semplicemente adorato; in particolare, la sigla iniziale che, almeno per quanto mi riguarda, infonde quasi quella grinta tipica di Chihaya e di tutti gli altri personaggi.
Sento già qualcuno provare a chiedere se ci siano possibili storie d'amore: ma come, lei è sorella di una modella, loro sono così fighi, e non succede niente? No, ragazzi, ve lo dico subito: prima che vi imbarcate in questo titolo pensando di trovarci la classica storia d'amore, sappiate che avete sbagliato strada; certo, non nego che si può fangirlare quanto si vuole e che si capisce lontano un miglio che "preferenze", da parte di alcuni personaggi, ci sono (non è un mistero che Mashima ami Chihaya - peccato che lei non si accorga di nulla, troppo presa dal karuta! - e che per lei ha compiuto scelte che altrimenti non avrebbe fatto), ma tutto questo viene DOPO: non leggendolo, non so se nel manga ci saranno o ci sono già sviluppi di questo genere, ma, per quanto mi riguarda (e secondo me riguarda anche l'autrice), essi finiscono in secondo, terzo e anche quarto piano, rispetto a tutto il resto.
Che dire, alla fine? Un titolo che consiglio a tutti, anche a coloro che storcono il naso quando sentono parlare di sport: potrebbe insegnarvi tanto, su argomenti davvero inaspettati!